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L'INTERVENTO DI VELTRONI (I CARE)

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

L'INTERVENTO DI VELTRONI (I CARE)

Messaggioda borghinolivorno il 16/09/2008, 21:42

Aprire un ragionamento sul discorso di Veltroni a chiusura della scuola estiva del PD è una utile palestra per sollecitare un chiarimento sul pd e nel pd.
Sarà anche bella politica, ma sempre più non è vera politica (che purtroppo scorre a livelli molto più bassi e perfino mediocri). No! io non ci sto a ragionare di utopie, mentre da tutte le parti si discute di ben altre cose e si praticano politiche di altri tempi senza guardare in faccia la sconfitta e l'avversario.
I CARE OF PD......ciao paolo borghi
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veltroni14 settembre 2008.doc
l'intervento di veltroni a conclusione della scuola estiva
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Re: L'INTERVENTO DI VELTRONI (I CARE)

Messaggioda borghinolivorno il 18/09/2008, 23:27

I care of PD Party

Complicato, proprio complicato dover ritornare sul fatidico “I CARE” ripetuto da Veltroni alla conclusione della scuola estiva del PD. E c’è anche da domandarsi se una lezione magistrale con interlocuzione con i “maestri di pensiero” e gli allievi che hanno popolato la scuola possa far parte del dibattito politico corrente (dai riflessi sulla stampa si direbbe proprio di no).

Ma certo l’elegia della Politica pronunciata da Veltroni poco ha a che vedere con i dilemmi politici del PD e ben poco ha da vedere con la testa, la pancia e le preoccupazioni dell’italiano medio (sia di maggioranza che di opposizione) mentre ci offre un orizzonte e scenari talmente alti da sconfinare nelle utopie ben distanti anche dalle contraddizioni in cui è impaludato il paese e, per la sua parte, il PD.

Chi dice che è in corso il tentativo di costruire il “pensiero democratico”(cioè dei democratici italiani) con cui superare le ideologie dei secoli precedenti (dall’età dei lumi, passando per l’era delle rivoluzioni, fino all’abbattimento del muro di Berlino), non ci incanta. A parte l’ambizione (ma certo non si puo’ negare l’inizio almeno di questo percorso), in realtà non riusciamo, proprio perché anche noi e veniamo dal secolo breve!, a capire come si possa fondare una comunità politica pluralista (in quanto ad ideologie e valori) con caratteristiche politico-programmatiche (cioè non ideologiche ma solo di governo), invocando presupposti ideali metapolitici, se non addirittura di attesa messianica verso la stessa politica e per altro indicando come perno della battaglia politica il superamento delle contraddizioni sociali ma non lo scontro gli schieramenti che sostengono, in alternativa, il mantenimento delle stesse contraddizioni.

Se alla volontà di essere forza di programma non si associa una prassi coerente di acquisizione di capacità programmatiche e di capacità di fare partecipazione e consenso su questa attitudine, e quindi nel nostro caso, anche di formazione ai programmi e sui programmi e sulla loro ingegnerizzazione sociale, politica e tecnico-operativa, si rischia di riattivare una logica duale di separazione tra l’ideale e la prassi politica e, magari, anche la persistenza dell’ottica delle terze vie o dell’oltrismo con cui si sviano spesso gli spigoli della politica e dei conflitti che la attraversano.

Se alla volontà di essere forza programmatica non si associa la necessità di temprare quadri e dirigenti (o aspiranti tali) alla battaglia politica che attraversa il Partito e il Paese, rischiamo di relegare la bella politica da una parte, e la vera politica dall’altra (a fare da mattatore ovviamente).

Ne va dei caratteri della nostra attuale opposizione al governo centrale, dei caratteri della nostra capacità di governo dove vi riusciamo, della lunga marcia necessaria per mandare a casa la destra che si è insediata nel paese e ogni giorno di più manifesta la sua forza e il suo consenso davanti ad una opposizione frantumata, indebolita e incerta.

