da mariok il 06/07/2018, 17:00
L'opera di depistaggio dai problemi veri non ha mai fine.
Ci si continua a riempire la bocca con frasi ipocrite sulla dignità del lavoro e sulla condizione dei giovani, senza fare in realtà niente di serio al riguardo. Voler far credere che basti accorciare un po' la durata dei contratti a termine o renderli di un 0.5% più costosi vada nella giusta direzione è una clamorosa presa per i fondelli. Basta guardare un paio di dati per trovare la conferma che esiste un colossale conflitto generazionale a tutto discapito delle nuove generazioni (e lo dice un vecchio pensionato che avrebbe tutto l'interesse a sostenere il contrario). Il primo dato è l'elevato peso dei contributi pensionistici (30% vs. il 20% per esempio della Germania) a cui fa riscontro una spesa pensionistica che è la più alta d'Europa. Se veramente volessimo aiutare i giovani, dovremmo seriamente lavorare per una seria riduzione della spesa per le pensioni (altro che aumentarla con il superamento della Fornero) ed allargare la platea contributiva facendo emergere il lavoro nero non solo mediante la riduzione del cuneo fiscale ma anche con il superamento della dissennata legge Bossi-Fini e la regolarizzazione di migliaia di clandestini che lavorano in nero. Il taglio delle cosiddette pensioni d'oro o in genere la revisione dei trattamenti (possiamo discutere poi quali siano i criteri più equi) va fatto per abbattere la spesa e conseguentemente ridurre il costo del lavoro, non per dare sfogo all'invidia sociale in nome di una lotta a privilegi veri o presunti del tutto simbolica o peggio per finanziare altro assistenzialismo o altri privilegi.
Il secondo dato è costituito dal macigno del debito pubblico che, anche a prescidere dalla sua sostenibilità, dallo spread e dai mercati, è un'altra rapina a danno dei giovani e del loro futuro. Sostenere che con un aumento del deficit, che produrrebbe maggiore sviluppo e quindi una riduzione tendenziale del debito, è una balla colossale contraddetta da quanto accaduto regolarmente nel passato a seguito delle politiche reaganiane, che in alcuni casi hanno effettivamente incrementato transitoriamente la crescita ma hanno regolarmente fatto arrivare alle stelle il rapporto debito/pil. Inoltre le cosiddette politiche keynesiane (che attengono essenzialmente a misure anticicliche per combattere la recessione mediante investimenti pubblici) non c'entrano un fico secco con l'aumento del deficit per coprire incrementi di spesa corrente in periodi di relativa crescita. È veramente deprimente questa continua campagna elettorale e questo interminabile scontro tra tifoserie che manipolano anche la lettura di dati elementari.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville