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Tv e Potere

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Tv e Potere

Messaggioda carlo gualtieri il 16/04/2009, 19:43

beh, é una bella giornata, per me, constatare che Gramsci é considerato ancora importante. Non per niente se seguiamo l'attività dell'Istituto Gramsci troviamo parecchie cose, fuori dal coro ma decisamente importanti.
Basta guardare qualcuno in faccia un po' di più, per avere la sensazione alla fine di guardarti in uno specchio. (Paul Auster)
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Re: Tv e Potere

Messaggioda pinopic1 il 16/04/2009, 20:49

Le cose più apprezzate sono quelle che non si possono più avere.
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Re: Tv e Potere

Messaggioda Stefano'62 il 16/04/2009, 23:33

franz ha scritto:L'Obama italiano (è una domanda) non lo si trova perchè
a) non siamo capaci di formarlo, o di avere un terreno di coltura in cui crescano bene
b) non siamo capaci di selezionarlo
c) non siamo capaci di trovarlo?
Per me la prima è vera all'80% e per un 20% sono vere le altre due opzioni.

Viviamo in un Paese dove (in alcune zone più che in altre) chi è disposto a rimboccarsi le maniche per veder qualcosa di fatto bene,anche a costo di fare il lavoro che spetterebbe ad altri,è considerato un povero fesso;invece il vero uomo è colui che sà farsi i cazzi suoi,ancora meglio se lo fa a spese altrui.
Come fa in un paese così a emergere un Obama ?
Certo che ce ne sono anche da noi di persone così;il punto è che non vengono considerate esempi da seguire,anzi spesso sono visti come una minaccia proprio perchè in genere sono quelli che con il loro esempio mettono in evidenza i limiti e il parassitismo di quegli altri,i quali hanno interesse appunto a tarpar loro le ali per proteggere le proprie miserie.
Siamo sempre lì,è una questione di cultura,e tocca a ogni partito serio intervenire;purtroppo però i partiti sono pieni di gente che vedrebbe come fumo negli occhi un Obama,e staranno bene attenti a non proporci una tale candidatura.

Ciao
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Re: Tv e Potere

Messaggioda pierodm il 17/04/2009, 0:36

Sul piano strettamente umano e culturale, sottoscrivo in pieno l'ultima risposta di Stefano.
Rimane da spiegare perché questo avviene, così come avvengono gli altri tanti fenomeni e meccanismi citati da ciascuno che è intervenuto.
Io confesso che al momento non ce la faccio, dato che è capitato troppe volte di tornare e ritornare sull'analsi della nostra storia e società. Ho bisogno che le parole ritrovino la loro freschezza, perché adesso mi sembrano afone e sbiadite.
Solo questo: il problema del leader mi sembra l'ultimo dei problemi, per importanza, anche se nel sistema al quale siamo ridotti è forse la scappatoia risolutiva in apparenza più a portata di mano: non come soluzione effettiva, ma come argomento sul quale spendere parole, energie e, anche, iniziative di partito che abbiano il look della "fattività".

Quanto alle ricette stilistiche e comportamentali di scuola Franz, no grazie.
Primo, perché reagisco ad un andazzo: quando il clima mi sembra da messa cantata, sono disposto a fare anche le pernacchie per rompere le righe.
Secondo, perché le pernacchie non le faccio, ma ne uso la loro evoluzione intellettuale, che è l'ironia e il sarcasmo.
Terzo, perché in genere non cerco di penetrare le menti, ma mi limito a constatare o interpertare ciò che viene scritto, e a credere che tra ciò che viene scritto e ciò che viene pensato da chi scrive ci sia un legame - sono in fondo un ottimista, e uno che ha pregiudizi positivi sulle persone.
Quarto, perché Franz dovrebbe chiedersi, visto che mi conosce da anni: se Pierodm, che ha mostrato una perversa propensione a lunghi e tortuosi ragionamenti; se Pierodm, che ha mostrato una vocazione, sia pure squallida, al filosofeggiare, e a buttarla sulle "analisi" di gramsciana memoria; se insomma un simile personaggio improvvisamente si mette a buttarla sullo scherzo, perché lo fa? Se l'ironia nasconde una certa irritazione, forse non dipende dal fatto che uno sia uno psicolabile che s'incazza in continuazione.
Questo non servirebbe a dare al sottoscritto una patente - a me francamente non potrebbe importare di meno - ma a riflettere sull'andamento del discorso, che certe volte s'incartoccia in modo paradossale, e certe volte fa scrivere a qualcuno cose che solo l'ironia o lo scherzo riescono a trattare, per non scivolare nelle male parole.
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Re: Tv e Potere

