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La questione morale

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

La questione morale

Messaggioda flaviomob il 23/03/2012, 13:52

... torna anche a sinistra:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... no/199119/

Nuova bufera sulla sanità pugliese: indagati Tedesco e Marino del Partito democratico

Due nuove inchieste delle procure di Bari e Foggia hanno fornito nuovi elementi sul giro di affari e sugli interessi privati che ruotano intorno alla salute pubblica regionale. Coinvolti l'ex assessore della giunta Vendola e il presidente della commissione regionale alla Sanità. Insieme a loro, altri 44 indagati


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Re: La questione morale

Messaggioda franz il 23/03/2012, 14:27

flaviomob ha scritto:Nuova bufera sulla sanità pugliese: indagati Tedesco e Marino del Partito democratico


Forse anche per questo Monti (per ora) piace.
Non è infognato con scandali PDL, Lega, UDC, PD.
Non ha mai presentato Scillipoti come persona affidabile.
Di tutto si puo' dire tranne che sia populista.
E se ha tenuto testa alla Microsoft, potrà farlo con la CGIL.
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Re: La questione morale

Messaggioda flaviomob il 25/03/2012, 11:57

Carina, "se ha tenuto testa alla Microsoft potrà farlo con la CGIL". Peccato che siano di nuovo le mele e le pere...
Quando fece bene con Microsoft, senza farsi intimidire, applicò semplicemente la normativa europea e lo fece talmente bene che Microsoft perse in primo grado ed anche in appello.
Con la CGIL (e CISL UIL UGL e PD SEL IDV nonché parte del centro) Monti affronta una questione politica, il ché va molto oltre i doveri e le competenze, con tutto il rispetto, di un commissario alla concorrenza. Ha fatto un grave errore, perché ha posto il segretario del primo partito italiano (da tutti i sondaggi) davanti ad un'alternativa "prendere o lasciare" quando poteva prorogare la trattativa. Ha compattato i maggiori sindacati sulla posizione ferma della CGIL, ricevendo persino le inedite e nette critiche della Conferenza Episcopale Italiana. Ora non può uscirne senza perdere, almeno in parte, la faccia.

Ma torniamo al titolo dell'argomento qui pertinente, con un editoriale di Travaglio sul Fatto:

Interessi di conflitto

Anche questa volta i partiti stanno perdendo l’occasione di fare tesoro del “caso Emiliano”, usato per regolare i conti con un personaggio scomodo anziché per darsi qualche regola e soprattutto una regolata. Così come l’hanno persa – per fermarsi soltanto a Bari – sui casi Tedesco e Frisullo.

Non che questi casi siano tutti uguali, anzi. Il primo, quello che ha coinvolto Michele Emiliano, non è né penale né etico. È estetico (dunque politico): non si accetta in dono una vasca piena di cozze, anche se sulle tecniche di restituzione il dibattito è aperto. Gli altri tre scandali sono etici, penali e, anch’essi, politici. Ma tutti e quattro sono uniti da un unico comun denominatore: il conflitto d’interessi. Conflitto reale e concreto per Tedesco (nominato assessore della Sanità da Vendola pur avendo interessi familiari in aziende fornitrici della Sanità pugliese) e per Frisullo (accusato di aver favorito Tarantini in cambio di favori sessuali dalle sue escort: le famose “altre utilità” della corruzione). Conflitto potenziale per Emiliano, che ha nominato assessore la figlia del costruttore Degennaro, ex Margherita e patron di due liste avversarie, una alleata e decisiva per la rielezione dell’ex pm a sindaco, l’altra fiancheggiatrice del suo rivale poi sconfitto; ma al momento non è accusato di aver assunto decisioni che riguardassero, e dunque potessero favorire, gli affari della famiglia Degennaro.

Che cosa insegnano, i tre casi? Confermano che il conflitto d’interessi non è un’esclusiva di B., che anzi, avendolo più grosso di tutti, ha finito col coprire e legittimare quelli altrui. Ora il Pd ha deciso che, al massimo, se proprio insiste, Emiliano può terminare la seconda sindacatura, ma deve levarsi dalla testa di candidarsi alle regionali per succedere a Vendola. Ora – a parte il fatto che il Pd s’è dato la regola delle primarie e non si vede chi o che cosa possa impedire a Emiliano di concorrervi – di che sarebbe accusato il sindaco di Bari? Di aver accettato un regalo di Natale? Di aver nominato assessore la figlia di un costruttore già iscritto fin dai tempi della Margherita? È un po ’ arduo privare un cittadino del diritto di fare politica solo perché fa l’imprenditore. Ed è un po ’ ipocrita che il Pd lo sostenga dopo aver portato in politica i Franco Debenedetti, i Massimo Calearo e i Matteo Colaninno.

Difficile dimenticare quando Matteo Colaninno era responsabile Industria e Finanza del Pd durante l’affare Cai-Alitalia gestito da un certo Roberto Colaninno, che non era suo omonimo, ma suo padre? E vogliamo parlare di quel che accade a Torino, dove il sindaco Fassino prende il posto di Chiamparino e lo nomina presidente della Compagnia San Paolo, la fondazione che è il primo azionista di Banca Intesa? E ci siamo dimenticati dei flirt fra alcuni dirigenti pd e il banchiere Profumo o il top manager Montezemolo? Delle telefonate dei vari Fassino, Latorre e D’Alema coi furbetti alla Consorte che scalavano illegalmente banche e giornali? Del monumentale conflitto d’interessi familiare che sta dietro a Casini, leader del corteggiatissimo Terzo Polo e suocero del costruttore-banchiere-editore Caltagirone? Dei silenzi del Pd sui quattro ex banchieri (Passera, Ciaccia, Fornero e Gnudi) che presidiano i posti chiave del governo Monti? I conflitti d’interessi esistono anche senza candidare gli imprenditori (vedi Unipol, Montepaschi e coop rosse guardacaso impegnate nel Tav e nel Dal Molin).

E si tranciano soltanto con una legge che regoli severamente i rapporti tra affari e politica, stabilendo cosa si può fare e cosa non si può fare con regole di incompatibilità o incandidabilità e, per i trasgressori, con sanzioni commisurate alle tentazioni. Ma quella legge nessuno la vuole fare perché è molto più comodo lucrare sui conflitti d’interessi degli amici e usarli per ricattare i nemici. Ecco: la legge sui conflitti d’interessi non si fa proprio a causa dei conflitti d’interessi. Attendiamo fiduciosi sul tema un monito del capo dello Stato, magari seguito dal consueto ritornello: “Ce lo chiede l’Europa”.

Il Fatto Quotidiano, 24 Marzo 2012


http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... to/199776/


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