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Non daremo mai soldi alle banche

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Non daremo mai soldi alle banche

Messaggioda trilogy il 08/01/2019, 9:24

Prima crisi bancaria a cinque stelle e scatta come sempre l'intervento statale. Se c'era Renzi o Gentiloni al governo oggi farebbero fuoco e fiamme contro i "regali alle banche", mentre il fatto parla di tutela dei risparmi... patetici!

blogdelle stelle 2017....
https://www.ilblogdellestelle.it/2017/0 ... anche.html

Governo 5 stelle 2019
Carige, Lega e M5S «costretti» a imitare i governi Renzi-Gentiloni
–di Alessandro Graziani

clienti-depositanti di Banca Carige sono garantiti. E questa e' l'unica certezza di rilievo che emerge dopo il decreto di emergenza varato ieri sera dal Governo con un piano di aiuti di Stato articolato su piu' livelli. Il destino futuro della banca e' invece ancora avvolto nell'incertezza: se ne saprà' di più' oggi quando i tre commissari nominati da Bce annunceranno il loro piano di azione.

Il piano A resta quello di una ricapitalizzazione in opzione ai soci, bocciata nell'assemblea dello scorso 22 dicembre da Malacalza Investimenti, da riproporre nelle prossime settimane eventualmente con il supporto dello schema volontario del Fondo interbancario di garanzia.

Il piano B prevede che, in assenza di un ritorno sul mercato dei capitali, la banca possa comunque contare sulla fornitura di liquidita' a lungo termine attraverso la garanzia di Stato sulle obbligazioni, decisa ieri per decreto, che Carige emetterà' in futuro. E che consentirà' alla banca, in assenza di ulteriori richieste di capitale da parte di Bce, di avere certezze sul finanziamento per tutto il 2019 in attesa dell'aggregazione con un altro istituto.

Il piano C riguarda l'impegno del Governo, se Carige dovesse avere ammanchi di capitale in sede di esame Srep da parte di Bce (nel comunicato del Governo si parla impropriamente di stress test), di procedere alla ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato (non e' chiaro se già' autorizzata da Bruxelles). Ipotesi che il comunicato del Governo giudica estrema e futuribile, ma che avrebbe come conseguenza il burden sharing e quindi il sostanziale azzeramento degli azionisti e degli obbligazionisti (salvo rimborsi ex post). Se il piano C doveva servire a tranquillizzare la clientela e' probabile che ciò' avvenga solo in parte, considerato che i 3 miliardi circa di bond Carige, come risulta dalla relazione sui conti dei nove mesi del 2018, sono per lo più' nei portafogli della clientela retail.

Al termine della convulsa giornata di ieri, quello che emerge e che piu' interessa e' che in ogni caso i depositanti di Carige sono totalmente garantiti: nella peggiore delle ipotesi l'epilogo sarebbe quello del salvataggio di Stato di Mps, ovvero senza danni per i correntisti. Ne' per il resto del sistema bancario, poiche' il focolaio di crisi e' stato isolato.

Restano le incognite sul futuro della banca. Guardando al passato recente, l'ultimo caso eclatante di bond garantiti dallo Stato e' stato quello delle banche venete (Popolare Vicenza e Veneto Banca), in crisi di liquidita' per la fuga dei clienti, che pero' a differenza di Carige avevano coefficienti patrimoniali inferiori ai minimi chiesti da Bce. La banca ligure, pur grazie al sostegno del sistema bancario, e' invece - almeno per ora - sopra ai minimi di Total capital ratio e di Cet1 (al netto della guidance individuale, non vincolante). Che accadrà' a breve? Già' oggi i tre commissari Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener annunceranno le prime linee guida del piano di rilancio, a partire dalla ulteriore cessione di crediti deteriorati da finalizzare in tempi strettissimi. Pur nella difficoltà' della situazione - il finanziamento dello Stato e' il segnale definitivo che la banca non ha accesso al mercato - il tentativo in corso da parte dei tre commissari resta quello di perseguire il piano A.

