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Caso Eluana Englaro: una brutta giornata per il Pd

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Anche al Senato ... è mancato il PD

Messaggioda annalu il 01/08/2008, 20:23

FreeRider ha scritto:L'aula del Senato si è anche impeganta, con voto bipartisan, "ad approvare entro la fine del 2008 una legge sul testamento biologico".

Spero che la legge sul testamento biologico venga davvero approvata.
Detto questo, il problema non verrà automaticamente del tutto risolto: una ragazza giovane come Eluana difficilmente preparerà in tempo il testamento biologico, anche se assolutamente convinta di doverlo fare. Un giovane pensa sempre di avere molto tempo davanti, e rimanda con facilità.
Ci deve essere quindi la possibilità per qualcuno che la conosce e le vuole bene di far valere la sua volontà anche non scritta.
Nel caso di Eluana, oltre al padre, altri amici hanno confermato le sue volontà, e 16 anni di vita vegetativa mi sembrano più che sufficienti.
Gli "eroi" e i "martiri" disposti ad immolarsi per un'idea nella quale credono esistono, ma dovrebbero essere sempre loro a scegliere.
in questo caso, mi sembra che tutti stiano strumentalizzando la povera ragazza, anche il Pd, che si è astenuto sul caso specifico, in cambio della discussione di una nuova legge.
E poi, quale legge?
Se il Pd non è in grado - come sembra - di esprimere una posizione unitaria, sarà almeno in grado di concordare col cdx una generale "libertà di coscienza" nell'espressione delle opinioni e del voto finale, di modo che su questi temi etici non si voti per schieramento politico, ma per personali e profonde convinzioni etiche?
Ne dubito, e penso che il Pd si dividerà, mentre il cdx voterà compatto per obbligo di scuderia. E poi, che fiducia possiamo avere in parlamentari scelti dalle segreterie?

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Brutta giornata anche per i genitori ...

Messaggioda franz il 02/08/2008, 9:08

Lo shock di papà Beppino "Ultima offesa a mia figlia"

LECCO - Telefono e telefonino a casa Englaro squillano in continuazione. Le foto di Eluana sono al solito posto. Beppino Englaro è solo un po´ invecchiato. E così sembra che sia cambiato poco o nulla da quando, dieci anni fa, cominciò la serie dei suoi ricorsi giudiziari: «Se nessuno mi ascolta, mi ascolteranno i giudici», diceva. Ieri, ancora una volta, è arrivata la doccia fredda. Uno stillicidio di «stop and go», ormai giunto all´apice, perché nella realtà molto è cambiato dai primi ricorsi: alcuni giudici, come si sa, gli avevano dato ragione, dandogli la possibilità di ricoverare sua figlia in un hospice e lasciarla morire. Altri magistrati però, a sorpresa, depositando gli atti nel pomeriggio, gli impediscono, con la firma della procura generale milanese, di esercitare quella ragione.
Suonano i telefoni tutti insieme e il capofamiglia si stringe nelle spalle e si nega, chiedendo comprensione: «Avete l´agenzia Ansa di giovedì, delle 17.41, giusto? C´è scritto che "La nostra riservatezza diventa assoluta fino alla fine della vicenda. Non confermiamo né smentiamo più niente. Quando tutto sarà a posto, eseguiremo il decreto". Ecco, non è cambiato niente, non fatemi dire più niente», questo va ripetendo, decine e decine di volte, ai giornalisti.

«Il silenzio è una risposta»: il silenzio gli è necessario non per caricarsi di nuovo, non per studiare le parole giuste. È proprio il silenzio di chi sceglie, almeno per un po´, di distanziarsi dalle troppe parole degli altri. Dal 9 luglio il parlamento, la chiesa, i cattolici soprattutto di destra hanno fatto pressioni di varia natura perché la sentenza venisse bloccata o non eseguita. Era diventato impossibile trovare in Lombardia una struttura sanitaria che si occupasse di Eluana. C´è stato «un assedio di stile militare», come l´ha definito un amico di papà Beppino. Qualcuno canta vittoria, e qualcuno chiede che cosa pensi la mamma di Eluana.

Saturna è da tempo al fianco del marito, ha firmato le lettere al presidente della Repubblica e anche ai politici. Se non rilascia interviste non è per ritrosia: purtroppo, è molto malata. La settimana scorsa, giovedì, lei e marito, fianco a fianco, sono andati nella clinica delle suore Misericordine. Non è un caso che si siano messi accanto ad Eluana. La loro unica figlia. Il loro grandissimo amore. Il «purosangue della libertà». Una ragazza che aveva passato i vent´anni da poco, quando la sua auto è finita contro un albero e ora è una donna di 37, e sedici e mezzo li ha trascorsi in un letto: senza emozioni, senza sensazioni, senza relazioni con il mondo esterno, perché questo accade quando il cervello resta a lungo senza ossigeno.

