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Famiglia Komunista?

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Famiglia Komunista?

Messaggioda pierodm il 16/08/2008, 14:36

Franz ha ragione: sarebbe meglio troncare la discussione sulla trascendenza, ma non perchè non sia pertinente, ma semplicemente perchè è un evidente dialogo tra sordi.
Preferire una frase ad un'altra è lecito. Non è lecito però dare ragioni di una simile preferenza che sono esclusivamente soggettive e fantasiose, insomma strampalate.
Poiché la "trascendenza" o meno del fascismo - e di tutte le ideologie, dottrine, punti di vista e prospettive programmatiche del '900, e di qualche altra decina di secoli precedenti - non ha niente a che vedere con la metafisica, e poiché ha molto a che vedere con ciò che è stato nella più politica delle realtà, tanto vale lasciar perdere l'intero discorso sull'articolo di Famiglia Cristiana: l'eventuale natura fascistoide dei tempi attuali (o di alcune parti politiche) è infatti uno dei punti più controversi dell'articolo, che ha particolarmente colpito la cattiva coscienza del centro-destra.

Visto che siamo usciti dallo spinoso equivoco, possiamo serenemante perdere qualche minuto sui problemi familiari della stirpe Del Noce, oltre che sulla questione del significato di una citazione.

Citando un filosofo di destra - o, almeno, certamente non di sinistra - nel definire il fascismo, l'intenzione non è quella di cercare lustro, ma di usare una terminologia che non può essere sospettata di pregiudizio ideologico, e nemmeno di qualche vizio ... filosofico ... che la vulgata pragmatica trova comodo attribuire al "culturame" di sinistra.
Oltre al fatto, naturalmente, che la definizione è estremamente sintetica e assolutamente pertinente, riassumendo in sé il senso di lunghi e complessi discorsi.

Quanto alla discendenza del sor Augusto, in fondo siamo passati dalle sfere celesti della filosofia - poco meno dell'accattonaggio molesto, cioè - alla concretezza e il prestigio di una rete RAI: sicuramente la società italiana è infinitamente più influenzata da cotanto figlio, piuttosto che da cotanto padre. Si chiama progresso, bellezza.
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Re: Famiglia Komunista?

Messaggioda lucameni il 17/08/2008, 12:46

questo un titolo dal "Giornale" di oggi:
"Quando "Famiglia Cristiana" sfruttava noi figli dei poveri".

Queste sarebbero evidentemente critiche "liberali" a differenza di quelle "comuniste" (o fasciste secondo la vulgata di Giovanardi) di F.C.
E noi ci dovremmo preoccupare di una Famiglia Cristiana che ha usato forse a sproposito un termine abusato come fascismo?
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Famiglia Cristiana, nuovo editoriale ...

Messaggioda franz il 18/08/2008, 22:34

Il settimanale torna sulle polemiche dopo l'articolo sulla sicurezza
"Non vogliamo essere super partes, dal Vaticano nessuna scomunica"

Famiglia Cristiana, nuovo editoriale
"Autonomi ma fedeli alla Chiesa"

"Non abbiamo ritenuto di tacere né sui progetti del governo Prodi sulle coppie di fatto
né sulla proposta dell'attuale ministro Maroni di rilevare le impronte ai bambini rom"

ROMA - Dal Vaticano non è arrivata a 'Famiglia Cristiana' nessuna "sconfessione" né "scomunica". Il settimanale, inoltre, "non solo non ha mai preteso di 'esprimere la linea' politica della Santa Sede e della Cei, che hanno entrambe i loro giornali'', ma rivendica la propria autonomia di giudizio. Così, un editoriale sul prossimo numero di Famiglia Cristiana, in uscita mercoledì 20, dal titolo 'Autonomia di giudizio ma sempre fedeli alla Chiesa', torna sulle polemiche con il mondo politico e sulla precisazione del Vaticano che aveva preso le distanze dall'attacco del settimanale al governo per le politiche per la sicurezza e sui timori di un ritorno del fascismo.

Nel prossimo editoriale, il settimanale dei Paolini spiega come la linea seguita dalla direzione sia stata quella "di conformarsi al detto 'in certis oboedientia, in dubiis libertas', confermato dal Vaticano II: totale, appassionata fedeltà alla dottrina della Chiesa, libertà di giudizio sulle vicende politiche e sociali fin dove non toccano i principi e i valori 'irrinunciabili' che discendono dal Vangelo".

"Bastino - si ricorda nell'editoriale - due esempi tra tanti: i progetti avanzati dal governo di Romano Prodi circa la legittimazione delle coppie di fatto e la proposta dell'attuale ministro Maroni di rilevare le impronte digitali ai bambini rom. In entrambi i casi abbiamo ritenuto di non poter tacere la nostra opposizione e accettare l'invito a restare 'super partes', che di tanto in tanto ci viene rivolto anche da un certo numero di nostri lettori".

"Nel giornalismo - sottolinea il settimanale - 'super partes' è poco più di un modo di dire, applicabile molto raramente, se non ci si vuole rassegnare al silenzio. A meno che, cent'anni dopo, non si voglia ripristinare per i cattolici il 'non expedit'. La democrazia è esattamente il contrario: esprimere in piena libertà i propri giudizi critici, in base a principi e valori, nel nostro caso quelli cristiani, condivisi da molti cittadini".

"La stampa cattolica - continua l'editoriale - ha in più qualcosa che la differenzia da quasi tutto il resto dei media: non ha alle spalle nessun conflitto di interesse, pubblico o privato, non ha legami, né economici né politici, con nessun gruppo egemonico nella società civile. E' più vicina ai poveri che ai ricchi. Adesso che i cattolici, politicamente divisi, contano sempre meno a destra e a sinistra, è una linea non facile da mantenere".

"Il giornale cattolico, o cristiano - sottolinea 'Famiglia cristiana' - non è in senso stretto un giornale politico: non è a servizio di alcun partito, nè si confonde con una precisa forza politica. Il giornale cattolico è palestra di opinioni, come tutti gli altri giornali, con riferimento alla luce ideale in cui si muove".

"Nessun argomento dev'essere tabù. Le opinioni possono essere dibattute, confrontate, chiarite, disapprovate, ma sempre in termini di rispetto. Tutti devono poter intervenire, tutti devono esporsi sul giornale. La politica del coprirsi e del coprire - conclude l'editoriale - non serve a nulla".

(18 agosto 2008)
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