Politicamente il Governo Lega-5Stelle, che negli scorsi anni dai banchi dell'opposizione tuonavano contro i soldi dello Stato per salvare le banche, con il decreto salva Carige e' costretto a seguire quanto fatto in precedenza dai Governi Renzi e Gentiloni per tutelare il risparmio. Ed e' inevitabile che il caso Carige diventi già' nei prossimi giorni oggetto di scontro tra maggioranza e opposizione in vista delle elezioni europee. Caso che non sarebbe esistito, ne' politicamente ne' finanziariamente, se il 22 dicembre la famiglia Malacalza avesse approvato l'aumento di capitale. Si impegnerà' a farlo ora che Carige e' diventato un caso di Stato? C'è' da immaginare che il pressing delle varie Autorita' raggiungerà' i massimi livelli.

fonte: https://www.ilsole24ore.com/art/finanza ... d=AEOK43AH
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La fantastica giravolta di Lega e M5S su Carige

Messaggioda franz il 08/01/2019, 18:46

Lega e MoVimento 5 Stelle come l’odiatissimo duo di “amici dei banchieri” Renzi&Boschi. Ieri in dieci minuti il Consiglio dei Ministri del governo del Cambiamento ha approvato un decreto per salvare Carige che prevede la garanzia statale sui bond emessi dall’istituto di credito, la possibilità di accedere alla ricapitalizzazione precauzionale con soldi pubblici e quella di accedere a fondi Bankitalia. Un salvataggio di Stato in piena regola, proprio come quello fatto dal famigerato “governo precedente” con le banche venete.

Come il governo ha salvato Carige
Secondo Luigi Di Maio il decreto tutela i risparmi dei cittadini. Troppo facile far notare che è la stessa dichiarazione fatta da Matteo Renzi («la misura del governo ha permesso di salvare i conti correnti dei cittadini di 4 banche e migliaia di posti di lavoro») nel dicembre del 2015 dopo il varo del piano di salvataggio per Banca Marche, Popolare dell’Etruria, Cassa di risparmio di Ferrara e Cassa di risparmio di Chieti. La Lega infatti ha scelto un’altra strada per difendersi dalle critiche di chi accusa il governo di essere come quelli di prima.
[...]
segue su:
https://www.nextquotidiano.it/rispiarma ... di-carige/?
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Re: Non daremo mai soldi alle banche

Messaggioda franz il 09/01/2019, 9:58

Smettetela di salvarle, o la crisi delle banche non finirà mai

CAPITALISMO DI RAPINA
09 gennaio 2019

Perché le crisi delle banche devono pagarle tutti i cittadini? E perché lo facciamo solo coi banchieri amici della politica? La realtà è che le banche vanno fatte fallire. Altrimenti il mondo del credito continuerà a distruggere ricchezza, anziché crearne

Michele Boldrin

Oggi ovviamente ci occupiamo del fallimento cum “salvataggio pubblico” di Carige, ch’è una specie di “inevaso” della recessione precedente, mentre sta già arrivando la prossima. I fatti son noti e le analisi dell’evento specifico mi sembrano siano già state correttamente fatte al di là, ed in negazione, della stucchevole propaganda governativa. Riassumiamo in ogni caso i tre aspetti maggiormente rilevanti per concentrarci poi sul problema di fondo che costituisce la vera causa non solo dei continui fallimenti bancari ma, soprattutto, della trasformazione del sistema creditizio italiano da allocatore di risorse per la crescita a distruttore delle medesime.

Il primo fatto da sottolineare è che l’intervento di questo governo copia, letteralmente, quelli dei due governi precedenti ed ha le medesime motivazioni. Le quali sono di clientelismo elettorale e nulla hanno a che fare con le buone regole della politica economica. La ricapitalizzazione d’urgenza e la garanzia sulle emissioni obbligazionarie – decise dal Consiglio dei Ministri in pochi minuti nella notte – servono ad evitare, ancora una volta, che i responsabili dei fallimenti paghino e che coloro i quali, in Italia, investono in azioni ed obbligazioni bancarie apprendano nei fatti che si tratta di attività potenzialmente redditizia ma anche rischiosa. L’intervento governativo avviene in risposta a quello della BCE ed è teso ad evitare che quest’ultima, applicando le corrette regole della BRRD, faccia gravare le perdite laddove dovrebbero gravare: azionisti ed obbligazionisti. La difesa dei depositanti e del risparmio sono bugie, in questo caso, esattamente come lo erano nei casi precedenti. L’intero arco parlamentare si conferma essere al servizio non dei correntisti (a quelli infatti ci pensa la BCE) bensì di lobbies di “banchieri locali”, ovvero azionisti ed obbligazionisti. Che siano piccoli o grandi fa zero differenza, sempre proprietari di banche sono e, dal PD sino alla Lega passando per M5S e FI, il sistema politico fa pagare le loro perdite a tutti i cittadini. I profitti no: quando i profitti arrivavano i banchieri se li intascavano.

