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L'Avvenire e la Bonino

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

L'Avvenire e la Bonino

Messaggioda Robyn il 17/02/2010, 15:59

In merito all'articolo dell'Avvenire sulla Bonino ci sono alcune cose da dire
Lo stato è laico e il compito dei cattolici in uno stato laico è essere laici.Non è l'Avvenire che decide le canditature
La Bonino ha detto che terrà conto delle istanze dei cattolici in modo laico anche se la sua canditatura era meglio se fosse stata decisa dalle primarie ,ma ormai le cose sono state fatte.Quello di fare sempre riferimento alla storia passata delle persone mi sembra un pò quella anomalia tutta italiana di condannare le persone per tutta la loro vita,di guardare sempre indietro e mai al futuro.La chiesa è responsabile nel nostro paese di aver creato il bipolarismo imperfetto.Allo stesso tempo non bisogna cedere alle provocazioni perche è un modo per far perdere consenso al centrosinistra.Dobbiamo ricordarci delle elezioni del 2006 e vediamo oggi i risultati ,dove si invocano politiche per la famiglia e una seria politica di sviluppo con la destra al potere.Allo stesso tempo la chiesa con questi suoi continui anatemi mette in moto tutte le spinte anticlericali
Infine dobbiamo ricordarci che nello stato laico di oggi non c'è solo la religione cattolica ma anche le altre fedi
Ciao Robyn
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Re: L'Avvenire e la Bonino

Messaggioda Gab il 17/02/2010, 16:16

da l'Avvenire - 17 Febbraio 2010

Scrive il segretario dei democratici. Il direttore risponde

«Emma, un mattone nella casa comune Pd»
Una scelta che non si può sottovalutare
Caro direttore,
il tema della presenza dei cattolici del Pd richiede ben altro approfondimento di una breve replica a un articolo. Non posso tuttavia non rispondere al ragionamento che Sergio Soave ha sviluppato martedì 16 febbraio sulle pagine di Avvenire.

Innanzitutto, credo davvero che non mi si possa descrivere come un segretario che ha un atteggiamento di sufficienza sulla questione. Chi ha potuto vedermi lavorare lungo ormai molti anni, non potrà certo accusarmi (credo di poter dire, onorevole Binetti compresa!) di sottovalutare la funzione della cultura cattolica nella vita pubblica del Paese. Il punto è che la costruzione del Pd pretende uno sforzo di convergenza e di mescolanza sul piano del progetto politico. Certamente non potrebbe esistere il Pd senza l’idea di una funzione autonoma e mediatrice della politica, funzione tanto più nobile ed importante quanto più collegata al concetto di limite della politica e di riconoscimento, quindi, del valore profondo delle convinzioni religiose ed etiche.

Penso dunque che le adesioni o le defezioni avvengano sul piano delle scelte politiche. Non trovo giusto ad esempio negare in premessa ad una personalità come Emma Bonino, senatrice eletta nelle nostre liste, la capacità di interpretare l’insieme di un programma di coalizione. Così come trovo davvero stucchevole l’idea che si voglia appaltare a qualche altra forza politica la rappresentanza dei valori cattolici, secondo schemi politicisti fatti a tavolino. Distacchi dolorosi dunque, quelli avvenuti, ma che si sono determinati sul piano politico. Non è su questo che può essere messa in discussione la possibilità della cultura e dei politici cattolici di avere un ruolo nella costruzione del Pd. Soave scrive che non è riconosciuta nel Pd pari dignità ai cattolici. Di che cosa si sta parlando? Di posizioni nel partito? Il presidente, il vicesegretario, il capogruppo alla Camera, i responsabili di settori di lavoro crucialissimi come welfare e scuola non sono forse protagonisti di quella cultura? Si parla invece di politiche? Non conosco "derive zapateriste". Conosco un progetto che rivendica la laicità dello Stato legandola strettamente ai nostri principi costituzionali; conosco politiche di merito legate a principi di un umanesimo forte preoccupato della libertà e della dignità dell’uomo, a cominciare da quello debole e abbandonato; un umanesimo capace di misurarsi sui temi cruciali della vita e della morte senza dimenticare tuttavia il cammino dell’esistenza.

