franz ha scritto:La filosofia non puo' raggiungere la comprensione vera perchè utilizza, per ragionare, uno strumento che non è adatto a ragionamenti logici.
[...]
Non è "solo" il metodo sperimentale (tutto qui) a costituire la differenza.
Oltre al metodo sperimentale c'è l'utilizzo di strumenti di logica e di calcolo coerenti.
Quindi l'abbandono di sistemi incoerenti. Questi vengono solo usati per divulgazione.
Poi lo stesso Russell, affascinato da questa scoperta, si impegno' con Whitehead a cercare di costruire un intero sistema logico completo e coerente, basato solo su una seria nota e finita di postulati. Con un sismile sistema logioco a disposizione, sarebbe stato possibile dimostrare la falsità o la verità di qualsiasi teorema. Sogno infranto da un matematico contemporaneo di Russell (Gödel), che dimostro' che era impossibile avere questo sistema completo e coerente perché era possibile farlo saltare con paradosso. [...]
Premesso che, per prima cosa, vorrei dare ragione a Ranvit, non perché questo argomento (scienza sperimentale, filosofia etc) non sia interessante, ma perché in questo thread si trattano contemporaneamente argomenti molto diversi e forse sarebbe il caso di separarli, o quantomeno di farli proseguire in thread distinti.
Chi comincia?
intanto però aggiungo qui qualcosa, tanto per aumentare la confusione.
Da una parte, è vero che non esiste solo la scienza sperimentale, esistono anche le scienze teoriche, come la fisica teorica per esempio, ma qualsiasi teoria venga formulata, la si ritiene "vera" soltanto se consente verifiche sperimentali: se gli esperimenti falliscono, la teoria risulta sbagliata, se invece non è possibile programmare alcun esperimento di verifica, la teoria risulta "nemmeno sbagliata"; o la si scarta, o la si lascia "in lista d'attesa", finché non si riesca a programmare un sistema sperimentale per verificarla.
Quanto alla matematica, a mio parere è un linguaggio come un altro, con la sua logica interna. A volte, di fronte a sistemi complessi, le matematiche in uso possono risultare insufficienti e può essere necessario elaborare una nuova matematica adatta alle nuove situazioni.
Inoltre la matematica, proprio per la sua rigidezza (che è la sua virtù) "funziona" solo se il numero delle variabili è noto e le variabili sono tutte note. Nella maggior parte dei casi così non è, e la matematica fornisce l'attendibilità consentita da quello che sappiamo e possiamo "matematicizzare". Spesso poi si fanno delle semplificazioni, o si approssimano alcuni parametri. Il risultato quindi dipende in larga parte dalle scelte"umane" fatte a monte della matematica stessa.
Per questo, fornire per esempio un grafico basato su formule complesse ed affermare che, dato che abbiamo usato un linguaggio matematico, il risultato è vero, può essere una falsificazione grossolana, in quanto il risultato della formula dipende da quali variabili e quali fattori abbiamo inserito all'inizio nella formula stessa.
Spesso quindi, nella vita quotidiana, il linguaggio finisce col fornire una maggiore attendibilità, proprio per la sua imprecisione, che corrisponde all'imprecisione della nostra conoscenza del reale. La matematica la introduciamo poi, per quantizzare un fenomeno che siamo riusciti a semplificare, isolando i fattori in gioco.
Portando il discorso al limite, l'unico linguaggio in grado di descrivere la realtà umana è quello dell'arte e della poesia, perché come dice Shakespeare, "ci sono più cose in cielo e in terra di quante non ne contempli la tua filosofia".
Però con la poesia non si fa scienza, e senza scienza non c'è progresso.
Infine, una nota sul principio di indeterminazione.
Per prima cosa, dire che di un certo fenomeno può essere impossibile misurare con la stessa precisione tutti i parametri non significa affatto affermare che una teoria non sia verificabile, anzi, proprio tenendo conto di ciò la verifica può diventare possibile.
Poi, siamo abituati a considerare questo principio solo quando parliamo di "oggetti" piccolissimi come i quanti. Il principio però purtroppo vale anche in tutti quei casi in cui lo strumento di misura e l'oggetto da misurare sono dello stesso ordine di grandezza. E questo è proprio il caso delle scienze umane, tutte ancora piuttosto aleatorie, perché chi osserva e misura sono uomini, come uomini sono l'oggetto dello studio. Non solo, ma chi misura non può non interferire con chi viene studiato.
Questo vale in antropologia, ma anche in tutte le scienze umane, altrimenti non saremmo qui a discutere di politica, ma applicheremmo semplicemente alla politica l'algoritmo più adatto, e ci faremmo governare da un computer.
annalu