Mettersi a fare sondaggi per vedere quali cose occorre dire per poi ottenere i voti,non è politica.
Politica è stabilire quali sono i principii che ci ispirano,stabilire quali obiettivi si sceglie di perseguire,e stabilire come perseguirli in ossequio ai principii che ci identificano.
Sono anni che cerco di sottolineare il concetto che ho citato sopra, ripreso da un post di Stefano che condivido quasi totalmente.
Se parlo di "anni" non lo faccio per attribuirmi una speciale virtù, ma per dire che si tratta di una storia ormai consumata.
Nei vari passaggi dal PCI al PDS e via via transitando per asinelli ed ulivi, tutta l'attenzione si è spostata sempre più verso la forma-partito, la leadership, le primarie, etc, ignorando o mettendo in subordine quel gigantesco quid che sono i contenuti, gli obiettivi, l'identità, l'ideologia politica - chiamatela come volete - che dovrebbe non solo "sostenere" il partito, ma esserne la forza generatrice.
A proposito di leadership, anche un bambino capisce che non è il leader che fa un partito - altro che de-ter-mi-nan-te.
Un carretto scarico può essere condotto dall'auriga più abile, ma quando arriva al mercato rimane lì a dare un inutile impiccio, con il nobile auriga che si fa una canna.
Un carretto bello carico di roba buona, al contrario, può anche essere condotto da un contadinozzo mezzo 'mbriaco, che al mercato ci arriva sbilenco e con tre quarti d'ora di ritardo, ma quando arriva la gente gli ronza attorno, e magari ci sta pure chi lo aspetta per comprare proprio quella roba lì. E del contadinozzo, se ha la barba lunga e puzza di vino, non gliene frega niente a nessuno.
Qui, invece, sono quindici anni che si svuota il carretto e si litiga sui pennacchi da mettere al cavallo, e su chi deve salire a cassetta.
Sono quindici anni che si fondano e si fondono partiti, si proclamano "riformismi", senza sapere e senza spiegare quali riforme, per chi e perché, su quali basi, in esecuzione di quali valori, di quale progetto di società.
Sono quindici anni che s'insegue l'idea sbagliata che in politica contano "i programmi", mentre ogni evidenza mostra che in politica (come consenso e appartenenza) contano le identità e le ideologie, la cultura diffusa, e al limite le illusioni - sia quelle virtuose sia quelle truffaldine.
E vedo che si continua a fare questo errore, rimettendo ogni evoluzione, ogni speranza in una lancinante ricerca della democrazia interna, nelle primarie, nel "rinnovamento" - tutte cose buone e belle, s'intende, ma che rimangono poggiate sul vuoto, se non è prima chiaro di cosa sia costituito questo "interno" del partito, a quale fine sia indirizzato il rinnovamento degli uomini, che cosa è destinata a presiedere la tanto desiderata, nuova nomenklatura del partito.
Il partito è uno strumento, non è un fine. E' un concetto ovvio, ma che sembra estraneo alle macerazioni che animano il dibattito da quindici anni a questa parte.