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NfA e il gruppo "montiano" del PD

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

NfA e il gruppo "montiano" del PD

Messaggioda franz il 25/07/2012, 7:35

http://noisefromamerika.org/articolo/li ... semblea-15

NfA era stata invitata ad una conferenza del gruppo che nel PD sostiene l'agenda Monti.
Poi come a volte accade le cose si sono dilungate (vedi http://noisefromamerika.org/articolo/st ... intervento ) e l'intervento è saltato. Ecco il testo.



L'intervento mancato all'assemblea dei 15
23 luglio 2012 • redattori noiseFromAmeriKa

giulio zanella
Grazie per l’invito e per l’opportunità di prendere la parola, anche a nome degli altri redattori di nFA. Sono venuto innanzitutto per ascoltare, perché trovo la vostra iniziativa coraggiosa e di estremo interesse - un tentativo di svolta, finalmente, nel centrosinistra. Ma sono venuto anche per parlarvi di un’iniziativa politica di cui, assieme ad altri, ci siamo fatti promotori e che nella sostanza ha molti punti di contatto con la vostra: ci sono forse sinergie da sfruttare.

L’iniziativa che stiamo promuovendo cerca di aggregare le forze genuinamente riformatrici (che a nostro avviso sono presenti, in misura differente ma molto spesso minoritaria, in ogni parte dello schieramento politico) su dieci concrete proposte di riforma capaci di attaccare alla radice i problemi di finanza pubblica e della mancata crescita italiana. Queste proposte vanno ben oltre “l’agenda Monti” e rappresentano la base programmatica per un governo politico nella nuova legislatura che ponga lo sviluppo economico e la mobilità sociale al centro dell’agenda. Giusto per essere chiari, quando parliamo di sviluppo economico non pensiamo affatto a un (ulteriore!) aumento della spesa pubblica ma ad una radicale trasformazione degli incentivi degli attori economici, in primo luogo lavoratori e imprese, cui deve essere data l’opportunità di mantenere una fetta più ampia di quanto producono oltre che la libertà di competere per produrlo. Questo implica aggredire il debito pubblico con una politica di dismissione degli attivi patrimoniali dello stato, ridurre la spesa pubblica e ridurre la pressione fiscale, in primo luogo su impresa e lavoro. Questi sono i primi tre dei dieci punti, e il governo Monti sembra essersi ora messo nella direzione giusta. Molti degli interventi che ho sentito questo pomeriggio, però, hanno identificato “agenda Monti” e “consolidamento fiscale”. Questo è sbagliato e rischia di portare su una strada sbagliata.

Quella che chiamate “agenda Monti” va ben oltre la finanza pubblica e la razionalizzazione della spesa pubblica. Solo che la parte “oltre” non riesce a essere attuata. Il motivo è che pur rappresentando un netto miglioramento rispetto al precedente, il governo Monti sconta da un lato la necessità di essere costretto a gestire una fase emergenziale e dall’altro il fatto che esso è comunque espressione degli equilibri esistenti. Sia il personale politico sia i partiti dalla cui fiducia il governo dipende rappresentano oggettivamente un freno all’avvio di una stagione di riforme di cui l’Italia ha secondo noi disperato bisogno. Comprendiamo e appoggiamo la necessità di difendere (come state facendo voi), in questo momento il governo Monti dalle parti più conservatrici della coalizione che lo sostiene (inclusi molti vostri colleghi di partito), ma riteniamo anche che i tempi siano maturi per iniziare a costruire, a partire dalla prossima legislatura, una reale alternativa alle politiche di oppressione fiscale e mantenimento o espansione della spesa pubblica che per lungo tempo hanno prodotto danni alle prospettive di crescita del paese, e di andare oltre la pur necessaria austerità iniziata un anno fa.

