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Caso Englaro

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Caso Englaro

Messaggioda Stefano'62 il 28/02/2009, 15:05

Qualcuno ha letto l'intervista a pagina 6 di Repubblica di oggi,ad un tizio di nome Giuseppe Garrone,segretario del movimento Verità e vita ?
Non sono riuscito a trovarla online per postarla.
Ha denunciato Beppino Englaro.
Dice senza alcun pudore che il padre ha usato la filgia e la sua morte al solo scopo di promuovere l'eutanasia....
mi auguro si prenda una bella querela,tanto per avere l'illusione di vivere in un paese che non si è ancora perso del tutto.

Gustoso il passaggio in cui asserisce che verità e vita è un'associazione apolitica,non confessionale e non-atea,come per assicurarsi il palco della giuria equidistante dai contendenti ideologizzati....poi dopo dieci secondi si smentisce dicendo che la vita ce l'ha data Dio.
Nella stessa frase dice che la vita è un bene indisponibile e a conferma del punto cita la legge italiana che vieta il suicidio,come se avesse lo scopo di punire invece che difendere qualcuno da se stesso nei momenti di buio.
O ci è,o ci fà.

Prova ancora a fingere equidistanza concedendo magnanimamente che sono i medici a dover decidere quando è accanimento,poi però subito dopo stabilisce che invece nel caso Welby il medico infranse la legge.
Secondo questo ragionamento qualsiasi medico sarà sempre attaccabile anche se la legge gli fornisse uno strumento per poter decidere di smettere di tormentare un "condannato a sopravvivere".

Alla fine torna a ribadire che la vita ce l'ha data Dio e che noi non ne possiamo disporre (nessuno,nemmeno gli altri).....che è l'esatto contrario del concetto di libertà.

Ricordiamoci il nome di questo tizio -Giuseppe Garrone- che accusa un padre affranto,perchè se un domani approdasse,come forse spera,in politica allora potremo denunciarlo,questa volta a ragion veduta,di avere sciacallato su quella povera famiglia per puri scopi di visibilità politica.
E se per un malaugurato caso dovesse provare a infilarsi nel PD,andrebbe cacciato a pedate.
Così non fosse me ne andrei io.

Stefano
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Re: Caso Englaro

Messaggioda lucameni il 28/02/2009, 15:49

Sono stato or ora a vedere il sito di questa associazione.
Come mi aspettavo, toni quanto meno "aggressivi"; tanto che lo stesso movimento per la vita di C. Casini ha tempo fa preso le distanze da loro (il che è tutto dire).
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Caso Englaro

Messaggioda Stefano'62 il 28/02/2009, 18:45

Ci sono stato anch'io;nello statuto ricorre almeno dieci volte la parola dignità,riferita alla vita umana.
Viene da domandarsi cosa intendano per dignità,considerando la "non-vita" cui volevano condannare Eluana per l'eternità.
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ma la chiesa tedesca la pensa diversamente

Messaggioda franz il 16/03/2009, 14:21


La Conferenza Episcopale tedesca approva l'eutanasia passiva e l'eutanasia indiretta


Pubblichiamo la traduzione di ampi stralci del documento “Christliche Patientenverfügung” (Disposizioni sanitarie del paziente cristiano), un testo comune di cattolici e protestanti contenente disposizioni sul fine vita, siglato nel 1999 (e rivisto nel 2003), che porta le firme del Presidente della Conferenza Episcopale tedesca cardinale K. Lehmann e del Presidente del Consiglio delle Chiese evangeliche tedesche M. Kock.

"Testamento biologico cristiano con delega preventiva e nomina di un fiduciario"

Seconda edizione

Regole e modulo della Conferenza episcopale tedesca e del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania in unione alle altre chiese membre od ospiti del gruppo di lavoro delle chiese cristiane in Germania.

Premessa
(...) Il progresso medico ha portato negli ultimi decenni a una difficile situazione. Da un lato grazie a moderne possibilità mediche si è in grado di guarire malattie che sino a pochi anni or sono erano considerate inguaribili, d’altro lato l’utilizzo di tutti i mezzi tecnici della medicina intensiva possono avere anche l’indesiderata conseguenza di prolungare soltanto le sofferenze e l’agonia delle persone. Per permettere di vivere sino in fondo una vita dignitosa, può essere auspicabile sia utilizzare sia rinunciare a utilizzare la medicina intensiva. Un’ultima decisione dev’essere presa partendo dalla concreta situazione del morente e in base ai suoi desideri e bisogni. (...)

