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Memoria e politica

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Memoria e politica

Messaggioda pierodm il 20/08/2008, 13:05

Qualche giorno fa abbiamo letto un bell'articolo di Walter Veltroni sulla memoria e l'importanza che questa riveste nella cultura e nell'anima di una società.
Un bell'articolo, dicevamo: in certi passaggi perfino poetico.
Da Veltroni non mi sarei aspettato niente di meno, una conferma comunque che a sinistra resiste un respiro intellettuale ormai raro in altri settori - escluso quello non a caso emerso in questi stessi giorni dalle parti del cattolicesimo "aclista" nella voce di Famiglia Cristiana.

Mentre leggevo il bell'articolo, però provavo rabbia, e un vago senso di inquietudine.
La memoria non è un argomento facile per la politica - e diciamo pure che non è nemmeno un "argomento", quanto piuttosto una dimensione mentale e spirituale.
Dunque, non è per la memoria in se stessa che ero inquieto, ma per tutta la deriva culturale e antropologica che ne accompagna la crisi denunciata da Veltroni: questa sì, argomento proprio della politica.

Il fatto è che l'articolo - per la sua stessa esistenza e il suo stile - sottolineava quanto fosse opportuno che se ne occupasse la riflessione intellettuale, e quanto invece ne era lontana la politica: se quell'articolo l'avesse scritto il Veltroni di alcuni anni fa, giornalista e scrittore, ne saremmo stati soddisfatti.
Ma il Veltroni leader di un partito, che di fatto rappresenta mezza Italia, ci fa chiedere: la politica dove sta, di fronte a tutto questo?
Non possiamo fare a meno di ricordare, ad esempio, che analoghe e altrettanto apprezzabili riflessioni le abbiamo ascoltate da parte di Bertinotti, e in varia misura anche da Diliberto e altri della sinistra extra, con la stessa spiacevole sensazione che mancasse proprio quella dimensione di mezzo, tra la "cultura" e "l'amministrazione" - amministrazione come dialettica sui singoli provvedimenti e le vicende minute dell'agenda governativa.

E' molto bello e giusto che la politica discenda dalla cultura, ma - a fronte di una manifestazione tradizionalmente rigogliosa di cultura - da molti anni non discende alcuna politica.
O meglio, discendono soprattutto svariati esperimenti tattici, fusioni, alleanze e ri-fondazioni, che hanno l'ambizione di costituire essi stessi una "politica", ma che lasciano invariabilmente vuoto quello spazio tra cultura e amministrazione che sarebbe proprio di un "partito".
pierodm
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