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dl dignità

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Re: dl dignità

Messaggioda franz il 02/07/2018, 22:53

mariok ha scritto:Certo che quando la pressione fiscale sale, le persone hanno meno soldi in tasca.

Chi è sotto la soglia di povertà si presume che non paghi le tasse.

O no?

L'IVA la pagano tutti.
I contributi, idem.
Anche se guadagni poco.
Sempre che li dichiari.

Inoltre, dato che il prezzo delle merci e dei servizi contiene tutti gli elementi di costo, comprese le tasse ed i contributi, l'aumento della pressione fiscale si riflette in un aumento del costo dei prodotti.
Anche di quelli comprati dai poveri.
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Re: dl dignità

Messaggioda mariok il 03/07/2018, 9:44

Resta il fatto che i salari in Italia sono più bassi di quelli dei paesi analoghi anche al lordo di tasse e contributi.
Il fenomeno andrebbe quindi analizzato seriamente in quanto ovviamente dipendente da più cause, non esclusa la pressione fiscale soprattutto sul lavoro ma non solo.

Ma a chi importa approfondire?

Intanto Di Maio si qualifica come politico di sinistra che combatte la precarietà come ovviamente il PD non ha mai fatto. Che poi sia tutto da dimostrare che il maggior costo dei contratti a tempo incrementerà quelli stabili e non si tradurrà più semplicemente in meno occupazione a chi importa? Chi mai ricorderà che nel mese di maggio è vero che sono cresciuti di 62 mila unità i contratti a termine, ma sono anche cresciuti di 70 mila quelli a tempo indeterminato? Il fatto poi che la misura riguardi solo le aziende private, mentre è noto che la precarietà si annida soprattutto nel pubblico, è un fatto che passa del tutto inosservato.
Quelle che contano sono le vulgate non i ragionamenti.
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Re: dl dignità

Messaggioda trilogy il 03/07/2018, 9:44

Vedremo nei prossimi mesi gli effetti economici ed occupazionali del decreto. Comunque credo che la parte sulle delocalizzazioni sia illegale, almeno la parte sullo spostamento di attivita' entro l'UE, perché in contrasto con le norme sul mercato unico europeo.
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Re: dl dignità

Messaggioda pianogrande il 03/07/2018, 16:55

trilogy ha scritto:Vedremo nei prossimi mesi gli effetti economici ed occupazionali del decreto. Comunque credo che la parte sulle delocalizzazioni sia illegale, almeno la parte sullo spostamento di attivita' entro l'UE, perché in contrasto con le norme sul mercato unico europeo.


Ottimo motivo per gridare ai burocrati di Bruxelles.

Vagli poi a spiegare che va in contraddizione con i migranti che, quando sbarcano in Sicilia, sbarcano "in Europa".
Fotti il sistema. Studia.
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Re: dl dignità

Messaggioda franz il 03/07/2018, 16:58

mariok ha scritto:Resta il fatto che i salari in Italia sono più bassi di quelli dei paesi analoghi anche al lordo di tasse e contributi.
Il fenomeno andrebbe quindi analizzato seriamente in quanto ovviamente dipendente da più cause, non esclusa la pressione fiscale soprattutto sul lavoro ma non solo.

1) produttività più bassa (valore aggiunto per addetto)
2) pressione fiscale e soprattutto contributiva
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Re: dl dignità

Messaggioda Robyn il 03/07/2018, 17:44

Anche se non fosse il mercato non può prevalere sulla persona.Probabile che una maggiore certezza sul lavoro stimoli di più la domanda di beni e servizi che si possano fare programmi nel tempo ma poi ci sono anche altri valori in gioco,la libertà e la famiglia.E allora negli altri paesi europei?e in Gran Bretagna?e in Francia?ma siamo sicuri che chi nel csx critica il dl dignità è di sinistra?critiche e modo di fare che già mi aspettavo senza nessuna sorpresa,tutto calcolato.Forse noi in Italia non sappiamo cosa è la sinistra riformista perche non è mai esistita ed è sempre stata minoritaria.La strada da seguire è quella della Gran Bretagna che coniuga flessibilità e sicurezza.Ma da dove viene questa classe dirigente di csx da Marte?Inoltre il miglior modo per rimanere all'opposizione anche nella prossima legislatura è criticare il dl dignità perche si teme che il csx se torna al governo ci và di nuovo a mettere le mani sopra.La migliore cosa è stare zitti.Ma un'operaio può mai votare il csx sù queste basi?
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Re: dl dignità

Messaggioda Robyn il 03/07/2018, 20:23

I prossimi cambiamenti devono essere l'eliminazione del contratto a tutele crescenti tranne che per quelli già stipulati e al suo posto mettere una prova massima di 12 mesi perche i sei mesi attuali sono troppo pochi soprattutto per le aziende ad alta specializzazione.La prova può essere ad ex di tre,sei,dodici mesi.Poi per l'articolo 18 bisogna ripartire da quello di Monti e fare alcune modifiche con le pinze.Per i disciplinari mettere tre warning massimi in un'anno,l'opting out del magistrato mentre per i motivi economici non serve la reintegrazione ma solo l'indennizzo.L'indennizzo che è già aumentato nel dl dignità deve essere in relazione alla grandezza aziendale e non in base all'anzianità e scatta subito dopo il periodo di prova se c'è l'assunzione.Bisogna reintrodurre il lavoro accessorio solo per determinate categorie disabili casalinghe studenti disoccupati di lunga durata etc.Infine diminuire il cuneo fiscale facendo in modo che per i lavoratori che hanno contratti flessibili la paga sia più alta e coprire i buchi del lavoro intermittente con il minimo retributivo
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Re: dl dignità

Messaggioda franz il 04/07/2018, 7:00

Qualcuno sta già rnominando il decreto "diglità" con il nome, più appropriato" di decreto anti-occupazione.

