Franz ha ragione: sarebbe meglio troncare la discussione sulla trascendenza, ma non perchè non sia pertinente, ma semplicemente perchè è un evidente dialogo tra sordi.
Preferire una frase ad un'altra è lecito. Non è lecito però dare ragioni di una simile preferenza che sono esclusivamente soggettive e fantasiose, insomma strampalate.
Poiché la "trascendenza" o meno del fascismo - e di tutte le ideologie, dottrine, punti di vista e prospettive programmatiche del '900, e di qualche altra decina di secoli precedenti - non ha niente a che vedere con la metafisica, e poiché ha molto a che vedere con ciò che è stato nella più politica delle realtà, tanto vale lasciar perdere l'intero discorso sull'articolo di Famiglia Cristiana: l'eventuale natura fascistoide dei tempi attuali (o di alcune parti politiche) è infatti uno dei punti più controversi dell'articolo, che ha particolarmente colpito la cattiva coscienza del centro-destra.
Visto che siamo usciti dallo spinoso equivoco, possiamo serenemante perdere qualche minuto sui problemi familiari della stirpe Del Noce, oltre che sulla questione del significato di una citazione.
Citando un filosofo di destra - o, almeno, certamente non di sinistra - nel definire il fascismo, l'intenzione non è quella di cercare lustro, ma di usare una terminologia che non può essere sospettata di pregiudizio ideologico, e nemmeno di qualche vizio ... filosofico ... che la vulgata pragmatica trova comodo attribuire al "culturame" di sinistra.
Oltre al fatto, naturalmente, che la definizione è estremamente sintetica e assolutamente pertinente, riassumendo in sé il senso di lunghi e complessi discorsi.
Quanto alla discendenza del sor Augusto, in fondo siamo passati dalle sfere celesti della filosofia - poco meno dell'accattonaggio molesto, cioè - alla concretezza e il prestigio di una rete RAI: sicuramente la società italiana è infinitamente più influenzata da cotanto figlio, piuttosto che da cotanto padre. Si chiama progresso, bellezza.