Il secondo punto è che non esiste alcun argomento economico per salvare ogni banca avviata al fallimento – piccola, media o grande che sia. Questo è vero persino in quei casi in cui “salvare” non implica sussidiare banchieri parassitari (come si fa in Italia) ma anche solo tenere in piedi la struttura operativa per evitare di distruggere il capitale organizzativo che essa contiene. Questo secondo obiettivo, che ha valore sociale, si può tranquillamente raggiungere con una corretta applicazione della BRRD e permettendo che, attraverso meccanismi di mercato, altre banche meglio gestite acquisiscano il capitale organizzativo invece di dissolverlo.

Il terzo ed ultimo punto è che nel caso di Carige l’uso del sistema bancario a fini politici giunge al paradosso estremo d’introdurre banchieri di serie A (quelli che potrebbero votare per noi o lo hanno fatto o sono amici degli amici nostri) e banchieri di serie B. Infatti – e giustamente sia chiaro – mentre gli azionisti di MPS han perso il 99% del loro investimento quelli di Carige e delle due venete (ma guarda un po’ che caso) verranno rimborsati a spese di tutti i contribuenti. Invece di adottare regole di mercato trasparenti ed uguali per tutti, dove chi sbaglia paga, l’Italia scende sempre di più nel Medioevo economico dove gli amici del signorotto la fanno franca e quelli dell’avversario vengono puniti; sino a quando la giostra gira e s’invertono i ruoli.

Veniamo ora alla questione di fondo, già in parte sollevata da Francesco Cancellato nel suo editoriale di ieri: l’eterna commistione italiana fra banche e potere politico. Negli anni ’90 alcune riforme, volute fortemente da Ciampi e Draghi, avevano cominciato a rompere questo dannoso connubio ed è stata responsabilità di chi è venuto dopo (e del trio Berlusconi-Bossi-Tremonti in particolare) se questo processo si è fermato generando prima l’abberrazione delle fondazioni bancarie e poi l’attuale co-gestione del sistema bancario fra gruppi di potere politico e potentati economici locali. Uno sguardo anche superficiale alla vicenda Carige mostra come sia del tutto analoga a quella della Popolare di Vicenza, di Veneto Banca, di Banca Etruria, MPS e così via.

Il sistema bancario italiano è controllato a mezzadria da potentati politici e salotti economici locali – il fatto che la natura “ligure” di Carige o “veneta” di Banca Veneta siano follemente considerate un plus invece di un minus deve far pensare – i quali usano il sistema bancario come bancomat per se stessi e gli amici. Le banche italiane non falliscono per ardite speculazioni finanziarie o per strani giochi sui derivati: falliscono per migliaia di crediti andati a male e lasciati crescere di nascosto per anni sino a diventare inassorbibili. Una fetta sostanziale del credito che viene fatto in Italia è del tutto relazionale, persino familistico e certamente dipendente da protezioni politiche mischiate a quelle dei “potentati economici” della zona in cui la banca opera. Aziende con pochissimo capitale proprio ricevono crediti di relazione, del tutto immotivati sul piano economico, incassano i profitti finché ne arrivano e vengono liquidate dopo alcuni anni lasciando le banche creditrici con il cerino in mano ed un paio di nuove famiglie arricchite in provincia.

Sta qui il vero tumore del sistema bancario ed esso va oltre la continua intromissione del potere politico nella sua gestione per arrivare alla natura ed ai fondamenti del nostro “capitalismo di provincia”. Il quale non è arretrato solo perché composto in buona parte da piccole e piccolissime aziende inefficienti ma anche perché, in troppi casi e sull’intero territorio nazionale, esso è un capitalismo finto che non investe di proprio, non innova e non mira a creare unità produttive che generino ricchezza e crescita nel lungo periodo. No, il capitalismo della provincia italiana, di cui gli azionisti di riferimento di Carige e Popolare Vicenza sono perfetti esempi, è un capitalismo signorile e di rapina: esso s’arricchisce mungendo i contribuenti per mezzo del credito facile ricevuto da istituti bancari controllati da amici compiacenti. Tutto questo mentre sia la politica che il regolatore “guardano altrove” o, dicono, s’accorgono troppo tardi del disastro. Spiegazione che, essendo stata ripetuta negli ultimi 30 anni almeno due dozzine di volte, non è più credibile perché implica sovrana stupidità. Oppure tacita connivenza.