Mi si permetta di dire che il nodo della questione è un altro. Le culture del Pd non possono vivere da separate in casa. Piaccia o no, non è questo il nostro progetto. Tutte le culture devono via via riconoscersi nei muri portanti della casa comune. Si potrà dire che questo lavoro è ancora all’inizio; ma chi pensache sia un lavoro inutile o impossibile o uno sforzo a cui rinunciare dovrà ricredersi.
Pier Luigi Bersani
Segretario del Partito democratico




Ringrazio l’onorevole Bersani per le pacate eppure appassionate argomentazioni di questa sua lettera in risposta all’acuto commento di Sergio Soave e, mi pare di capire, al denso lavoro di indagine e di analisi che ha accompagnato su Avvenire le cronache del disincanto, del disagio e del distanziamento dal Pd di settori e personalità di cultura politica cattolica dopo l’abbraccio tra questo importante partito e la leader radicale Emma Bonino. Con una battuta potrei dire che se il segretario del Partito democratico è in coscienza tranquillo, non saremo certo noi di Avvenire a inquietarci al posto suo e degli altri dirigenti della formazione sognata da Prodi e, poi, fondata da Veltroni...

E invece no, non faccio battute. Perché da molti mesi – proprio a partire da alcuni casi di coscienza estremamente significativi e dagli esigui spazi concessi all’esercizio della libertà di coscienza nei gruppi parlamentari dei democratici – stiamo osservando con rinnovati interesse e attenzione lo svilupparsi del progetto politico generato dalla fusione dei Ds e della Margherita. Interesse e attenzione al tema della libertà di coscienza (e dunque di "cittadinanza") nel Pd che stranamente ci è toccato di coltivare in sostanziale solitudine, e ai quali si è via via sommato un crescente senso di allarme, largamente condiviso – posso testimoniarlo – dai nostri lettori.

Da qualche settimana, si è aggiunto il caso Bonino. Che ha ovviamente una natura sua propria, anche per l’incredibile pretesa della superabortista e iperliberista candidata a governatore del Lazio di "rappresentare" addirittura i valori cattolici (e di questo mi occupo pure in penultima pagina, quella dedicata al colloquio coi nostri lettori). Ma il caso Bonino, per le modalità con cui si è manifestato e per il senso politico generale che ha assunto, si sta configurando sempre più anche come un caso Pd. Lei, segretario, ha accettato senza batter ciglio l’autocandidatura della fedelissima compagna di battaglia anticattolica di Marco Pannella e, qui sopra, difende di nuovo la corsa di colei che ha più volte esaltato come «una fuoriclasse», definendo «ingiusto» il giudizio di chi non riconosce a Bonino la «capacità di interpretare un programma di coalizione».

Ma il nome e la storia di Emma Bonino "sono" un programma. Un programma, onorevole Bersani, incompatibile con altri (per più di un aspetto anche con quello alla base dell’idea di sinistra che lei punta a rivitalizzare e rappresentare) e, in ogni caso, certamente affinato con aperta e spesso aspra ostilità verso la visione cristiana della vita e dei rapporti sociali. Decidere di fare di un simile contributo un «mattone» del muro della casa comune del Pd significa fare una scelta pesante e precisa. Che, infatti, sta producendo contraccolpi, crepe e lacerazioni. Liberi tutti di valutare gli uni e le altre, a maggior ragione chi le subisce. Noi ci siamo permessi di sottolineare che le sottovalutazioni – le sufficienze, appunto – si pagano. E ne restiamo convinti.
Marco Tarquinio
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Re: L'Avvenire e la Bonino

Messaggioda Gab il 17/02/2010, 16:18

da l'Avvenire
16 Febbraio 2010
Il Pd e il progressivo distacco degli esponenti cattolici
La strana sufficienza del «partito del secolo»

La sofferta decisione di Paola Binetti di lasciare il Partito democratico per aderire all’Udc ha suscitato freddi commenti burocratici nel vertice e un irrefrenabile moto di soddisfazione nei settori più laicisti di quel partito. Com’è noto Binetti aveva più volte chiesto che il carattere pluralistico e accogliente del Pd venisse effettivamente espresso nelle scelte politiche concrete, ma la sua richiesta è stata ignorata anche nel momento di massimo dissenso, quello originato dall’accodamento dei democratici all’autocandidatura della leader radicale Emma Bonino alla guida della regione Lazio.

