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Quelli che "ma i giovani sono il futuro" ...

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Quelli che "ma i giovani sono il futuro" ...

Messaggioda franz il 08/12/2018, 9:50

Altro grafico che fa discutere (sempre fonte OECD come l'altro)

Questi sono i giovani tra i 25 e 35 anni che senza studi superiori.
Quelli che si fermano alla terza media, per intenderci.
Sono giovani nati tra il 1982 ed il 1992.
In Italia un 30% di giovani maschi si ferma alla terza media.
E poi ci si meraviglia del 47% di analfabeti funzionali?
Le donne fanno meglio per fortuna, come in quasi tutti i paesi del grafico (eccezione Turchia, Indonesia, India) ma oltre il 20% di loro smette di studiare con la scuola dell'obbligo.

Come fa un paese in cui i giovani non studiano a competere con Germania, Francia, Stati Uniti, UK?
Ci lamentiamo della bassa produttività?

Guardate il dato polacco e quello della Korea del Sud.

...
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Re: Quelli che "ma i giovani sono il futuro" ...

Messaggioda pianogrande il 08/12/2018, 10:18

Credo che la situazione sarebbe ancora peggiore se si andasse ad analizzare la tipologia dei titoli di studio e la possibilità di collocazione sul mercato del lavoro.

Chi ha una laurea tosta (di tipo tecnico scientifico) deve normalmente scegliere tra portare a casa milleduecento Euro al mese con contratti precari o andare a lavorare dove lo stipendio è congruo e la carriera aperta.

Sempre di più scelgono la seconda possibilità e quindi i ragazzi studiano in pochi, ancora meno arrivano a titoli di studio di tipo tecnico scientifico, ancora meno rimangono a lavorare in Italia.

In pratica si laureano anche in troppi.
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Re: Quelli che "ma i giovani sono il futuro" ...

Messaggioda trilogy il 08/12/2018, 11:44

pianogrande ha scritto:Credo che la situazione sarebbe ancora peggiore se si andasse ad analizzare la tipologia dei titoli di studio e la possibilità di collocazione sul mercato del lavoro.

Chi ha una laurea tosta (di tipo tecnico scientifico) deve normalmente scegliere tra portare a casa milleduecento Euro al mese con contratti precari o andare a lavorare dove lo stipendio è congruo e la carriera aperta.

Sempre di più scelgono la seconda possibilità e quindi i ragazzi studiano in pochi, ancora meno arrivano a titoli di studio di tipo tecnico scientifico, ancora meno rimangono a lavorare in Italia.

In pratica si laureano anche in troppi.

Vero. Il problema però è perché a parità di lavoro in Italia si guadagna meno. In alcuni ambiti la differenza è enorme.
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Re: Quelli che "ma i giovani sono il futuro" ...

Messaggioda flaviomob il 08/12/2018, 15:41

Si riferisce ai cittadini italiani o ai residenti in Italia?


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Re: Quelli che "ma i giovani sono il futuro" ...

Messaggioda franz il 08/12/2018, 15:54

flaviomob ha scritto:Si riferisce ai cittadini italiani o ai residenti in Italia?

Conoscendo OECD, che non basa le statistiche sul passaporto posseduto, direi "la seconda che hai detto".
E vale per tutti i paesi.
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Re: Quelli che "ma i giovani sono il futuro" ...

Messaggioda pianogrande il 08/12/2018, 16:37

"A parità di lavoro, in Italia si guadagna meno".

Proprio così.

Non so se a parità di lavoro ma sicuramente a parità di qualifica.

Mi vengono anche forti dubbi sulla parità del livello di prestazione richiesto.

Sottoccupazione è, a quel punto, il termine giusto.

Di laureati sottoccupati ne conosco un po' come ne ho uno in famiglia che tornerebbe anche in Italia ma si è sentito dire che quella posizione e con quello stipendio qua è assolutamente impensabile.
Ultima modifica di pianogrande il 08/12/2018, 16:49, modificato 1 volta in totale.
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Re: Quelli che "ma i giovani sono il futuro" ...

Messaggioda Robyn il 08/12/2018, 16:48

e impensabile perche è considerato comunismo
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Re: Quelli che "ma i giovani sono il futuro" ...