https://www.linkiesta.it/it/article/201 ... uria/40669



Il citato editoriale di ieri, Di Francesco Cancellato

Non salvate Carige. Salvate l’Italia dal rapporto incestuoso tra Stato e banche

Da più di dieci anni passiamo da una crisi del debito a una del credito. Da più di dieci anni banche e Stato si sostengono a vicenda, provando a risolvere l’una la crisi dell’altra. Da più di dieci anni, la situazione peggiora. Carige è solo l’ultimo atto della commedia

https://www.linkiesta.it/it/article/201 ... o-e/40657/

Sono ormai dieci anni abbondanti che ondeggiamo tra una crisi del debito pubblico a una crisi degli istituti di credito. E sono dieci anni abbondanti che facciamo finta di non vedere che queste due crisi sono intimamente connesse l’una con l’altra. E che più passa il tempo, più questo abbraccio mortale rischia di stritolare l’economia italiana. Banalizziamo: lo Stato offre denaro alle banche per sopravvivere. Quando è in crisi lo Stato, le banche usano quel denaro per comprare titoli di Stato. Quando sono in crisi le banche, lo Stato usa il denaro preso a debito per salvare le banche, garantendo per loro e nazionalizzandole. Le altre banche comprano i titoli di Stato per finanziare il nuovo debito dello Stato, e la giostra ricomincia.

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Re: Non daremo mai soldi alle banche

Messaggioda flaviomob il 09/01/2019, 16:36

https://www.agi.it/economia/carige_anal ... 019-01-09/

I tre fattori di rischio che hanno ridotto Carige in questo stato

Nel 2013 la banca valeva in Borsa circa 2 miliardi di euro, mentre oggi vale meno di 100 milioni. Cosa c'è nei conti della banca che ha portato a questa situazione di difficoltà, tale da far intervenire il governo con la predisposizione di un paracadute sul fronte della raccolta ed eventualmente anche su quello patrimoniale? Un'analisi


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Re: Non daremo mai soldi alle banche

Messaggioda trilogy il 09/01/2019, 17:42

il fatto che la natura “ligure” di Carige o “veneta” di Banca Veneta siano follemente considerate un plus invece di un minus deve far pensare – i quali usano il sistema bancario come bancomat per se stessi e gli amici. Le banche italiane non falliscono per ardite speculazioni finanziarie o per strani giochi sui derivati: falliscono per migliaia di crediti andati a male e lasciati crescere di nascosto per anni sino a diventare inassorbibili. Una fetta sostanziale del credito che viene fatto in Italia è del tutto relazionale, persino familistico e certamente dipendente da protezioni politiche mischiate a quelle dei “potentati economici” della zona in cui la banca opera

Questo è uno dei problemi reali, il localismo italiano. Non è solo un problema familistico oclientelare è un problema economico/strutturale. Se la banca ha una concentrazione in una determinata zona geografica dove la maggior parte dei clienti sono imprese della stessa filiera produttiva (tipico dei distretti italiani), se va in crisi l'economia del territorio va in crisi la banca. La banca locale è come un investitore che non diversifica gli investimenti, se va in crisi il settore dove si è puntato, si perde tutto. Quelli che ancora molti considerano i punti di forza dell'economia nazionale: la piccola impresa familiare, la banca locale ecc. sono in realtà i punti di debolezza dell'economia nazionale.
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Re: Non daremo mai soldi alle banche

Messaggioda franz il 09/01/2019, 19:19

Seminerio, su phastidio

Dopo che il governo ha deciso di fotocopiare su Carige il template di salvataggio di MPS, infuria (yawn) la polemica su chi abbia fatto cosa e a chi vadano i meriti (spoiler: a nessuno). I più spericolati ultrà con in tasca la tessera del cosiddetto Ordine dei giornalisti si lanciano in improbabili paralleli tra il caso Carige e la demoniaca Etruria e rimediano solo figure di palta, visto che la cornice dei due interventi non potrebbe essere più differente e normativamente lontana. Ma tant’è.

