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Cucù, la manovra del cambiamento non c’è più!

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Cucù, la manovra del cambiamento non c’è più!

Messaggioda franz il 31/10/2018, 8:42

Cucù, la manovra del cambiamento non c’è più: alla fine rimane solo il condono fiscale

Quota 100 rimandata. Flat tax congelata. Ilva, Tap, Tav dimenticati. Il Governo gialloverde ha promesso tanto e ha mantenuto il minimo, anzi il peggio

Di Francesco Cancellato

E alla fine rimase solo il condono fiscale. È come i dieci piccoli indiani, la manovra del cambiamento del governo del popolo. Le ultime ad andarsene sono Quota 100 e le pensioni di cittadinanza, teoricamente finanziate - rispettivamente per 6,7 e 9 miliardi - praticamente spostate a gennaio, in due distinti decreti legge collegati. I cui tempi medi, osserva l’economia Giampaolo Galli su Twitter, è di circa 165 giorni al Senato e 95 alla Camera. Totale: otto mesi circa. A meno di non fare corse clamorose, non riusciranno a essere nemmeno campagna elettorale per le elezioni europee.

Non lo sarà nemmeno la flat tax, del resto, rubricata prima a sistema a tre aliquote, poi a sconto fiscale per le partite Iva, con tanti saluti alla reaganomics e alla curva di Laffer. E nemmeno lo stop a Ilva, Tap e Tav, veri e propri cavalli di battaglia dei Cinque Stelle, trasformati in ridicola ammuina, tra dossier riaperti tra squilli di tromba e richiusi tra le pernacchie (Ilva) e penali immaginarie (Tap). E rischia di sparire pure il decreto sicurezza, se è vera la fronda dei pentastellati dissidenti, che di votare il giro di vite securitario e xenofobo di Matteo Salvini proprio non ne hanno nessuna voglia. Persino la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia non è passata indenne: l’aumento dell’Iva è scongiurato solo per il 2019, infatti. Per il 2020 e il 2021 invece è stata prevista una sterilizzazione solo parziale, in quanto la manovra prevede una riduzione “strutturale” del 1,5% dell’aumento dell’aliquota agevolata Iva, dal 10% all’11,5%.

Rimane solo il condono, dicevamo, che ha resistito alle polemiche sulle manine e agli scambi di accuse tra Di Maio e Salvini. E non a caso, verrebbe da dire, perché è l’unica voce della manovra che prevede entrate, anziché uscite, l’unica copertura reale presente nel testo, deficit al 2,4% a parte. Ah, per la cronaca: rischia di saltare pure quello, e di scendere al 2,1% o al 2%, dicono i beninformati, per rasserenare i mercati ed evitare di dover ricapitalizzare le banche, vero spauracchio di Lega e Cinque Stelle, che contro quelli che davano i soldi alle banche ci hanno costruito la loro fortuna politica. E nulla si sa della fantomatica spending review da 13 miliardi che dovrebbe coprire il resto della manovra. Sparita pure quella, a quanto pare.

Ed è un toccasana che gli italiani abbiano la memoria corta. Perché se i Cinque Stelle e la Lega governassero un Paese di elefanti - o gente che conserva i programmi elettorali, banalmente - dovrebbero spiegare dov’è finito il protezionismo à la Trump, dove l’Europa da combattere a cannonate, dove la rivoluzione verde dell'economia, dove gli asili nido gratuiti, dove gli aiuti alle famiglie e la battaglia campale contro le culle vuote, dove gli interventi radicali sull’edilizia scolastica, dove la legge che abolisce 400 leggi, dove il dimezzamento dello stipendio dei parlamentari, dove l’acqua pubblica. Tutto scomparso, tutto dimenticato. Tutto perdonato?

https://www.linkiesta.it/it/article/201 ... -co/39939/
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Re: Cucù, la manovra del cambiamento non c’è più!

Messaggioda franz il 31/10/2018, 9:30

Gli stessi concetti, in chiave umoristica:


Crozza: "I nostri risparmi? Salvini non diceva prima gli italiani, ma priva gli italiani"
La copertina di Maurizio Crozza a 'Che fuori tempo che fa', in onda su Rai1, è dedicata ai risparmi degli italiani: "Abbiamo sempre capito male: Salvini non diceva prima gli italiani ma priva gli italiani". Il comico genovese ha poi continuato: "Per fare le stesse cose di prima al posto di Di Maio e Salvini perché non ci siamo tenuti Renzi? Dov'è il cambiamento? Ah no, un cambiamento c'è: al posto di un mitomane ora ne abbiamo due".

https://video.repubblica.it/spettacoli- ... 18-S1.4-T1
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Re: Cucù, la manovra del cambiamento non c’è più!