Messaggioda franz il 17/04/2009, 7:32

pierodm ha scritto:Terzo, perché in genere non cerco di penetrare le menti, ma mi limito a constatare o interpertare ciò che viene scritto, e a credere che tra ciò che viene scritto e ciò che viene pensato da chi scrive ci sia un legame - sono in fondo un ottimista, e uno che ha pregiudizi positivi sulle persone.
Quarto, perché Franz dovrebbe chiedersi, visto che mi conosce da anni: se Pierodm, che ha mostrato una perversa propensione a lunghi e tortuosi ragionamenti; se Pierodm, che ha mostrato una vocazione, sia pure squallida, al filosofeggiare, e a buttarla sulle "analisi" di gramsciana memoria; se insomma un simile personaggio improvvisamente si mette a buttarla sullo scherzo, perché lo fa?

Partendo dal fondo, magari certe domande me le faccio ma le risposte che mi do' non interessano la discussione politica e quindi non vedo perché aprire qui una discussione su questo tema. Constato che invece troppo spesso affronti le discussioni politiche spostando l'attenzione dalle idee in se' a "cio' che viene pensato da chi scrive", personalizzando il dialogo e qualche volta facendo ironia e sarcasmo. Cosa che puo' irritare qualcuno piu' di altri e che ci allontana da un dialogo costruttivo sulle idee. Grazie quindi se vorrai dare il tuo contributo "del primo tipo", magari ... ecco limitando la tortuosità, se ti pare di poterlo fare.

Tornando al problema del leader, a te sembra l'ultimo dei problemi. Eppure discutendo dei vari <perché> abbiamo incontrato un certo numero di grossi problemi, quelli di sempre. Mancanza di selezione, cultura, preparazione, serietà, competenza. Dato questo legame tra il problema della leadership e vari nostri problemi nazionali, e ritenuto il ruolo attivo che i "capitani" hanno, ecco a me pare che se non il primo, è tra i primi, non certo l'ultimo. Il che non vuol dire ora solo cercare leaders con la lanterna in stile Diogene. La soluzione non è cosi' semplice, anche se questa è una delle attività che sempre un gruppo organizzato fa, se vuole rimanere tale e sopravvivere al continuo ricambio umano che la natura ci impone.

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Re: Tv e Potere

Messaggioda pierodm il 17/04/2009, 10:32

... l'attenzione dalle idee in se' a "cio' che viene pensato da chi scrive": che altro sono le idee, se non ciò che è pensato da chi le esprime?
Se qualcuno, d'altra parte, mi manda a quel paese, o mi dice che "sono infantile e velleitario", o che i miei discorsi derivano da una visione vetero-marxista, etc, io credo che sia assolutamente inevitabile - e legittimo - che il dialogo si sposti sulle "idee riposte" o sui pregiudizi o le illazioni che sono impliciti in un tale scambio di battute: cosa per altro abituale nei rapporti umani, anche intellettuali, dato che le "idee in sé" sono un'astrazione che trova un raro riscontro nella realtà pratica - o meglio, le idee in sé comprendono inevitabilmente anche una parte della dimensione umana, personale, biografica, di chi le esprime.
Quando, per esempio, prendiamo in esame le parole di Veltroni, o di Fini - magari le stesse o quasi, su certi argomenti, com'è successo recentemente - diamo loro un determinato valore in quanto parole che provengono da un certo ruolo politico, e diamo un valore diverso tra l'uno e l'altro, in conseguenza della loro storia personale, e questo valore implica una "intenzione" diversa e prefigura un "progetto" diverso, visto che certe affermazioni hanno un significato diverso se dette nell'ambito del PD o nell'ambito di AN.
Ok.