A parte i ragli dei fiancheggiatori spicca, in questo wrestling ad uso e consumo di gonzi che si sfidano sui social a singolar tenzone, il post “esplicativo” di ieri di Luigi Di Maio, l’uomo che è ormai un modello aspirazionale per tutti quelli che si autocensuravano nell’esposizione delle proprie tesi ritenendosi inadeguati ed ignoranti, nel senso etimologico del termine.

Ieri Di Maio è tempestivamente uscito con un post Facebook di istruzioni per il disuso, oltre che per ribadire che “loro sono differenti”. L’esito, come spesso accade al giovanotto, è tragicomico ma dovrebbe anche essere diligentemente annotato dagli investitori internazionali, che ogni giorno decidono se mettere soldi in questo povero paese caduto in mano ad analfabeti funzionali.

Proviamo quindi ad analizzare e chiosare i punti del Giggino-pensiero, con alcune domande di ordinanza: chi ha scritto questo post? E soprattutto, chi lo ha verificato sul piano fattuale, prima di pubblicarlo? Immagino nessuno. Così come vedo che nessun giornalista (almeno in pubblico) ha ritenuto di commentarlo.

Segue su:

https://phastidio.net/2019/01/09/il-mio ... ifferente/
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Re: Non daremo mai soldi alle banche

Messaggioda franz il 10/01/2019, 9:01

Anche LaVoce.info è sul pezzo.

https://www.lavoce.info/archives/56905/ ... le-banche/

FACT-CHECKING
Di Maio confuso sui soldi alle banche

Di Mariasole Lisciandro e Lorenzo Sala

Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca alle affermazioni del vice-presidente del Consiglio Luigi Di Maio sul decreto “salva Carige”.


Con la crisi dell’istituto bancario Carige, anche il governo gialloverde si è dovuto rassegnare a emanare il suo primo provvedimento in aiuto della finanza. È stato infatti approvato un decreto legge che fornisce sostegno pubblico all’istituto, un testo peraltro quasi uguale al cosiddetto “decreto salvabanche” del 2016 emanato dal governo di Paolo Gentiloni per far fronte alle crisi di Monte dei Paschi di Siena e delle banche venete. Inevitabilmente, si è sollevata un’onda di recriminazioni da parte di chi a suo tempo è stato messo sotto torchio per “aver dato i soldi alle banche”, come Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, che difendono sia la misura presa dall’attuale governo ma anche quelle prese in passato dai governi a guida Pd.

Il vice-premier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha voluto però chiarire come le misure prese per Carige siano molto diverse da quanto previsto in passato. Ha così risposto con un post Facebook:

1. Non abbiamo dato un euro alle banche
2. Abbiamo scritto in una legge che se serve lo stato potrà garantire nuovi titoli di Stato e potrà ricapitalizzare. Speriamo non serva.
3. Se si dovesse usare quella garanzia o se si dovessero mettere soldi pubblici, banca Carige deve diventare di proprietà dello Stato. Ovvero deve essere nazionalizzata.
4. In questo modo non ci sarà nessun regalo ai banchieri e nessun azionista e obbligazionista truffato
5. Non sarà come Etruria perché salviamo tutti gli obbligazionisti e correntisti
6. Non sarà come le banche venete perché non la venderemo a due euro dopo averla ripulita dei debiti con i soldi pubblici
7. Renzi e la Boschi che fanno le vittime fanno ridere i polli: se avessero fatto come noi non ci sarebbero stati risparmiatori sul lastrico, ma evidentemente ai loro amici e parenti non conveniva
8. Ora vedremo chi è stato a non restituire i soldi a Carige affossandola
9. ci batteremo in Europa per riformare il sistema di vigilanza bancaria e faremo la separazione tra banche commerciali e d’affari. Cose che nessuno si è mai sognato di fare
10. Noi abbiamo messo 1,5 miliardi per i truffati delle banche di cui è responsabile il vecchio governo. Non ci saranno altri truffati.


Il testo del decreto legge dell’8 gennaio ci aiuterà a capire come mai ciò che dice Di Maio non corrisponde alla realtà.