Occorre iniziare a dire in modo forte e chiaro che è ora di smetterla di cercare le cause del declino del paese all’esterno. Prima era la Cina, poi l’euro, poi la Germania e chissà chi sarà il prossimo. Spiace sentire oggi qualche voce anche in mezzo a voi attribuire responsabilità al Governo tedesco e alla Corte costituzionale tedesca. Le cause del declino sono tutte interne per la semplice ragione che il declino è iniziato almeno vent’anni fa. La crisi di oggi altro non è che quella del 1992, aggravata. Il paese è paralizzato economicamente e socialmente da privilegi e interessi particolari che, in un gioco di veti incrociati, non si riesce ad eliminare. Gli incentivi sono tali che il metodo principale di ascesa socio-economica, sia per gli imprenditori che per i lavoratori, è l'acquisizione e il mantenimento di uno di questi privilegi. Questo vale a tutti i livelli: il lavoratore poco qualificato vuole il posto fisso alle poste, il professionista fa la gavetta per entrare nell'albo, l'imprenditore (piccolo o grande) cerca il sussidio e invece di innovare si concentra in attività che lo garantiscano, il sussidio non la produttività.

Tipicamente, i privilegi nascono da (e si alimentano di) un'eccessiva presenza dello stato nell'economia e vengono elargiti dalla classe politica che beneficia del loro mantenimento e allargamento. Non abbiamo per caso sia la classe politica che quella burocratica più ricche d’Europa, sia in assoluto che, soprattutto, in relazione al reddito medio del paese: le rendite di posizione, alla fine, rendono soprattutto a chi le concede e amministra. Per questo, il cambiamento non può venire dai partiti "tradizionali", che prosperano in simbiosi con i privilegiati grandi e piccoli. È per questa ragione che riteniamo che la società civile debba generare una nuova forza politica. Ma non una qualunque: le nuove forme di aggregazione esistenti che si pongono in posizione critica verso la cosiddetta "casta", pur avendo ottenuto discreti successi elettorali in sede locale, non sembrano essere in grado di aggregare idee necessarie a rompere veramente lo status quo con un programma coerente e credibile.

Il da farsi è la conseguenza naturale dell'analisi precedente: occorre allo stesso tempo eliminare i privilegi e diminuire il potere della classe politica riducendo la presenza dello stato (ossia, di quella medesima casta politico-burocratica) nell'economia. Questo va fatto assieme perché i privilegi e la presenza dello stato sono in gran parte facce della stessa medaglia. Questo significa: abbattere il debito (come già detto sopra) vendendo immobili e aziende pubbliche, RAI in primis, riformare la pubblica amministrazione premiando il merito fra i dipendenti, eliminare TUTTI i conflitti di interesse, liberalizzare le professioni, eliminare sussidi alle imprese, dare una chance agli esclusi liberalizzando il mercato del lavoro, ridurre sostanzialmente le imposte che gravano sul lavoratore e sull'impresa e tante altre cose (come già detto sopra). Questi sono i successivi punti dei dieci, e il governo Monti qui ha ottime intenzioni ma non riesce ad agire fino in fondo per le due ragioni già dette.

Crediamo che tutto questo possa servire a creare un circolo virtuoso in grado di generare crescita e benessere, soprattutto per gli strati non protetti della società, quelli che non beneficiano dei privilegi, dei sussidi, del posto fisso. La crescita non può venire che dall'innovazione dell'imprenditore e dal capitale umano del lavoratore. L'imprenditore è incentivato a innovare in un ambiente concorrenziale in cui lo stato non altera le regole del gioco a suo piacimento. Il lavoratore è incentivato a migliorare le sue abilità quando esse sono premiate nel mercato del lavoro.

Come possiamo rendere politicamente possibili le proposte di cui sopra? Siamo costretti a prendere atto del fatto che non ci sono, tra quelle esistenti, forze politiche capaci e desiderose di realizzare queste cose. Se ce ne fossero, probabilmente molte di queste cose sarebbero già state fatte. Siamo invece stretti tra un Berlusconi che si prepara a raccontare di nuovo la frottola della rivoluzione liberale che solo lui può fare e una dirigenza del PD che prova a masticare ma alla fine non riesce realmente a comprendere concetti come meritocrazia, liberalizzazione, concorrenza, abbattimento delle rendite (talvolta chiamate più pudicamente “diritti acquisiti”), riduzione della spesa pubblica. Nel PD, è inutile fare finta del contrario, voi siete l’eccezione piuttosto che la regola. Lo rivela il documento dal quale nasce questa assemblea, lo leggiamo in pubblicazioni come qdR magazine, lo vediamo nelle iniziative purtroppo minoritarie di molti di voi. Per questo siete per noi interlocutori privilegiati. Non gli unici, ma fra i pochi.

