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Direzione del PD: quale direzione?

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Direzione del PD: quale direzione?

Messaggioda flaviomob il 14/01/2011, 1:16

Preferirei di no

Cercherò di spiegare il mio giudizio negativo sulla direzione di oggi, senza polemica (e anche senza ironia, perché difficilmente è compresa, ultimamente). Sono le cose che ho detto, intervenendo in mattinata.

1. Non c'è più il Nuovo Ulivo di cui Bersani parlò nella lettera di questa estate. Non c'è alcuna relazione particolare con Di Pietro e Vendola, rispetto a quella che si potrebbe costruire con il Terzo Polo. Bersani lo fa capire, altri lo dicono esplicitamente: c'è chi dice che Vendola e Fini sono alleati eventuali, sullo stesso piano, come lo erano - in tempi molto diversi, per altro - Bertinotti e Dini (una consonante di differenza). Secondo me, se posso, non è vero (i nostri elettori, quasi nessuno, la pensa così) ed è anche molto pericoloso, perché da questa posizione è molto difficile "tornare indietro": se Casini e Fini non ci dovessero stare o se non riuscissimo a costruire l'alleanza con loro, la coalizione di centrosinistra più classica arriverebbe sfinita alle elezioni e apparirebbe come una soluzione di ripiego. Non che non capisca, insomma, la ragione di un'interlocuzione con il Terzo Polo, ma continuo a sconsigliare al Pd di perderci l'anima e di trovare, sul punto, una misura e un equilibrio.

2. Le primarie, dice Bersani, le vogliamo «riformare per salvarle». Formula sibillina che non chiarisce che cosa succederà nel caso di alleanze con chi le primarie non le vuole fare. Sarebbe più sincero dire che in caso di estensione della coalizione verso il Terzo Polo non si faranno (e forse qualcuno sta pensando di non farle in ogni caso, o di non farle più di coalizione, come lo stesso Bersani ha sostenuto in passato, ma di tornare a primarie di partito). In generale, serpeggia una certa paura nei confronti di Vendola. C'è chi ha addirittura detto che se Vendola vincesse le primarie, non lo voterebbe alle elezioni. Forse il Pd potrebbe inserire nel proprio Statuto un articolo che dice: «Non può partecipare alle primarie chi si chiama Vendola di cognome e Nicola di nome (Nichi per gli amici e, soprattutto, per i compagni)». In verità, non si capisce davvero perché il Pd non sia convinto di vincerle, le primarie, con un suo candidato, magari con lo stesso Bersani. Per me è un mistero, ma sono sicuramente io a sbagliarmi. In ogni caso, quasi tutti pensano che così non vanno bene, le primarie, nonostante siano state «riformate» solo qualche mese fa. Sembra che il Pd abbia più paura delle primarie che delle stesse elezioni. Questo ormai è evidentissimo.

3. Non c'è nessuna polemica da parte mia, solo un po' di delusione nei confronti di una direzione che doveva essere risolutiva, anche alla luce dei sei mesi precedenti e degli ultimi quattro passati senza che fosse mai convocata, ma alcune cose si faticano a capire, altre - purtroppo - si capiscono benissimo. Bersani ha accennato a una riforma della legge elettorale (un maggioritario a doppio turno, con una quota proporzionale, come si sa da qualche tempo) senza specificare chi è d'accordo con questa impostazione (il problema che si è manifestato in questi mesi, dove la legge elettorale era solo evocata e mai illustrata e non è stata portata all'attenzione del Parlamento e del Paese). Ho trovato un po' pericolose certe analogie - sperticati paragoni tra Berlinguer e Moro e gli attuali protagonisti della nostra fase politica - e un po' avventate certe metafore, a proposito dell'emergenza democratica che stiamo vivendo (che c'è da almeno diciassette anni, per la verità). Per me il punto è proprio questo: l'esigenza di cambiamento che attraversa la società italiana va rappresentata con un profilo politico netto e preciso, con un forte progetto culturale, per «andare oltre» B, come Bersani ripete spesso, riprendendo inconsapevolmente un nostro slogan di qualche mese fa. Il Pd dovrebbe fare così, rappresentare questo punto di vista. Un'esigenza ancora più forte in vista di alleanze dai contorni sempre più sfumati. Talvolta impalpabili.