1 e 2) “Non abbiamo dato un euro alle banche”

Iniziamo con i primi due punti. Di Maio sostiene che le misure approvate non comporteranno elargizione di denaro pubblico verso banca Carige, ma che prevedano la sola garanzia di titoli Carige di nuova emissione e la disponibilità verso una ricapitalizzazione preventiva. Ovviamente, con la speranza che non serva. Infatti, l’unico caso in cui non usciranno fondi dalle casse dello stato è se non dovessero servire.

Gli strumenti che lo stato mette a disposizione dell’istituto sono due: la garanzia pubblica sulle passività di nuova emissione e la ricapitalizzazione precauzionale.

All’articolo 1 del decreto si legge che “il ministero dell’Economia e delle finanze è autorizzato, fino al 30 giugno 2019, a concedere la garanzia dello stato su passività di nuova emissione di Banca Carige (…) nel rispetto della disciplina europea in materia di aiuti di stato, fino a un valore nominale di 3.000 milioni di euro”. Ciò significa che la banca potrà finanziarsi con la garanzia dello stato, per un valore massimo di 3 miliardi. In breve, se la banca dovesse decidere di emettere nuovo debito, com’è probabile che faccia una banca in crisi di liquidità, potrà richiedere che tale debito sia garantito dallo stato. In questo modo i titoli emessi saranno percepiti come meno rischiosi poiché se Carige non riuscirà a farvi fronte lo faranno le casse pubbliche (con le modalità indicate dall’articolo 8). A queste condizioni per l’istituto sarà più facile e meno oneroso finanziarsi per ottenere liquidità.

Dire quindi che non si è dato un euro alle banche non è corretto: è vero che le garanzie possono non prevedere un’uscita di cassa immediata, ma lo stato deve comunque iscriverle a bilancio poiché in futuro potrà trovarsi nella condizione di dover restituire i fondi al posto di Carige. Dunque le garanzie impattano eccome sulle grandezze di finanza pubblica.

Inoltre, i commissari della banca hanno già comunicato di voler richiedere la garanzia pubblica per l’emissione di nuovo debito. Quello “speriamo che non serva” è quindi già obsoleto.

Il secondo strumento messo a disposizione di Carige dal governo è la ricapitalizzazione preventiva. Per quanto non sia ancora un’ipotesi al vaglio dei commissari, anche in questo caso lo stato potrebbe trovarsi a dover sostenere un’uscita di denaro. All’articolo 12 infatti si legge che “il ministero dell’Economia e delle finanze è autorizzato a sottoscrivere, entro il 30 settembre 2019, anche in deroga alle norme di contabilità di stato, azioni emesse da banca Carige”. Il governo ha quindi stanziato un fondo pari a 1,3 miliardi di euro (art. 22) per l’eventuale richiesta da parte della banca di sottoscrivere nuovo capitale, il che renderebbe di fatto lo stato azionista di Carige.

Queste misure sono state messe a disposizione anche dal governo precedente per la crisi di Monte dei Paschi di Siena e delle banche venete. A fine 2016, il governo Gentiloni – con il decreto del 23 dicembre 2016 – chiese al Parlamento l’autorizzazione di sforare gli obiettivi di finanza pubblica previsti per la creazione di un fondo di 20 miliardi di euro. Lo scopo era proprio quello di operare “sottoscrizioni e acquisto di azioni effettuate per il rafforzamento patrimoniale” e garantire “passività di nuova emissione e […] l’erogazione di liquidità d’emergenza a favore delle banche”. E pochi giorni dopo Monte dei Paschi di Siena ha chiesto l’intervento pubblico per la garanzia sulle nuove passività e, successivamente, anche la ricapitalizzazione. L’esperienza passata suggerisce che lo stato debba essere pronto a erogare fondi agli istituti a cui propone il proprio sostegno. Il dire “con la speranza che non serva” è quindi uno specchietto per le allodole.