Realizzare quello che proponiamo (avviare una politica di superamento delle rendite e dei privilegi e di stimolo reale della crescita) richiede la realizzazione di tre condizioni:

che cambi radicalmente la composizione politica del parlamento rispetto all’attuale;

che in esso sia presente e riconoscibile una forza politica che si identifichi con questa agenda riformatrice e abbia come proprio obiettivo dichiarato fare uscire l’Italia dal declino puntando sui produttori a discapito dei parassiti;

che attorno a questo programma si aggreghi una maggioranza politica disposta a sopportare l’onda d’urto della controreazione alle riforme necessarie.

A questo stiamo lavorando, e speriamo che da oggi, anche da questa prima assemblea, altri lavoreranno con noi. Speriamo di incontrarci, su un terreno ancora vergine della politica italiana: quello dove non ci sono pregiudiziali ideologiche e dove persone capaci, motivate e pragmatiche lavorano insieme per riformare il paese e consegnarlo migliore alla generazione successiva.

Fatemi aggiungere che alcuni “leaks” hanno riportato che questo di cui vi parlo sarà il "partito ultraliberista" e il "partito di Confindustria." Se ci chiamano ultraliberisti non ce ne abbiamo poi particolarmemte a male. Per quello che “ultraliberista” vuol dire in Italia, siete ultraliberisti anche voi! Noi continuiamo a insistere che siamo semplicemente economisti che cercano di usare quello che hanno imparato studiando, e che sono coscienti sia dei possibili difetti del mercato sia di quelli dell'intervento pubblico.

Che sia il partito di Confindustria, qualunque cosa questo voglia dire, lo escludiamo e ci fa pure sorridere. Primo, non dipendiamo proprio per nessuno: siamo troppo costosi, quindi possiamo solo lavorare in proprio. Secondo, l’organicità tra le forze politiche esistenti e i gruppi di interesse (inclusi i sindacati, compresi quelli degli industriali di cui Confindustria è solo il più grande) è una delle radici dei mali che storicamente affligono il paese. Il nostro approccio è ortogonale a questo, come centinaia di interventi nell'arco di sei anni sono lì a provare.

Vi ringrazio per l’attenzione e spero che percorreremo insieme almeno un pezzo di strada nell’interesse del paese.
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Re: NfA e il gruppo "montiano" del PD

Messaggioda Manuela il 25/07/2012, 10:18

Molto interessante. Non tanto per le proposte, che già conoscevo, ma per l'ultima parte... si conferma che ci sono, nel paese, molti che sentono l'urgenza di un cambiamento radicale, c'è una classe dirigente che non è ancora riuscita a farsi largo e che sta premendo sotto la cappa dei privilegi e delle corporazioni... ma, a parte Italia Futura, di cui non è ancora chiara la strada che verrà intraprendere, è la prima volta che sento parlare di un vero e proprio progetto di impegno diretto.
Se la cosa si concretizzasse non avrei dubbi a chi affidare il mio futuro, anche se questo dovesse comportare (e la comporterebbe di certo) la rinuncia a parecchi privilegi dell'essere dipendente pubblico.
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Re: NfA e il gruppo "montiano" del PD

Messaggioda matthelm il 25/07/2012, 10:48

Sì, approccio giusto e positivo.
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Re: NfA e il gruppo "montiano" del PD

Messaggioda Iafran il 25/07/2012, 11:48

Se si legge la "Storia di un non-intervento" di Giulio Zanella (http://noisefromamerika.org/articolo/st ... intervento) si capisce che la "casta" non vuole rinunciare a niente dei suoi privilegi (compreso quello "sofferto" -sic!- di "chiamare i cittadini alle armi (alle tasse) per amor di patria" ... con una certa ripetizione) e non può che azzoppare coloro che vogliono il suo cambiamento o (del tutto) la sua rimozione.
L'intervento bisognerebbe associarlo alle ragioni del suo mancato ascolto, per colmo, in un'assemblea organizzata proprio per avere altri contributi
Niente di nuovo stavolta dalla propaggine della "casta del PD".
Mi auguro che NfA si difenda bene dai voltagabbana.
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Re: NfA e il gruppo "montiano" del PD

Messaggioda ranvit il 25/07/2012, 12:03

Manuela....credo che il tuo giudizio sia stato prematuro.