Messaggioda pianogrande il 31/10/2018, 10:59

Poi chiederanno "il condono" agli elettori.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Cucù, la manovra del cambiamento non c’è più!

Messaggioda franz il 31/10/2018, 15:27

Grande NextQuotidiano, come al solito!


«Noi ve l’avevamo detto»: perché gli elettori del sud rimpiangeranno il voto dato a Di Maio

@Lucio Di Gaetano | 24 settembre 2018

Due notizie oggi scaldano il cuore dei membri del Club del “Noi ve l’avevamo detto”, sezione “Chi è causa del suo mal pianga sé stesso”, sottosezione “Meridionali che credono a chiunque”, del quale sono Presidente in virtù delle mie origini molisane: una terra dove il Movimento 5 Stelle ha preso quasi il 50% dei voti validi ed eletto tutti i parlamentari eleggibili. Il macro-argomento è quello che nelle sue varie declinazioni impazza ormai sui giornali da qualche mese: le famose “coperture”. Che non sono, come potreste sospettare, le spesse coltri sotto cui dovrebbe andare a nascondersi Laura Castelli (aka “sulle coperture siamo moltissimo d’accordo” ) ma le fonti finanziarie delle implausibili e costosissime promesse elettorali della gang gialloverde.

Fallita, com’era prevedibile, la ridicola strategia di bullizzare l’Unione Europea mendicando danaro con minacce e ventri nudi esibiti al Papeete, la tattica di ripiego dei pentafurbissimi sembra essere quella di tagliare qua e là i capitoli di spesa a caso per rimediare qualche spiccio e far finta di realizzare almeno in parte il programma psicotico che gli elettori hanno premiato alle urne (la parte non realizzata sarà kolpa della kasta del MEF!1!1!).

Ed ecco dunque fiorire decine di proposte imbecilli, retrive, dannose, provenienti un po’ da tutta la maggioranza, con però un’interessante variante che non sarà sfuggita agli osservatori più attenti: quando a sparare fregnacce è Salvini, questi ha quantomeno l’accortezza di proporre iniziative (tipo “quota 100 per le pensioni”) che non danneggiano immediatamente il proprio elettorato (il quale, anzi, ne sarebbe avvantaggiato visto dove risiedono per lo più quelli che a 65 anni sono riusciti a versare 35 anni di contributi continuativi; e NO, mi dispiace, NON SI TRATTA di zone del Paese a sud del Rubicone); quando invece a parlare è Di Maio, le idiozie hanno la ulteriore caratteristica di essere quasi completamente a carico proprio di quelli che lo hanno votato in massa. E veniamo dunque alle due notiziole cui è dedicato questo pezzo.

Notizia numero 1: al disperato fine di trovare risorse per il Reddito di Cittadinanza il Governo taglierà 170 mln di Euro di incentivi per la banda ultra-larga nelle aree c.d. “bianche” ovvero le aree a “fallimento di mercato” dove, in mancanza di incentivi pubblici, è irragionevole immaginare che gli operatori di telefonia vadano a costruire impianti: non ci vuole molto a immaginare dove sono localizzate prevalentemente le aree in questione e che, pertanto, il taglio agli incentivi altro non farà che lasciare inalterato il “digital divide” tra regioni ricche e povere (lo sa Di Maio quali sono le regioni povere? Indizio: quelle che lo hanno votato).

Notizia numero 2: sempre al nobile scopo di procurare la pagnotta aggratis promessa a milioni di boccaloni senza far saltare il banco, l’altra novità di oggi è che potrebbero essere esclusi dal Reddito di Cittadinanza i proprietari di casa. Ecco, per degustare appieno l’autolesionismo carpiato della proposta, dovete riflettere un attimo su tre semplici quesiti. Primo: in quali aree del paese sono concentrati quei giovani disoccupati che il RDC dovrebbe aiutare (risposta: NON tra Milano e Brescia)? Secondo: cosa fanno di solito i genitori italiani (e ancor di più quelli meridionali) quando devono investire i propri soldi per lasciare qualcosa ai figli (risposta: NON comprano azioni della Apple)? Terzo: chi verrà escluso dal reddito di cittadinanza e magari dovrà farsi contemporaneamente carico di rate del mutuo accresciute dall’effetto spread perché “non possiamo piegarci alla dittatura dei mercati” (risposta: dai che ce la fate da soli)?

