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Ancora Vendola sotto la lente di NoisefromAmerika

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Ancora Vendola sotto la lente di NoisefromAmerika

Messaggioda trilogy il 10/11/2010, 23:15

franz ha scritto:Parliamo seriamente di Vendola (I). La politica industriale
di sandro brusco, 8 Novembre 2010

Nell'intervista di agosto, significativamente titolata ''All'Italia serve una politica industriale'', Vendola afferma:

Una politica industriale intanto bisogna avercela. Per Berlusconi è opzionale. Pare che la faccia spontaneamente il mercato. E in questa insostenibile leggerezza della politica l'Italia vive un vero e proprio processo di deindustrializzazione che è una tragedia civile e sociale. Non esiste un luogo in cui si discute di quali siano gli apparati industriali considerati strategici e come di conseguenza agire affinché essi possano radicarsi e rinforzarsi qui in Italia, di come possano internazionalizzarsi senza emigrare alla ricerca della manodopera al più basso costo, di come possano competere usando la chiave magica che apre la porta dei mercati globali: la qualità delle produzioni, il contenuto di innovazione dei prodotti.

Mi sembra un passaggio abbastanza rappresentativo della filosofia politica ed economica di Vendola. E, anche se breve, è un passaggio pieno di errori e di confusione. Tanto per cominciare, non è assolutamente vero che il governo Berlusconi non abbia una politica industriale. Ce l'ha, purtroppo. Vendola ha mai sentito parlare di Alitalia? Di ''incentivi'', ossia sussidi all'acquisto delle cose che il governo ha deciso la gente deve comprare subito, tipo motorini e motori fuoribordo? Altro che lasciar fare al mercato. Ma di questo parleremo più approfonditamente nel secondo post.


Non credo si possa definire politica industriale la vicenda Alitalia. La definirei politica (pessima) e basta. Berlusconi in campagna elettorale aveva giocato sul nazionalismo "Alitalia resterà italiana". Vinte le elezioni non poteva perdere la faccia. Gli incentivi ai motorini, fuoribordo ecc. sono parte di un recovery plan. L'unica vera idea di politica industriale del governo è la costruzione di centrali nucleari che sono giustificate con il ragionamento: l'Italia deve crescere nell'industria. L'Industria ha bisogno di energia a costi competitivi. Questa può venire dal nucleare.
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Re: Ancora Vendola sotto la lente di NoisefromAmerika

Messaggioda trilogy il 10/11/2010, 23:52

franz ha scritto:Parliamo seriamente di Vendola (I). La politica industriale
di sandro brusco, 8 Novembre 2010

In entrambe le interviste Vendola non discute cosa fare per aumentare la produttività del settore pubblico. Parlare di produttività nel settore pubblico richiede coraggio e capacità di analisi. Richiede, ad esempio, prendere di petto la questione dell'eccesso di dipendenti pubblici rispetto ai servizi erogati, fenomeno particolarmente acuto nelle regioni meridionali. Richiede anche di pensare in modo serio a come misurare qualità e quantità dei servizi prodotti nel settore pubblico (ciò che Brunetta non ha mai voluto e saputo fare), nonché a schemi di incentivo per promuovere l'eccellenza nell'amministrazione pubblica. Vendola, che io sappia, non ha detto nulla al riguardo. Nell'intervista di ottobre afferma



Perchè devo: prendere di petto la questione dell'eccesso di dipendenti pubblici rispetto ai servizi erogati. Diamo per scontato che ci sia questo eccesso di dipendenti, a me interessa l'output ovvero i servizi erogati dalla PA in termini di qualità e quantità. Procedure, tecnologie, formazione le vogliamo prendere in considerazione? Se ho 2 dipendenti legati mani e piedi a una sedia che hanno produttività 0 zero (sono legati), ne licenzio uno, l'altro lo lascio legato alla sedia. La produttività in termini di output prodotto per dipendente rimane comunque 0 zero. Avrò ridotto il costo di produzione del mio output zero. Le procedure e responsabilità sono l'aspetto chiave per una riforma della PA in Italia
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Re: Ancora Vendola sotto la lente di NoisefromAmerika

Messaggioda trilogy il 11/11/2010, 0:17

franz ha scritto:Parliamo seriamente di Vendola (I). La politica industriale
di sandro brusco, 8 Novembre 2010

Non conosco sufficientemente i dettagli statistici per dire quanto importante sia stato il ruolo delle imprese nella mancata crescita della produttività, ma assumiamo pure che il fenomeno sia sufficientemente importante da richiedere attenzione. La domanda da porsi allora è: perché le imprese non investono e non innovano? Per rispondere a questa domanda si possono seguire due approcci generali.

