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Il caso Penati

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Il caso Penati

Messaggioda flaviomob il 31/08/2011, 9:08

Bisognerà vedere a quale livello le cooperative emiliane sono effettivamente coinvolte nel "sistema Sesto", perché a questo punto mi pare poco realistico pensare che ciò che avveniva nel comune guidato da Penati possa essere un'eccezione.
Del resto sono noti anche gli interessi del consorzio cooperative ravennate negli appalti della TAV, in cui sono sempre presenti, tanto da chiedersi se anche lì vi sia stata una "spartizione"... bipartisan!

===

dal Fatto:

Giorgio Bocca: “Il Pd è come il Psi di Craxi”

Il giornalista: "In quanto a onestà la sinistra è la stessa cosa della destra. Bersani non dovrebbe fare un passo indietro, ma buttarsi a mare. Il pericolo, ora, è che questa classe dirigente (tutta) faccia un golpe per evitare la galera"Due squilli e il ricevitore si alza. Poi non fai nemmeno in tempo a concludere una domanda – sulla questione morale a sinistra – che la risposta è questa: “Ma è la solita storia della corruzione politica: tutti i partiti, in tutte le epoche, quando amministrano hanno bisogno di soldi e li rubano. Nulla di nuovo sotto il sole”. Dall’altra parte, l’accento cuneese di Giorgio Bocca, scrittore e firma di Repubblica e dell’Espresso. Che, con il tono mite di un neo 91enne, aggiunge il seguente siluro: “Soprattutto nulla di nuovo rispetto a Craxi”.

