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Londra piange, Bruxelles non ride

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Londra piange, Bruxelles non ride

Messaggioda franz il 18/11/2018, 10:56

CAOS BREXIT
16 novembre 2018
Londra piange, Bruxelles non ride: ecco perché l’accordo sulla Brexit inguaia anche l’Unione Europea

All’apparenza l’accordo è un successo dell’Ue e uno smacco per Downing Street: in realtà non sarà mai ratificato e quella con Londra sarà solo l’ultima crisi che l’Europa non è riuscita a risolvere. Colpa di una governance che non funziona, da rottamare prima possibile
Francesco Grillo

Fa persino tenerezza, Theresa May, avviata verso una delle più umilianti sconfitte che un Premier di Sua Maestà a Westminster abbia mai conosciuto. Sulla Brexit dopo due anni di negoziato che hanno assorbito l’intero capitale politico e l’attenzione della classe dirigente di uno dei Paesi più importanti dell’Occidente, si marcia spediti verso un non risultato che era prevedibile sin dall’inizio. E, tuttavia, la probabile bocciatura dell’accordo raggiunto dopo due anni di negoziazioni difficili da parte del Parlamento britannico, sarà una sconfitta – ugualmente grave – per un’Europa che non riesce più a risolvere neppure una delle crisi che si trova a dover gestire. L’uscita del Regno Unito sarebbe, in fondo, dannosa soprattutto perché priverebbe un dibattito sul futuro dell’Europa che, ormai, è urgentissimo, del punto di vista di un socio polemico ma indispensabile per immaginare un’Unione che sopravviva alla sua obsolescenza.

Indubbiamente, alla fine la montagna ha partorito un topolino. Destinato, peraltro, ad una vita assai breve. È questo il risultato di migliaia di ore di lavoro, di interminabili vertici, di numerose dimissioni, ripensamenti e drammi politici. E che, alla fine, ha prodotto la bozza di un accordo di 580 pagine che rimanda lo scioglimento di alcuni dei nodi politici e mette insieme i peggiori degli esiti possibili.

L’accordo che la May sta presentando al Parlamento mentre i ministri del suo governo – incluso quello responsabile dei negoziati – si dimettono, riesce nell'impresa di svuotare di significato il referendum sull’uscita, perché la Gran Bretagna resta nell’unione doganale senza più poter influenzare le regole che dovrà rispettare e ciò porta all’opposizione di diversi conservatori. Non solo: mette a rischio l’unità del Regno – l’Irlanda del Nord resterebbe nel mercato unico allontanandola da Londra e ciò provoca l’opposizione degli Unionisti dell’Ulster che sono indispensabili per ottenere la maggioranza e, infine, accetta di pagare alla Commissione Europea un maxi assegno di separazione 40 miliardi di sterline per impegni già presi, che rende, ancora più forte, l’opposizione dei laburisti che potrebbero ritrovarsi a dover ereditare un fardello che stroncherebbe qualsiasi ipotesi di politica espansiva che Corbyn avesse in mente per quando dovesse arrivare al governo.

E, tuttavia, ciò che rende la situazione surreale, è che tutto era già previsto ed inevitabile. Proprio per come è costruita la stessa Unione Europea. Che non prevede meccanismi di uscita ordinata. E che finisce con l’essere diventata la somma di mezze integrazioni – da quelle di Schengen sulla libera circolazione senza frontiere comuni, al patto di stabilità sull’Euro che nessuno ha, davvero, la forza di far rispettare – nelle quali si entra senza convinzione, che nessuno riesce a modificare e dalla quali è difficile, persino, uscire, semmai uno Stato non ritenesse più conveniente l’adesione.

Sulla Brexit ha sbagliato molto il Regno Unito, a partire dal fatto di aver indetto un referendum del quale nessuno – e ciò è incredibile per una macchina amministrativa così organizzata – aveva, davvero, previsto le conseguenze. Ma ha sbagliato tanto anche l’Unione Europea (cioè gli altri ventisette Stati) a porsi nell’atteggiamento di chi deve essere convinto delle ragioni di chi era, comunque, considerato, da sempre, il membro più scettico del club.

Se, indubbiamente, è vero che le banche di Londra rischiano un’altra crisi se perdono il passaporto europeo, è altrettanto vero che i grandi costruttori automobilistici tedeschi perdono il mercato nel quale esportano di più. Saranno, forse, contenti quelli che si nutrono di invidia nel Continente, ma un’Europa che si allontana da Oxford e da Oxfam è più povera di idee. Soprattutto, in un momento nel quale, l’Europa avrà bisogno di contributi originali per poter superare una crisi politica non meno drammatica di quella che potrebbero vivere a Londra nei prossimi mesi.

