Aziende pubbliche fuori da Confindustria, ecco cosa teme Boccia30 SETTEMBRE 2018
Così si spiega l'endorsement per la Lega. Ma nella base cresce il malcontentoDI LUCA PAGNI
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MILANO - Voleva difendere Confindustria dagli attacchi di chi, nel governo, vorrebbe impedire alle aziende di stato di farne parte. Ma anche lanciare messaggi perché in sede di stesura la Lega tenga testa a Cinquestelle per modificare quelle parti della manovra economica che stanno allarmando i mercati internazionali. Invece, Vincenzo Boccia è riuscito a scontentare tutti: perché non si era mai visto un presidente di Confindustria prendere posizione così apertamen...
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Quersto invece è leggibile:
https://www.repubblica.it/economia/2018 ... P1-S1.8-T1Confindustria, Boccia prova a spegnere le polemiche: "Alla Lega nessun appoggio, chiediamo coerenza"
Il presidente degli industriali da Massimo Giannini a Radio Capital, dopo le polemiche con Carlo Calenda:
"No endorsement, ho lanciato una provocazione"MILANO - Prima quello che è suonato chiaramente come un endorsement alla Lega. Poi la litigata a favore di social con l'ex ministro dello Sviluppo economico del Pd, Carlo Calenda. Ora una mezza retromarcia.
E' stato un fine settimana turbolento per il presidente della Confindustria, Vincenzo Boccia. Che ora prova a mettere a tacere le polemiche che le sue stesse parole hanno suscitato. Ricostruiamo con ordine l'accaduto. La miccia si è accesa sabato all'ora di pranzo, quando Boccia è intervenuto all'assemblea degli industriali vicentini, a Breganze, dicendo: "Di questo Governo crediamo fortemente nella Lega, è una componente importante, qui non si tratta di regionalità ma di risposte vere ai cittadini".
Parole che hanno reso indigesto il pasto di Calenda, che nei giorni scorsi già aveva attaccato gli industriali per una posizione morbida verso l'esecutivo di Lega e M5s. Apprese le dichiarazioni di Boccia, l'ex ministro ha twittato che la Confindustria "è ufficialmente leghista. Chissà se le imprese credono anche nel piano B, nel trasformare l'Italia in una democrazia illiberale, nello spread fuori controllo etc. Mai un Presidente aveva fatto un endorsement così a un partito politico. Vergognoso". Lo stesso Boccia aveva in parte già parato le critiche ricevute dall'esponente del Pd: "Lui (Calenda, ndr) ha parlato di una Confindustria appiattita e non ha avuto parole tenere nei nostri confronti. In realtà Calenda non è neanche in grado di organizzare una cena a casa sua con i compagni di partito", aveva stoccato. Anche in questo caso, la risposta dell'ex ministro non si è fatta attendere.
Caro Boccia io ho organizzato impresa 4.0, Piano Made in Italy, Strategia Energetica Nazionale, norma sulle imprese energivore etc. Prendere lezioni da chi organizza solo cene e convegni e ha quasi fatto fallire l’unica azienda che possiede, il Sole24ore, mi sembra troppo.Oggi Boccia, ospite di Massimo Giannini su Radio Capital, ha fatto un mezzo passo indietro. "Nessun endorsement" di Confindustria alla Lega, ha spiegato il leader degli industriali. Anzi - ha indicato - le sua parole a Vicenza vanno interpretate come "una provocazione" per sottolineare "alcune incoerenze" nella linea del partito di Salvini che "sul territorio è verde" ed al Governo "è gialloverde". Nessun endorsement, dunque, ma "strumentalizzazioni" alimentate da "qualche tweet".
Quanto al resto delle scelte politiche ed economiche, "faccio un appello all'avvocato del popolo, il premier: questo Governo deve chiarire se vuole rispettare gli attori sociali", ha detto dopo l'uscita del ministro Luigi Di Maio al presidente di Confindustria Veneto, Matteo Zoppas, che era stato critico sul decreto Dignità. Zoppas controlla la San Benedetto e il vicepremier ha accennato ad un "presidente di Confindustria" che gestisce "l'acqua minerali con concessioni irrisorie"; concessioni sulle quali, ha preannunciato, potrebbero esserci misure in legge di Bilancio. Alla luce di questi riferimenti, Boccia si è chiesto: "Questo governo intende rispettare le parti sociali ed accettare le critiche senza attaccare ad personam? E' possibile che un ministro faccia questo? Io mi rivolgo al governo non ad un ministro. Non si può fare: vale per noi, vale per i giornalisti, vale per tutti. Io parlo di rispetto".
Dietro la sfida di battute e risposte, c'è d'altra parte un momento difficile per l'associazione. Già ai tempi delle polemiche degli effetti del lavoro da parte del decreto Dignità, il nuovo governo aveva fatto capire che - avendo ora in mano le leve che riguardano le grandi partecipate di Stato (dall'Eni in giù) - non sarebbe impossibile pensare il ritiro di queste grandi aziende dalla Confindustria. Una mossa che sarebbe esiziale per la stessa associazione.