4. Per una volta spero sinceramente di sbagliarmi e che questa linea, nella quale faccio davvero fatica a riconoscermi, si riveli quella 'giusta'. Perché se è quella 'sbagliata', temo che saranno guai.

Dal blog di Pippo Civati

http://civati.splinder.com/post/23872716


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Re: Direzione del PD: quale direzione?

Messaggioda cardif il 14/01/2011, 2:29

da
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01 ... ale/86242/

"Caos alla Direzione nazionale del Pd, prima si rischia la rottura. Alla fine Bersani passa
Protagonista della giornata è stato Fioroni che prima minaccia dimissioni. Poi ci ripensa e alla fine i Modem di Veltroni si astengono dal voto sulla relazione del segretario dei democratici che passa con 127 sì
Nel Partito democratico sembra arrivata la resa dei conti. La relazione di Pier Luigi Bersani alla direzione del partito ha scatenato un effetto domino che ha rischiato di portare alla “sfiducia” del segretario. Rischio sventato dalla decisione, raggiunta al momento del voto, dei moderati veltroniani di astenersi. Il movimento democratico, che riunisce i fedeli di Valter Veltroni, a fine mattinata aveva annunciato il voto contro Bersani. Fioroni e Gentiloni, responsabili per il Welfare e per le Comunicazioni, hanno rimesso i loro mandati, poi confermati dal segretario.
Persino i rottamatori, Renzi e Civati, sono ai ferri corti. Insomma, più che una direzione “per scegliere una linea di azione”, come avevano annunciato segretario e vertici del partito, sembra essere l’epilogo del tutto contro tutti. Così, nel giorno in cui la sentenza della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento rimanda Berlusconi ai suoi processi e a Torino si apre il referendum dei lavoratori Fiat di Mirafiori, il maggior partito d’opposizione si contorce su se stesso per spaccarsi ulteriormente. Poi i pezzi tornano quasi tutti uniti e al termine della direzione nazionale, la relazione del segretario è approvata con 127 sì, 2 contrari e 2 astenuti. La minoranza di Movimento Democratico non ha partecipato al voto, mentre l’area Marino ha approvato la relazione.
Nonostante l’allarme caos sia rientrato, resta preoccupante il gesto di Fioroni che ricorda tanto il “mi cacci?” di Gianfranco Fini. L’episodio ha infatti portato il livello dello scontro alla Direzione del Pd fino ai limiti della rottura.
Uno scenario rientrato, come lo stesso Fioroni pensava che andasse a finire, ma che lo ha portato a sfidare non tanto il segretario Bersani quanto Dario Franceschini, in un duello tra ex Dc. Già da mercoledì si era cominciato ad affilare le armi, quando si era saputo che Dario Franceschini aveva chiesto a Bersani che si votasse in Direzione, per stanare i Modem di Veltroni, Gentiloni e Fioroni. “Non è possibile – ha detto ai suoi – che loro ogni volta blocchino le decisioni nette del partito, per poi dire che il Pd non ha una posizione”. Il sospetto di Movimento democratico era che i franceschiniani puntassero a spingerlo” fuori dal Pd. “Vogliono cacciarci come ha fatto Berlusconi con Fini” ha detto Fioroni ai suoi.
Bersani aprendo la Direzione ha chiesto il voto, dopodiché è stato Franceschini a rincarare la dose: “Non cerco la conta, non è nel mio stile, ma serve chiarezza. L’unità è d’oro, ma la chiarezza di diamante”. Il nervosismo era palpabile, come dimostra il lapsus di Franceschini all’inizio del suo intervento: “Oggi alcuni nodi verranno al pettine”. Ma c’è anche chi è meno coinvolto: ad Arturo Parisi sfugge uno sbadiglio e confida al vicino l’insoddisfazione per la relazione di Bersani che è solo una “lenzuolata” di titoli.
Massimo D’Alema è freddo, saluta Rita Lorenzetti e sussurra: “Vado a lavorare”, mentre esce per recarsi alla Fondazione. I diretti interessati invece danno fuoco alle polveri. Gentiloni attacca la relazione di Bersani, dalla Fiat alle alleanze, e annuncia chiaro il no dei Modem. Ed ecco il casus belli: Gianclaudio Bressa, vicinissimo a Franceschini, parlando con i giornalisti fuori dalla Direzione dice che i Modem non possono continuare ad avere incarichi “in un partito di cui non condividono la linea”. Fioroni legge l’agenzia e balza al microfono: attacca ancora più duro di Gentiloni per poi concludere con il coup de theatre: se nel Pd non c’è spazio per i dissidenti lui e Gentiloni rimettono il mandato di responsabili del Welfare e delle Comunicazioni. Bersani dovrà scegliere tra loro e Franceschini.
A dire il vero i veltroniani si spaventano un po’: ed ecco Walter Verini che sdrammatizza il no e Marco Minniti che chiede a tutti “un passo per mantenere l’unità”. Ma i franceschiniani, a partire di Antonello Giacomelli, tengono alta la tensione. Alla fine Bersani, nella replica, viene incontro ai Modem, enfatizzando il lavoro che il Pd dovrà fare per valorizzare la propria identità riformista. Poi si rivolge a Gentiloni e Fioroni: “Erano in minoranza anche prima e io che sono il Segretario non ho mai chiesto le dimissioni: vedano loro”. Rapida consultazione tra i Modem e immediata decisione: non parteciperanno al voto evitando la spaccatura. “Se la relazione avesse avuto il tono della
replica finale – osserva Lucio D’Ubaldo – il dibattito sarebbe stato diverso”. Bersani incassa 127 sì, l’astensione di Arturo Parisi e Sandra Zampa, e il no di due esponenti calabresi. Fioroni esce al settimo cielo, i franceschinani delusi si riuniscono in capannello in piazza san Silvestro. Domani è un altro giorno e il 22 gennaio c’è il Lingotto dei Modem."

