pianogrande ha scritto:Franz
Adesso ci dobbiamo mettere a discutere se il socialismo reale era il socialismo vero mentre il liberalismo reale è il falso liberalismo?
Perché no? Il "socialismo reale" attuato a partire dal 1917 da Lenin corrisponde esattamente al manifesto di marx ed engels, solo che è stato fatto in Russia (e poi in Cina da Mao) e non in Germania o Inghilterra. Dittatura del proletariato, abolizione della propretà privata, collettivizzazione dei mezzi di produzione. Qui hanno avuto campo libero per 50 o 70 anni (di potere continuo in mano al partito) per attuare tutto quello che volevano attuare: una società, a senti loro, socialista. Fino al 1917 diciamo che tutti i socialisti volevano una società socialista che prevedeva (per il pensiero corrente di allora) il superamento delle classi sociali e la soppressione, totale o parziale, della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio. Dopo il 1917 c'è la divisione tra comunisti e socialisti sul "come arrivarci" e questi ultimi si orientano sempre di piu' verso le politiche riformiste all'interno del contesto democratico liberale e borghese (come lo si chiamava allora).
Il liberalismo invece è democratico e quindi non prevede una dittatura che imponga la "mano invisibile". In nessun paese del mondo c'è stata la possibilità di una dittatura liberale che provasse per 70 anni a costruire il tipo di stato che il liberalismo idealizza.
È quindi lecito affermare che per una settantina di anni noi abbiamo assistito ad un "socialismo reale" (sia URSS che Cina si definivano paesi socialisti) e mai abbiamo potuto parimenti osservare un "liberalismo reale". Anche i paesi piu liberali (cosi' definiti tali, e cosi' catalogati anche in base all'indice delle libertà economiche) cioè USA, UK e Svizzera hanno al loro interno forti movimenti politici di tipo socieldemocratico/laaburista/democratico. Abbiamo quindi società libere e miste, in cui il gioco democratico porta al governo per 4 o 5 anni, in base alla logica dell'alternanza, partiti piu' orientati alla socialità o alle liberalità. L'aspetto comune di tutti pero' è l'accettazione dell'economia di mercato, della proprietà privata, delle libertà economiche e politiche.
Venendo all'Italia, io constato (spero mi sia permesso) che noi oggi siamo ben lontani dall'accettazione di quei principi liberali. Di questo troviamo traccia sia nell'indice delle libertà economiche, sia nelle scarse liberalizzazioni, sia nelle graduatorie sul lavoro nero, sulla libertà di stampa, sulla corruzione. Siamo, lo ripeto da anni, un paese corporativo, clientelare, dove vige l'assistenzialismo, la raccomandazione, la corruzione, il malaffare, le malavite organizzate. Per combattere tutto questo e per raggiungere i concetti di giustizia e libertà a cui ti riferisci, cosa ci vuole, nella nostra società mista: piu' liberalismo o piu' socialismo?
A me pare che il liberalismo manchi del tutto (a parte chi lo vede dappertutto in qualsiasi cosa non gli piacia) e che quindi sia questa l'iniezione necessaria al paese. Imperversa invece uno statalismo estremo che "occupa" il 52% del PIL senza dare in cambio servizi sociali corrispendenti al costo.
A me pare che l'analisi di Einaudi sia ancora attuale, putroppo:
Secondo Einaudi, in un regime statalista la vita sociale ed economica è destinata alla stagnazione: l'individuo si perfeziona solo se è libero di realizzarsi come meglio crede; il liberalismo educa gli uomini perché insegna loro ad autorealizzarsi. La meritocrazia risulta strettamente connessa a un'economia di mercato: l'individuo più competente o creativo può rendere migliore l'azienda e quindi viene assunto. ... L'ideale liberale è un ideale in costante mutamento: può essere oggetto di critica perché nasce e si nutre di ideali concorrenti. Il liberalismo vive del contrasto.
Per Einaudi, con l'eccesso di statalismo si rischia di "impigrire" l'individuo. Portato a disinteressarsi e a non assumersi responsabilità, si lascerà "trasportare dalla corrente", accettando con fatalismo anche illegalità e cattivi servizi, percependoli come prassi. Il liberalismo, diversamente, è una pratica più dura, ma attraverso l'autorealizzazione riesce a responsabilizzare i cittadini. Una società libera ha bisogno di istituzioni minime e basate sulla trasparenza, in modo che siano più vicine al cittadino e da lui facilmente utilizzabili o contestabili: federalismo e decentramento rispondono bene a queste esigenze;
Franz