Il primo è l'approccio che viene seguito dalla maggior parte degli economisti. Si parte dall'ipotesi che le decisioni delle imprese vengano prese da persone pensanti e che, pur con qualche problema di gestione che si presenta nelle grandi imprese in cui il management è separato dalla proprietà, tali persone cerchino di sfruttare le opportunità di profitto rispondendo agli incentivi esistenti. Pertanto, se si ritiene che le imprese investano e innovino poco, la domanda da porsi è: quali incentivi presenti nel sistema economico italiano fanno sì che le imprese scelgano di rifuggire dagli investimenti più rischiosi (perché l'innovazione è rischiosa), preferendo invece il ''business as usual''?



Qui la situazione è complessa. In Italia le statistiche dicono che abbiamo oltre 4.300.000 imprese. Di queste 4.100.000 hanno da 1 a 9 dipendenti quelle con oltre 250 dipendenti sono poco più di 3000. le altre stanno tra i due estremi. Quelle 3000 medio-grandi hanno mediamente livelli di produttività, spesa in R&S pressochè analoghi ai loro concorrenti esteri.
Tra le medio-grandi e le piccole c'è una differenza di produttività dell'ordine del 60%. Quelle 3000 rappresentano il 60/70% della spesa industriale di ricerca del paese. I 4 milioni rimanenti fanno il 30%.
In Italia il management separato dalla proprietà è più che altro l'eccezione. i motivi per cui sfuggono agli investimenti rischiosi è legato alle dimensioni. 1. non sono in grado di farli, mancando la struttura e i capitali necessari 2 l'Italia non è un mercato unico, sono tanti piccoli mercati rionali 3. Gli incentivi pubblici non funzionano perchè lo Stato impiega anche tre o quattro anni per erogare i fondi promessi, e se parliamo di innovazione 18 mesi sono già troppi 4. Se vai in banca con un business plan per una azienda che produce mutande, lo sanno valutare. Se gli presenti un business plan per produrre nanotubi di carbonio pensano sia qualche oggetto porno. Anche se qualche banca si sta attrezzando. 5. alcuni investimenti, tipo le biotecnologie richiedono una certa stabilità normativa e una programmazione finanziaria di medio/lungo periodo, due condizioni che in Italia mancano.
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Re: Ancora Vendola sotto la lente di NoisefromAmerika

Messaggioda trilogy il 11/11/2010, 0:40

franz ha scritto:Parliamo seriamente di Vendola (I). La politica industriale
di sandro brusco, 8 Novembre 2010


A questa domanda ci sono risposte abbastanza standard. Primo, è chiaro che l'innovazione viene ostacolata se il sistema fiscale la rende poco remunerativa; quindi occorre analizzare la struttura e il livello delle tasse sul capitale e sull'impresa e chiedersi se non siano tali da scoraggiare gli investimenti più innovativi. Secondo, è altrettanto chiaro che l'innovazione viene scoraggiata se rigidità e colli di bottiglia impediscono alle imprese di trarre vantaggio dagli investimenti che producono i risultati migliori. Per esempio, occorre chiedersi se la struttura del nostro sistema finanziario sia adeguata, o se invece per qualche ragione (per esempio potere di mercato, influenza della politica, o regolamentazione del settore) le banche italiane non preferiscano evitare gli investimenti rischiosi (perché finanziare l'innovazione è rischioso), indirizzando invece i fondi verso impieghi sicuri o favoriti dai controllori politici. Terzo, se esistono barriere all'entrate in vari settori e industrie che garantiscono una rendita di posizione alle imprese esistenti è probabile che tali imprese preferiscano dedicarsi a raccogliere tali rendite e coltivare buoni rapporti con il il potere politico (per evitare che le barriere all'entrata che stanno all'origine delle rendite spariscano), piuttosto che intraprendere innovazioni rischiose. All'analisi dovrebbero seguire proposte per migliorare la situazione.
.


"Primo, è chiaro che l'innovazione viene ostacolata se il sistema fiscale la rende poco remunerativa;"

Non può essere preso come un dogma. Apple e Microsoft sono nate nel 1974/75, Quanto era la pressione fiscale all'epoca? 50-60% ? l'aumento del costo lavoro porto' ad automatizzare le produzioni e consentì lo sviluppo in Italia del settore dell'automazione industriale e dei materiali che rimane uno dei più competitivi del mondo. l'innovazione è un fenomeno così complesso che mi sembra fuorviante ridurlo ad un problema fiscale. Anche le norme e gli standard sono criticati come "burocrazia" però innescano fenomeni di innovazione. Sul ruolo delle banche ho già detto, l'altro aspetto che bisogna considerare parlando di banche, è che i ritardi nei pagamenti da parte del settore pubblico generano almeno 70 miliardi di debiti nelle imprese, e questo monte di debiti rappresenta la rendita delle banche. Sul terzo punto sono d'accordo
Ultima modifica di trilogy il 11/11/2010, 0:56, modificato 2 volte in totale.
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Re: Ancora Vendola sotto la lente di NoisefromAmerika