Paolo Borghi livorno 18.09.2008 x www.libertaeguale.eu
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Re: L'INTERVENTO DI VELTRONI (I CARE)

Messaggioda franz il 19/09/2008, 8:56

Questo, se volete, è il senso di quelle due parole di allora, il significato di “I care”. Questa è la politica. E questo è comunque il modo di essere, di sentire e di vivere la politica, di essere parte unica e irripetibile di una comunità solidale, di un democratico.

Se sono un democratico, mi riguarda la vita di un operaio che lavora tutto il giorno davanti alla pressa, e che alla fatica deve aggiungere la preoccupazione di un salario troppo basso per poter garantire ai propri figli tutto ciò che un padre vorrebbe.

Se sono un democratico, mi riguarda l’incertezza di una giovane mamma che vorrebbe poter dedicare il tempo più bello alla cura del suo bambino piccolo e poi poter ricominciare serenamente a lavorare, e che invece sa che questo diritto non è detto le sia garantito.

Se sono un democratico, è anche mia l’angoscia di un giovane precario che ha studiato per anni e non ha un lavoro che dia sicurezza al suo futuro. E vive nell’ansia e non nella speranza.

Se sono un democratico, mi riguarda il desiderio di un artigiano, di un imprenditore, di riuscire a concretizzare il suo progetto, di vedere la sua attività, la sua azienda, crescere e competere senza doversi scontrare ogni giorno con la burocrazia o con una concorrenza sleale e per questo imbattibile.

Se sono un democratico, mi riguarda la speranza di un pensionato di ricevere, dopo tanti anni di onesto lavoro, una pensione dignitosa, e di sentirsi vivo, attivo, utile, nel momento in cui la vita regala saggezza e tempo per dedicarsi agli altri o anche per svolgere una piccola e regolare attività lavorativa.

Se sono un democratico, mi riguarda l’amore speciale che abita in una famiglia che ha un bambino disabile, autistico o down, e mi riguarda l’ansia con cui questi genitori guardano al suo futuro se al loro fianco non c’è la solidarietà e il concreto sostegno della comunità e delle istituzioni.

Questi uomini, queste donne, sono miei fratelli, sono mie sorelle. Ed è così perché non penso solo a me stesso, perché non mi concepisco se non insieme agli altri, perché tengo molto a quello che sono e che voglio fare, all’“io”, ma conosco la bellezza delle relazioni umane, dello stare in una società, e riconosco l’importanza del “noi”.

D'accordo, questo "interessarsi, riguardarsi" è importante è puo' essere un elemento di netta differenza rispetto all'egoismo ed al menefreghismo; non è tuttavia per nulla collegato alla possibilità concreta che si trovino soluzioni reali, percorribili, efficaci ad ogni problema di cui ci "interessiamo". E' casomai un indicatore che qualcuno, spinto da pulsioni emotive e valoriali, si interessa del problema ma nulla ci dice, come linee di indirizzo, su come lo risolveremo. Questo I CARE è poco politico e programmatico. Un problema puo' essere affrontato in mille modi e risolto in 100. Ogni soluzione avrà gradi diversi di efficacia e di costi ma sono tutte soluzioni. Quella perfetta non esiste ma anche se esistesse non abbiamo, sul piano del metodo, alcuna guida che ci indichi quale sia tra le tante. E possibile che la persona guidata dall'idea del "I CARE" trovi la soluzione peggiore, cosi' come una mediocre. Non per forza questo suo interessamento garantisce una maggiore qualità della soluzione politica.
Immagino che chi vuole votare per noi lo faccia sulla base della qualità effettiva delle soluzioni che proponiamo e sappiamo poi mettere in pratica.

