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Einaudi: pensiero politico

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Einaudi: pensiero politico

Messaggioda flaviomob il 15/09/2010, 2:38

Immagino che il concetto di liberalismo reale a cui si riferiva pianogrande (che bel nick!) fosse ispirato a un tipo di assistenzialismo statale rivolto ad imprese a loro tempo decotte, come la FIAT: ovvero quel liberalismo alle cotiche in cui le perdite vengono fatte pagare a noi cittadini (lo stato brutto e cattivo) e i profitti si lasciano sempre in mano ai soliti quattro bellimbusti. Lezione pienamente appresa anche dal Berluska con la bad company Alitalia e i capitani coraggiosi: un liberale 'reale'... da manuale (che rima baciata, ragazzi!) :lol:


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Re: Einaudi: pensiero politico

Messaggioda franz il 15/09/2010, 8:00

flaviomob ha scritto:Immagino che il concetto di liberalismo reale a cui si riferiva pianogrande (che bel nick!) fosse ispirato a un tipo di assistenzialismo statale rivolto ad imprese a loro tempo decotte, come la FIAT: ovvero quel liberalismo alle cotiche in cui le perdite vengono fatte pagare a noi cittadini (lo stato brutto e cattivo) e i profitti si lasciano sempre in mano ai soliti quattro bellimbusti. Lezione pienamente appresa anche dal Berluska con la bad company Alitalia e i capitani coraggiosi: un liberale 'reale'... da manuale (che rima baciata, ragazzi!) :lol:

Guarda, lo immagino anche io ma sono convinto che quello non sia liberalismo.
Fa comodo spacciarlo come tale agli avversari ideologici del liberalismo.
Sta di fatto che tuttavia non si puo' contemporaneamente osannare Obama perché interviene in economica salvando banche ed industrie automobilistiche e lamentarsi che "le perdite vengono fatte pagare a noi cittadini". E stranamente la stessa critica, identica, viene fatta dai liberisti piu' spinti. Loro non vorrebbero alcun aiuto statale alle imprese in crisi, scaricando il costo sulle imposte o sul debito. Devo ritenere che tu sei pienamente d'accordo con loro. Ho finalmente trovato un anarcloliberista con cui discutere?

Venendo all'altro tuo post, grazie innannzitutto per aver raccolto positivamente il cerino del dialogo e introditto argomenti interessanti. Difficilmente definirei la Cina una "società capitalista". La definirei un'economia capitalista, con alcuni vincoli pesanti ancora sulla composizione dei capitali azionari. La società è insieme di economia, politica, cultura. La politica in cina non è liberale, la cultura e la religione sono sotto controllo, quindi la società non è certo liberal-capitalista. Lo è solo l'economia, ma anche qui ci sono ancora forti vincoli, che vengono tolti gradualmente.

Quanto alla Svezia, approfitta della tua amica per chiedere, se puo', un confronto tra le liberalizzazioni in Italia ed in Svezia. Per esempio le ferrovie. Le poste. Oppure chi conosce amici italiani in Spagna puo' chiedere come è liberalizzato il settore televisivo, rispetto a noi o le autostrade. Oppure in Irlanda il trasporto aereo. Oppure in UK per servizi idrici, itrasporti locali, gas ed elettricità, professioni intellettuali. Ma per le poste puo' anche riferirsi a germania ed olanda.

Il problema qui non è tanto le privatizzazioni (fatte per far cassa e ripianare parte del grande debito che abbiamo) ma le liberalizzazioni, senza le quali la privatizzazione è solo il passaggio da un monopolio pubblico ad uno privato.
E le liberalizzazioni in Italia non sono state fatte, a parte un piccolo ma significativo tentativo di Bersani.

Comqunque cio' che mi racconti sui ricercatori svedesi è interessante e mi ricorda alcune cose scritte da einaudi e su riportate.

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Re: Einaudi: pensiero politico

Messaggioda flaviomob il 17/09/2010, 16:13

Per la Cina è stato introdotto il neologismo "capi-comunismo", ma non so se abbia origine dalla stampa (o dalla sociologia) italiana o da quella anglosassone. Parlare di "liberalismo reale" non significa dileggiare il liberalismo che la storia ci ha fatto conoscere come tale ma le sue distorsioni. Del resto non esiste un sistema ideale che regoli la convivenza tra esseri umani reali senza distorsioni e senza distonie tra il proprio ideale e l'applicazione. I movimenti laburisti e socialisti in Europa occidentale hanno portato ad un sistema di welfare diffuso mai raggiunto nella storia dell'umanità, nella seconda metà del secolo passato; contemporaneamente, il sistema che si pretendeva "socialista" in URSS e nel Patto di Varsavia era una dittatura e si è dimostrato insostenibile anche sul piano economico. Eppure aveva dei punti in comune con gli ideali socialisti presenti in Francia, Germania, Italia, GB. Quale il "reale" e quale no?


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