Torniamo a capo del discorso: che cos'è il merito. Per un'azienda privata, il concetto di merito non esiste. L'obiettivo dell'azienda (salvo eccezioni, ad esempio il terzo settore, il privato sociale no-profit) è realizzare un utile. Questo può portare, come dice giustamente Franz, a una selezione meritocratica, se l'azienda ritiene che le persone di talento ed impegno elevati possano determinare un utile maggiore, attraverso il proprio lavoro. E ovviamente, l'azienda lo ritiene. Ma l'obiettivo dell'azienda non è il merito, ma l'utile! Per cui parlare di sistema 'liberale' come sistema 'meritocratico' per eccellenza è un assioma errato. Ecco allora l'azienda farmaceutica che cerca di corrompere la pubblica amministrazione, ed essendo una multinazionale tenta di farlo in più paesi diversi! Il fine dell'azienda in se', non è degno di merito, anzi è divenuto dannoso per la società. Il funzionario aziendale corruttore ha impiegato il proprio talento e il proprio impegno per corrompere funzionari della PA: eppure è stato selezionato attraverso criteri prettamente 'meritocratici' e ha condiviso l'obiettivo - eversivo e dannoso per la salute pubblica dell'azienda.
Quindi la meritocrazia non ci salva dai 'mostri' e dalle distorsioni del sistema, semplicemente le rende più efficienti e talvolta le premia addirittura.
Diverso è il discorso della PA. Per quanti sforzi possa fare, nessuna PA può promettere premi in denaro 'meritocratici' paragonabili ai premi che un'azienda privata può dare ai suoi manager o funzionari può fidati. Il rischio corruzione è quindi sempre da tenere in conto. Chi lavora nella PA, più che con criteri di compenso monetario alla professionalità e al 'merito' individuale va selezionato tenendo conto la motivazione a lavorare per lo stato, quindi la capacità di anteporre l'interesse pubblico al proprio, la meticolosità e il senso del dovere che lo muove. Tutto ciò, come ci ha ricordato l'ottimo bidellissimo facendo un esempio personale, difficilmente può essere compensato 'meritocraticamente' col denaro, ma appunto riporta al senso del dovere e al senso dello stato - sebbene ciò non giustifichi le ingiustizie, in senso opposto, che uno stato può compiere.
Il senso dello stato deriva dal senso dell'etica di un popolo, ha perciò una radice prettamente culturale piuttosto che economica o 'premiale'. Secondo Weber anche il capitalismo nasce in funzione del senso etico protestante, come conseguenza di un modo di pensare (in questo caso indotto dalla religione dominante).
Non credo che Falcone e Borsellino lavorassero in un certo modo perché retribuiti diversamente rispetto ad altri colleghi, così come centinaia di magistrati che ancora si impegnano senza riserve tra minacce di morte e di vendette, nel contesto di un governo eversivo come l'attuale (mentre il cs balbetta senza fare un'opposizione decisa, quando SB fa certe dichiarazioni). Le aziende che corrompono vanno trattate come elementi di demerito all'interno di una dimensione globale che dobbiamo sforzarci di rendere maggiormente democratica. Un privato che corrompe è un elemento che porta alla crisi dell'economia e danneggia la società, quindi se parliamo di meccanismi premiali a favore del merito, parliamo anche di meccanismi più severi (e globali, quindi perseguibilità in tutto il globo) contro chi danneggia la nostra salute, il nostro ambiente, le nostre economie e favorisce il demerito (corrompendo). Anche i paradisi fiscali giocano un ruolo determinante in tutto questo (anche i conti in Svizzera aiutano le dittature, p.e.) e devono pagarne le conseguenze.