Lo stillicidio di personalità di cultura cattolica che abbandonano il Pd ormai rappresenta un elemento permanente del nostro panorama politico, che ha nella scelta di Paola Binetti l’ultima – nel senso di più recente – conferma. Il fatto che questo fatto non venga considerato un problema ai piani alti del partito, con Pierluigi Bersani che, dopo aver espresso il suo dolore di circostanza, parla di nuove acquisizioni che faranno del suo, addirittura, «il partito del secolo», è piuttosto sorprendente.
Da quando è stato progettato nei congressi paralleli dei Ds e della Margherita, il Partito democratico ha già subito altri abbandoni o secessioni preventive. In quei casi, come la scissione promossa da Fabio Mussi e altri esponenti della sinistra dei Ds, nessuno espresse giubilo, nemmeno tra le file della Margherita.

Al contrario, parve grave che nella fase di costruzione di un contenitore pluralista, come sono in sostanza tutti i grandi partiti occidentali, venisse meno una componente, per quanto collocata su posizioni piuttosto eccentriche rispetto all’asse riformista dato come fondamentale. Nei confronti, invece della secessione di esponenti moderati o cattolici, già più di una mezza dozzina solo tra i parlamentari, pare si riscontri, nel migliore dei casi, un disinteresse colmo di sufficienza. A questo si aggiunge un diffuso dileggio incomprensibile (o fin troppo comprensibile...) nei confronti dell’Opus Dei, ai funerali del cui fondatore avevano invece partecipato con rispetto e commozione esponenti della sinistra, dal leader storico Massimo D’Alema a Cesare Salvi, riferimento dell’area più legata al radicamento "socialista" dei Ds.

Quella che Binetti denuncia come «deriva zapaterista», anche se forse non coinvolge l’intero partito, si presenta come una tendenza rilevante e forse prevalente nel Partito democratico, che ovviamente non esclude gli apporti cattolici, ma rifiuta di fatto una loro pari dignità che può essere garantita solo dal limpido e pieno rispetto della libertà di coscienza nelle scelte che hanno un oggettivo rilievo etico.

C’è chi pensa che in questo modo si ralizza un progetto strategico attribuito a Bersani, quello di lasciare fuori dal partito i settori moderati e cattolici, per poi recuperarli "dall’esterno" con un’alleanza organica con l’Udc. Però è proprio sul terreno delle alleanze che si sono determinate le condizioni per l’abbandono di Binetti e di altri. Una tattica studiata a tavolino, che pensa di poter spostare le truppe come in un gioco di soldatini di piombo, trascura la soggettività delle scelte politiche, che è poi il connotato fondamentale della libertà in generale e dell’agibilità effettiva di una formazione che si autodefinisce come presidio fondamentale della democrazia.
Sergio Soave
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Re: L'Avvenire e la Bonino

Messaggioda cardif il 17/02/2010, 20:53

L'acuto commento di Soave sta sull'Avvenire, che quindi lo condivide e fa bene a non inquietarsi per le evoluzioni del PD: non è sua competenza. Lasci a Cesare quel che è di Cesare e si inquieti per quel che succede a casa sua.

E' chiara l'impostazione dell'Avvenire (sofferta decisione... commenti burocratici.... richiesta ignorata... stillicidio di personalità cattoliche che abbandonano il Pd...).
Anche il risentimento per il fatto che c'è "irrefrenabile moto di soddisfazione" per la fuoriuscita della Binetti mentre "nessuno espresse giubilo" per la fuoriuscita di Mussi si può capire.
E' meno chiaro il fatto che l'Avvenire abbia ritenuto "incomprensibile (o fin troppo comprensibile...) il dileggio nei confronti dell'Opus Dei", forse perché è indeciso se sia incomprensibile o fin troppo comprensibile.
Eppure dovrebbe essere chiaro che la politica prescinde dall'Opus Dei, visto che "secondo le parole del suo fondatore, la sua principale finalità è diffondere ovunque una "viva consapevolezza della chiamata universale alla santità e all'apostolato nella vita quotidiana, in particolar modo nell'esercizio del lavoro professionale e su una pratica di vita ispirata da un costante spirito di mortificazione", che non c'azzecca con la società civile.
E' chiara la richiesta di "libertà di coscienza nelle scelte che hanno un oggettivo rilievo etico", e pure condivisibile.
E' meno chiaro in base a che cosa la Binetti denuncia una «deriva zapaterista» che "rifiuta di fatto una pari dignità degli apporti cattolici", se poi c'è una sua pretesa di veto sulla Bonino.
E' chiaro che i "C'è chi pensa ..." sono illazioni a cui si possono attribuire precise finalità (certo, facendo altre illazioni; peché no?).

