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Tornare allo spirito del Lingotto

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Tornare allo spirito del Lingotto

Messaggioda ranvit il 15/06/2009, 16:54

Appello su Facebook e convocazione il 2 luglio a Roma
"Basta con i ritorni al passato, servono nuovi dirigenti"
Pd, Veltroni sta con Franceschini
"Tornare allo spirito del Lingotto"
Iniziativa il 2 luglio a Roma con Chiamparino, Ichino, Serracchiani

di MATTEO TONELLI

ROMA - Walter Veltroni esce allo scoperto e, in vista del congresso autunnale del Pd, lascia capire che si batterà per la riconferma di Dario Franceschini. Lo fa con un appello pubblicato su Facebook che rilancia lo spirito del Lingotto e lo slancio del battesimo dei democratici. E arriva al Pd di oggi: "In Italia c'è finalmente una grande forza che unisce le tradizioni e le nuove idee dei riformisti. Il sogno che alcuni di noi coltivavano da anni si è realizzato". Un progetto che, però, Veltroni vede "messo in discussione". Per questo l'ex sindaco di Roma torna a far sentire la sua voce. E giovedì 2 luglio (alle 16.30 nel centro congressi Capranica a Roma) l'ex segretario scenderà direttamente in campo. Per Franceschini. Al suo fianco ci saranno Francesca Barracciu, Tito Boeri, Sergio Chiamparino, Paolo Gentiloni, Pietro Ichino, Andrea Martella, David Sassoli, Aldo Schiavone, Debora Serracchiani.

Non sarà la nascita di una "corrente", assicura Veltroni. Che guarda al Lingotto, quando annunciò la sua leadership, e chiede che si recuperi quello spirito. "Abbiamo bisogno di un partito in cui avanzi una nuova generazione di dirigenti, che senta con orgoglio l'identità che era racchiusa nelle centinaia di migliaia di bandiere del Circo Massimo. Un partito senza ex di nulla, senza correnti e personalismi, senza vecchie e paralizzanti logiche figlie di un tempo superato. Semplicemente e per sempre superato" scrive Veltroni. Parole che suonano come un atto d'accusa verso l'attuale stato dei rapporti all'interno dei democratici. Che sembrano aver dimenticato "la tregua interna" chiesta da Franceschini al momento della sua investitura.

Vedo un rischio l'ex segretario. Che il progetto del Pd sia abbandonato. Per questo parla "di richiami antichi" di tensioni che "tornano e aumentano", di scenari che "arrivano a dire che forse sarebbe meglio lasciar perdere il Pd oppure ridurne le ambizioni trasformandolo in un frammento minoritario di uno schieramento senza un disegno riformista". E non si non può non leggere, in queste parole, la severa critica verso i passi indietro che si sono affacciati in casa democratica nel post elezioni. Quei boatos che chiedono un dissolvimento del Pd e la creazione di due forze politiche distinte: una di centro e una di sinistra. "Di tutto abbiamo bisogno, tranne che di ritorni ad un passato che ha poco da dire. Ci vuole più riformismo, più modernità, non il ritorno ad antiche e inesistenti certezze" taglia corto Veltroni.

L'ex segretario vede un berlusconismo nella fascia "discendente" ma spiega che "per sola inerzia" i riformisti non vincono. Serve innovazione e impegno. "E in questo senso il Partito Democratico deve fare ancora molto, davvero molto. Non tornando indietro, ma andando avanti. Evitando di ripetere gli errori compiuti e correggendo radicalmente un modo di essere e di fare che ci ha fatto solo male" continua l'ex segretario. Che segnala come la passione di tanti elettori sia stata "delusa" da un partito "impegnato più in laceranti e troppo spesso sotterranei scontri interni, più in un gioco perverso di posizionamenti individuali e di manovre di corrente, che in un convinto e unitario lavoro comune".

Dinamiche nefaste che Veltroni ammette di non essere riuscito a bloccare ai tempi della sua segreteria. Da qui le dimissioni e il "silenzio" durato mesi. Silenzio che il 2 luglio, a Roma, terminerà. Ma che nessuno parli della nascita di una corrente, assicura Veltroni. "Sarà quanto di più lontano dell'ennesimo incontro di una componente che si vede per "pesare" nella vita interna di un partito. Chi si aspetta questo può anche non venire, quel giorno" dice l'ex segretario. Due anni dopo il Lingotto si riparte: "Sarà il modo per dire che i grandi obiettivi attorno ai quali ci eravamo ritrovati allora, "fare un'Italia nuova", unire gli italiani, aprire una nuova stagione di governo per il Paese, sono gli stessi di quelli che oggi attendono il Partito Democratico. Dovremo tutti esserne all'altezza".

(15 giugno 2009)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Torna a Ulivo e PD: tra radici e futuro

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