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'Na tazzulella 'e cafè

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

'Na tazzulella 'e cafè

Messaggioda pierodm il 09/11/2008, 13:15

Il mio è un intervento fuori tempo, ma francamente al tempo della formazione del PD non ci avevo pensato, e poi non c'era il forum e, nella ML originaria, ero assente giustificato.
Il tema è: abilità politica e senso dell'opportunità, ovvero le qualità di un leader.

Contrariamente a ciò che suggerisce la logica ordinaria, faccio il paragone prima di esporre il fatto.

Immaginiamo che l'editoriale La Repubblica - L'Espresso sia in crisi economica.
E immaginiamo che, proprio nello stesso momento, il vecchio Scalfari sia fuori gioco personalmente, perché malato, e che a lui sia subentrato il figlio, o un amico fraterno, destinato a gestire la crisi.
Immaginiamo che Veltroni - in qualità di sindaco di Roma, o di ministro, o di notabile politico generico - si assuma il ruolo di mediatore o comunque di "parte attiva in causa".
E immaginiamo che si faccia promotore di un ingresso di Paolo o Piersilvio Berlusconi nell'editoriale La Repubblica, con Emilio Fede candidato principe alla direzione del giornale. In perfetta buona fede, sia chiaro.
Cosa penseremmo?

Ecco, un evento assolutamente assimilabile a questo è avvenuto alcuni anni fa - non molti, era il 2004 o 2005.
Veltroni fu l'artefice del famigerato caffè, preso in Campidoglio insieme da Rosella Sensi, subentrata al padre malato alla guida della AS Roma, e da Giraudo e Moggi jr - il primo amministratore delegato della Juventus e il secondo figlio del ben più famoso Luciano.
L'evento si presentava come l'ultimo atto di una manovra di appropriazione e di revanche, da parte di quel "Palazzo" contro il quale il vecchio presidente della Roma aveva combattuto per anni: la famiglia Moggi si esponeva apertamente, ma la cerchia della banda era assai più larga, e in gran parte ancora perfettamente vigente e operante, quanto a questo.
Tutto questo era noto ed evidente, a maggior ragione a chi s'intendeva appena del mondo pallonaro.
Per quanto se ne sa, la manovra fu bloccata da una veemente reazione popolare, dove "popolare" significa della gran parte dell'opinione pubblica cittadina, e ovviamente giallorossa in particolare.
L'angolazione che c'interessa è questa: come può essere venuto in mente a Veltroni di farsi parte attiva in un connubio perverso di questo genere? Quale senso dell'opportunità possiede un leader che si mette in questa situazione?
Naturalmente, non metto nel conto le tante cose che si potrebbero dire sul merito, a prescindere dalla pura "opportunità" - vale a dire il giudizio su certi personaggi, come Moggi senior e junior, e come Giraudo, sui quali ben prima delle intercettazioni di Calciopoli era lecito e doveroso avere grandi cautele e profondissimi "dubbi", anche da parte di un tifoso juventino con la testa sulle spalle e con gli occhi aperti.
Tra l'altro, ricordo bene che una parte assolutamente prevalente della cittadinanza giallorossa era della mia stessa opinione: meglio, mille volte meglio, una Roma fallita o in serie B, che una Roma nelle mani di Moggi e asservita alla Juventus. E questa, anche questa, era una cosa che un leader, un sindaco accorto, avrebbe dovuto sapere bene: in fondo, bastava saper ascoltare, niente di più.