Certo che le anime morte non sono: l'anima di centro e l'anima di sinistra continuano a sopravvivere; la fusione resta fredda.
Anzi ogni anima ha i suoi problemi: quella di centro divisa tra Franceschini (di cui mi fido) e Fioroni (un po' meno: sarà per la somiglianza fisica con Mastella); quella di sinistra tra Bersani, e rottamatori che sono pure in rotta tra loro.
Forse si è pensato che la sentenza della Corte Costituzionale ha indebolito Berlusconi, e quindi c'era bisogno di aiutarlo?
Ma perché Sandra Zampa si è astenuta? Sul suo sito non c'è niente. Forse ce lo dirà qua? E quanto è importante il motivo?
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Direzione del PD: quale direzione?

Messaggioda ranvit il 14/01/2011, 10:15

Parliamoci chiaro, "questi" di piu' non sanno fare...!!!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Direzione del PD: quale direzione?

Messaggioda Manuela il 14/01/2011, 13:18

L'hai detto, Vitt! :evil:
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Re: Direzione del PD: quale direzione?

Messaggioda flaviomob il 14/01/2011, 22:56



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Re: Direzione del PD: quale direzione?

Messaggioda disallineato il 15/01/2011, 10:42

Le schermaglie fra il ns segretario e l'ala Veltroniana può esssere controproducente per il partito stesso. Un conto è la dialettica e modi diversi di vedere la prospettiva politica, altro conto sono gli scontri aspri come si sono verificati in questi ultimi gg.
Veltroni è un politico di razza, esperto e lungimirante. Lo ammiro per il coraggio avuto nel guidare il partito dopo il disastro di Prodi. Lo ammiro perchè fu uno dei pochi a capire che il n partito nn può fare allenaze brancaleonesche in salsa prodiana. Ma deve anche capire che il segretario Bersani è stato scelto democraticamente ( ammettiamo anche che avere un avversario come Franceschini lo ha facilitato ) e tocca a lui dettare la linea del partito. Non possiamo sempre puntare i piedi tutte le volte che c'è qualcosa ch enn condividiamo. Altrimenti facciamo come Rutelli che creano i soliti partitini buoni solo a mettere in difficoltà le maggioranze pe ri propri tornaconti. Un partito come il ns che si appresta a guidare il paese ha il dovere diascoltare tutte le anime che lo compongono , ma anche il diritto di pretendere che le nime stesse si attengano alla linea del partito stesso.
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