«Mi auguro che Beppino continui ad avere la forza e la saggezza che sinora ha dimostrato d´avere», dice il legale, Vittorio Angiolini, che ieri gli annunciava, ora dopo ora, le notizie dal palazzo di giustizia milanese. «Certo - spiega - è stato un colpo forte, quello che subisce, la sua è una lunga battaglia. E quando l´esito sembrava sicuro, grazie alla Cassazione prima e alla Corte d´appello civile poi, le cose si ribloccano. Ancora una volta tutto ritorna fermo. Non abbiamo ancora avuto in mano il ricorso, che ci sia stato lo sappiamo dai cronisti e solo quando lo leggeremo capiremo, forse, come sia stato possibile rimettere in discussione i diritti fondamentali dell´individuo» dice l´avvocato, convinto di essere dalla parte della legge. Il professor Carlo Alberto Defanti, il medico che si è detto disponibile a staccare il sondino nasogastrico, indispensabile alla vita di Eluana, che non può deglutire, è stupefatto: «Beppino ha delle risorse sovrumane, è d´acciaio, questa però è un´agonia», dice.

Beppino «d´acciaio» non è. È un padre che ha imparato a tenersi dentro le lacrime e la rabbia. Un friulano schivo (quando parla con gli amici del paese usa ancora il "mandi", l´intercalare di quelle montagne) che s´è messo a leggere codici e libri di medicina. E che chiede, oggi come ieri e come sempre, «il rispetto della volontà di mia figlia, che non avrebbe sopportato questo stato innaturale, perché non esiste in natura lo stato vegetativo permanente, è solo il frutto imperfetto della scienza medica».

Nella sua casa si accatastano i giornali, quando è l´ora dei telegiornali la tv è accesa, Beppino è un uomo che ama parlare, ma oggi si avvolge nel silenzio perché altro non gli resta fare. L´immobilità delle carte giudiziarie sembra quasi un simbolo della stessa immobilità di Eluana. A casa Englaro il telefono squilla, tante volte anche a vuoto: papà e mamma sono stanchi, forse più fragili, eppure resistono, anzi «noi non molliamo», questa è la promessa che mantengono e rinnovano. Per amore: non di se stessi, ma della figlia.
(01 agosto 2008)
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Eluana ora è un caso politico

Messaggioda franz il 02/08/2008, 18:05

L'intervista/ Il professor Franco Henriquet, responsabile del Centro Gigi Ghirotti
"Senza riflettori avremmo già assecondato le volontà del signor Englaro"

Eluana, un hospice per morire
"Ma ora è un caso politico"

In Italia 206 Centri residenziali per le cure palliative dove poter vivere una buona morte
di CLAUDIA FUSANI

ROMA - L'ultima battaglia di Eluana sarà ancora lunga e dall'incerto destino. "E alla mercè, purtroppo, del dibattito politico che si è incardinato su un crinale molto ideologico e molto distante da quella che è la prassi della vita quotidiana" dice il professor Franco Henriquet responsabile del Centro Gigi Ghirotti di Genova, un hospice per metà pubblico e per metà privato. E invece, per dire quanto ci può essere di non-detto e di sottinteso in questo dibattito sul caso Englaro, se Eluana, già anni fa, fosse stata portata in uno dei 206 hospice operativi in Italia, a questo punto sarebbe già morta. Secondo la sua volontà e in libertà di coscienza dei suoi familiari. E senza scomodare le supreme gerarchie vaticane.

Una premessa: gli hospice sono Centri residenziali per le cure palliative, luoghi pubblici, privati o affidati a onlus dove vengono ricoverati i malati terminali, coloro per i quali non c'è più nulla da fare. "Non luoghi dove si va a morire" si legge nel primo Rapporto nazionale su questi centri voluto dall'allora ministro Livia Turco, "ma dove si va a vivere meglio una fase naturale della propria esistenza". Luoghi dove i pazienti hanno una prognosi "infausta" e "un'aspettativa di vita valutata in sei mesi in base ad indicatori scientifici e all'esperienza dell'equipe curante". Dove chi entra, entro un mese, in genere muore. Con dignità e limitando il più possibile la sofferenza. In Italia gli hospice sono nati nel 1999 grazie a un'intuizione dell'allora ministro della Sanità Rosy Bindi. Oggi sono 206, per lo più al nord, garantiscono 2.346 posti letto a fronte di 250 mila malati terminali che ogni anno attraversano la fase finale della propria vita. Il professor Henriquet dirige uno di questi centri.

Nel Centro che lei dirige quanti malati entrano ogni anno?
"Una media di 250 persone. Che muoiono per lo più nel giro di poche settimane. Sono malati coscienti e terminali, chi per tumore, chi per sindromi neurologiche, come la Sla".