Messaggioda trilogy il 11/11/2010, 0:49

S'è fatto tardi, domani discuto le altre questioni dal mio punto di vista :oops: Sperando che Brusco torni presto a scrivere qualche cosa di teoria del disegno dei meccanismi e delle aste. Su quegli argomenti lo trovo sempre particolarmente interessante.
ciao ;)
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Re: Ancora Vendola sotto la lente di NoisefromAmerika

Messaggioda franz il 11/11/2010, 9:04

trilogy ha scritto:Non credo si possa definire politica industriale la vicenda Alitalia. La definirei politica (pessima) e basta. Berlusconi in campagna elettorale aveva giocato sul nazionalismo "Alitalia resterà italiana". Vinte le elezioni non poteva perdere la faccia. Gli incentivi ai motorini, fuoribordo ecc. sono parte di un recovery plan. L'unica vera idea di politica industriale del governo è la costruzione di centrali nucleari che sono giustificate con il ragionamento: l'Italia deve crescere nell'industria. L'Industria ha bisogno di energia a costi competitivi. Questa può venire dal nucleare.

Se per quello anche io, ma è la (pessima) politica di sempre, in Italia. Una volta dismessa la politica che negli anni 60 e 70 vedeva lo stato comprare le aziende decotte e sulla strada del fallimento (qui abbiamo toccato il fondo, con La Pira) ci siamo limitati a sovvenzioni, esenzioni, sprechi di soldi pubblici a sostegno di discutibili progetti industriali, cattedrali nel deserto, sovvenzini ai furbetti del quartierino, in chiave di voto di scambio. Chiaramente è vero che l'Industria ha bisogno di energia, ma ha anche bisogno di tecnici, di strutture viarie, logistica. Qui va detto che indipendentemente da chi propone queste cose (anche Prodi porto' avanti la TAV e la fromazione professionale con berlinguer) poi chi si mette contro strutture e riforme è sempre un certo mondo di sinistra, anche per esempio sul legame stretto tra scuola, formazione professionale e mondo del lavoro.
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Re: Ancora Vendola sotto la lente di NoisefromAmerika

Messaggioda franz il 11/11/2010, 9:17

trilogy ha scritto: i motivi per cui sfuggono agli investimenti rischiosi è legato alle dimensioni. 1. non sono in grado di farli, mancando la struttura e i capitali necessari 2 l'Italia non è un mercato unico, sono tanti piccoli mercati rionali 3. Gli incentivi pubblici non funzionano perchè lo Stato impiega anche tre o quattro anni per erogare i fondi promessi, e se parliamo di innovazione 18 mesi sono già troppi 4. Se vai in banca con un business plan per una azienda che produce mutande, lo sanno valutare. Se gli presenti un business plan per produrre nanotubi di carbonio pensano sia qualche oggetto porno. Anche se qualche banca si sta attrezzando. 5. alcuni investimenti, tipo le biotecnologie richiedono una certa stabilità normativa e una programmazione finanziaria di medio/lungo periodo, due condizioni che in Italia mancano.

Mi sembra un buon elenco. Una soluzione puo' essere quella delle reti d'impresa, cosa che le imprese possono fare da sole.
Insieme si possono fare investimenti e ricerca, come una media o gramnde impresa. Qui lo stato puo' fare molto metendo, per ipotesi, gratuitamente a disposizione laboratori e ricercatori.
Un'altra soluzione è quella di agevolare imprese e reti, facendo pagare loro meno imposte. Non ci sono i capitali necessarri, dici, ma perché? Se sommi le imposte che le imprese pagano, rispetto alle imposte che gravano le imprese a nord delle alpi, vedrai che si arriva al 50% degli utili (ho dato un'occhiata al bilancio FIAT, tempo fa) e poi c'è l'IRAP, che è una anomalia nel panorama europeo. Un'azienda che fa utili in germania fa prima a costituire il capitale proprio per gl investimenti. In Italia ci mette il doppio degli anni, come minimo. Ora dare soldi alle aziende è vietato dalle regole UE, a meno che non siano in particolari distretti sottosviluppati. ma diminuire il carico fiscale a tutte le imprese, è possibile. Naturalmente chi insorgerà contro una simile proposta?

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Re: Ancora Vendola sotto la lente di NoisefromAmerika

Messaggioda franz il 11/11/2010, 9:54

trilogy ha scritto:"Primo, è chiaro che l'innovazione viene ostacolata se il sistema fiscale la rende poco remunerativa;"

Non può essere preso come un dogma. Apple e Microsoft sono nate nel 1974/75, Quanto era la pressione fiscale all'epoca? 50-60% ?