Cardinale Karl Lehmann
Presidente della Conferenza episcopale tedesca

Presidente ecclesiastico Manfred Kock
Presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania

Introduzione
Molte persone si preoccupano dell’ultima fase della loro vita. Si chiedono: come sarà la mia fine? Potrò morire a casa o mi si porterà in ospedale? Avrò vicino persone ad assistermi e confortarmi? Avrò dolori insopportabili? Oppure sonnecchierò soltanto in stato d’incoscienza? Per quanto difficili siano tali domande, è bene non cercare di eluderle. Infatti della vita responsabile fa parte anche la riflessione sulla morte e l’accettazione della propria mortalità. La fede cristiana, il cui nucleo è rappresentato dall’agonia, dalla morte e dalla resurrezione di Gesù Cristo, lascia la libertà di riflettere anche sul proprio morire e di provvedervi adeguatamente. (...)

Molte persone si chiedono se sfruttare ogni possibilità della medicina contribuisca alla fine veramente a migliorare la qualità della vita oppure prolunghi soltanto un faticoso processo di morte. Cos’è meglio: morire nel proprio ambiente familiare, anche se l’assenza di possibilità tecniche mediche può abbreviare l’ultima fase della vita, oppure vivere il più a lungo possibile in sala di rianimazione contornati da macchinari?
Non è possibile rispondere in generale a domande del genere. Per poter vivere dignitosamente fino alla fine può essere necessario sia un trattamento medico intensivo, sia la rinuncia ad applicarlo. In conclusione la decisione dev’essere presa in base alla situazione concreta del morente e tenendo presenti i suoi bisogni. Ma chi decide? Chi decide se gli interessati stessi non possono più esprimersi al riguardo? Chi decide se essi non possono più dire personalmente cosa desiderino? Anche se non hanno documentato per iscritto le loro idee e i loro desideri, saranno assistiti e curati, adeguatamente alla loro situazione. I medici e i sanitari si sono impegnati a rispettare sino alla fine la dignità e il valore di ogni vita umana. Qualsiasi trattamento medico presuppone comunque il Suo consenso.

Grazie a un testamento biologico Lei può partecipare già ora alla decisione relativa all’utilizzo di procedimenti medici, determinando così lo svolgersi dell’ultima fase della Sua vita. Lei può fare ora qualcosa per poter essere assistito in questa fase della vita in modo dignitoso e fisicamente sopportabile, tramite cure mediche e assistenza qualificata, secondo le Sue idee e il Suo desiderio. Nel caso che Lei si venga a trovare in una situazione in cui non sia più in grado di decidere personalmente su interventi medici, il testamento biologico da Lei redatto deve aiutare il medico nelle sue decisioni.

Le seguenti riflessioni stanno alla base della proposta di firmare per tempo un testamento biologico del genere:

- La vita ci è stata donata in modo che noi – nonostante il dolore e la morte – possiamo accettarla e realizzarla. Dio è amico della vita. Egli vuole che noi riusciamo ad avere una vita piena. A questo scopo desidera la nostra attiva e passiva partecipazione. Egli ci rende capaci di realizzare in modo responsabile la nostra vita, anche nella sua ultima fase.

- Fino alla fine si deve poter sentire una vita come degna di essere vissuta e dotata di senso. In ciò rientra anche il ricevere informazioni, il poter decidere, il poter restare in contatto con persone care, l’aver tempo di riflettere e chiarire delle domande e di congedarsi e accettare la propria morte. Questo è spesso un processo difficile. Forti dolori e sintomi fisici strazianti, così come una massiccia inibizione farmacologica possono impedirci di sentirci pronti per morire. La terapia del dolore, la medicina palliativa, il lavoro degli hospices, le misure assistenziali e l’accompagnamento spirituale o da parte del prossimo devono permettere di trovare con sensibilità e rispetto verso il morente quell’equilibrio che consente di vivere dignitosamente e sensatamente anche la parte finale della vita.