Cosa succede a questi malati?
"Sono tutte persone che hanno manifestato personalmente o al familiare la volontà di non essere sottoposti a tracheotomie, alimentazioni, idratazioni o ventilazioni assistite perchè le considerano accanimenti terapeutici".

Come Welby?
"Con patologie analoghe a quelle del signor Welby".

E quindi?
"Quindi, come stabilisce la Costituzione, la convenzione di Oviedo, il codice civile e deontologico, interrompiamo ventilazione o alimentazione artificiale. Rispettiamo la volontà del paziente".

Professore, una domanda difficile. Se il signor Englaro si rivolgesse al suo centro per ricoverare Eluana, sarebbe accolto?
"In questo momento sarebbe molto difficile. E' diventato un caso nazionale, pubblico, politico e giudiziario. Aggiungo un 'purtroppo'. Accogliendo quella povera ragazza, si darebbe dell'hospice l'immagine di luoghi di morte... Insomma un'immagine negativa".

Ed è per questo che il signor Englaro non ha trovato ascolto in alcuno dei 48 centri operativi in Lombardia. Facciamo finta per un attimo che i riflettori siano spenti e che Eluana non sia un caso. Cosa farebbe?
"Avrei assecondato la volontà del padre sicuro che è la volontà della figlia, cioè interrompere ogni tipo di cura configurabile come accanimento terapeutico. Quel padre ha tutte le ragioni del mondo nel fare questa battaglia e nel chiedere la fine delle sofferenze per la figlia. Solo che la mancanza del testamento biologico, nel momento in cui il caso diventa pubblico, espone il medico a rischi penali come l'incriminazione per omissione di soccorso".

Proviamo a raccontare cosa succederebbe se una qualsiasi Eluana fosse ricoverata in un hospice?
"Dopo un certo tempo, al massimo sono due anni, in cui equipe mediche e parametri clinici rigorosissimi accertano lo stato di irreversibilità del coma, se i parenti ci chiedono di staccare sondini alimentari e/o ventilazioni, lo facciamo. Accade quasi tutti i giorni nelle terapie intensive".

E cosa sarebbe scritto nella cartella clinica?
"Coma irreversibile, si interrompe ventilazione artificiale per volontà dei familiari".

Però c'è anche chi dice no, andiamo avanti, speriamo.
"E sono anche questi tantissimi. Per il medico è e resta centrale la volontà del paziente e dei familiari. Io sono onorato di aver avuto per 30 anni come paziente Rosanna Benzi, una donna straordinaria, piena di vitalità e nel pieno delle sue capacità intellettuali. Condannata al polmone d'acciaio, voleva vivere e ha vissuto. E' morta, poi, ma per un tumore".

Libertà di coscienza, quindi.
"I codici deontologici professionali ruotano tutti intorno al principio del rispetto della volontà del paziente".

I malati, professore, cosa chiedono?
"Alcuni vogliono lottare fino in fondo. Altri, i più, non vogliono oltranzismo terapeutico, non vogliono soffrire".

Il sondino che alimenta Eluana è cura medica oppure no?
"E' prestazione medica: è stato accertato, deciso e scritto. Quindi il sondino è accanimento terapeutico".

Quanto serve il testamento biologico?
"E' fondamentale per tutelare il medico e per regolamentare le fasi della vita in cui il malato non è cosciente e non ha mai affidato a un famigliare o ad un parente stretto le sue volontà".

Sta seguendo il dibattito politico sul caso?
"Purtroppo è diventata una diatriba ideologica. Da una parte il valore della vita che va difesa anche in situazioni estreme; dall'altra il principio della determinazione della libertà di scelta. Così è paralizzante, non si va da nessuna parte. Anche perchè a peggiorare la situazione ci pensa l'ennesimo conflitto tra politica e magistratura, con la politica che prevarica il giudiziario...".

Eluana soffrirebbe se le fosse staccato il sondino?
"No, perchè è in coma e non è cosciente".

Quanto tempo per morire, professore?
"Un mese, al massimo".
(2 agosto 2008)
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sondaggio su repubblica

Messaggioda franz il 02/08/2008, 18:09


Il testamento biologico

Il Parlamento si è spaccato sul caso di Eluana Englaro e promette che approverà una legge sul testamento biologico entro il 2008. Ognuno di noi potrà decidere, se lo vorrà, le regole per lo stato terminale della propria vita. La Costituzione (art.32) e la Convenzione di Oviedo lasciano ancora un vuoto legislativo.
Il testamento biologico secondo voi è un diritto fondamentale e necessario?