Il leader.
Torno a ripetere quello che avevo detto in precedenza.
Un leader è importante, così come è reale e importante il problema della sua scelta, la sua formazione, etc.
Ma il problema politico - che rende l'argomento diverso da quello aziendale o manageriale - è che un partito non è una fabbrica, che può agevolmente essere "inventata" dal nulla, o con l'assemblaggio delle sue varie componenti.
Un partito - nel suo insieme, compreso il metabolismo che riguarda la leadership - nasce da una società e da una storia, e sulla base di una necessità e di una rappresentanza.
Tutte le fasi e le componenti di un partito sono inscindibili l'una dall'altra, non tanto nell'analisi a posteriori, quanto soprattutto nella genesi e nel legame con la società che li genera.
L'idea - che qui viene spesso rappresentata da Ranvit in una forma estrema, da altri in forma più attenuata - che la leadership sia qualcosa che sopravviene miracolosamente, e si "appiccica" al partito come il puntale dell'albero di natale, è un'idea consolatoria (o disperante, a seconda dei casi), ma è pura fantasia illusoria.
Ogni volta, tra l'altro, che in certi periodi storici sono emerse delle grandi figure fondanti o carismatiche, vediamo che si tratta di periodi densi di fervore sociale e intellettuale, e soprattutto periodi nei quali c'è uno scontro o un attrito tra "faglie" culturali diverse.
Prendiamo per esempio il concetto di rinnovamento, che valeva al tempo dei grandi leader illuministi francesi, e nella rivoluzione americana, o nel primo '900 europeo, o nell'ultimo dopoguerra - un rinnovamento che non era e non è mai una decisione, ma un processo fisiologico.
In questi periodi la continuità storica era data dal fatto che le varie e opposte "fazioni" ideologiche, politiche e culturali erano tutte forti e agguerrite, e tutte dotate di potere - qualcuna emergente, altre declinante ma ancora molto forte.
Lo scontro tra forze faceva emergere il meglio, perché richiedeva qualità: qualità complete, non solo puramente intellettuali, ma di carattere, di forza, di strategia, di dialettica e di carisma.
Gl'illuministi hanno dovuto lottare strenuamente contro un ancien regime agguerritissimo e una Chiesa altrettanto.
I rivoluzionari americani contro una concezione e un potere monarchico britannico fortissimi.
Gramsci e lo stesso Mussolini si sono trovati di fronte sistemi di pensiero - compresi quelli stessi da loro rappresentati, l'uno contro l'altro - fortissimamente radicati, e combattivi. Lo stesso vale per il secondo dopoguerra.

Il rinnovamento della sinistra progressista, invece, ha trovato il nulla, contro il quale "lottare", perché la tradizione, la storia contro la quale avrebbe dovuto produrre idee e persone alternative, era la stessa storia e tradizione che ha "deciso" di rinnovarsi, annullando e rinnegando se stessa.
In queste condizioni il "rinnovamento" è consistito in un susseguirsi di ideuzze strampalate, o comunque vacue, che non hanno dovuto mettersi alla prova di una lotta e un'opposizione agguerrita: solo i fatti hanno costituito un banco di prova, ma i fatti senza una sfera intellettuale e ideologica che li interpreti sono come un elastico che può ulteriormente essere teso e ancora teso, e teso, e che dà una risposta inequivoca solo nel momento in cui si spezza e colpisce in faccia quelli che lo tendono.
Se facciamo un passo indietro, possiamo capire meglio in questo senso il periodo Craxi.
Craxi, da molti, viene ancora oggi considerato un fenomeno di rinnovamento della sinistra, o del riformismo di sinistra, proprio perché in quel perido aveva due grandi avversari: la cultura DC, e la grande tradizione e la forza del PCI, che aveva forse raggiunto l'apice con Berlinguer.
Forse è un caso, ma con la scomparsa di Berlinguer, e con la sclerosi che nel frattempo investiva la scuderia dei cavalli di razza DC, è terminato il periodo "creativo" di Craxi ed è cominciato il degrado verso la "banda craxiana" e il CAF, che è finito come sappiamo.