Vede analogie tra il Pd e i tempi d’oro del Psi piglia-tutto?
Macché analogie. Vedo un’assoluta identità.
Perché?
Craxi diceva: i mariuoli ci sono ma i soldi servono ai partiti. L’unica cosa che si capisce da questa vicenda è che la sinistra è la stessa cosa della destra, quanto a onestà.
Ce lo spieghi meglio.
C’è poco da spiegare: rubano tutti. Tutti i politici hanno lo stesso interesse: avere il potere e fare soldi. La via è comune.
Nella sua similitudine tra Pd e Psi non torna solo la lungimiranza. Il partito di Craxi fu annientato dagli scandali. Il Pd vuol fare la stessa fine? Non è vero che la storia insegna?
Historia magistra? Mah. Guardi, le dico questo: alla fine della Guerra io e altri partigiani pensavamo che il Partito socialista avrebbe cambiato il modo di fare politica in Italia. Nel giro di pochi anni tutte le persone per bene e oneste sono state cacciate da quel partito. Dove sono rimasti solo i furbi e i ladri. Vuol farmi dire che la politica è cambiata? Non lo penso.
Non voglio farle dire nulla: le chiedo come può la dirigenza del Pd essere così miope.
Non c’è nessun disegno politico, questa è la cosa grave. C’è l’istinto, in chi fa politica, di usare i mezzi più facili.
Quali sono?
Mettere le mani sul denaro e corrompere. Non mi pare si tratti di altro.
Tangentopoli non è servita.
Vista dal punto di vista di uno storico no. Andiamo ancora più indietro. Che ha fatto Giulio Cesare quando aveva consumato il suo patrimonio? S’è fatto mandare in Spagna, dove ha rubato talmente tanto che è tornato a Roma ricchissimo. Ha armato un esercito e si è impadronito del potere. Le dinamiche sono abbastanza chiare.
Bersani dovrebbe fare un passo indietro, considerando i suoi rapporti stretti con Penati?
Altro che far passi indietro. Dovrebbe fare un tuffo nel mare.
Ci sono stati tempi in cui la politica era diversa?
Forse solo nelle grandi emergenze, durante le guerre, si sono visti politici onesti e disposti anche a farsi fucilare per la libertà. Ma quando la politica diventa amministrazione scade, di solito, a un livello bassissimo. Non conosco oggi un politico che sia stimabile come persona privata. Un uomo come me, che a vent’anni comandava una divisione partigiana, aveva tutte le opportunità di impegnarsi in politica. Ma ho capito immediatamente che era un rischio da non correre. E non me ne sono pentito. Mai.
Così non c’è scampo.
Come si fa a sperare? Io non vedo segni di cambiamento.
Non dappertutto è così. Nella maggior parte dei Paesi a regime democratico l’etica pubblica è un valore.
Dove si sono stabilite – almeno in minima parte – le regole del gioco, il codice viene rispettato. Noi le avevamo stabilite, ma le abbiamo anche mandate all’aria. Dopo la guerra partigiana e la Liberazione dell’Italia, l’onestà è stata, per quasi mezzo secolo, un valore condiviso. Allora i partiti rubavano, ma lo facevano con cautela e vergognandosene quando venivano scoperti. Ora si ruba senza nemmeno vergogna.
È una questione statistica. Essere indagati o imputati, per i politici, fa quasi curriculum…
Sì, è un metodo. Un sistema: lo diceva oggi (ieri, ndr) nel suo articolo sul Fatto Nando Dalla Chiesa, una persona che stimo, come del resto stimavo molto suo padre. Però anche lui non scrive a chiare lettere: lì c’è gente che ruba. Con i nomi e i cognomi.
Siamo ancora nella fase delle indagini preliminari. Diventa un reato fare certe affermazioni prima dei processi.
Sì, ma mi ha stupito il tono di Dalla Chiesa, troppo leggero. Oggi è impossibile dire a un politico che ha rubato “hai rubato”. Ma allora cos’è questo giro di affari, soldi, tangenti?
Bersani, all’alba della vicenda Penati, minacciò querele a destra e a manca.
È vero, infatti mi sono ben guardato dallo scrivere articoli sull’argomento. Le querele volano e i giornali nemmeno ti sostengono. Un tempo mi sarei lanciato nella discussione, stavolta non l’ho fatto anche con un senso di paura.
Al di là dell’opportunità, secondo lei dire “faremo una class action contro i giornalisti” è un discorso politico?
La classe politica rivendica il diritto di far paura alla stampa.
Più che politica è arroganza.
I potenti dicono: state zitti perché comandiamo noi.
Non sono comportamenti molto diversi da quelli dei partiti di governo.
Berlusconi è più moderno, ha capito che con il denaro si risolve tutto. La sua calma si legge così: io li compro e tanti saluti. Gli altri, semplicemente, non hanno abbastanza soldi. E hanno delle preoccupazioni d’immagine. Ma come fa Penati a difendersi?
I democratici si sentono – e si professano – molto diversi dal centrodestra.
Certo che si dicono diversi. Lo fanno perché agli occhi della pubblica opinione non vogliono apparire uguali agli altri. Uguali ai ladri.
Vede pericoli?
L’unico pericolo è che questa intera classe dirigente, per non andare in galera, faccia un golpe.
Un loro azzeramento no?
Proveranno a tirare avanti, come han fatto fino a ora. Chi ha i soldi se la cava. Cesare è ricordato come uno dei più grandi uomini politici della romanità ed era uno che confessava candidamente di aver rubato. Però potrebbe arrivare anche un moto d’ira popolare che li manda tutti a casa. Mi trovo di fronte a un’umanità incomprensibile. Un politico che ruba, sa di essere al di fuori dell’etica. Eppure lo fa. Io veramente non li capisco.
Crede che la prudenza dei vertici del partito sulla questione Penati vanificherà il successo delle amministrative e dei referendum?
Mi pare che ci sia un fraintendimento su questo nuovo interessamento alla politica. Lo scambiamo per un cambiamento morale. Ma è più che altro una moda.
Ha compiuto 91 anni tre giorni fa…
… quindi posso dire tutto, anche le sciocchezze?
No, le chiedevo cosa direbbe a un ragazzo italiano di vent’anni.
Gli direi: “Non rubare”. Si vive meglio da onesti. L’onestà è l’unica riserva per sopportare questa vita terrena, che è piena di insidie e porcherie.
Evangelico.
Certo. Sono sempre più cattolico.


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Re: Il caso Penati

Messaggioda ranvit il 31/08/2011, 11:23

Non mi capita spesso ma questa volta sono totalmente d'accordo con Bocca.