Ecco cosa è realmente accaduto :roll: :shock: :roll: :


http://noisefromamerika.org/articolo/st ... intervento

Storia di un non-intervento
23 luglio 2012 • giulio zanella

Il 20 luglio ho partecipato a Roma all'assemblea organizzata da un gruppo di quindici parlamentari del PD il cui obiettivo è porre quella che hanno chiamato "agenda Monti" al centro della prossima legislatura. Eravamo (noi = nFA) stati invitati ad intervenire e il mio compito era farlo a nome della redazione di nFA, per convincere i presenti della necessità di costruire una nuova forza politica per realizzare questo obiettivo. In un post separato potete leggere il testo dell'intervento che avevamo preparato come redattori, da bravi scolaretti che fanno i compiti prima di essere interrogati. In questo post invece vi racconto l'illuminante storia del perché, alla fine, non sono riuscito a intervenire.

Il testo era stato preparato con cura. Ci sembrava una buona occasione per iniziare concretamente ad aggregare quel "partito che non c'è" di cui abbiamo discusso alle giornate di Moncalieri.

Il 20 luglio però, ahimè, non sono riuscito a dire una sola di tutte queste belle parole. Cos'è successo?

La versione breve è che non è rimasto tempo, non una singola slot di 10 minuti tra le 21 che erano comprese tra le 15 (orario di inizio) e le 18:30 (orario di chiusura) per farmi parlare, nonostante fossimo stati invitati per farlo. La presidente dell'assemblea ha cancellato gli ultimi due interventi per mancanza di tempo. Sfortunatamente, ero l'ultimo. Può darsi che questo tipo di pratica sia abituale in incontri di questo tipo. Io e gli altri redattori di nFA però non ci siamo abituati; siamo invece abituato ai convegni accademici, dove il tempo non manca mai perché chi presiede, se necessario, toglie la parola a chi ha esaurito il tempo a disposizione e non cancella interventi già in programma. Ci sembra peraltro una forma molto sensata di procedere, ma supponiamo sia un ulteriore elemento di differenziazione tra la classe politica e la società civile.

La versione lunga e più interessante è la seguente.

L'intervento iniziale di Paolo Gentiloni dà il LA chiedendosi cosa succede a maggio 2013; non tutte le incertezze, dice, possono essere risolte ma una sì: adottare l'agenda Monti, in primis ridurre spesa per ridurre tasse sul lavoro; vabbeh, c'è stata anche una sparata per cui la riduzione della spesa deve servire anche ad aumentare la spesa sul digitale, si è eccitato a vedere Monti con Zuckerberg dimenticandosi che quest'ultimo non ha avuto un solo cent di finanziamento pubblico per sviluppare Facebook. Dopo Gentiloni ero nella lista degli iscritti a parlare.

Ma, qui inizia il bello, ho poi iniziato a scivolare in basso nell'ordine degli interventi e poi di nuovo più in basso man mano che notabili del PD e persone di più alto rango arrivavano e venivano notati muoversi in sala. Così sono stati concessi dieci minuti a Claudio Petruccioli il quale si è esibito in una serie (che a me pareva infinita) di riflessioni del tutto fuori tema. Non le ho mai frequentate, ma mi pareva di essere a una riunione della sezione del PCI di Pescara (o dell'analogo DC di Lucca, for that matter) nel 1977.

Poi un'altra decina di minuti a Bruno Tabacci, che ha donato ai presenti perle di saggezza come le seguenti: (1) lo spread si abbasserebbe con una "patrimoniale soft" consistente nel far pagare la temutissima tassa patrimoniale ma dando in cambio il controvalore in titoli del debito pubblico con rendimento forzoso pari all'analogo titolo tedesco (oh, sì, come si abbasserebbe lo spread! Vedreste!). Oppure, (2) siccome in italia c'è il 30% di economia sommersa (in realtà non è più del 15-20, ma facciamo finta che Tabacci abbia dato il numero giusto) allora 1/3 delle famiglie non paga tasse.