- (...) Nel testamento biologico possono essere formulati i Suoi desideri relativi al trattamento di fine vita, come ad esempio la rinuncia a un esteso trattamento medico-tecnico o il desiderio di misure che leniscano il dolore (medicina palliativa). Si vuole così garantire che nel caso Lei stesso non sia più in grado di esprimersi, la sua personale opinione rispetto alla fine della vita sia nota a tutti i medici curanti e venga rispettata. Ciò non significa che si debba rinunciare alle opportunità della medicina moderna se da queste ci si può aspettare un aiuto duraturo.

Bisogna rispettare la decisione di certi pazienti di accettare il cammino attraverso la malattia e la sofferenza, attraverso la sopportazione di dolori e di pesanti terapie come processo di crescita interiore. Alcuni cristiani vivono attraverso le sofferenze l’esperienza di una profonda solidarietà con Cristo, con colui che attraverso la sua sofferenza ci redime.

(...) Poiché non possiamo disporre liberamente della nostra vita e tanto meno di quella degli altri, rifiutiamo qualsiasi interruzione attiva della vita.

"Eutanasia attiva“ ed "eutanasia passiva“ vanno ben distinte una dall’altra. Per eutanasia "attiva“ s’intende l’uccisione mirata di una persona (per es. con una pastiglia, un’iniezione o una fleboclisi). L’uccisione di persone gravemente malate e moribonde in determinate condizioni ormai è stata legalizzata in alcuni paesi. L’“eutanasia“ attiva non è tuttavia compatibile con la concezione cristiana dell’uomo. In Germania è giustamente vietata e perseguita penalmente e questo anche qualora avvenga dietro esplicito consenso del paziente. L’eutanasia "passiva“ invece punta a un dignitoso lasciar morire, nello specifico non proseguendo o non iniziando nemmeno un trattamento volto al prolungamento della vita (per es. l’alimentazione artificiale, la respirazione artificiale o la dialisi, la somministrazione di farmaci come ad esempio antibiotici) nel caso di malati inguaribili e terminali. L’“eutanasia passiva“ presuppone il consenso del morente ed è giuridicamente ed eticamente ammissibile.

Nulla deve restare intentato per permettere alle persone di condurre fino alla morte una vita in pace, dignità e autodeterminazione.
(...)

Spiegazioni
(...)
Cosa viene regolato in un testamento biologico?
Con un testamento biologico sostanzialmente si possono richiedere sia misure della cosiddetta "eutanasia passiva“, sia della cosiddetta "eutanasia indiretta“ (vedi sotto). Lei può quindi pretendere che misure di sostegno della vita vengano omesse, che misure già iniziate vengano interrotte o che Le vengano somministrati farmaci sedativi del dolore, anche se è possibile che questi abbrevino la vita.
Al contenuto del testamento biologico sono posti tuttavia dei limiti in base alla responsabilità cristiana e all’ordinamento giuridico. Così non Le sarà possibile disporre che il medico curante nel caso di una malattia inguaribile e di grandi dolori la possa uccidere (cosiddetta "eutanasia attiva“).
(...)
Per il medico il testamento biologico è un importante indizio sulla sua volontà che può essere illegale non prendere in considerazione. Resta comunque il medico il responsabile delle misure mediche, per cui a volte si vengono a creare delle tensioni fra la volontà del paziente stabilita in un testamento biologico e la convinzione di coscienza di chi lo cura. Nessuno può tuttavia essere obbligato contro la sua volontà a sottoporsi a misure diagnostiche o terapeutiche, per quanto promettenti queste siano. Se un chiarimento del conflitto non dovesse essere possibile attraverso colloqui, non si può far altro che andare per vie legali.

