da La Stampa del 25 luglio 2008, pag. 14
di Fabio Martini
Il primo paradosso si consuma appena Romano Prodi si siede tra i capi radicali. Marco Pannella ed Emma Bonino hanno invitato l’ex premier nella loro «tana» a via di Torre Argentina, per insignirlo del premio abolizionista 2008 e nella cerimonia il primo a prendere la parola è Sergio D’Elia. È lui, ex terrorista di Prima linea «redento» dai radicali, a ricordare i «meriti del governo Prodi» nello storico successo ottenuto all’Onu dall’Italia, Paese leader nella battaglia vittoriosa per la moratoria sulla pena di morte. A sinistra accade rarissimamente sentir parlare bene del governo Prodi, sarà un caso ma in sala non è presente il leader del Pd Walter Veltroni che pure era stato invitato alla cerimonia e non è certo un caso che, dopo la sua caduta, gli unici due inviti ad incontri politici, Prodi li abbia ricevuti dai radicali. Al congresso di Chianciano e col premio che negli anni scorsi era stato attribuito a due capi di Stato africani dall’Associazione «Nessuno tocchi Caino», una delle tante creature della nidiata radicale.
Prodi e Pannella, una strana coppia. Cattolico «molto praticante» secondo la definizione del quotidiano dell’episcopato francese La Croix, Prodi è sempre stato lontanissimo dalla cultura di Pannella, dal suo stile, dalla pratica dei digiuni, dal laicismo a tutto tondo, dalla militanza antitotalitaria che prescinde dalla ragion di Stato. Ma l’appoggio «da ultimi giapponesi» dato dai radicali al suo governo, quella tenace battaglia per l’abolizione sulla pena di morte, il lavoro di Emma Bonino al Commercio estero hanno cambiato l’opinione del Professore. E così, quando prende la parola per ringraziare del premio, Prodi dice che la decisione dell’Onu è stato il risultato di «un grande lavoro di squadra» e che dunque l’alloro lo avrebbero meritato alla stessa maniera «D’Alema, la Bonino o Marco Pannella». Il vecchio leone radicale, 78 anni gagliardamente portati, ascolta in silenzio e Prodi gli regala un altro riconoscimento: « È giusta la sua battaglia per la moratoria della pena di morte per Tareq Aziz». Pannella, forte dell’appoggio di sette senatori a vita, 272 parlamentari e 145 europarlamentari, se la prende con il sistema informativo che ignora questa iniziativa, parla di «neofascismo» e ricorda a Prodi «gli articoli di don Sturzo sul "Mondo"», il settimanale che negli anni Cinquanta è stato il tempio della cultura laica. Scambi di gentilezze che si consumano in quell’habitat assolutamente originale che è la sede del Partito radicale, universo lontanissimo da quello prodiano. In sala c’è Francesca Mambro, ex terrorista di destra, una delle tante della «comunità di recupero sociale» di Torre Argentina, ma anche diversi ambasciatori di Stati esteri. In prima fila Pannella ha voluto, ben visibile anche Sergio Stanzani, 85 anni, costretto dagli acciacchi a sedere in carrozzella. Prodi lo riconosce e con gesto per lui inusuale si piega per baciarlo sulle guance. La cerimonia è finita, il Professore se ne va e appena è uscito, un militante radicale sfodera una battuta amara: «Nel 2007 le esecuzioni nel mondo sono diminuite, in Italia ce n’è stata una e Prodi ne sa qualcosa!».