E come non far intervenire Franco Bassanini, il quale sedeva per caso in prima fila, non aveva chiesto la parola ma la presidente dell'assemblea l'ha gentilmente invitato a fare un saluto visto che c'era. Lo schivo Franco ha salutato per quasi 10 minuti sproloquiando di investimenti, le colpe delle macroeconomic imbalances europee e non ricordo cos'altro (il cervello si spegne in queste circostanze, mi spiace).

Poi via di Ivan Scalfarotto, secondo il quale la svolta vera ed epocale sarebbe un ministro dell'economia donna. In Germania, ci pare, sono parecchio più avanti, con un primo ministro donna. Dev'esser per quello che vanno meglio.

E infine, "spiacenti non c'è più tempo perché dobbiamo passare subito alle conclusioni di Umberto Ranieri per chiudere in tempo alle 18:30". Il quale Ranieri sviolina, come qualcuno prima di lui, sulle responsabilità del governo tedesco e della corte costituzionale tedesca che follemente rimanda a settembre la suprema decisione sull'ESM (ah, appena prima di Ranieri c'è stato anche tempo per far intervenire nonricordochi che ha parlato del "senso della narrazione"; uno spasso).

Per dovere di cronaca, aggiungo che ci sono stati anche interventi interessanti sul punto. Il tema di fondo di questi interventi era che il PD ha buone probabilità di vincere le elezioni e per quel momento ci vuole decisione a continuare l'agenda Monti (decisione che ora non c'è). Ecco tre esempi che ho appuntato.

Marco Follini dice "facciamo noi un pezzo di rivoluzione liberale; agenda Monti non perché serve ad avere consenso (al contrario) ma perché è nell'interesse del paese".

Giorgio Tonini osserva che nessuna delle due coalizioni è pronta ad affrontare il voto impegnandosi in modo credibile sull'agenda Monti (o lettera BCE, che è la stessa cosa). Berlusconi non è stato in grado di rispondere alla lettera e alla fine si è fatto da parte. E Bersani ha avuto l'onestà di riconoscere che se il PD avesse vinto elezioni anticipate, non sarebbe stato neppure lui in grado di fare quello che chiedeva la BCE. Essere pronti a realizzare appieno quell'agenda per le elezioni del 2013 è a questo punto fondamentale. Questo illustra benissimo da dove nasce il "documento dei 15".

Enrico Morando sembra essere uno dei pochi a capire che l'agenda Monti include politiche "supply side", quelle cioè che modificano gli incentivi e di cui avrei parlato se me ne avessero dato l'opportunità.

Ora, qua a nFA siamo adulti e abbiamo tutti le spalle piuttosto larghe. Pazienza quindi per il mancato intervento; chiaramente a quel punto avrei preferito restarmene in vacanza e mandare il testo scritto da mettere agli atti, ma sono gli incidenti del mestiere e non val la pena starci a ricamare più di tanto. In ogni caso, visto che alla fine ci sono andato, ecco le mie impressioni finali:

Primo, queste assemblee servono a poco o niente. Alla fine sono passerelle per politici influenti o aspiranti tali col 75% delle cose che si dicono del tutto fuori tema. Le vere alleanze e il resto avvengono, probabilmente, altrove. Avevo dimenticato che Roma funziona così. Mi rattrista profondamente che anche un gruppo potenzialmente dirompente all'interno del PD alla fine rinunci a fare un'assemblea vera dove si discute focalizzandosi su ciò che si è messo in tema con tempi contingentati per tutti e non sappia fare niente di meglio della solita, deprimente, passerella.

Secondo, questo documento dei 15 ha suscitato interesse e in tanti hanno cercato di farsi vedere, mostrare che ci sono anche loro e, possibilmente, saltare sul carro se la cosa avesse mezza chance di vincere.