Naturalmente non sono nato ieri e so bene che il “Governo del Cambiamento” si chiama così perché cambia idea 3 volte al giorno e, pertanto, queste, come altre brillanti idee, potrebbero morire prima della pubblicazione dei giornali di domani. Come pure so bene che le probabilità che il Reddito di Cittadinanza si faccia per davvero, in qualsiasi versione, allargata o ridotta, sono inferiori a quelle di vedere Di Maio laureato. Ma questo, a pensarci bene, non conta: ciò che conta davvero è la persistente credulità dell’elettorato meridionale – pronto da sempre a correre dietro a chiunque gli prometta un futuro di prosperità a scrocco – per il quale, il micidiale cocktail tra un leader spregiudicato e impegnato ad avvantaggiare soprattutto il Nord (Salvini) e un altro, altrettanto spregiudicato, ma fesso (come si chiama questo non ve lo dico, indovinatelo voi), rischia di essere, stavolta, esiziale. E noi ve l’avevamo detto.

https://www.nextquotidiano.it/tagli-red ... tadinanza/
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Re: Cucù, la manovra del cambiamento non c’è più!

Messaggioda franz il 31/10/2018, 15:46

Altra notizia, circolata ieri: quota 100, .... ma non per gli statali!
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Re: Cucù, la manovra del cambiamento non c’è più!

Messaggioda franz il 31/10/2018, 16:48

PHASTIDIO.NET
ANDRÀ MOLTO PEGGIO, PRIMA DI ANDARE MEGLIO

La manovra ritardata del Popolo non troppo sveglio
Si moltiplicano le voci di un’entrata a regime molto differita delle principali misure della legge di Bilancio 2019. Secondo gli astutissimi gialloverdi, ciò sarebbe necessario per “tranquillizzare” gli investitori e rabbonire la Commissione europea, che a breve lancerà contro l’Italia una procedura per debito eccessivo. Se tali voci fossero confermate, il rallentamento di implementazione sarebbe la plastica rappresentazione di una politica economica demenziale e finalizzata solo al voto di scambio alle elezioni europee, a cui i nostri scappati di casa cercano disperatamente di arrivare.

Ad esempio, oggi sul Sole Marco Rogari e Gianni Trovati spiegano le verosimili intenzioni dell’esecutivo italiano, per il quale quel famoso 2,4% di deficit-Pil sarebbe in realtà ben inferiore:

«Per “quota l00” il tempo di attesa per gli statali, che coprono il 40% della platea, può allungarsi a 9 mesi, spostando al 2020 una parte di spesa, e anche nel privato i tagli all’assegno imposti dal contributivo e il divieto di cumulo potrebbero dissuadere una parte degli interessati. La spesa, allora, potrebbe attestarsi intorno ai 3 miliardi invece dei 6,7 messi in programma. E anche sul reddito di cittadinanza più lento rispetto all’ambizione targata M5S potrebbe ridurre il conto da 9 a 7 miliardi. Da qui, più che dalla spending timida messa in manovra, potrebbero arrivare risparmi per due decimi di Pii che porterebbero il deficit “effettivo” al 2%»


Al deficit “effettivo” al 2% si giunge considerando che il ministro Giovanni Tria non avrebbe inserito nel progetto di bilancio gli “effetti di retroazione” della fantasmagorica crescita all’1,5% stimata nel 2019, cioè l’aumento di gettito fiscale da essa indotto, che sarebbe di circa lo 0,2% del Pil. Abbiamo anche il tesoretto virtuale! Ma non è meraviglioso, tutto ciò?

Quindi, vediamo: si lanciano due misure epocali di crescita, cioè la rendita di nullafacenza, che deve sostenere i consumi, e la “staffetta generazionale” stimolata dal ritorno delle pensioni di anzianità (certo, certo), però si fa di tutto per limitarne l’impatto sui conti del 2019 e per disincentivarne la fruizione, perché altrimenti i conti saltano. Ma allora, scusate, in che modo si produrrebbe la potente azione di stimolo per contrastare il rallentamento, di cui parlava ieri anche il premier John Doe Giuseppe Conte? Ah, saperlo. E tuttavia, sia chiaro: il 2,4% non si tocca, perché siamo sovrani.

