Ipa di Roma, lo scandalo: prestiti di favore, hotel, viaggi. Spariti i documenti di centinaia di debitori
Il Messaggero
Un istituto di previdenza pubblico sfruttato per anni come un bancomat. Prestiti da 100mila euro concessi a dipendenti comunali indebitati fino al collo, già protestati dalle banche, che poi naturalmente non saldavano le rate; viaggi all’estero per i parenti dei dirigenti; stipendi raddoppiati agli impiegati interni, che sono arrivati ad accumulare fino a 170 ore di straordinario al mese, pagati anche mille euro per mandare una mail. Centinaia di carte riservate, di cui Il Messaggero è in possesso, rivelano come l’Ipa, l’istituto di previdenza e assistenza del Comune di Roma, sia diventato un pozzo senza fondo per foraggiare dipendenti e sindacalisti. Solo che un fondo c’era. Ora il conto è in profondo rosso: -51 milioni di euro.
Una voragine finanziaria che ha spinto l’ex commissario dell’ente, Fabio Serini a scrivere alla Procura di Roma, poco prima di lasciare l’istituto, che «lo stato di insolvenza è altamente probabile», come rivelato ieri. Risultato: o il Campidoglio rimpingua le casse con 51 milioni, soldi di tutti i contribuenti romani, oppure saltano le pensioni integrative di 23mila tra impiegati, vigili e insegnanti delle scuole comunali. Lo scandalo dei mutui facili distribuiti a pioggia ai dipendenti insolventi, che poi si sono dati alla fuga, spinge le opposizioni a chiedere a Gualtieri una commissione d’inchiesta.