Sì (6235 voti) 97%
No (160 voti) 2%
Non so (35 voti) 1%


6430 voti alle 18:6. Sondaggio aperto alle 02:00 del 02.08.2008

Per votare: http://temi.repubblica.it/repubblica-so ... pollId=882
Esito attuale: http://temi.repubblica.it/repubblica-so ... pollId=882
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Re: Caso Eluana Englaro: una brutta giornata per il Pd

Messaggioda matthelm il 02/08/2008, 18:33

franz ha scritto:L'intervista/ Il professor Franco Henriquet, responsabile del Centro Gigi Ghirotti
"Senza riflettori avremmo già assecondato le volontà del signor Englaro"

Eluana, un hospice per morire
"Ma ora è un caso politico"

In Italia 206 Centri residenziali per le cure palliative dove poter vivere una buona morte
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ROMA - L'ultima battaglia di Eluana sarà ancora lunga e dall'incerto destino. "E alla mercè, purtroppo, del dibattito politico che si è incardinato su un crinale molto ideologico e molto distante da quella che è la prassi della vita quotidiana" dice il professor Franco Henriquet responsabile del Centro Gigi Ghirotti di Genova, un hospice per metà pubblico e per metà privato. E invece, per dire quanto ci può essere di non-detto e di sottinteso in questo dibattito sul caso Englaro, se Eluana, già anni fa, fosse stata portata in uno dei 206 hospice operativi in Italia, a questo punto sarebbe già morta. Secondo la sua volontà e in libertà di coscienza dei suoi familiari. E senza scomodare le supreme gerarchie vaticane.

Una premessa: gli hospice sono Centri residenziali per le cure palliative, luoghi pubblici, privati o affidati a onlus dove vengono ricoverati i malati terminali, coloro per i quali non c'è più nulla da fare. "Non luoghi dove si va a morire" si legge nel primo Rapporto nazionale su questi centri voluto dall'allora ministro Livia Turco, "ma dove si va a vivere meglio una fase naturale della propria esistenza". Luoghi dove i pazienti hanno una prognosi "infausta" e "un'aspettativa di vita valutata in sei mesi in base ad indicatori scientifici e all'esperienza dell'equipe curante". Dove chi entra, entro un mese, in genere muore. Con dignità e limitando il più possibile la sofferenza. In Italia gli hospice sono nati nel 1999 grazie a un'intuizione dell'allora ministro della Sanità Rosy Bindi. Oggi sono 206, per lo più al nord, garantiscono 2.346 posti letto a fronte di 250 mila malati terminali che ogni anno attraversano la fase finale della propria vita. Il professor Henriquet dirige uno di questi centri.

Nel Centro che lei dirige quanti malati entrano ogni anno?
"Una media di 250 persone. Che muoiono per lo più nel giro di poche settimane. Sono malati coscienti e terminali, chi per tumore, chi per sindromi neurologiche, come la Sla".

Cosa succede a questi malati?
"Sono tutte persone che hanno manifestato personalmente o al familiare la volontà di non essere sottoposti a tracheotomie, alimentazioni, idratazioni o ventilazioni assistite perchè le considerano accanimenti terapeutici".

Come Welby?
"Con patologie analoghe a quelle del signor Welby".

E quindi?
"Quindi, come stabilisce la Costituzione, la convenzione di Oviedo, il codice civile e deontologico, interrompiamo ventilazione o alimentazione artificiale. Rispettiamo la volontà del paziente".

Professore, una domanda difficile. Se il signor Englaro si rivolgesse al suo centro per ricoverare Eluana, sarebbe accolto?
"In questo momento sarebbe molto difficile. E' diventato un caso nazionale, pubblico, politico e giudiziario. Aggiungo un 'purtroppo'. Accogliendo quella povera ragazza, si darebbe dell'hospice l'immagine di luoghi di morte... Insomma un'immagine negativa".

Ed è per questo che il signor Englaro non ha trovato ascolto in alcuno dei 48 centri operativi in Lombardia. Facciamo finta per un attimo che i riflettori siano spenti e che Eluana non sia un caso. Cosa farebbe?
"Avrei assecondato la volontà del padre sicuro che è la volontà della figlia, cioè interrompere ogni tipo di cura configurabile come accanimento terapeutico. Quel padre ha tutte le ragioni del mondo nel fare questa battaglia e nel chiedere la fine delle sofferenze per la figlia. Solo che la mancanza del testamento biologico, nel momento in cui il caso diventa pubblico, espone il medico a rischi penali come l'incriminazione per omissione di soccorso".

Proviamo a raccontare cosa succederebbe se una qualsiasi Eluana fosse ricoverata in un hospice?
"Dopo un certo tempo, al massimo sono due anni, in cui equipe mediche e parametri clinici rigorosissimi accertano lo stato di irreversibilità del coma, se i parenti ci chiedono di staccare sondini alimentari e/o ventilazioni, lo facciamo. Accade quasi tutti i giorni nelle terapie intensive".

E cosa sarebbe scritto nella cartella clinica?
"Coma irreversibile, si interrompe ventilazione artificiale per volontà dei familiari".