Sembra un’applicazione del pensiero di Sant’Agostino: andiamo di fretta ma non così di fretta. Adottiamo misure strutturali che faranno esplodere il debito e crollare l’offerta di lavoro ma non subito, ché sennò gli investitori e la Commissione Ue potrebbero alzare il sopracciglio, mentre così non se ne accorgeranno (questa è ironica, mi raccomando). L’importante è iniziare a lanciare monetine alla plebe festante un attimo prima delle elezioni europee di maggio, però. Dopo aver vinto quelle, vedremo. Quando il voto di scambio incontra l’Armata Brancaleone. Ma sono certo che, nel corso della “interlocuzione” con la Commissione Ue, il governo italiano riuscirà ad affermare che l’effetto espansivo della manovra ritardata si produrrà da subito, grazie al drastico cambiamento di aspettative da essa suscitato.

Nel frattempo, sono stati pubblicati i dati sul mercato italiano del lavoro a settembre, e non sono buone notizie. Oltre alla risalita della disoccupazione sopra la soglia della doppia cifra (a 10,1%), nel mese ci sono 36 mila occupati in meno, di cui ben 77 mila sono a tempo indeterminato, mentre i contratti a termine sono aumentati di 27 mila unità. Come commentare, quindi? Che un solo dato non fa una tendenza ma pare che, dopo le vacanze, qualcuno non abbia riaperto i battenti. Il decreto dignità, fortemente voluto dal borboncino Giggino, (nel senso di piccolo borbonico, non è un typo), convinto che il lavoro si crei per decreto, sta dispiegando tutti i suoi potenti effetti di disincentivo al lavoro precario. Giusto? Ah no, aspetta…hai visto mai che le stime dell’odiato tecnocrate Tito Boeri fossero sbagliate per difetto?

https://phastidio.net/2018/10/31/la-man ... o-sveglio/?
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Re: Cucù, la manovra del cambiamento non c’è più!

Messaggioda franz il 01/11/2018, 12:54

Chiacchierate sulla manovra tra Cina, Francia, Italia

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Re: Cucù, la manovra del cambiamento non c’è più!

Messaggioda Robyn il 01/11/2018, 13:42

franz ha scritto:PHASTIDIO.NET Il decreto dignità, fortemente voluto dal borboncino Giggino, (nel senso di piccolo borbonico, non è un typo), convinto che il lavoro si crei per decreto, sta dispiegando tutti i suoi potenti effetti di disincentivo al lavoro precario. Giusto? Ah no, aspetta…hai visto mai che le stime dell’odiato tecnocrate Tito Boeri fossero sbagliate per difetto?

https://phastidio.net/2018/10/31/la-man ... o-sveglio/?

Più che dire che il dl dignità non funziona mi piacerebbe proprio sapere da te come lo cambieresti perche è facile dire non funziona e non dire come si può cambiare
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Re: Cucù, la manovra del cambiamento non c’è più!

Messaggioda Robyn il 01/11/2018, 15:43

Le riforme del lavoro ormai sono state fatte tutto il resto è oggetto di contrattazione fra le parti sociali
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Re: Cucù, la manovra del cambiamento non c’è più!

Messaggioda franz il 02/11/2018, 13:28

Per la serie "cucù" abbiamo anche il filone "ops"

Ops, dall’agenda di Di Maio sono scomparsi i rider

Dopo la convocazione dell’11 settembre, si aspettava un altro incontro entro la fine del mese, in attesa di una proposta da parte di Foodora e Deliveroo, che però non è arrivata. I fattorini scrivono a Di Maio: “Ci sentiamo presi in giro dal governo del cambiamento”

Qualche mese fa erano un’emergenza nazionale, «simbolo della precarietà del lavoro». Ora i rider in bici del food delivery sono scomparsi dall’agenda del “governo del cambiamento”. Preso com’è dalla manovra di bilancio, il vicepremier Luigi Di Maio, che solo la scorsa estate agitava contro Deliveroo e Foodora l’obbligo dell’assunzione con tanto di stipendio fisso, ferie e contributi, sembra ormai aver dimenticato i ciclofattorini delle consegne a domicilio. Scelta la strada della concertazione anziché quella del “decreto dignità” (la questione dei rider negli intenti iniziali sarebbe dovuta essere il cuore del decreto), il ministro Cinque Stelle da luglio a oggi ha incontrato solo due volte i lavoratori della gig economy. L’ultima convocazione del tavolo al Ministero dello Sviluppo economico con aziende e sindacati risale all’11 settembre. La nuova convocazione sarebbe dovuta arrivare entro fine settembre. Ma da allora regna il silenzio. Sia del governo gialloverde, sia delle principali piattaforme, alle quali era stato chiesto di presentare delle proposte di accordo entro due settimane.