(...)
Le diverse forme di eutanasia
Il significato del termine tedesco "Sterbehilfe“ (in italiano eutanasia, ma letteralmente "aiuto nel morire“, n.d.t.) che si è andato affermando è quello di facilitazione della morte per un malato inguaribile. Se si tratta però di aiuto da parte del prossimo o aiuto spirituale nel morire o durante il morire sarebbe consigliabile usare il termine "Sterbebegleitung“ (cioè "accompagnamento alla morte“).
Alla richiesta di una "morte dignitosa“ si associa tuttavia spesso anche la richiesta di poter decidere pesonalmente la durata della propria vita e il momento della propria morte. La "Sterbehilfe“ non viene pertanto più intesa come aiuto nel e durante il morire, bensì come aiuto a morire (nel senso della cosiddetta "eutanasia attiva“). Dal momento che il termine "Sterbehilfe“ nella sua polivalenza dà spesso adito a fraintendimenti del genere, è bene distinguere le diverse forme di eutanasia:
L’“eutanasia passiva“ è diretta a lasciar morire in modo dignitoso, in particolare non continuando o addirittura nemmeno iniziando una terapia volta a prolungare la vita (rinunciando ad esempio all’alimentazione artificiale, alla respirazione artificiale o alla dialisi, alla somministrazione di farmaci come per esempio antibiotici) nel caso di un malato inguaribile. Essa presuppone il suo consenso ed è giuridicamente ed eticamente ammissibile.
L’“eutanasia indiretta“ viene prestata quando al morente vengono prescritti dal medico farmaci sedativi del dolore che come effetto secondario involontario possono accellerare il subentrare della morte. Considerando il duplice dovere del medico sia di mantenere in vita sia di alleviare il dolore, una tale eutanasia indiretta viene ritenuta ammissibile sia giuridicamente che eticamente.
Per “eutanasia attiva (o diretta)“ s’intende l’uccisione mirata di una persona, per esempio somministrandole un preparato che induce la morte (una pastiglia, un’iniezione o una fleboclisi). In Germania è vietata dalla legge e viene perseguita penalmente, anche qualora avvenga dietro esplicito consenso del paziente. La legalizzazione dell’eutanasia attiva in Olanda e in Belgio consente in questi paesi l’uccisione di malati gravi o terminali in determinate condizioni. L’eutanasia attiva non è tuttavia conciliabile con la concezione cristiana dell’uomo.
Assistenza al suicidio (il cosiddetto "suicidio assistito“ o "accompagnamento al suicidio“) viene detto il sostegno prestato a una persona nel realizzare il proprio suicidio. Ciò può avvenire procurando sostanze letali o anche mostrando come utilizzarle. Essa non è limitata soltanto alla fase della morte vera e propria, bensì avviene spesso già subito dopo che è stata diagnosticata una grave malattia o vi è stata una prognosi infausta sul decorso di una malattia. L’assistenza al suicidio, che in alcuni paesi (per es. la Svizzera) viene praticata da cosiddette "Sterbehilfe-Organisationen“ (organizzazioni per l’eutanasia), è molto discutibile dal punto di vista etico. Chi assiste accetta nel caso concreto il suicidio, ne condivide i motivi e le ragioni. Pertanto la responsabilità dell’assistenza si estende non soltanto al mettere a disposizione i mezzi, bensì anche alla conseguenza prevedibile, cioè l’azione suicida stessa. Chi mette a disposizione il mezzo è corresponsabile del suicidio. Il suicidio assistito corrisponde eticamente all’eutanasia attiva da noi rifiutata. Nei "Principî dell’Ordine federale dei medici sull’accompagnamento medico alla morte“ del 1998 si legge: "La partecipazione del medico al suicidio è contraria all’etica medica e può essere passibile di pena.“

Diritto di autodeterminazione del paziente
Del diritto del paziente (per es. libera scelta del medico, informazione, adeguato trattamento medico) fa parte in modo centrale il diritto di autodeterminazione. Per attuare od omettere un trattamento è decisivo che il paziente, dopo essere stato adeguatamente informato, abbia manifestato la sua esplicità volontà al riguardo, anche qualora il medico consigliasse altre misure diagnostiche o terapeutiche. Accanto alla possibilità di stabilire in qualsiasi momento di mutare l’obiettivo del trattamento, il diritto di autodeterminazione del paziente comprende anche la possibilità di decidere disposizioni su situazioni future. Questo vale in particolare per condizioni vitali in cui i pazienti non possono più esercitare personalmente i propri diritti, cioè non possono più dare il loro consenso perché sono incapaci di dare un consenso, per es. perché sono troppo deboli, confusi o incoscienti. Allora la volontà presunta del paziente è determinante per le decisioni dei medici, dei sanitari, dei congiunti o dei fiduciari. Il testamento biologico riveste un ruolo importante nella ricerca di questa volontà presunta.

Sul rapporto fra medico e paziente
(...)
Si deve considerare che la volontà del paziente è la base di ogni trattamento. Il medico è pertanto obbligato a trovare la volontà o la volontà presunta del paziente per la situazone data. (...) Nessuno può essere costretto contro la sua volontà a sottoporsi a misure diagnostiche o terapeutiche, per quanto promettenti queste siano.