Però c'è anche chi dice no, andiamo avanti, speriamo.
"E sono anche questi tantissimi. Per il medico è e resta centrale la volontà del paziente e dei familiari. Io sono onorato di aver avuto per 30 anni come paziente Rosanna Benzi, una donna straordinaria, piena di vitalità e nel pieno delle sue capacità intellettuali. Condannata al polmone d'acciaio, voleva vivere e ha vissuto. E' morta, poi, ma per un tumore".

Libertà di coscienza, quindi.
"I codici deontologici professionali ruotano tutti intorno al principio del rispetto della volontà del paziente".

I malati, professore, cosa chiedono?
"Alcuni vogliono lottare fino in fondo. Altri, i più, non vogliono oltranzismo terapeutico, non vogliono soffrire".

Il sondino che alimenta Eluana è cura medica oppure no?
"E' prestazione medica: è stato accertato, deciso e scritto. Quindi il sondino è accanimento terapeutico".

Quanto serve il testamento biologico?
"E' fondamentale per tutelare il medico e per regolamentare le fasi della vita in cui il malato non è cosciente e non ha mai affidato a un famigliare o ad un parente stretto le sue volontà".

Sta seguendo il dibattito politico sul caso?
"Purtroppo è diventata una diatriba ideologica. Da una parte il valore della vita che va difesa anche in situazioni estreme; dall'altra il principio della determinazione della libertà di scelta. Così è paralizzante, non si va da nessuna parte. Anche perchè a peggiorare la situazione ci pensa l'ennesimo conflitto tra politica e magistratura, con la politica che prevarica il giudiziario...".

Eluana soffrirebbe se le fosse staccato il sondino?
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Franz, grazie per l'articolo che hai proposto che esprime in modo più completo il mio punto di vista.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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SCALFARI: il bene di vivere e il diritto di morire

Messaggioda franz il 03/08/2008, 10:40

Il bene di vivere
e il diritto di morire

di EUGENIO SCALFARI

QUANDO Emanuele Severino e Umberto Galimberti segnalarono l'irruzione della tecnica nel mondo dell'etica sembrò ai più che la questione avesse un contenuto esclusivamente filosofico e quindi astratto e di scarsa importanza pratica.

Se ne erano del resto già occupati scrittori e filosofi americani e, in Europa, tedeschi, inglesi, francesi, spagnoli, greci. Era insomma una questione posta dall'attualità e dall'evidenza: la tecnica, la "tecné", aveva conquistato una vera e propria egemonia che incideva nel mondo dei comportamenti sociali, determinava lo sviluppo dell'economia, accresceva ma al tempo stesso vulnerava i territori della libertà.

Le reazioni più preoccupate da quell'egemonia provennero dal campo religioso, sia di parte cristiana sia di parte islamica sia dalle numerose credenze asiatiche: le religioni denunciavano lo squilibrio tra il progresso tecnico e quello morale e vedevano la propria autorità sempre più insidiata dai progressi delle scienze che non ammettevano limiti alla ricerca né si preoccupavano che i risultati di volta in volta raggiunti fossero compatibili con le verità rivelate delle quali le religioni ritenevano di avere esclusiva rappresentanza. La discussione investì tutte le culture e divenne tanto più intensa quanto più si avvicinava alla fine del secolo e del millennio, con l'inevitabile carica apocalittica che i grandi eventi portano con loro. Sul bordo del XXI secolo e del terzo millennio dell'era cristiana il tema era ormai chiaro in tutta la sua importanza.

Non si trattava più soltanto dell'egemonia ma addirittura dell'avvenuto capovolgimento di dipendenza tra l'uomo e gli strumenti da lui creati: non erano più al suo servizio quegli strumenti, ma era l'uomo al servizio della "tecné", diventata ormai un'ideologia possessiva alla quale l'intero genere umano si era piegato e asservito.

Siamo ormai tutti "tecno-dipendenti" in ogni atto e momento della nostra vita e tutti in un modo o in un altro lavoriamo per accumulare nuovi saperi che accrescono il potere della tecnica a detrimento della nostra libertà.

* * *

Ricordo queste vicende perché da allora, nei pochi anni trascorsi, il tema non è più soltanto filosofico, religioso, scientifico, ma ha fatto irruzione anche nella politica. Come ha rilevato Aldo Schiavone pochi giorni fa su questo giornale, ha messo in discussione due momenti topici dell'esistenza di ciascun essere umano: il momento della nascita e quello della morte, la nostra entrata e la nostra uscita dal mondo.

I due eventi che dominano la nostra intera vita, l'alfa e l'omega delle nostre esistenze individuali, erano fino a poco fa al di fuori del nostro controllo. Ma ora non è più così poiché la tecnica se ne è impadronita: ha creato strumenti che consentono di determinare la nascita non solo secondo natura ma anche in laboratorio ed ha prolungato la vita anche oltre i limiti posti dalla natura.