Oggi l’Europa sembra, prima di ogni altra cosa, prigioniera di una retorica che è servita il secolo scorso – quella di aver garantito, ed è un grosso merito, la pace nel continente che ha avviato le due guerre mondiali – e che, però, oggi non può più bastare. I Paesi membri sono, infatti, ormai indecisi a tutto, tranne che a bastonare chi si pone fuori – nel caso del Regno Unito - o contro – nel caso dell’Italia sulle regole di stabilità - un sistema che, aldilà delle argomentazioni sballate dei sovranisti, non funziona oggettivamente più.

Dovremo abbandonare le ambiguità di un’Unione che viene caricata di troppe responsabilità dagli Stati Nazionali solo per essere usata come capro espiatorio quando i problemi non vengono risolti. Dovremo, se vogliamo salvarla, focalizzare le istituzioni su un numero più ridotto di politiche per le quali gli Stati – consultando i cittadini – decidano di trasferire, in maniera completa, pezzi di sovranità. Prevedendo, peraltro, meccanismi di uscita senza i quali gli accordi europei si trasformano in matrimoni senza clausola di uscita che, come succedeva per le unioni irreversibili tra persone prima della legge sul divorzio, si trasformano in gabbie fatte di tradimenti che vivono di promesse d’amore senza più contenuto.

Se vogliamo salvare l’Unione dalla obsolescenza avremmo bisogno che gli inglesi tornassero indietro (con un altro referendum) per contribuire a portare avanti l’Europa nel ventunesimo secolo. Un’Europa che così com’è rischia di disunirsi ancora più velocemente di quel Regno che deve, ancora, avere il pragmatismo che sembra ver perso in questi ultimi mesi e che all’Europa serve per ripensare se stessa.

https://www.linkiesta.it/it/article/201 ... ing/40160/
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Re: Londra piange, Bruxelles non ride

Messaggioda pianogrande il 18/11/2018, 11:20

Come può funzionare una leadership senza un reale potere?

Salvini si può permettere di parlare di "letterine" e di "grafomani" perché dall'altra parte non si possono permettere gran che come ritorsione.

Adesso e finalmente qualcuno, la solita Merkel + Macron, osa parlare di esercito europeo.
Da parte mia un applauso; era ora che qualche istituzione si provasse a metterla in comune.

Purtroppo il miope opportunismo elettorale dei sovranisti, sta facendo il gioco delle potenze mondiali che vedono una Europa Unita come il fumo negli occhi.

Una difesa Europea?
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Re: Londra piange, Bruxelles non ride

Messaggioda franz il 18/11/2018, 16:24

pianogrande ha scritto:Come può funzionare una leadership senza un reale potere?

Salvini si può permettere di parlare di "letterine" e di "grafomani" perché dall'altra parte non si possono permettere gran che come ritorsione.

Adesso e finalmente qualcuno, la solita Merkel + Macron, osa parlare di esercito europeo.
Da parte mia un applauso; era ora che qualche istituzione si provasse a metterla in comune.

Purtroppo il miope opportunismo elettorale dei sovranisti, sta facendo il gioco delle potenze mondiali che vedono una Europa Unita come il fumo negli occhi.

Una difesa Europea?
"Un insulto" (Donald il biondo)

Come misura (non ritorsione) la pproprta di aiuti all sviluppo solo per chi è in regola con le regole di bilancio.

Il che mi fa pensare che non solo il governo pentaleghista (rosso-bruno) sia ansioso di uscire dall'Euro ma che anche l'Europa non veda l'ora di sbatterci fuori.

Tuttavia se la cosa si profilasse ... immagino le barricate che (spero) farete nel Nord Italia.
Altro che le cinque giornate di Milano ....
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Re: Londra piange, Bruxelles non ride

Messaggioda pianogrande il 19/11/2018, 1:26

Eh, sì.

Che l'Europa non veda l'ora di sbatterci fuori mi risulta sempre più chiaro dalle reazioni sempre più flebili al "bluff" di Salvini (dico di Salvini perché Di Maio conta meno di una goccia nel mare) che crede o fa finta di credere che l'Europa non possa fare a meno di noi.

Barricate nel Nord Italia?

Organizzate da chi?

Dalla comunità degli "imprenditori" sempre col cappello in mano?

Da un popolo che pur di sconfiggere il nemico lascerebbe bruciare anche la propria casa?

Da una opposizione occupata a litigarsi le poltrone, le sedie e perfino i posti in piedi?

Siamo proprio un paese di concime biologico.
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Re: Londra piange, Bruxelles non ride

Messaggioda flaviomob il 19/11/2018, 15:12

Non credo che vogliano farci uscire, dato che restiamo un partner economico e commerciale rilevante. Penso che, a ragione, vogliano darci una lezione. Col terzo maggior debito al mondo, non ci possiamo permettere di sgarrare e, se siamo cronicamente fuori da una delle regole di Maastricht (rapporto debito / Pil), giustamente ci chiedono vincoli più stringenti e prospettive di riduzione. Peraltro chi, come Salvini, spergiurando che mai approverà una patrimoniale dopo aver acconsentito ai (ai) condono (condoni), mostra di meritare ampiamente un intervento sanzionatorio dell'Unione.


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