3) “Banca Carige deve diventare di proprietà dello stato”

Di Maio va avanti e sostiene che “se si dovessero usare soldi pubblici”, ossia se la garanzia venisse attivata o se fosse avviata la procedura di ricapitalizzazione precauzionale, banca Carige dovrà diventare di proprietà dello stato. Non si tratta di un pugno sul tavolo da parte di un governo in difesa dei cittadini, ma della semplice applicazione delle regole europee sui salvataggi bancari, che prevedono l’eventualità della ricapitalizzazione precauzionale. La direttiva sul risanamento e la risoluzione degli enti creditizi, la cosiddetta direttiva Brrd, offre allo stato la possibilità di iniettare capitale in una banca solvibile. Lo stato diventa quindi azionista dell’istituto, come è successo nel caso di Monte dei Paschi di Siena, detenuta quasi per il 70 per cento dal settore pubblico.

4) “Non ci sarà nessun azionista e obbligazionista truffato”

Di Maio sottolinea poi che con questa operazione non ci saranno azionisti e obbligazionisti truffati. È sicuramente auspicabile, ma bisogna ricordare che le regole europee prevedono che, in caso di iniezione di denaro pubblico nel capitale della banca, si attivi il meccanismo di burden sharing, ossia l’assorbimento di parte delle perdite da parte di azionisti e obbligazionisti subordinati. Che quindi vedrebbero il valore dei propri titoli sicuramente intaccato. Non si tratta di una truffa, ma della applicazione di regole europee su strumenti finanziari che possono prevedere questa eventualità, trattandosi di azioni e obbligazioni subordinate che per loro natura sono legate al tipico rischio di impresa della banca. C’è da dire che i governi precedenti avevano previsto alcune forme di ristoro per gli obbligazionisti e l’attuale governo le ha addirittura estese agli azionisti. Tuttavia, è difficile pensare che la Commissione europea accetterà questo raggiro delle regole europee. L’ha fatto nel caso di risparmiatori non consapevoli della rischiosità dei titoli detenuti, ma non lo farà di certo per chi ha comprato consapevolmente titoli sul mercato. È dunque improbabile che azionisti e obbligazionisti non subiranno perdite.

5) “Non sarà come Etruria perché salviamo tutti gli obbligazionisti e correntisti”

In seguito al crack di Banca Etruria vennero salvati tutti i correntisti e gli obbligazionisti senior grazie ai soldi del Fondo interbancario di tutela dei depositi. Gli obbligazionisti junior, o subordinati, vennero in parte risarciti dal decreto salvarisparmio del 3 marzo 2016 anche in questo caso senza oneri per lo stato. Esso prevedeva un risarcimento forfettario pari all’80 per cento del capitale investito in titoli subordinati per chi avesse un patrimonio mobiliare inferiore a 100 mila euro e un reddito imponibile Irpef inferiore a 35 mila euro. Ulteriori fondi per gli obbligazionisti subordinati truffati dalle banche furono previsti dalla legge di stabilità 2017, in questo caso a carico dello stato.

Con il decreto “salva Carige” si mette in conto l’ipotesi di ricapitalizzazione precauzionale. In tal caso sicuramente gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati subirebbero delle perdite, per il meccanismo del burden sharing. Come detto, è possibile che saranno nel caso previste forme di ristoro, con oneri a carico del Fondo interbancario o dei conti pubblici: attualmente però non ci sono garanzie che il ristoro per gli obbligazionisti subordinati sarà più ampio che nel rimborso dei truffati da Etruria. Anzi, è probabile che sia proprio l’opposto.

6) “Non sarà come le banche venete perché non la venderemo a due euro dopo averla ripulita dei debiti con i soldi pubblici”

Come abbiamo scritto in passato, la liquidazione coatta amministrativa delle banche venete disposta con il decreto legge del 25 giugno 2017 ha effettivamente causato costi ingenti per lo Stato. Le due banche popolari acquistate da Intesa San Paolo per la simbolica cifra di 1 euro l’una, sono state garantite dal Tesoro con 5 miliardi di esborso di cassa in favore di Intesa, più altri fondi a garanzia dei crediti deteriorati e dei rischi legali per un importo complessivo stimato in 6,5 miliardi. Tuttavia appare affrettato da parte del ministro Di Maio affermare che Carige non seguirà la stessa sorte delle banche venete. Se gli attuali commissari, come probabile, stabiliranno che per Carige è troppo difficile sostenersi sulle proprie gambe, provvederanno a cercare un’acquirente che possa risanarla. Non è da escludere che anche in questo caso l’acquisizione da parte di un’altra banca avvenga con garanzie e fondi statali.