Trattamento e assistenza
Per il caso in cui venga decisa la limitazione delle misure terapeutiche, particolare importanza viene conferita al trattamento e all’assistenza della persona malata. La limitazione delle misure terapeutiche può rientrare anche nell’ampio accompagnamento medico e sanitario del morente, il quale include anzitutto la dedizione umana verso il malato, la sedazione del dolore e dei disturbi, così come la messa in atto di misure specifiche di trattamento in modo che i bisogni primari dell’esistenza umana restino tutelati. I "Princpî dell’Ordine federale dei medici sull’accompagnamento medico alla morte“ del 1998 hanno sottolineato che, indipendentemente dallo scopo del trattamento medico, il medico deve in ogni caso fare in modo che vi sia una cosiddetta "assistenza di base“. Di ciò fanno parte fra le altre cose una sistemazione dignitosa, la dedizione, l’igiene del corpo, l’alleviamento del dolore, della difficoltà respiratoria e della nausea, così come l’appagamento della fame e della sete.

Alimentazione e idratazione artificiale

Anche qualora Lei disponga di non desiderare misure di prolungamento vitale nella fase della morte, una cosiddetta "assistenza di base“ viene di principio attuata e in questa rientra anche "l’appagamento della fame e della sete“ (cfr. i "Princpî dell’Ordine federale dei medici sull’accompagnamento medico alla morte“ del 1998). Se l’alimentazione artificiale tramite un sondino naso-gastrico, per bocca o per via gastrointerica (la cosiddetta sonda PEG) o per fleboclisi rientri alla fine della vita nell’“assistenza di base“, va deciso da caso a caso. Si informi presso il Suo medico di fiducia o presso un sanitario e discuta la problematica con i Suoi famigliari. I Suoi desideri, anche riguardo a limitazioni temporali, può esprimerli sul modulo alla voce "Spazio per disposizioni integrative“.

MODULISTICA

I. TESTAMENTO BIOLOGICO

Nel caso che io non possa più formare o manifestare la mia volontà, dispongo:

Su di me non devono essere prese misure di prolungamento della vita, se secondo scienza e coscienza medica viene verificato che qualsiasi misura di sostegno vitale sarebbe senza prospettiva di miglioramento e prolungherebbe soltanto la mia agonia.

L’accompagnamento e il trattamento medico, così come l’assistenza scrupolosa devono essere in questi casi rivolti ad alleviare disturbi, come per es. dolori, agitazione, ansia, difficoltà respiratorie o nausea, anche se non sia da escludersi che la necessaria terapia del dolore possa abbreviare la vita.

Voglio poter morire con dignità e in pace, se possibile vicino ai miei congiunti e ai miei cari e nell’ambiente a me familiare.

Chiedo di poter avere sostegno spirituale.
La mia confessione è .......

Spazio per disposizioni integrative: ..........................

(dettagli su http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... indiretta/ )
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Re: Caso Englaro

Messaggioda Paolo65 il 18/03/2009, 12:56

Sono convinto che il comandamento che dice: NON UCCIDERE, non era indirizzato ai casi come quelli della signora Englaro.

Come la persistente e lodevole difesa del debole e dell'idifeso che si trova nei Vangeli, non è indirizzata a chi sta in un letto da 17 anni e non può fare nulla se non essere alimentato artificialmente.

Anche il più ottuso degli umani, leggendo i Vangeli, si rende conto della profondità della testimonianza di Cristo e dei valori che egli ha voluto tramandare ai suoi apostoli ed alla gente con cui parlava.

Ecco perchè chiunque legge i Vangeli resta ammaliato dal sincero amore del Cristo verso l'umanità.

La difesa della vita del Cristo non è quella rivolta dal Vaticano e da altri alla signora Englaro in quel letto. In quelle situazione il Cristo chiede compassione e pietà per quella povera vita, non sondini naso-gratici.

Per natura mi avvicinerei al protestantesimo, perchè credo che non serva un prete che faccia da tramite per farmi capire cosa dicono le scritture. I Vangeli nella parte dei messaggi e delle parabole si capiscono da soli e spesso dicono cose molto diverse da quelle che vengono dalle gerarchie vaticane e dai cosidetti cattolici praticanti.

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