In particolare quando dice "Forse solo nelle grandi emergenze, durante le guerre, si sono visti politici onesti e disposti anche a farsi fucilare per la libertà. Ma quando la politica diventa amministrazione scade, di solito, a un livello bassissimo."....è quello che ho sostenuto anche io parlando dei politici Pci: arrivati al potere delle amministrazioni locali si sono "normalizzati". Demonizzare Craxi è stato, per il Pci, un "proiettare" su altri le proprie "debolezze" (Ci fosse stato Craxi non avremmo avuto il berlusconismo :D ).

Per questo dopo gli anni della gioventu' ho messo da parte l'ideologia (che ha valore ed è utile come stella polare se la si segue senza le fettine di proosciutto sugli occhi). Ed ho sposato la tesi per cui, fatti salvi alcuni principi fondamentali che possiamo racchiudere nelle parola "democrazia", è fondamentale l'alternanza, trai partiti al governo e all'interno del Partito!


Ecco perchè ben venga Montezemolo o De Magistris....per esempio.

Vittorio
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Re: Il caso Penati

Messaggioda flaviomob il 31/08/2011, 14:11

Ci fosse stato Craxi? Vittorio, Craxi c'è stato, ha concesso le frequenze nazionali, sanando l'iniziale illegalità, a Silvio amico suo e ha gettato le fondamenta per l'affossamento della democrazia in Italia. Forse abbiamo letto due articoli diversi...


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Re: Il caso Penati

Messaggioda ranvit il 31/08/2011, 16:10

flaviomob ha scritto:Ci fosse stato Craxi? Vittorio, Craxi c'è stato, ha concesso le frequenze nazionali, sanando l'iniziale illegalità, a Silvio amico suo e ha gettato le fondamenta per l'affossamento della democrazia in Italia. Forse abbiamo letto due articoli diversi...


No, non c'è stato quando serviva, perchè le mezze seghe del Pci lo hanno affossato.
Bocca dice: in politica quando si amministra sono tutti ladri... e lo era anche Craxi. La differenza tra un volgare ladro e basta e un ladro si ma statista sta negli obiettivi che si raggiungono e piu' in generale nella capacità di "guidare" lo Stato operando per il suo bene.
Craxi non avrebbe mai concesso a Berlusconi di "scendere in campo"!
Con tutti i suoi difetti, era uno statista, dopo di lui.... il nulla!

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Re: Il caso Penati

Messaggioda flaviomob il 31/08/2011, 16:27

Sì certo: lo statista che ha portato al raddoppio del debito pubblico, a tangentopoli, alla prosperità della mafia al Nord. :lol:


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Re: Il caso Penati

Messaggioda ranvit il 31/08/2011, 16:53

Il raddoppio del debito pubblico è stata un'eredità dell'inciucio DC-Pci- Sindacati che avevano messo in campo le pensioni baby e tante altre amenità :D

Tangentopoli? Rileggiti quello che hai postato di Bocca :D

La Mafia al Nord opera di Craxi? Andiamo flavio....sei un ragazzo intelligente!


La verità è che Craxi era l'unico politico che faceva veramente ombra al Pci e andava abbattuto!
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Re: Il caso Penati

Messaggioda flaviomob il 01/09/2011, 11:10

Toghe rosse, quindi. La stessa tesi di Berlusconi. Vittorio, confessa, non sei campano: stai scrivendo da ARCORE... :lol:


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Re: Il caso Penati

Messaggioda ranvit il 01/09/2011, 11:45

Se Berlusconi la pensa come me su questo argomento....sono cazzi suoi! :D
Ma non credo...non avrebbe mai avuto la possibilità di scendere in campo.

Toghe Rosse? Direi Nere visto il risultato (ventennio berlusconiano) :lol:
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Re: Il caso Penati

Messaggioda flaviomob il 01/09/2011, 11:53

"Bersani non poteva non sapere cosa faceva il suo capo segreteria"

Parla il sindaco di Napoli De Magistris: "Gli affari Il limite dei due mandati? Troppo rigido. Ma non mi candiderò alle primarie del centrosinistra"
di CONCITA DE GREGORIO

SINDACO De Magistris, esiste la "diversità etica" della sinistra?
"Storicamente è esistita. La sinistra più di ogni altra ha posto la questione morale come architrave dell'agire politico. Ultimamente la diversità etica è molto scemata".