Le religioni - e quella cattolica in particolare - hanno assunto un atteggiamento dogmatico e ideologico sul tema della vita, trasformandolo in una vera e propria ideologia. Per quanto riguarda la nascita la Chiesa ha rigorosamente vietato la contraccezione respingendo ogni strumento tecnico che potesse limitare le nascite; sul tema della morte al contrario la Chiesa difende il ricorso agli strumenti che la tecnica è in grado di fornire per prolungare artificialmente una pseudo-vita al di là dei limiti segnati dalla natura.

Questo duplice e contraddittorio atteggiamento che vieta la tecnica limitatrice di nascite non volute e invoca invece la tecnica capace di mantenere una vita artificiale, ha ideologizzato la discussione facendo irruzione nella politica, nei governi, nei parlamenti. Si è arrivati al punto di far votare dagli elettori e dai loro rappresentanti parlamentari questioni di estrema privatezza, con tutte le torsioni politiche ed etiche che queste intrusioni comportano nelle coscienze e nella libertà individuale. La privatezza della morte è diventata argomento pubblico non solo come indirizzo generale ma perfino nei casi specifici di questo e di quello. Di conseguenza, mettendo in discussione alcuni diritti fondamentali degli individui, anche la magistratura è stata chiamata in campo.

La discussione sui principi si è incattivita e imbarbarita. Attorno alle camere di rianimazione si svolgono polemiche interminabili; le Corti di giustizia emettono verdetti contrapposti e sentenze inaccettate. Nel caso attualmente aperto di Eluana Englaro le Camere sollevano addirittura conflitti di competenza tra potere legislativo e potere giudiziario. La Corte costituzionale è ora chiamata a sciogliere una questione a dir poco imponderabile, al solo dichiarato intento da parte della maggioranza di centrodestra di guadagnare qualche settimana o mese di tempo lasciando l'esistenza di una persona tecnicamente già morta da 16 anni, agganciata ad un tubo che le somministra sostanze capaci di ossigenarle il sangue, come si trattasse d'una pianta e non di una vita umana.

* * *

La vita e la morte sono argomenti non decidibili o almeno così dovrebbe essere. Esperienze che segnano il carattere e la coscienza di ciascuno. Il nostro destino. La nostra dignità. La nostra libertà.

Scendere da questo livello e discutere se abbia giudicato correttamente un Tribunale, una Procura, una Corte di cassazione; se una legge debba colmare il vuoto di legislazione e in che modo la sua precettistica debba essere formulata: tutto ciò immiserisce una questione che dovrebbe essere affidata alla volontà responsabile della persona interessata o ai suoi legali rappresentanti se l'interessato non è in condizione di intendere, di esprimersi, di volere.

Ma poiché questa è in una molteplicità dei casi lo stato di fatto, di esso bisognerà dunque discutere superando il disagio che ce ne deriva. Le domande che ci dobbiamo porre nel caso specifico di Eluana sono le seguenti: esiste una manifestazione chiara e recente di volontà dell'interessata? Se non esiste o è considerata remota ci sono persone validamente in grado di decidere per lei? Infine: su quali punti d'appoggio o principi si basa la sentenza della Suprema Corte che ha autorizzato il padre di Eluana a interrompere le cure e determinare l'arresto del cuore, pulsante in un corpo che è in coma da 16 anni con encefalogramma piatto e una vita non umana ma vegetale?

* * *

Sappiamo che Eluana manifestò ripetutamente la sua volontà di non sopravvivere alla propria eventuale morte cerebrale. Lo fece ancor giovanissima, perfettamente sana e consapevole, in seguito alla traumatica esperienza di aver visto e assistito persona a lei cara che si trovava in condizioni di morte cerebrale cui per sua fortuna seguì di lì a poco quella cardiaca.

I fautori ad oltranza dell'ideologia della vita obiettano che quelle manifestazioni di volontà siano remote rispetto al momento in cui Eluana entrò in coma e quindi "scadute", prive di legittima volontà.

L'argomento a sostegno di questa tesi si appoggia alla considerazione che in una materia così delicata e privata si può cambiare parere fino ad un attimo prima dell'ultimo respiro. È vero, si può cambiare parere fino all'ultimo respiro se si è in condizioni di cambiar parere e di esprimerlo. Ma se si è già morti cerebralmente? L'espianto degli organi con i quali si salvano altre vite non avviene forse quando la morte cardiaca non è ancora avvenuta e gli organi sono ancora vitali se l'autorizzazione a disporne è già stata data e i se i parenti consentono?

Alla seconda domanda la risposta è netta: il padre e la famiglia di Eluana, che l'hanno assistita per sedici anni ed hanno raccolto una serie di evidenze cliniche sull'irreversibilità del suo stato, vogliono che la vita artificiale non prosegua e che cessi l'accanimento terapeutico. Esprimono in nome della propria figlia il rifiuto delle cure in atto; un rifiuto che è un diritto riconosciuto del malato o di chi lo rappresenta.

