da pierodm il 09/01/2011, 12:37
Ranvit, i costi e gli sprechi della politica sono un argomento importante, ma soprattutto simbolico, irrilevante nel contesto dell'economia nazionale.
Metterlo al centro dell'attenzione serve soltanto a emarginare decisioni e temi assai più discriminanti, decisivi, per le sorti della società italiana.
L'unico vantaggio che presenta, agli occhi del "popolo" quale noi siamo, è che un'eventuale decisione dei parlamenti regionali e nazionali in questa direzione è facile da propagandare, da pensare e da regolamentare sul piano tecnico e teorico: infinitamente più semplice che pensare e offrire "soluzioni" sul tema del lavoro, della produzione indistriale, dei flussi finanziari, etc.
Inoltre, ad essere sinceri, io non credo affatto che sia giusto attaccarsi al "guadagno" dei politici in se stesso: eliminare i privilegi da accattoni e da parvenu, questo sì (barbiere, mensa scontata, viaggi, auto blu, vitalizio, etc) ma riconoscere al pparlamentare uno status economico che sia almeno paragonabile a quello di manager di medio livello, che lavorano magari per una fabbrica di motozappe o di concimi o di condizionatori d'aria, di pubblicità, di viaggi e vacanze...
Se non ci scandalizziamo che un grossista di verdure, o un manager guadagni cento o duecentomila euro l'anno (quelli poveri...) perchè dovremmo scandalizzarci per un senatore che incassa cifre dello stesso livello, o anche meno? Perchè siamo noi cittadini a pagare?
Quello che dovremmo studiare e pretendere sarebbe invece che quei soldi, o perfino cifre doppie rispetto alle attuali, siano però il corrispettivo di un lavoro vero, realmente utile, e di un'adeguata responsabilità, non solo astrattamente "morale".
A che ci serve, infatti, un parlamento nazionale, o regionale, o comunale, fatto da gente che guadagna magari mille euro al mese, ma è inefficiente, ignorante, evanescente e traffichina?
Se questa gente è ignorante, inefficiente e traffichina, ma guadagna duecentomila euro l'anno, è solo più insopportabile, ma cambia poco sul piano politico e amministrativo: a meno che non vogliamo partire dal punto di vista per cui un ruolo politico pagato in modo relativamente "povero" attragga prevalentemente chi vive la politica come servizio disinteressato e come "missione", e scoraggi quelli che nella politica cerca solo una sistemazione.
Questo punto di vista è interessante, e merita qualche riflessione: ma siamo sicuri che s'innescherebbe davvero questo meccanismo virtuoso?