Le organizzazioni autonome dei rider, da Bologna a Torino a Milano, che nel governo avevano visto una sponda per il riconoscimento dei fattorini come lavoratori subordinati (dopo la sentenza di Torino che affermava il contrario), ora si dicono stanche di aspettare. «Che fine ha fatto il tavolo? Siamo stanchi di attendere», scrivono dalla Riders Union di Bologna. Consapevoli, forse, del fatto che il governo gialloverde abbia fatto di loro un uso propagandistico, per poi lasciarli in soffitta, tra pagamenti a cottimo e paghe basse. «Sino ad ora quello che abbiamo visto sono stati solo grandi promesse e grandi annunci, disegni di legge in grado di risolvere i nostri problemi poi messi da parte perché intaccavano gli interessi di Lega e Confindustria», aggiungono i rider.

A luglio, la norma che obbligava al riconoscimento della subordinazione, prevista in una bozza iniziale del “decreto dignità” grillino, è scomparsa nell’arco di due giorni, tra le pressioni degli alleati leghisti e delle piattaforme che minacciavano di lasciare il mercato italiano. Di Maio preferì il tavolo di trattativa con aziende e sindacati. Un dietrofront che ai rider già non era andato giù. Ma dopo essersi presentati a Roma con tanto di proposte, ora che anche il tavolo è scomparso, i fattorini sono pronti a scendere in piazza contro quello stesso governo che sembrava volerli aiutare. Di Maio ha promesso prima una legge ad hoc, poi un contratto nazionale ad hoc. Ma al momento sul tavolo non c’è nulla, se non le posizioni divergenti di lavoratori e sindacati da un lato e aziende come Deliveroo, Foodora, Glovo e Just Eat dall’altro.

Sindacati e lavoratori chiedono che i rider siano riconosciuti come lavoratori dipendenti, con un salario e tutele minime; le aziende non intendono cedere sulla subordinazione, ma a distanza di un mese e mezzo non hanno ancora presentato alcuna proposta. Le piattaforme avevano anche annunciato la costituzione di due associazioni di categoria delle imprese del food delivery, con capofila Deliveroo da una parte e la competitor Foodora dall’altra, ma anche su questo fronte non se ne è fatto ancora niente. Dagli uffici delle principali società confermano che al momento è tutto in stand by. Nessuno sa niente.

Riders Union Bologna
«Nel concreto non c’è nulla e il silenzio del governo fa gioco alle piattaforme», dicono dai sindacati, che denunciano una situazione di totale stallo. Qualche giorno fa, prima Cgil, Cisl e Uil, poi i fattorini della Riders Union Bologna, hanno pubblicamente chiesto a Di Maio di riconvocare il tavolo e alle aziende di presentare una proposta concreta al più presto. E anche da Torino i rider, pionieri delle proteste, sono pronti a riorganizzarsi per scendere in piazza e contestare il governo e la sindaca grillina, soprattutto dopo che i Cinque Stelle regionali a inizio ottobre hanno affossato la proposta di legge di Leu per vietare il pagamento a cottimo con il mantra “se ne sta occupando il governo”. L’occasione giusta per la protesta probabilmente sarà lo sciopero generale del 26 ottobre.

Dopo il dietrofront sull’Ilva e sul Tap, ora sono i fattorini che fanno notare ai grillini la giravolta rispetto alle promesse elettorali. «Nel “cambiamento”», scrivono i rider bolognesi su Facebook, «sembra non esserci spazio per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro nostre e dei tanti intrappolati nell’economia dei lavoretti... Come gli abitanti delle coste salentine o delle periferie di Taranto, come gli studenti che si mobilitano ma che non trovano una corrispondenza tra le aperture di Di Maio e il testo della manovra di bilancio, anche noi oggi ci sentiamo abbandonati e presi in giro da un governo sempre più debole con i forti e forte con i deboli». La consegna a domicilio, stavolta, è indirizzata a Luigi Di Maio.

https://www.linkiesta.it/it/article/201 ... aio/39866/
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