Messaggioda franz il 08/12/2018, 21:10

a parità di lavoro ...

Ma cosa vuol dire "a parità di lavoro"?
L'ultimo giorno di gennaio del 1988 ero in Italia, a 2 milioni di lire al mese.
Uno stipendio già elevato allora, per un tecnico informatico.
Il primo febbreaio, il giorno dopo, ero in Svizzera e per fare lo stesso lavoro (io vi assicuro che ero sempre lo stesso, giurin giuretta!!!++111) prendevo il triplo.
Però io pur essendo sempre lo stesso, prima in Italia mi occupavo di banale contabilità, poi in Svizzera mi occupavo di satelliti artificliali geostazionari e di trasmissioni a 2Mb, cosa che vi assicuro 30 anni fa non era banale.
I problema è, spero lo capiate, che la STESSA persona puo' essere impiegata in lavoro diversi (se ne è capace) alcuni dei quali molto più produttivi.
Non mi interessa la "parità di lavoro" ma essere inserito in lavori piu' produttivi.
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Re: Quelli che "ma i giovani sono il futuro" ...

Messaggioda Robyn il 08/12/2018, 21:23

All'estero penso che le cose siano diverse anche se è un lavoro dipendente lasciano più spazio alla tua creatività alla tua indipendenza ti formano se sei carente in alcuni aspetti mentre in Italia pretendono che tu ragioni con la stessa testa del tuo datore di lavoro sono molto gelosi dei segreti del lavoro esistono caste chiuse nelle professioni non è un caso che per gelosia della professione molte aziende nell'alternanza scuola-lavoro non formino studenti.Per ex con gli sudi tecnici avrei potuto progettare impianti elettrici avere uno studio per conto mio ma vallo a trovare chi ti fà fare il tirocinio e ti mette in regola.Probabilmente temono anche la competizione.Non è nuova la frase nei posti di lavoro secondo il quale non devi pensare.Bersani aveva cercato di superare le caste con i due anni di formazione all'università seguito dal superamento di un'esame che ti abilitasse alla professione
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Re: Quelli che "ma i giovani sono il futuro" ...

Messaggioda pianogrande il 08/12/2018, 23:41

franz ha scritto:
a parità di lavoro ...

Ma cosa vuol dire "a parità di lavoro"?
L'ultimo giorno di gennaio del 1988 ero in Italia, a 2 milioni di lire al mese.
Uno stipendio già elevato allora, per un tecnico informatico.
Il primo febbreaio, il giorno dopo, ero in Svizzera e per fare lo stesso lavoro (io vi assicuro che ero sempre lo stesso, giurin giuretta!!!++111) prendevo il triplo.
Però io pur essendo sempre lo stesso, prima in Italia mi occupavo di banale contabilità, poi in Svizzera mi occupavo di satelliti artificliali geostazionari e di trasmissioni a 2Mb, cosa che vi assicuro 30 anni fa non era banale.
I problema è, spero lo capiate, che la STESSA persona puo' essere impiegata in lavoro diversi (se ne è capace) alcuni dei quali molto più produttivi.
Non mi interessa la "parità di lavoro" ma essere inserito in lavori piu' produttivi.


Può anche non interessarti ma resta il fatto che a parità di lavoro (proprio così) in Italia si guadagna meno.

Il discorso che fai tu rientra semmai nella categoria a parità di qualifica.

Certo che se con la stessa laurea e lo stesso curriculum ti mettono a capo della NASA (non voglio fare lo spiritoso ma solo per rendere il concetto) è giusto che tu guadagni di più mentre è proprio la situazione Italia Svizzere (leggi frontalieri) ad offrire un esempio di stipendio più che doppio a parità di lavoro.
In questo caso almeno, la differenza non è tanto dovuta alla generosità degli svizzeri ma alla forte differenza di costo della vita.
Ho amici su entrambi i versanti per poterlo dire e questo è un caso particolare ma pur sempre di diverse condizioni a parità di lavoro si tratta.

Detto questo credo che il confronto a parità di qualifica sia quello più frequente, e cioè e per esempio, andare all'estero a fare il dirigente invece che lo sciacquino in Italia.

Esiste un po' di tutto ma il succo è sempre che in Italia si è meno riconosciuti.
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