Molto quanto?
"Assai. La politica si è persa nei palazzi e l'affarismo l'ha corrotta. Il sistema degli affari funziona allo stesso modo a destra e a sinistra".

Populismo. Demagogia. Antipolitica.
"Conosco bene il ritornello di autodifesa della casta. E' l'unico modo che è rimasto loro per preservare il loro potere: accusare chi non fa parte del loro gioco di antipolitica. Hanno una paura terribile di tutti coloro che non possono essere ricattati, provano a farlo e se non ci riescono tentano di gettare addosso la croce dell'antipolitica. Ma non c'è antipolitica nel Paese, c'è antipartitocrazia. Il sistema è ammalato gravemente e so quel che dico: il metodo è lo stesso ad ogni latitudine. Scambi fra pubblico e privato, mercato di consulenze, appalti, favori contro poltrone o credenziali. Poi non tutti lo adottano, certo. Come sempre la differenza la fanno le persone".

Esempi.
"Mi irrita la sorpresa che mostrano i leader di partito di fronte ai casi Bisignani, Penati e quant'altro. Penati era il capo della segreteria di Bersani. Bisignani l'uomo di fiducia di Gianni Letta a Palazzo Chigi. I leader sanno sempre benissimo quel che accade nel loro cerchio stretto. Sono stato ai vertici di un partito, ho trattato con i miei referenti in altre forze politiche, lo so. Del resto: sui casi di corruzione e concussione i partiti non sono mai arrivati per primi. Non ce n'è stato uno che abbia di sua iniziativa bonificato situazioni opache. E' stata la magistratura, sono stati i movimenti di cittadini a sollevare i casi".

Anche nell'Idv non sempre è andato tutto benissimo.
"Non sempre. Il reclutamento della classe dirigente è fondamentale e deve rispondere a criteri di chiarezza assoluta. Sono stato il primo a battermi per questo".

Una nuova classe dirigente. Pisapia suggerisce il limite tassativo di due mandati. E' d'accordo?
"Come principio di carattere generale sì, ma in politica le regole burocratiche non sempre funzionano. La questione morale non si risolve solo così. Avrebbe avuto senso stabilire il limite di due mandati per Enrico Berlinguer? Dopo di lui il Pd non ha più avuto un leader di quel calibro. Non è mettendo un limite temporale ai mandati che si fa emergere una generazione nuova ma coltivando in chi arriva alla politica i valori etici e morali di giustizia, libertà, trasparenza. Non cooptando persone simili e servili, gente che non faccia ombra a chi guida ma ingaggiando una gara fra talenti e progetti, valorizzando chi ha consenso e non emarginandolo. Non bisogna avere paura e scegliere le persone che sappiano fare una rivoluzione partendo dalla questione morale. Persone fuori dagli schemi, che sappiano connettersi col popolo e trovare un equilibrio fra istituzioni e movimenti civici".

Parla di sé?
"Ma no, anche se quello che è avvenuto a Napoli a Cagliari a Milano è stata una vera rivoluzione, e vedo che anziché prendere ad esempio quel modello c'è una gran fretta di dimenticarlo e marginalizzarlo. Il Paese è pieno di persone di valore che fanno politica, o che la farebbero in condizioni di aver voce in capitolo. Il fermento che c'è attorno a noi è il contrario dell'antipolitica: le battaglie della Fiom, quelle delle donne e degli studenti sono politica. Non a caso i partiti ne sono rimasti fuori, o sono stati tenuti fuori dai movimenti. Bisogna portare quella forza nelle istituzioni. Scegliere da lì le persone: quelle capaci di mobilitare, di animare speranze e di tradurle in progetti".