Da qui in poi, se non facciamo un discorso serio - e lo prendiamo poi sul serio - sul degrado culturale e sociale italiano, che nasce negli anni '80 e prosegue nei '90, non riusciamo a capire la "qualità" dello scontro che c'è stato e che ancora persiste.
E non riusciamo a capire le ragioni di una complessiva mediocrità, che può dare luogo soltanto o a pagliacci populisti che sono acclamati da un popolo che somiglia ad una plebe ottusa, o a leaderini passeggeri e fragili, non per loro "genetiche" deficienze personali, ma perché impersonano un'idea politica fragile e artificiosa.
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Re: Tv e Potere

Messaggioda ranvit il 17/04/2009, 11:01

.... e quindi?

Condivido molte delle cose che dice pierodm, ma mentre ci si attarda a continuare all'infinito l'analisi della situazione attuale e la sua genesi, io vorrei trovare una soluzione per togliere di mezzo il Cavaliere!

Il buon pierodm ha qualche indicazione da dare....ma concreta, per il breve periodo!

Gli elettori aspettano proposte e soluzioni, nonchè gli uomini che dovrebbero attuarle!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Tv e Potere

Messaggioda franz il 17/04/2009, 11:21

pierodm ha scritto:... io credo che sia assolutamente inevitabile - e legittimo - che il dialogo si sposti sulle "idee riposte" o sui pregiudizi o le illazioni che sono impliciti in un tale scambio di battute: cosa per altro abituale nei rapporti umani, anche intellettuali, dato che le "idee in sé" sono un'astrazione che trova un raro riscontro nella realtà pratica - o meglio, le idee in sé comprendono inevitabilmente anche una parte della dimensione umana, personale, biografica, di chi le esprime.
Quando, per esempio, prendiamo in esame le parole di Veltroni, o di Fini - magari le stesse o quasi, su certi argomenti, com'è successo recentemente - diamo loro un determinato valore in quanto parole che provengono da un certo ruolo politico, e diamo un valore diverso tra l'uno e l'altro, in conseguenza della loro storia personale, e questo valore implica una "intenzione" diversa e prefigura un "progetto" diverso, visto che certe affermazioni hanno un significato diverso se dette nell'ambito del PD o nell'ambito di AN.

Mah! Se parliamo di Fini e Veltroni posso capire la tendenza quasi "naturale" allo studio del retropensiero, con risvolti dietrologici. Ma di quello che spinge pinco pallo, franz, piero o ranvit a pensare e dire, che ce ne cale?
Concentiamoci sulle cose dette, non sulle molle del nostro pensiero.

pierodm ha scritto:Il leader.
Torno a ripetere quello che avevo detto in precedenza.
Un leader è importante, così come è reale e importante il problema della sua scelta, la sua formazione, etc.
Ma il problema politico - che rende l'argomento diverso da quello aziendale o manageriale - è che un partito non è una fabbrica, che può agevolmente essere "inventata" dal nulla, o con l'assemblaggio delle sue varie componenti.
Un partito - nel suo insieme, compreso il metabolismo che riguarda la leadership - nasce da una società e da una storia, e sulla base di una necessità e di una rappresentanza.

