pinopic1 ha scritto:Per l'osservazione che quelli che non vogliono fare le riforme si trovano in tutti i campi, così come quelli che vorrebbero farle, posso dire che la confusione nasce dal fatto che si usa il termine "riforma" per qualsiasi cambiamento: sia in meglio che in peggio. Naturalmente so che il concetto di meglio o peggio è relativo e soggettivo. Per ognuno di noi le riforme da fare sono quelle che migliorano la qualità della vita secondo il punto di vista di ciascuno di noi però.
Allora non basta dire "riforme": bisogna specificare quali riforme. Quali riforme vogliono fare gli uni, quali gli altri, e quali non vogliono fare gli uni o non vogliono fare gli altri.
Mi è piaciuta la risposta di borghinolivorno per cui non sto a ripetere i concetti su cui concordo.
Aggiungo solo alcuni spunti (i miei due centesimi) sul cosiddetto riformismo.
Vero che "riforma" non vuol dire nulla.
Data una situazione attuale (che non ci piace) una riforma cerca di cambiare la realtà. Di solito con una legge.
Oppure operando investimenti pubblici in settori della società o territori.
Per la complessità del mondo moderno credo che solo a posteriori sapremo come è andata (meglio o peggio) ma sicuramente la realtà sarà stata modificata (a ben vedere una realtà si modifica nel tempo anche senza riforme, perché la realtà cambia da sola - indipendentemente dalla direzione che cerchiamo di darle - ed anche qui solo a posteriori valutiamo la qualità del cambiamento).
Vero che ci sono persone che credono di sapere che una riforma è in "meglio" o "peggio" prima che avvenga ma questo sarebbe ottimo se avvenisse solo su basi scientifiche. Non lo è perché oggi non abbiamo (ancora) nessuna scienza che possa aiutarci in tal senso ma solo ancora tanta idelogia (mascherata e residua).
Dire di essere riformisti, hai ragione pinopic1, non significa nulla, se non affermare di non essere rivoluzionari.
Ma la differenza se vogliamo è solo una questione di potere. Con la rivoluzione si prende il potere.
Poi sia il rivoluzionario sia il riformista, dovranno calarsi sul problema della società da cambiare.
Data una situazione da cambiare, quale riforma fare, tra le mille possibili?
E si arriva al dunque.
Consideriamo che mentre l'ideologo crede di conoscere e prevedere il futuro (e quindi puo' prospettare un piano preciso, anche quinquennale) il pragmatico e lo scienziato sanno che il futuro non è prevedibile e sanno anche che ogni azione comporta effetti collaterali imprevisti, per cui le ciambelle non vengono mai col buco. Riforme fatte con uno scopo (in buona fede) hanno spesso effetti imprevisti che sono fortemente negativi. Inoltre la realtà finale spesso è diversa da quella che la riforma si prospettava per cui non è mai chiaro come la riforma abbia influito nella direzione immaginata.
Questo è tanto piu' vero tanto le riforme vengono fatte e messe in opera da un gruppo ristretto che ha saputo ottenere vasto consenso. Il consenso in democrazia infatti non è garanzia che la riforma sia giusta. Solo che ha consenso.
Il dilemma allora non è tra riforme e rivoluzione ma sul metodo che decidiamo per arrivare alla trasformazione della società. Il metodo democratico (mi ispiro alla società aperta di Popper) contempla che tutti con la loro visuale prospettica diversa debbano concorrere alla composizione del puzzle, perché nessuno singolarmente, come individui o come partito, ha la verità in tasca. In questo senso nessuno dovrebbe oggi dovrebbe definirsi "riformista" ma caso mai "democratico".
Il problema quindi non è quello di pochi che abbiano tanto consenso ma di un diverso metodo dialettico per arrivare alla individuazione di riforme possibili. Il metodo popperiano (società aperta) è fortemente inclusivo (sono esclusi solo gli intolleranti, gli intransigenti) e non prevede maggioranza ed opposizione. Nessuno, salvo le eccezioni dette, deve essere lasciato fuori. Il problema di un simile metodo è che molto lento nella costruzione non tanto del consenso ma sulla costruzione della soluzione stessa (della riforma). Il metodo maggioritario è piu' rapido e decisionista ma poi puo' fare rapidamente piu' disastri.
Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)