Quello della Binetti è un caso personale (la sua decisione di uscire dal PD per aderire all'UDC è la conclusione della pretesa di dare al PD un carattere marcatamente cattolico).
Grave è, invece, l'ingerenza nella politica italiana da parte dell'Avvenire; questo pretendere che il PD abbia le caratteristiche che vorrebbe la Binetti.

Il problema è: perché un partito qualunque (in questo caso il PD) dovrebbe essere cattolico? Perché non lo Stato? Perché non la "Repubblica cattolica", da contrapporre casomai a qualche "Repubblica islamica"?
Tanti cattolici continuano a credere che sia possibile un PD in cui i cattolici si possano sentire a casa; tanti credono che ci possa essere la coesistenza di laici e cattolici, e non vederla come contrapposizione.
Tanti politici si sentivano di casa anche nel DS e si sentono di casa tra i radicali, checché ne pensi l'Avvenire, che evidentemente vede o vuole i cattolici a destra.
Tanti elettori sono cattolici e si sentono di sinistra; o si crede che i milioni di elettori del CS siano tutti dei senza Dio?
Le battaglie anticattoliche dei Radicali (sul divorzio per esempio: 19 milioni di italiani che votarono NO su 32 milioni di votanti) sono state assecondate solo dai radicali o c'era qualche infiltrato cattolico, per caso?
E la storia di Emma Bonino sarebbe un programma affinato con aperta e spesso aspra ostilità verso la visione cristiana della vita e dei rapporti sociali? Oppure solo non clericale, come si vorrebbe?

Bersani giustamente fa notare che: "E' stucchevole l'idea che si voglia appaltare a qualche altra forza politica la rappresentanza dei valori cattolici, secondo schemi politicisti fatti a tavolino".

I valori cattolici per eccellenza, quelli che la Binetti dovrebbe avere ben presenti, sono i dieci comandamenti, credo.
Ne cito un paio per semplicità: Non rubare; Non dire falsa testimonianza.
Non si può dire che ladri e spergiuri stiano solo nel PD, e che la Binetti non ne troverà (compresi i divorziati) tra quelli dell'UDC o di altri possibili alleati. Dovrebbe non sentirsi a casa nemmeno là, secondo me.
Tutte le colline dei valori cattolici che non sarebbero difesi dal PD lasciano il tempo che trovano, se poi non si guardano le montagne che sono anche altrove.

Certo che va detto un grazie per la libertà lasciata di decidere, anche se pare sottenda un infausto presagio (e un fausto auspicio, per contraltare).
Tanti capiscono ed accettano che lo Stato, in cui devono poter vivere pacificamente cattolici, laici, buddisti, atei ecc., non può avere connotazione religiosa. E ne resto convinto.
Se qualcuno ha difficoltà a capire ed accettare questo, e non riesce a farsene una ragione, pazienza; ma che c'entrano gli altri?
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Re: L'Avvenire e la Bonino

Messaggioda pianogrande il 17/02/2010, 23:41

Mi colpisce sempre la reiterazione del tema della "libertà di coscienza".
Come ci può essere libertà di coscienza se non si è laici?
Questa libertà è assolutanente personale e non può essere invocata (salvo perfetta malafede) per imporre i propri valori e le proprie convinzioni o i propri dogmi agli altri.
La libertà di coscienza (quando di questo si tratta) non può che essere per tutti.
Un semplice esempio.
Una legge che vieta il divorzio non la posso fare in nome della libertà di coscienza.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: L'Avvenire e la Bonino

Messaggioda Robyn il 18/02/2010, 13:08

Loro,quelli dell'Avvenire,dicono che la presenza della lista bonino-pannella possa modificare il profilo culturale degli elettori di sinistra.Credo proprio di no,non abbiamo adottato il programma culturale su bioetica e famiglia dei radicali.La nostra è una laicità che si fonda sulla ragione e che ha un suo punto di vista autonomo.In uno stato laico i cattolici hanno il compito e il diritto ad essere laici.Laicità=libertà e democrazia Ciao Robyn
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Re: L'Avvenire e la Bonino

Messaggioda Iafran il 19/02/2010, 2:16

Come era risaputo i laici si rapportano agli altri con pacatezza e rispetto (Bersani), i cattolici ... con meno pacatezza e meno rispetto dei laici (Tarquinio e Soave).