Va bene, di partiti ce ne sono pochi (ok, ogni tanto si dice che una quarantina sono già troppi) e di imprese ne abbiamo decine di migliaia. Mulioni con le piccole. Anche una impresa tuttavia nasce e si sviluppa nel suo tessuto sociale, per esigenze reali connesse con il "metabolismo" della società. Nessuna vende vibratori per marziani. Si tratta in ogni caso di "organizzazioni tendenti ad un fine, con uno scopo preciso" ed abbiamo spero definito che senza leader sono cavoli amari per tutti, aziende e partiti. Non va poi dimenticato che attualmente è al governo uno che il partito lo ha creato dal nulla, assemblando componenti. Un vero caso di capitano senza esercito che se lo crea da nulla e batte il nostro esercito dotato di capitani mediocri (salvo due casi in cui era Prodi a guidare la nostra coalizione).

Il rinnovamento della sinistra progressista, invece, ha trovato il nulla, contro il quale "lottare", perché la tradizione, la storia contro la quale avrebbe dovuto produrre idee e persone alternative, era la stessa storia e tradizione che ha "deciso" di rinnovarsi, annullando e rinnegando se stessa.
In queste condizioni il "rinnovamento" è consistito in un susseguirsi di ideuzze strampalate, o comunque vacue, che non hanno dovuto mettersi alla prova di una lotta e un'opposizione agguerrita: solo i fatti hanno costituito un banco di prova, ma i fatti senza una sfera intellettuale e ideologica che li interpreti sono come un elastico che può ulteriormente essere teso e ancora teso, e teso, e che dà una risposta inequivoca solo nel momento in cui si spezza e colpisce in faccia quelli che lo tendono.
Se facciamo un passo indietro, possiamo capire meglio in questo senso il periodo Craxi.
Craxi, da molti, viene ancora oggi considerato un fenomeno di rinnovamento della sinistra, o del riformismo di sinistra, proprio perché in quel perido aveva due grandi avversari: la cultura DC, e la grande tradizione e la forza del PCI, che aveva forse raggiunto l'apice con Berlinguer.
Forse è un caso, ma con la scomparsa di Berlinguer, e con la sclerosi che nel frattempo investiva la scuderia dei cavalli di razza DC, è terminato il periodo "creativo" di Craxi ed è cominciato il degrado verso la "banda craxiana" e il CAF, che è finito come sappiamo.

Analisi interessante. Che mi stimola a dire che forse caduto il muro è venuto meno lo scontro (quel tipo di scontro) che giustificava l'esistenza di un certo tipo di leaderhip e ci siamo trovati con leader inadatti al vero nuovo agone politico, post muro. Ma siamo tornati alla base direi.
Quale leaderhip per il centrosinistra del 2000?

Franz
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Re: Tv e Potere

Messaggioda pianogrande il 17/04/2009, 16:13

In realtà, il problema è enorme.
Nessuno lo ha ancora risolto.
Una volta soddisfatti i bisogni primari, o si insataurano e si condividono, e si governano, bisogni di livello superiore o si torna indietro.
Il Berlusconismo (ma solo per fare un esempio) ci fa tendere ad un mondo che assomiglia al "mondo nuovo" di Huxley: un popolo completamente rincoglionito che ha perso tutti i sentimenti ed i piaceri della vita; o meglio, dedito a piceri del tutto artificiali.
A questo punto, il problema vero ( o il primo problema da risolvere) è a che tipo di collettività dobbiamo tendere una volta risolto il problema di mangiare, bere, coprirci (e stare in sicurezza).
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Tv e Potere

Messaggioda carlo gualtieri il 17/04/2009, 17:42

in realtà, nel nostro piccolo, non é molto quel che possiamo fare. Pierodm dice assi bene cose che porterebbero a pensare che non c'é rimedio; ma discorsi molto profondi, cose non "liquide" ma basate su una elaborazione, lasciatemi dire, gramsciana, li ho pure trovati, qua e là. Anche tra nomi non famosi, oppure liquidati con etichettature di comodo, del PD.
Ecco, per il momento possiamo documentarci e scegliere.
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