Dove? Negli USA? No di certo. Non era cosi' alta nemmeno da noi, eppure che innovazioni abbiamo avuto?

Immagine

L'innovazione è nata in USA con la ricerca e l'università, trainata da sistemi o militari o aereospaziali poi si è trasferita nel sistema produtivo e nei servizi.
Poi è chiaro che l'innovazione puo' essere agevolata, stimolata, ma anche ostacolata, mortificata.
Mi chiedo per esempio se la presenza di un albo degli ingegneri (con accesso tramite Esame di Stato) sia nel 2010 ancora giustificabile. L'accesso a questo albo era ai soli italiani, poi estesa a causa della libera circolazione a tutta la UE. Ma un ottimo ingegnere cinese o americano che volessero venir qui a fare innovazione che fanno? Si attaccano? Ok, l'esame di stato dà un po' di pappa a vari funzionari statali ma a cosa serve, se in altri paesi basta essere laureati in ingegneria (master e anche dottorato) per poter lavorare liberamente come ing?
Anche qui dico "meno stato", meno barriere all'ingresso.

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Re: Ancora Vendola sotto la lente di NoisefromAmerika

Messaggioda trilogy il 11/11/2010, 10:44

franz ha scritto:Mi chiedo per esempio se la presenza di un albo degli ingegneri (con accesso tramite Esame di Stato) sia nel 2010 ancora giustificabile. L'accesso a questo albo era ai soli italiani, poi estesa a causa della libera circolazione a tutta la UE. Ma un ottimo ingegnere cinese o americano che volessero venir qui a fare innovazione che fanno? Si attaccano? Ok, l'esame di stato dà un po' di pappa a vari funzionari statali ma a cosa serve, se in altri paesi basta essere laureati in ingegneria (master e anche dottorato) per poter lavorare liberamente come ing?
Anche qui dico "meno stato", meno barriere all'ingresso.

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Ora non ho tempo. Qui con me sfondi una porta aperta. Solo una battuta su questo argomento. Lo sai che uno come Bill Gates in italia non potrebbe insegnare ad un corso regionale di alfabetizzazione informatica? Non avrebbe i requisiti necessari.... :mrgreen:

Anche qui dico "meno stato", meno barriere all'ingresso.
Ci vuole anche il consenso per farlo. Quando abbiamo provato ad affrontare questo argomento con Bersani abbiamo perso le elezioni; e quando abbiamo affrontato lo stesso problema con i taxi a Roma abbiamo perso le elezioni, e il presidente di una delle cooperative di taxi è stato eletto con Alemanno e fa parte della commissione trasporti del comune :?
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Re: Ancora Vendola sotto la lente di NoisefromAmerika

Messaggioda franz il 11/11/2010, 12:08

trilogy ha scritto:Ora non ho tempo. Qui con me sfondi una porta aperta. Solo una battuta su questo argomento. Lo sai che uno come Bill Gates in italia non potrebbe insegnare ad un corso regionale di alfabetizzazione informatica? Non avrebbe i requisiti necessari.... :mrgreen:

Anche qui dico "meno stato", meno barriere all'ingresso.
Ci vuole anche il consenso per farlo. Quando abbiamo provato ad affrontare questo argomento con Bersani abbiamo perso le elezioni; e quando abbiamo affrontato lo stesso problema con i taxi a Roma abbiamo perso le elezioni, e il presidente di una delle cooperative di taxi è stato eletto con Alemanno e fa parte della commissione trasporti del comune :?

Lo so che con te sfondo porte aperte; i problemi sono ben altri. Vedi tassisti e corporazioni varie. Di tutti i colori.
Certo che ci vuole il consenso e deve esere vasto, altrimenti un'opposizione demagogica puo' cavalcare la protesta solo per fare cassa di voti e vincere. Poi pero' le parti si invertiranno e l'Italia rimarrà ferma sul baratro. Qui il bipolarismo ha solo creato un sostanziale rimpallo di responsabilità ed un continuo gioco ad ostacolare le rifome degli altri. Tassisti, farmacie, scaloni e scalini. Il bipolarismo ha funzionato solo pochi anni, il tempo di entrare nell'euro e poi basta. Come ho sempre fatto notare, il corporativismo ed il clientelismo sono ad uno stadio cosi' avanzato ed esteso nel paese che il rischio è queste metastasi non ce le togliamo piu'. Anche perché colpiscono tutti i fronti politici. Ci vorrebbe il consenso di tutte le parti sane, sperando che siano ancora maggioranza.

Poco tempo anche io, ci sentiamo settimana prossima, salvo qualche intervento spot.

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