Saluti,
Franz
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Re: L'INTERVENTO DI VELTRONI (I CARE)

Messaggioda borghinolivorno il 22/09/2008, 19:20

La scuola di Cortona, o è un totem (di cui parlano molto i protagonisti ma non ha parlato la stampa...e ora forse si ha anche poco voglia di parlare in giro) o è un tabu' (meglio proprio non parlarne!).
Eppure è l'operazione di alta cultura più forte ed evidente che ha lanciato il PD.
Inserisco un intervento di Tonini, proprio su questo terreno, per cercare di riprendere un po' la discussione
A presto. paolo borghi livorno:

[quote][/quote] Giorgio Tonini: Cortona ci serve. Per ripartire (lettera al Corriere della Sera)


Caro direttore, ho letto con molto interesse il commento che Paolo Franchi dedica alla decisione di Walter Veltroni di tenere a Cortona, a conclusione della scuola di politica promossa lì dal Pd, il discorso politicamente più impegnativo, in vista della ripresa autunnale. Vorrei distinguere in quell'articolo due diverse questioni e provare a rispondere alla sostanza.

La prima questione mi sembra quella di una polemica per la scelta di aver abbandonato lo strumento più tradizionale, più novecentesco mi verrebbe da dire, del comizio che nella tradizione della sinistra chiudeva la grande festa nazionale del partito. Paolo Franchi coglie il «cambio di liturgia » ma non sembra apprezzarlo poi molto. Eppure a me sembra che il segno di questa scelta sia particolarmente evidente. La nascita di un partito nuovo è una operazione prima di tutto culturale, perché abbiamo avvertito il limite delle culture politiche del Novecento da cui proveniamo e crediamo che solo dal confronto tra quelle tradizioni e le tante idee e analisi del nostro presente possa nascere un pensiero politico nuovo. E' questo il senso della scuola e non quello della «sfilata di moda» di cui polemicamente, sempre sulle colonne del Corriere, parlava qualche giorno fa Gianfranco Pasquino e neppure il «cogliere il fior da fiore di quanto si è ascoltato e cercare di trasformarlo in consenso» come scrive Paolo Franchi.

Il confronto (di cui la scuola di Cortona è solo una parte) vuol far nascere una nuova cultura politica necessaria ad un nuovo partito.
Sono d'accordo con Franchi quando scrive che alla politica è necessaria quella «capacità di leggere il proprio tempo e il proprio paese», quella «visione e intuizione del mondo uniti allo sforzo quotidiano di individuare soluzioni realistiche», ma credo che per fare tutto questo le vecchie formule e i vecchi partiti non servano più e i nuovi partiti nascano anche da questo sforzo che è insieme culturale e politico. Non è un caso che abbiamo dedicato questa prima esperienza di scuola politica non ad un tema «alla moda» ma ad una questione centrale per la politica di oggi, ovvero alla difficile questione di una democrazia incardinata sostanzialmente alla dimensione nazionale mentre i problemi hanno sempre più una dimensione globale.

E' questo il nostro modo di ripensare la politica, da qui vogliamo partire per costruire un partito che ha certamente una struttura organizzativa, coi suoi iscritti e i suoi circoli, ma che ha insieme l'ambizione di formare una nuova classe dirigente diffusa e capillare. Il fatto che Veltroni terrà a conclusione della tre giorni di Cortona il più impegnativo discorso politico in vista della ripresa segnala l'importanza che il Pd vuole dare alla formazione. Se poi la critica di Franchi e del Corriere è rivolta ai nomi dei tanti che alla scuola parteciperanno nelle vesti di relatori ebbene quello che ci ha ispirato nelle scelte non è certo l'idea di scrivere una nuova dogmatica, bensì di aprire porte e finestre al pensiero democratico.

? settembre 2008, Giorgio Tonini, Lettera al Corriere della Sera

*Coordinamento nazionale Pd [quote]
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Re: L'INTERVENTO DI VELTRONI (I CARE)

Messaggioda pierodm il 23/09/2008, 1:54

Chi in un modo, chi nell'altro, tutti mi sembra che apprezzino sul piano generale l'intervento di Veltroni, ma con animo piuttosto tiepido.
Personalmente, il calore si mescola con la freddezza, poiché non posso fare a meno di leggerlo su due piani differenti, e con due aspettative differenti.