Ognuno, è chiaro, può trarre dall'episodio le conclusioni che vuole. Ma credo che sia arduo trarne di positive, in merito alla sensibilità "politica" (in senso lato) e al senso dell'opportunità dell'attuale segretario del PD.
Una riflessione collaterale merita anche la capacità del calcio di suscitare reazioni "di base", che invece la politica non riesce ad avere.
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Re: 'Na tazzulella 'e cafè

Messaggioda franz il 09/11/2008, 16:03

Sostanzialmente sono d'accordo con Piero.
L'dea che un politico debba intevenire in fatti privati (come una squadra di calcio) solo perchè è un modo per cavalcare e/o costruire il consenso è grottesca.
Intendiamoci, ho avuto un nonno che negli anni '30 oltre ad essere sindaco di una piccola città era anche presidente della locale squadra di calcio. Nei piccoli comuni questo è possibile e tutto sommato invevitabile. Il sindaco come minimo è anche farmacista o maestro. Ma in una metropoli di 100'000 abitanti o di milioni di abitanti questi legami tra politica ed affari, questi salvataggi politicamente pilotati fanno parte di un retaggio provinciale ed antico. Andrebbero evitati, se si vuole parlare di "conflitto di interessi" in modo serio e concreto.

Come puo' essere venuto in mente, ti chiedi?
Mah, sicuramente sarà stato sollecitato e sarà stato indotto a ritenere che se l'operazione aveva successo sarebbe stato meglio per la squadra, per la città, per tutti. E per lui. Il famoso e mitico interesse generale.

L'episodio, che fai bene a rivangare, mi dà l'occasione per ribadire un vecchio mio concetto. La politica dovrebbe occuparsi di politica ed il fatto che le cose vadano male in italia ci fa capire che cosi' non è. In pratica tutti fanno tutto ma sono esperti ne farsi gli affari degli altri. Cosi' il governo emana leggi, il legislativo controlla la PA., la politica si impone di occuparsi di economia a gli industriali di politica (compresi quelli che scendono in campo). Non parliamo poi di chi la fa spesso fuori da vaso tra Chiesa e Stato e delle reciproche accuse di invasione di campo tra politica e magistratura.

La nostra organizzazione è caotica e anarchica. Diciamo quindi che NON è una rganizzazione.
Una organizzazione seria prevede che solo alcune persone/istituzioni si debbano occupare di particolari compiti. Il famoso "chi fa cosa".
In Italia, mancando professionalità, mancano risultati e quindi ci cerca di sopperire cercando di ottenere risultati in campi diversi da quelli di competenza. Invadendo campi altrui. Il risutato non migliora, anzi, peggiora.

Si puo' dare atto a Prodi, ritengo, di non aver mai invaso campi non suoi, rispettando compiti e competenze.
Ma questo non gli ha dato speranze maggiori di sopravvivenza politica.

Ciao,
Franz
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Re: 'Na tazzulella 'e cafè

Messaggioda pierodm il 10/11/2008, 23:38

L'aspetto messo in evidenza da Franz - l'invasione di campo di sindaci e assessori in campi che non gli competono - lo davo per scontato, ma è molto giusto e alla base del discorso.

Nella mia nota volevo intendere che - una volta che il sindaco decide d'intervenire - lo sappia fare almeno nel modo più decente, e sappia cogliere le posizioni e i sentimenti della platea popolare.
Se questo non avviene, il personaggio dimostra una scarsa sensibilità, che vale in ogni occasione in cui è necessario possederla.

L'episodio mi è venuto in mente seguendo la campagna presidenziale americana, in cui sono passate al pettine fitto tutte le esperienze dei candidati, in forme che facilmente appaiono esagerate e talvolta grottesche, per la minuzia degli episodi rintracciati e messi sotto accusa.
In realtà - esagerazioni a parte - il sistema ha una sua logica inoppugnabile, laddove la politica prende l'aspetto della personalizzazione: in sostanza, attraverso l'esame dei suoi trascorsi, si cerca di capire quale affidabilità offra il candidato, quale sia la sua credibilità, la sua sensibilità, il suo senso di opportunità, il suo discernimento, etc.
Qui da noi, invece, non si togle la sedia della fiducia da sotto il sedere a personaggi che sono stati protagonisti di azioni, di amicizie, di situazioni che negli USA, per metà della metà, troncherebbero di colpo una potente carriera - a prescindere che si tratti di azioni non illegali, né penalmente perseguibili, ma anzi formalmente legittime.
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