bidellissimo ha scritto:Instaurandosi un clima competitivo nel posto di lavoro, poiché la progressione meritocratica non può essere data a tutti, ogni lavoratore si sentirà attorniato non più da colleghi, ma da avversari. Molto presto questi avversari diventeranno nemici, come vedemmo in “Buongiorno notte”. Ed allora crollerà ogni collaborazione costruttiva, come la pura e semplice trasmissione del sapere, di informazioni utili al perseguimento del prodotto finale (che nel nostro caso è un buon servizio per il pubblico). Più volte la meritocrazia andrà ad inceppare la catena che produce il risultato. Quando un lavoratore intuirà, o saprà per certo, che il merito con relativo punteggio sarà dato ad un altro, sarà fortemente tentato di non collaborare e forse anche di boicottare.
Caro bidellissimo,
a mio avviso ci sono alcuni errori gravi nel tuo ragionamento.
Spero che tu abbia la pazienza di leggere le mie argomentazioni, anche se sei di parere opposto.
Anche io ho avuto esperienza di lavoro in ambienti in cui il merito viene valutato ed il risultato è utilizato come base per dare una retribuzione aggiuntiva. Per prima cosa non è affatto vero che crolla la collaborazione costruttiva, perché questa dipende dagli obietti fissati e dal loro tipo. Esistono obiettivi individuali e di gruppo e chi non collabora deprime tutto il gruppo e le sue performances. Spesso in azienda è piu' importante il lavoro in team (per esempio in un progetto o in un gruppo di ricerca) perchè è difficile che interi reparti siano costituito da una persona sola. La collaborazione tra persone dello stesso gruppo è quindi importante, va valutata e usata anch'essa come criterio retributivo. Se la collaborazione è scarsa il resposabile lo capirà e convocherà il lavoratore. Insieme cercheranno di capire cosa non funziona e insieme stabiliranno cosa fare per migliorarla. A volte possono esserci aspetti personali tra alcuni dipendenti o con alcuni capi. A volte (anzi piu' spesso) sono problemi legati a pessime regole aziandali, che possono essere migliorate. ma se la scarsa collaborazione (l'odio addirittura, come dici) continua allora c'è anche un'altra cosa che puo' essere fatta. Dopo due o tre verifiche negative consecutive (e tentativi falliti di migliorare la situazione) si dice al lavoratore che non ci sarà una quarta volta ma che ci sarà una lettera di licenziamento. Per brutale che sia questa misura non è possibile che una persona distrugga o anche solamente ostacoli il lavoro in azienda. O la persona migliora, oppure è giusto che venga licenziata e che al suo posto si assuma un altro lavoratore, piu' collaborativo. Se cosi' non si facesse l'azienda peggiorerebbe e prima o poi fallirebbe. Perché? Perche se non se ne vanno i peggiori, quelli che non collaborano, quelli che "odiano", come dici, allora se ne andranno i migliori. Se ne andranno in un'altra azienda che riesce ad essere piu' selettiva nel personale e costruisce team piu' collaborativi.
Ecco, questa visione sarà sicuramente definita di destra, aziendalista etc, ma a mio avviso non è ne di destra ne di sinistra. E' semplicemente "intelligente e razionale", nel senso che fa progredire un gruppo a scapito di qualche pecora nera. Fare il contrario è semplicemente "stupido", nel senso della definizione che della stupidità diede Carlo Cipolla: "è un comportamento stupido quello che causa un danno ad un altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita".
Devo anche far notare alcune probabili confusioni sulla divisione tayloristica del lavoro, dato che come ogni persona di buon senso sa senza di essa non esisterebbero i computer che stiamo usando per comunicare, come nemmeno qualsiasi oggetto prodotto industrialmente presente nelle nostre case e negli uffici. Potremmo avere solo prodotti artigianali in legno ma niente energia elettrica, per esempio. Se proprio vogliamo tornare alla preistoria, facciamo pure ma qualcuno dovrebbe anche dire a qualche miliardo di persone (quasi tutti, direi) che non c'è posto per loro sul pianeta. Una società non basata sulla divisione del lavoro infatti puo' dare vita solo ad alcuni milioni di abitanti, Che vivrebbero di stenti. E che avrebbero ben pochi problemi di merito, relativi solo alla abilità nel cacciare e nel raccogliere bacche, tuberi e frutta e nel curare le malattie invocando gli spiriti benigni.
Oggi i lavori piu' ripetitivi sono affidati a macchine automatiche e robot ed il lavoratore non è piu' una macchina ma un operaio specializzato in perenne formazione e miglioramento. Non sarebbe possibile produrre 600'000 macchine in un anno, solo a mano, avvitando bulloni con le chiavi inglesi come ai tempi del modello T.
Rimane sempre la divisione del lavoro (senza torneremmo nelle caverne) ma i modelli di produzione sono cambiati. Il tayolorismo non è morto per resistenze e rivolte ma è stato superato dall'innovazione tecnologica e dalla maggiore produttività dovuta all'unione di macchinari sofisticati e operai sempre piu' specializzati. Cambia quindi il tipo di merito che veniva selezionato. Nel taylorismo era la velocità nel fare movimenti ripetitivi, oggi è la formazione professionale, l'abiltà di rispettare i piani e saper lavorare in gruppo. Il taylorismo rimane nelle organizzazioni manifatturiere arretate ma è destinato ad essere superato da organizzazioni ancora piu' produttive.
Secondo me tutti concetti che sono anche validi nel settore pubblico.
Lieto di sentire le tue considerazioni, .... "in merito"
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
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