Infine la terza domanda: la validità della sentenza della Cassazione. La Suprema Corte è stata chiamata a giudicare sul diritto dell'interessata o di chi la rappresenta di rifiutare le cure. Non ha neppure avuto bisogno di fondare la sentenza sulle manifestazioni di volontà di Eluana di molti anni fa. Ha accertato, la Suprema Corte, l'inesistenza di una legislazione in materia e si è quindi rifatta, come è suo dovere prescritto in Costituzione, al diritto del malato, anch'esso riconosciuto in Costituzione, di rifiutare le cure.

Sentenza ineccepibile: in assenza di norme e in presenza di diritti costituzionalmente garantiti la Corte giudica in base ai principi dell'ordinamento giudiziario che riconosce il dovere del giudice di tutelare i diritti dei cittadini.

* * *

Le Camere su istanza dei deputati e dei senatori di centrodestra, hanno voluto sollevare conflitto di competenza. Non spetta alla magistratura intervenire bensì al popolo sovrano e a chi lo rappresenta, di fornire una normativa che regoli la questione.

Nessuno nega che spetti al potere legislativo legiferare e non certo alla magistratura, ma qui siamo in una situazione in cui il potere legislativo non ha legiferato provocando un vuoto nel quale solo alla magistratura incombe il dovere di tutelare diritti riconosciuti in Costituzione.
Non esiste dunque conflitto tra i due poteri. Quello giudiziario è intervenuto in difesa d'un diritto in mancanza di legislazione. Quando quel vuoto sarà riempito la magistratura disporrà di una legge e dovrà applicarla sempre che essa non sia in contrasto con i principi costituzionali.
Vedremo comunque quale sarà la sentenza della Corte costituzionale investita del problema.

* * *

C'è stata polemica sul comportamento dei deputati e dei senatori del Partito democratico, che in entrambe le votazioni sul conflitto di competenza hanno preferito disertare l'aula anziché votare contro. Giustamente, a mio avviso, Miriam Mafai ha severamente criticato quella decisione. Penso tuttavia opportuno distinguere quanto è avvenuto alla Camera dei deputati da quanto è avvenuto in Senato.

Alla Camera, come poi al Senato, i rappresentanti del Pd hanno espresso la loro opposizione al conflitto di competenza sollevato dalla maggioranza e si sono poi assentati dall'aula per non provocare crisi di coscienza tra i deputati cattolici aderenti al Pd.

Al Senato invece è stato presentato un ordine del giorno proposto da Luigi Zanda che stabiliva l'impegno a discutere ed approvare la normativa sul testamento biologico entro l'anno in corso. L'ordine del giorno è stato votato anche dai senatori di centrodestra e appoggiato dal presidente del Senato. L'astensione ha avuto dunque una contropartita abbastanza forte.

Duole tuttavia registrare che una parte di parlamentari democratici e cattolici ha presentato un disegno di legge sul testamento biologico difforme in alcune parti sostanziali da un altro analogo documento di legge presentato dallo stesso Partito democratico.

È evidente che queste differenze dovranno essere sanate prima dell'inizio del dibattito parlamentare. Il Pd su un argomento di questa importanza non può che avere una sola voce, ispirata alla laicità dello Stato oltreché alla tutela dei diritti del malato.

Ci sono molti problemi davanti al Pd che dovranno esser chiariti entro il prossimo autunno, ma sarebbe grave se questo tema non fosse considerato tra quelli prioritari. Dall'incontro tra laici e cattolici democratici è nato il Pd. La laicità è stato fin dall'inizio considerato il valore fondante. Questa è la prima prova concreta per saggiare la validità dell'incontro tra quelle due culture. Se la prova fallisse le conseguenze metterebbero in discussione l'esistenza stessa del partito.

(3 agosto 2008)
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Re: SCALFARI: il bene di vivere e il diritto di morire

Messaggioda annalu il 03/08/2008, 17:03

franz ha scritto:Duole tuttavia registrare che una parte di parlamentari democratici e cattolici ha presentato un disegno di legge sul testamento biologico difforme in alcune parti sostanziali da un altro analogo documento di legge presentato dallo stesso Partito democratico.

Già.
Si sono messi d'accordo per discutere del testamento biologico, che è abbastanza diverso dall'accordarsi su quale legge approvare in proposito.
Se per esempio decidessero PER LEGGE che la nutrizione e l'idratazione via sondino non sono un trattamento terapeutico? Per Eluana sarebbe una condanna senza scampo.
Non parliamo poi se decidessero, sempre per legge, che non è un trattamento terapeutico nemmeno la respirazione forzata assistita dalle macchine ...
Eppure, con enorme preoccupazione, ormai da questo PD che non ha mai il coraggio di prendere posizione mi aspetto di tutto.

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Re: Caso Eluana Englaro: una brutta giornata per il Pd

Messaggioda annalu il 03/08/2008, 17:06

E non sono la sola a preoccuparmi.