Devo ringraziare Gab che mi dà l'opportunità di constatarlo ... per l'ennesima volta.
Vedo, infatti, un rinvigorito "assalto alla diligenza dei laici" da parte dei preti che mi sgomenta: il pulpito "non renderebbe più le soddisfazioni di una volta" a giudicare dalla presenza quasi assillante di sermoni e omelie sui più disparati mass media, ma all'esterno delle loro chiese.
(Poi c'è Radio "Maria" che non fa una grinza: si prende dappertutto, in barba alle disposizioni ministeriali!)

I politici di provata fede "cattolica" (Binetti, Rutelli) hanno solo l'imbarazzo della scelta fra i partiti italiani: altri lo hanno fatto e si sono trovati bene, soprattutto quando si sono schierati (Formigoni, Buttiglione, Giovanardi, Casini, etc.) con il "cattolico che più cattolico non si può" in Italia.
Ha detto bene cardif: "Avvenire" si accontenti dei risultati che "il capo" garantisce (se non si vuole proprio concentrare sulla sua figura e sulla sua "fede") e faccia vivere gli altri che "non sono di sua competenza"!

Robyn ha scritto:La nostra è una laicità che si fonda sulla ragione e che ha un suo punto di vista autonomo.In uno stato laico i cattolici hanno il compito e il diritto ad essere laici.Laicità=libertà e democrazia

Parole sante!
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Re: L'Avvenire e la Bonino

Messaggioda cardif il 19/02/2010, 22:47

Sopra, l'altro ieri 17 febbraio, avevo scritto:
"I valori cattolici per eccellenza, quelli che la Binetti dovrebbe avere ben presenti, sono i dieci comandamenti, credo.
Ne cito un paio per semplicità: Non rubare; Non dire falsa testimonianza.
Non si può dire che ladri e spergiuri stiano solo nel PD, e che la Binetti non ne troverà (compresi i divorziati) tra quelli dell'UDC o di altri possibili alleati. Dovrebbe non sentirsi a casa nemmeno là, secondo me."


Il Papa, ieri 18 febbraio, nel discorso rivolto al clero di Roma chiede:
"Non si dica più "ha mentito: è umano; ha rubato: è umano".
Http://www.corriere.it/cronache/10_febb ... primopiano

Non avrà fatto mica un richiamo alla Binetti, per caso? (visto che si sposta alla ricerca dei valori cattolici) ;)
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Re: L'Avvenire e la Bonino

Messaggioda matthelm il 24/02/2010, 14:13

La Bonino? G o d e t e v e l a la miglior candidata possibile!
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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Re: L'Avvenire e la Bonino

Messaggioda Iafran il 24/02/2010, 15:43

matthelm ha scritto:La Bonino? G o d e t e v e l a la miglior candidata possibile!

Grazie del suggerimento, peccato che Anita Marchetti, sindaco di Goito (Mantova), il paese che accetta "all'asilo comunale solo bimbi di famiglie cristiane" (*) non possa essere candidata, sarebbe stata molto più efficace ... per una nuova caccia alle streghe moderne, e peccato che quelle più belle finiscano non più sul rogo ma a sostenere la causa del "cattolico che più cattolico non si può" (il "capo" per eccellenza) nei parlamenti regionali, nazionali ed europei (segreterie, assessorati e ministeri, inclusi).
Meno male che, per te, gli integralismi sono solo nei paesi islamici, predicati dagli uomini con il turbante ... quelli che portano la mitra predicano tutt'altra cosa, naturalmente!
Ah, la civiltà ... pardon, la religione! Di religione vera ce n'è una, tutte le altre sono ... abusive (parole di uno con il turbante!).

Il pelo, naturalmente, lo perdiamo solo noi atei.

(*) annalù, viewtopic.php?f=7&t=1678&p=23384#p23384
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