Se un discorso simile lo ascoltassi - come in effetti mi capita, sebbene non frequentemente - da persone cosiddette "comuni", in una conversazione dopo cena o durante un viaggio in treno, ne sarei contento: fa sempre piacere constatare che esiste gente che parla un buon italiano e che costruisce scenari spiccatamente "trascendenti".
In questi casi sono sempre pronto a riconoscere al mio compagno di viaggio una "buona cultura", in contrapposizione al pressapochismo o alla sciatteria complessiva di quello che mediamente si sente in Tv, o si legge su molti giornali, o si ascolta in giro per le strade e per i mercati.

Ma la politica dov'è?
Non solo non c'è nel senso che è implicito nel commento di Franz, ma non c'è nemmeno se rispettiamo l'impostazione che Veltroni ha voluto dare al suo discorso, che non era centrato sulle "soluzioni", ma intenedeva essere una lettura complessiva del fenomeno politico.

Quello che mi ha colpito in modo particolare è stata proprio la lettura, o meglio la rappresentazione, dello stato della società e della nazione che Veltroni ha dato.
Una rappresentazione nella quale il degrado culturale e morale, oltre che politico, sembrano non avere cause, ma ricordano quella infelicissima frase di Napolitano sulle "catastrofi naturali", di un paio d'anni fa.
Peggio ancora, in un paio d'occasioni fa capolino nel testo l'allusione ad una specie di "causa": la colpa è della destra.
Come se fosse possibile ridurre tutto ad una questione di schieramenti - senza fare differenze, senza spiegare di quale destra si sta parlando, dove, come, quando e perché.
Senza correre cioè il rischio di scoprire che molte delle cose che "la destra" sosteneva un tempo - nemmeno tanto lontano - sono state fatte proprie in qualche misura dalla sinistra, o da quei partiti che adesso formano il PD.

Non è il caso di ripetere qui ciò che riteniamo essere le ragioni di questo smarrimento - o della voluta dismissione - di un'identità, che si vorrebbe far credere che nasca limpidamente da una moderna lettura della società, ma che in realtà abbiamo visto nascere e crescere come conseguenza di tatticismi e di alleanze.
E' invece il caso di soffermarsi sull'equivoco, per cui alla politica "bassa" si contrappone un'elevazione "culturale" fatta di richiami alla passione e ad una visione panoramica del mondo: questa non è "cultura", o meglio è solo la premessa - intimistica, romantica, e come tale apprezzabile in se stessa - di una cultura di taglio politico.
Ci sono pagine nelle Memorie di Adriano - quelle in cui la Yourcenar fa dire all'imperatore che "ogni edificio sorga sulla pianta di un sogno" - che sono sotto questo aspetto più emozionanti, e perfino più "politiche", in relazione ai tempi.

Vorrei dire, in altri termini, che i licenziati dalla scuola politica hanno ben poche possibilità di recepire anche solo un sedicesimo del bel discorso di Veltroni, se non hanno dietro di sè una buona scorta di studio e di letture, di "educazione sentimentale", o se non sono già per proprio conto della gente che ha comunque un'esperienza di vita che la porta ad avere di suo questi sentimenti e questa visione delle cose.
Ma proprio la rappresentazione dell'attuale stato di degrado culturale, che occupa una buona parte del discorso, dice che le probabilità di una tale "educazione sentimentale", propedeutica alla bella politica, sono scarse e affidate ad un caso fortunato, a suo modo anomalo.
Per dirla in una forma un poco "americana": la bella politica immaginata da Veltroni, il suo discorso e la stessa scuola, non sono la soluzione del problema, e nemmeno la suggeriscono, ma fanno parte del problema stesso.
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Re: L'INTERVENTO DI VELTRONI (I CARE)