Terzo, quando parlavano della situazione economica italiana ho spesso avuto la sensazione che parte della nostra classe dirigente sia come Schettino nei 60 minuti dopo il botto allo scoglio delle Scole: si, vabbuò, stiamo imbarcando acqua, ma vediamo, prendiamo tempo su in plancia, chiamiamo questo e quello che magari riparano la falla e si riparte.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: NfA e il gruppo "montiano" del PD

Messaggioda franz il 25/07/2012, 12:14

Terzo, quando parlavano della situazione economica italiana ho spesso avuto la sensazione che parte della nostra classe dirigente sia come Schettino nei 60 minuti dopo il botto allo scoglio delle Scole: si, vabbuò, stiamo imbarcando acqua, ma vediamo, prendiamo tempo su in plancia, chiamiamo questo e quello che magari riparano la falla e si riparte.

.... ma magari tra un vabbuò e l'altro si cerca di dare la colpa ad altri. "Quello scoglio non c'era nella mappe" ... ovviamente mappe tedesche. :lol:
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Re: NfA e il gruppo "montiano" del PD

Messaggioda Manuela il 25/07/2012, 13:17

Chi ha frequentato assemblee di partito non si stupisce affatto della cronaca di Zanella: la corsia preferenziale per i maggiorenti, i tempi non contingentati, gli interventi off topic, ecc. ecc. sono tipici dei partiti. Questi incontri non hanno altra funzione che quella di passerella, dato che le elaborazioni politiche, la definizone degli obiettivi, le strategie, si costruiscono in modo affatto diverso - in stanza chiuse e per niente trasparenti. E il fatto che non si sia trovato il tempo per far parlare un esterno - appositamente invitato per fare un intervento - dà la misura del livello di maleducazione raggiunto da una casta che nemmeno si accorge di esserlo!
Immagino il poveretto, costretto ad ascoltare per un intero pomeriggio queste sbrololature! :twisted: Speriamo che abbiano almeno avuto l'aria condizionata!

Vittorio, credi che mi sia fatta una piccola illusione? Hai probabilmente ragione, ma qualcosa dovrà pur succedere, non credo che si possa continuare con questi partiti, Bersani, Berlusconi, Di Pietro e compagnia cantante, Grillo compreso... magari una meteorite ci spazzerà via, o ci penseranno i mercati :cry:
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Re: NfA e il gruppo "montiano" del PD

Messaggioda franz il 25/07/2012, 13:47

Manuela ha scritto:Chi ha frequentato assemblee di partito non si stupisce affatto della cronaca di Zanella: la corsia preferenziale per i maggiorenti, i tempi non contingentati, gli interventi off topic, ecc. ecc. sono tipici dei partiti.

Concordo ma chiarisco: tipico dei partiti italiani. Perché per esperienza personale e pluridecennale all'estero (come gli amici amerikani di NfA) queste cose non sono uno standard altrove, anche a pochi km dai nostri confini nazionali. In ogni caso qualche cosa si muove ... è positivo.
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Re: NfA e il gruppo "montiano" del PD

Messaggioda mauri il 26/07/2012, 17:15

NfA interessante per proposte e progetto ma credo che il percorso per arrivarci, per un cambiamento radicale, sarà molto lungo, abbiamo una scadnza nel 2013 oltre ad una crisi economica mozzafiato, chi sarà in grado di sgretolare la casta e far ripartire il lavoro? per ora di concreto vedo solamente il M5S anche se non ha ancora delineato un programma, il PD non ascolta le proposte di NfA e insulta i grillini non va da nessuna parte
ciao mauri
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Re: NfA e il gruppo "montiano" del PD

Messaggioda flaviomob il 31/07/2012, 0:43

E infine, "spiacenti non c'è più tempo perché dobbiamo passare subito alle conclusioni di Umberto Ranieri per chiudere in tempo alle 18:30".

Semplicemente squallido, una totale mancanza di serietà e di rispetto. O gli interventi vengono contingentati (e cronometrati), oppure si accetta di prorogare un'assemblea di venti minuti, che sarà mai? Doppiamente maleducati, perché hanno cancellato l'intervento di un relatore esterno: almeno per ospitalità, avrebbero dovuto fare diversamente.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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