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Addio a Mino Martinazzoli: senza di lui non sarebbe nato PD

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Addio a Mino Martinazzoli: senza di lui non sarebbe nato PD

Messaggioda ranvit il 07/09/2011, 11:21

O qualcuno ritene che le scelte proprie siano le uniche guidate dai fatti mentre tutti gli altri si fanno influenzare da propaganda e retorica ideologica?


:D :D :D
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Addio a Mino Martinazzoli: senza di lui non sarebbe nato PD

Messaggioda flaviomob il 07/09/2011, 11:38

1) c'è stato qualche cosa che pallidamente possiamo definire bipolarismo


C'era anche ai tempi del PCI una forte polarizzazione della politica, anzi nell'immediato dopoguerra lo scontro era talmente elevato da degenerare in un conflitto tra modelli di sviluppo incompatibili, con Togliatti che esaltava le vie progressive del modello... cecoslovacco e la Chiesa che scomunicava i comunisti.
La differenza è che nella prima repubblica il PCI ha pagato le posizioni oltranziste di quel periodo con l'esclusione dal governo nazionale, sia per errori propri, su cui Berlinguer in seguito ha giustamente corretto il tiro, sia per un evidente pregiudizio anti PCI da parte degli americani, grandi alleati della DC. Il compromesso storico, in questo contesto, è stato il massimo che la sinistra è riuscita ad ottenere (sarà un caso che Moro e Berlinguer siano morti pochissimo tempo dopo questo risultato?).
La mancanza di alternanza nella prima repubblica, al di là di qualsiasi opinabile analisi, è stata oggettivamente determinata dal fatto che la DC nelle elezioni politiche ha sempre ottenuto la maggioranza relativa: non è dipesa quindi dal sistema elettorale ma da una scelta precisa dei cittadini.
Si potrebbe ribattere che a livello locale le nuove leggi elettorali hanno permesso una totale alternanza tra coalizioni, mentre prima alcuni partiti (il PSI su tutti) governavano gioisamente ed indifferentemente con maggioranze progressiste o conservatrici, creando dei comitati di malaffare poi esplosi con tangentopoli. Tutto vero: ma gli scandali attuali hanno dimostrato che l'entità del problema, col sistema bipolare, non si è affatto ridotta, anzi oggi l'opinione pubblica è persino assuefatta alla corruzione e agli oligopoli antidemocratici.

2) Una compagine che unisce liberali (o pseudo tali) e post-comunisti (o pseudo tali) per forza non puo' rispettare tutte le scelte.

E allora non si può parlare di bipolarismo, ma di multipolarismo. Evidentemente comunisti e liberali non possono occupare lo stesso polo. E' antistorico.

3) ... a destra come a sinistra (e pure al centro) le scelte sono forzatamente guidate da considerazioni di ordine ideologico, di propaganda, e di retorica anti-qualche-cosa.

Escludendo le destre xenofobe e razziste, non è affatto così nel resto d'Europa. Ad esempio, Berlusconi ha restaurato un armamentario anticomunista ex post ormai fuori dal tempo e dalla storia: non esiste più l'URSS, non esiste più il PCI e comunque già con Berlinguer la retorica antisovietica non avrebbe avuto senso. Dall'altra parte, si è giustamente riconosciuta la deriva antidemocratica che Berlusconi portava ma la coalizione (multipolare appunto) che gli si è contrapposta non si è unita su un programma condiviso e non ha neppure dimostrato coerenza in tutte le occasioni perse per legiferare sul conflitto d'interesse, per potenziare la giustizia invece di indebolirla, aumentare la trasparenza, favorire la pluralità, etc.
Tutto ciò non ha paragoni nell'Europa moderna, ad eccezione forse di qualche stato ex comunista che ora conosce, ma con motivi storicamente molto ben fondati, un oltranzismo di segno opposto.


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