10) “Noi abbiamo messo 1,5 miliardi per i truffati delle banche di cui è responsabile il vecchio governo. Non ci saranno altri truffati”

La manovra approvata dal governo gialloverde prevede ulteriori 1,5 miliardi per i truffati dalle banche: gli azionisti saranno rimborsati al 30 per cento del capitale investito mentre gli obbligazionisti subordinati fino al 95 per cento per un tetto massimo di 100 mila euro di indennizzo, purché con un reddito Isee inferiore a 30 mila euro. Tuttavia le risorse messe a disposizione andranno solo ai truffati dalle banche venete poiché la legge di stabilità prevede che siano risarciti i risparmiatori degli istituti posti in liquidazione coatta amministrativa (ossia le sole banche venete) e non anche degli istituti posti in risoluzione (Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara). Quindi un ulteriore risarcimento, rispetto a quello ritenuto insufficiente stanziato dai governi Renzi e Gentiloni, non arriverà per molti obbligazionisti subordinati e azionisti. Per quanto riguarda questi ultimi, la conformità alle norme europee del risarcimento parziale resta tutta da verificare.

Inoltre risulta eccessivo attribuire ai passati governi a guida Pd tutte le responsabilità riguardo le crisi bancarie. Crisi che hanno riguardato istituti di regioni governate dal Partito democratico così come dal centrodestra e che inoltre chiamano in causa i responsabili della vigilanza bancaria nonché, prima di tutto, i manager.

Il verdetto

Il vice presidente del Consiglio Di Maio si trova nella posizione difficile di dover rendere conto ai propri elettori di aver preso misure che per anni ha duramente contestato dai banchi dell’opposizione. Tuttavia, dire di non aver dato un euro alle banche può valere solo per poco tempo, perché le garanzie prestate potrebbero venire usate ed escusse, come potrebbe rendersi necessaria la ricapitalizzazione precauzionale per Carige. Abbiamo verificato la dichiarazione per punti di Di Maio, tralasciando quelli più politici e pretestuosi, ed è nel suo complesso FALSA.

Ecco come facciamo il fact-checking.
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Re: Non daremo mai soldi alle banche

Messaggioda trilogy il 10/01/2019, 11:29

...Dire quindi che non si è dato un euro alle banche non è corretto: è vero che le garanzie possono non prevedere un’uscita di cassa immediata, ma lo stato deve comunque iscriverle a bilancio poiché in futuro potrà trovarsi nella condizione di dover restituire i fondi al posto di Carige. Dunque le garanzie impattano eccome sulle grandezze di finanza pubblica....

Eh si 8-)

Come ci ha ricordato Eurostat in occasione del salvataggio banche venete:

<<Il SEC 2010 (Sistema dei Conti Nazionali) prevede infatti che la concessione di una garanzia statale nell’ambito di situazioni di crisi finanziarie a favore di un soggetto prevedibilmente insolvente impatti sul disavanzo al momento della concessione della garanzia stessa in proporzione alla probabilità di una sua escussione.>>

fonte: http://www.upbilancio.it/wp-content/upl ... 2_2018.pdf
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Re: Non daremo mai soldi alle banche

Messaggioda trilogy il 10/01/2019, 12:04

Terrificante, demagogia populista allo stato puro...

Messaggio analogo dal vice presidente del consiglio Luigi Di Maio: "Quel che posso dire - ha spiegato all'Adnkronos - è che crediamo nella nazionalizzazione, l'unico intervento che si può fare, l'unica strada percorribile per il M5S. Il popolo sovrano si riappropria delle banche: questo è il primo caso in Europa in cui ci riprendiamo" un istituto di credito "per dare prestiti alle imprese e mutui più agevolati alle famiglie".

fonte: https://www.repubblica.it/economia/2019 ... P1-S1.4-T1
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Re: Non daremo mai soldi alle banche

Messaggioda franz il 10/01/2019, 13:28

IlPost

Il salvataggio di Carige è diverso?
La risposta breve è no, ma la crisi di Carige è meno grave di quella di altre banche e il governo potrà uscirne più facilmente

La risposta lunga è nell'articolo https://www.ilpost.it/2019/01/09/salvat ... s-etruria/

La mia osservazione, breve, è "Se la crisi di CaRiGe è meno grave (vero, infatti non è una banca sistemica, come era per MPS) allora perché salvarla?
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