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Un'ora piacevole

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Un'ora piacevole

Messaggioda pinopic1 il 16/01/2009, 12:31

Primo:
Io volevo sottolineare che una volta si chiamavano "riforme" gli interventi della politica che cambiavano o si prefiggevano di cambiare, profondamente la realtà, il modo di vivere, i rapporti tra i gruppi sociali. Profonde trasformazioni del presente devono essere giustificate necessariamente da motivazioni ideali forti. Il pragmatismo si applica nella soluzione dei problemi che possono presentarsi in corso d'opera e nella gestione quotidiana dopo la riforma. Non possono esistere grandi riforme pragmatiche; riforme pragmatiche mi sembra quel che si dice un ossimoro (lo uso perché è un termine di moda).

Secondo:
Nella politica italiana si è determinata una asimmetria (altro termine di moda) tra il centrodestra e il centrosinistra. Nel senso che il centrodestra può continuare a fare il suo mestiere di sempre: essere il partito dei moderati che in questo caso vuol dire conservatori, non indifferenti o contrari al progresso scientifico e tecnologico e dei meccanismi del mercato, ma conservatori degli assetti sociali tradizionali e dei rapporti tra i gruppi sociali. Anche facendo riforme, perché non è importante come le chiami ma la loro finalità. Anche utilizzando il progresso tecnologico e i mutati meccanismi del mercato.
Il centrosinistra non può più fare il suo mestiere di partito dei progressisti, dove progressista significa progresso sociale, diritti, riduzione delle disuguaglianze, perché sarebbe ideologico e questo non sta bene. Quindi il CS deve solo gareggiare con il CD per la conquista dello stesso elettorato moderato. Elettorato che viene spesso indotto ad essere moderato, mentre magari vorrebbe essere un pò esagerato o almeno incazzato, spaventandolo con i tradizionali argomenti della propaganda conservatrice che noi stessi avalliamo ed alimentiamo.

Per inciso: in più risposte sul tema del comunismo e nella risposta a Luigi Pintor dell'Unità, Saragat ha voluto evidenziare che ciò che distingueva i socialdemocratici dai comunisti non erano i valori di giustizia sociale, uguaglianza, promozione delle classi lavoratrici ma la libertà e il metodo democratico.
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