Messaggioda mario il 24/09/2008, 23:02

Ma può il capo dell’opposizione, in un momento delicato per il paese, farsi trovare a New York a promuovere i propri libri ?
Ma può il capo dell’opposizione giustificare i suoi investimenti immobiliari a New York, con frasi del tipo “Ho ragionato allo stesso modo di tante famiglie italiane sul vantaggioso rapporto euro-dollaro” Come se davvero noi italiani (berluscones a parte) ogni sera (soprattutto durante la quarta settimana) ragionassimo sul vantaggioso rapporto euro-dollaro.
Complimenti. Sembra di assistere ad una gara, tra premier e contropremier, a chi fa le gaffe più grosse.
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Re: L'INTERVENTO DI VELTRONI (I CARE)

Messaggioda Paolo65 il 26/09/2008, 13:18

Da tempo la politica è staccata dalla realtà del paese,per cui è normale che un Veltroni stia NY per i suoi libri e dica quelle cose sulla casa acquistata.

Spesso i politici ci gridano in faccia che il paese è allo sbando,specie quando sono all'opposizione,ma poi nel concreto e per i fattacci loro, si muovono come se fossimo nell'era felix.

Credibilità pari a zero ma siamo costretti a sobbarcarceli perchè un pochino servono al paese anche se sono modesti.

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Re: L'INTERVENTO DI VELTRONI (I CARE)

Messaggioda borghinolivorno il 26/09/2008, 18:24

brutta, proprio brutta, l'idea di mettersi a pettegolare, invece di rispondere e contrabattere le questioni politiche in discussione.
Purtroppo non dipende ne' dai viaggi, ne' dagli acquisti di Veltroni, la situazione del PD....anzi dipende strettamente più che dai democratici dal cavalier berlusconi (che ci tiene la zampa sulla testa).
Purtroppo dipende soprattutto da Veltroni la determinazione della linea politica del Partito.
E' di questa che occorrerebbe discutere...........e la scuola di cortona è, a questo punto, una delle sue massime espressioni.
Saluti. paolo borghi - livorno
Ultima modifica di borghinolivorno il 26/09/2008, 19:03, modificato 1 volta in totale.
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Re: L'INTERVENTO DI VELTRONI (I CARE)

Messaggioda pagheca il 26/09/2008, 18:50

con tutto il rispetto per chi non la pensa come me, trovo francamente incomprensibile questo spettegolare sui viaggi a NY di Veltroni. Mi sembra vecchio moralismo (cattocomunista vorrei dire) quello di pensare che un leader di sinistra non possa dedicare parte del suo tempo alle sue attivita' e impegnare come crede i suoi proventi.

E' la stessa storia dei maglioni di cashemere di Bertinotti. Il problema l'hanno creato per primi i giornali creando un caso sul nulla. Dal vuoto cosmico si tira fuori una diatriba bizzarra e inutile che risulta impossibile da sedare e che lascia un segno indelebile.

Quello che mi sorprende e' che anche in un consesso di gente colta e impegnata come questo ci si possa appassionare a cose come queste. Abbiamo parlato spesso del concetto di anormalita' di questo paese. Se vogliamo passare alla normalita', cominciamo col considerare normale che un leader di partito, un politico, faccia quello che vuole coi suoi soldi. E' quello che fa e che dice come leader politico che ci deve interessare, non come dispone della sua vita privata. O vogliamo anche decidere se va bene come passa la domenica e le feste comandate? O forse un leader di sinistra non deve investire denaro in "Amerika"?

saluti,
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Re: L'INTERVENTO DI VELTRONI (I CARE)

Messaggioda ranvit il 26/09/2008, 19:37

D'accordo con pagheca e borghi.
E lo stesso discorso dovrebbe valere per tutti....Cav in testa.

Per quanto riguarda il discorso di Veltroni, al solito parla bene ma razzola male. Non incide nella vita del Pd che resta un agglomerato di vecchi marpioni della politica. Tanto vale che si tolga di mezzo...

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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