Chi deve scegliere queste persone? Servirà un criterio.
"Certo. In primo luogo serve una nuova legge elettorale. Siccome sono certo che questo Parlamento non la farà dico che si deve firmare per il referendum. E' ovvio. A livello locale le primarie funzionano ma non devono essere un veicolo di lotta interna ai partiti. Bisogna che entrino in gara persone libere, competenti, indipendenti e che non siano ostacolate dai correntismi ma incoraggiate".

Stento a immaginarlo.
"Appunto. Ma è l'unica strada perché la politica torni in contatto con la realtà. Bisogna creare dei laboratori politici che facciano da pungolo ai partiti. La questione morale non la risolve la magistratura. E i partiti, oggi - spiace dirlo - non hanno la capacità di affrontarla".

Laboratori politici come?
"Bisogna riattivare il controllo democratico. Partire dal basso. A Napoli abbiamo creato l'assessorato ai Beni comuni e alla democrazia partecipativa. Era una città depressa dal malaffare e dalla corruzione, che oggi è assai più grave che nel '92. Oggi la corruzione è un sistema diffuso nel quale la criminalità è penetrata attraverso società quotate in borsa. Bisogna che i cittadini sentano di avere la forza di cambiare. Incoraggiare assemblee popolari su questioni specifiche, nei quartieri. E' lì che nascono i progetti, e le leadership. Bisogna prendere l'indignazione che c'è e allontanarla dall'antipolitica, trasformarla piuttosto in energia. Scegliere dalla base chi mandare in Parlamento, per esempio. Come lei sa sono sempre stato favorevole alla battaglia sulle primarie di collegio per selezionare deputati e senatori. Non altrettanto i vertici dei partiti, ci sarà una ragione".

Pensa che si vada al voto nel 2012, che ci sarà un governo tecnico o che questa maggioranza reggerà?
"Temo che si andrà a fine legislatura. Questo governo è in grande difficoltà ma ha paura di perdere le elezioni. Del resto il centrosinistra non è ancora pronto ad avanzare un'alternativa credibile a Berlusconi: né come modello, né come leadership. Andare a votare non conviene a nessuno".

Nel caso ci fossero si candiderebbe alle primarie del centrosinistra?
"Io no, voglio fare il sindaco. E' un compito magnifico. Ancora la mattina quando esco per strada non mi sembra vero. Voglio cambiare questa città, portare la domanda dei cittadini nelle istituzioni. E poi bisogna evitare personalismi in questo momento, è stato l'errore degli ultimi mesi di Vendola. Bisogna usare il tempo per formare una generazione competente e combattiva. Poi certo, mi piacerebbe partecipare a livello nazionale a questo processo".

A livello nazionale, da sindaco?
"Certo, è dalle amministrative e dai referendum che sono venuti i più importanti segnali di cambiamento. Vorrei contribuire a creare un movimento politico organizzato che sappia tenere insieme elementi della politica e dei movimenti".

Un nuovo partito?
"No, al contrario. Un movimento che affianchi i partiti nella via del risanamento. Un movimento popolare e politico. Un luogo dove le energie e le intelligenze si sentano rappresentate e non mortificate, anche quelle critiche. E non è solo una questione generazionale, di "rottamazione": la questione morale non è anagrafica. Il rinnovamento passa certo dalle donne e dai giovani, ma anche dagli uomini e dai vecchi a patto che rispondano alla domanda di bene comune. Che facciano politica per gli altri e non per sé, non per l'interesse della loro corrente o del partito".

(01 settembre 2011)
Repubblica


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Re: Il caso Penati

Messaggioda matthelm il 01/09/2011, 16:12

flaviomob ha scritto:"Bersani non poteva non sapere cosa faceva il suo capo segreteria"


Ecco perché la sinistra è stupida, c'è sempre qualcuno che si ritiene più intelligente ed a sinistra degli altri... i quali devono essere comunque demoliti. Ciò vale in questo caso per Bersani ma anche per chi viene additato come non in linea con gli ultras. Si va da Pisapia a Milano attaccato da IdV, da Renzi perché non rosso doc, da Craxi perché fece scelte non in linea con il PCi (non giustifico altri fatti!!!).
La storia della sinistra italiana è piena di esempi di questo tipo. Ecco la sua maledizione.
E' proprio un male inguaribile??
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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