Ecco per esempio un comunicato Ansa di ieri:

2008-08-02 18:18
ELUANA: I NODI DA SCIOGLIERE PER TESTAMENTO BIOLOGICO
ROMA - Sono ancora numerosi, nonostante l'intesa al Senato tra maggioranza e opposizione i nodi da sciogliere per giungere entro l'anno ad una legge sul testamento biologico. Anche se Pdl e Pd, sulla scia del caso di Eluana Englaro, hanno dato una sorta di via libera per legiferare sul delicato tema delle scelte di fine vita, rimangono sul tappeto questioni aperte in seno alle componenti culturali e politiche. Tra queste il tema della nutrizione artificiale, del ruolo dei fiduciari i quali devono far eseguire le volontà manifestate in vita dal soggetto e poi l'obiezione di coscienza da parte dei medici.

Per questo non sarà facile in pochi mesi riprendere il dibattito viste le divisioni; durante le due passate legislature, infatti, e con più di 10 ddl, si è tentato di trovare una mediazione ma non è stato raggiunto l'obiettivo di una normativa per l'Italia. Quando invece Danimarca, Germania, Francia, Olanda, Regno Unito e Spagna hanno posto rimedio da tempo. Ecco alcuni punti caldi del dibattito che dovrà essere ripreso a settembre. Il consenso informato da parte del paziente (oggi è spesso solo un atto burocratico); la figura del fiduciario (che il soggetto nomina, delegandolo a reppresentarlo nel momento in cui non dovesse più essere capace di intendere); altra questione è la non obbligatorietà del testamento biologico e sul fatto che, in caso di urgenza e non sapendo se il soggetto ha espresso dichiarazioni anticipate, i medici procedono comunque con i trattamenti.
Nodi più spinosi rimangono le seguenti questioni: chi interviene in caso di disaccordo tra fiduciario e medico (il giudice o comitati etici?). C'é poi la questione della possibilità di obiezione di coscienza per i medici: prevederla o no? Ma lo scoglio più arduo sembra quello legato ai trattamenti di nutrizione-idratazione artificiali, ritenuti da alcuni una vera e propria terapia come gli antibiotici e gli anticoagulanti: alcuni ddl li vorrebbero esclusi dai trattamenti per i quali il soggetto può esprimere la volontà di sospensione, altri al contrario li includono tra i trattamenti medici e dunque sospendibili su indicazione del paziente. Così in un precedente ddl il senatore Antonio Tomassini (Pdl) li ha esclusi dalle cure che il paziente può rifiutare. Di parere opposto il senatore Ignazio Marino (Pd) che ricordando l'articolo 32 della Costituzione sostiene che non si può sottoporre a cure una persona senza la sua volontà.
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Re: Caso Eluana Englaro: una brutta giornata per il Pd

Messaggioda Paolo65 il 05/08/2008, 11:16

Non ci voleva uno statista per capire che il PD non ha una posizione compatta sui temi etici e sociali, per cui l'unica strada possibile su questi temi è la libertà di coscienza e quindi di voto.

Dal caso Englaro fino ai DICO non ci sarà mai una posizione univoca, per cui, e sarebbe una ventata di modernismo liberale, ognuno dovrebbe essere libero di pensare e votare come vuole.

Non credo che i temi etici o sociali debbano essere il collante di un partito: lo sono quelli economici,di politica estera ecc ma non altri.

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Re: Caso Eluana Englaro: una brutta giornata per il Pd

Messaggioda annalu il 05/08/2008, 11:30

Paolo65 ha scritto:Non credo che i temi etici o sociali debbano essere il collante di un partito: lo sono quelli economici,di politica estera ecc ma non altri.


A mio parere, quello che si deve poter chiedere ad un partito è la chiarezza, ed è questa che invece manca.

Io gradirei sentire un dibattito molto ampio su tutti i temi, e alla fine vorrei poter vedere un elenco di temi sui quali c'è unità di intenti e di scopi, come appunto i temi economici e simili, che devono costituire il collante unitario del partito.

Poi si dichiarano i temi sui quali non c'è unità d'intenti, e su quei temi si dichiara ufficialmente che il PD non ha una posizione definita.
Tra l'altro, credo che se il PD facesse queste dichiarazioni, potrebbero costituirsi schieramenti trasversali a favore o contro certe posizioni etiche, e non è detto che non si possano avere sorprese, dato che nel PdL ci sono anche dei radicali.

Non sopporto invece l'assoluta mancanza di chiarezza del PD praticamente su tutto.
Oppure a te sono chiare le posizioni di politica economica e sul welfare?
Esiste nel PD un quadro complessivo dell'Italia come la vorremmo, almeno su questi temi?

annalu

PS. Intanto, così, per mettermi almeno in parte al sicuro, sono andata a scaricarmi la bozza di Veronesi per il testamento biologico, e l'ho compilato. Non si sa mai.
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