Un amico di FB così descrive la situazione:


IL DECRETO ANTI-OCCUPAZIONE ALL'ESAME DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI.

Mentre l'Istat ci informa che nel mese di maggio (quindi prima dell'insediamento dell'attuale governo) con 23 milioni e 282 mila occupati abbiamo toccato la vetta dell'occupazione di sempre il governo è impegnato nell'esame di un decreto, pomposamente chiamato "DECRETO DIGNITÀ", tutto teso a far calare sensibilmente il numero degli occupati in Italia. Vediamone alcuni punti.

▶️ Contratti a termine. Il decreto prevede il rinnovo esclusivamente con causale, l'aumento dei costi per le aziende, la riduzione del numero di proroghe possibili (da 5 a 4) in 36 mesi. 890.000 contratti in prossima scadenza marcheranno subito un qualche calo occupazionale anche se per apprezzare appieno il calo occupazionale che il decreto andrà a produrre bisogna pazientare fino al medio periodo.

▶️ Per i lavoratori interinali è prevista l'estensione tutele che diventano pari a quelle degli altri lavoratori. Quindi o i maggiori oneri andranno a carico delle imprese, facendo cessare totalmente la ragion stessa d'essere del lavoro interinale, o andranno a carico dell'INPS dai conti già molto (ma proprio molto) precari e dalle casse totalmente vuote.

▶️ Tutela dei lavoratori con indennizzo per il licenziamento aumentato del 50%, fino anche pari a 36 mensilità. E' necessario spiegare perché provocherà un calo sensibile delle assunzioni o per i normodotati è intuibile già così?

Il decreto contiene poi una parte fortemente umoristica, quella detta "anti-delocalizzazioni". Non so se l'hanno aggiunta per farci ridere un poco nel tentativo di stemperare e rendere più digeribili tutte le scempiaggini che il decreto contiene, ma comunque ..

Qualcuno spieghi a lorsignori governanti che retribuzioni e condizioni contrattuali migliorano naturalmente (senza intervento alcuno dei governi) quando l'economia di un Paese funziona, quando il lavoro "tira". E cosa fa si che una economia "tiri"? Anzitutto l'aumento di produttività. Quindi se vogliono far si che le condizioni dei lavoratori italiani migliorino lorsignori devono dedicarsi a rimuovere gli ostacoli che impediscono alle aziende di essere efficienti che mettere lacci e laccioli ulteriori alle imprese peggiora e non migliora la situazione economica e contrattuale dei lavoratori.
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Re: dl dignità

Messaggioda franz il 04/07/2018, 7:47

Mario Seminerio 3 luglio 2018 Economia & Mercato, Italia
Il degno Giggino e la stabile precarietà
Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri in tarda serata quello che il vice premier e bisministro Luigi Di Maio ha ribattezzato con enfasi “decreto dignità”, una sorta di mini-omnibus che tocca il mercato del lavoro, il fisco (in parte minima, quasi inavvertibile), le delocalizzazioni e la pubblicità su giochi. Sul lavoro, la prima impressione è che si sia lavorato alacremente per rafforzare la precarietà e la natura persistentemente duale del mercato italiano del lavoro.

Sul lavoro, serve una premessa: come scrivo qui sopra da sempre, il motivo del successo del tempo determinato è, assai banalmente, riconducibile in ampia misura al suo vantaggio in termini di costo rispetto al tempo indeterminato, o a “tutele crescenti”. E questo pur considerando la maggiorazione contributiva del primo sul secondo. Serviva, quindi, riequilibrare la convenienza relativa tra i due contratti a favore del tempo indeterminato.

E che ti combina, invece, il buon Giggino, ministro del Lavoro che col lavoro non ha avuto nella sua vita particolare dimestichezza? Decide di aumentare l’onerosità di entrambi i contratti. Quale tra i due risulterà il più penalizzato? Temo proprio l’indeterminato. Vediamo perché. I costi di risoluzione di un tempo indeterminato, relativi alla monetizzazione di un licenziamento illegittimo, che aumentano del 50%, minimo 6 mesi e massimo 36 mesi di retribuzione.

Questo è un forte aumento dell’onerosità di questo istituto contrattuale. Se a ciò si somma che il tempo determinato potrà restare acausale su contratti sino a 12 mesi, e che già oggi la netta maggioranza dei contratti di questo tipo si concentrano su durate inferiori ai dodici mesi, si può immaginare che una potenziale reazione delle imprese sarà quella di frenare il tempo indeterminato e spostare comunque le assunzioni sul tempo determinato, accentuando il turnover ed il dualismo del mercato del lavoro mentre si proclama di volerlo combattere senza respiro. Oltre a produrre un disincentivo all’insediamento di imprese estere in Italia.

Vorrei essere molto chiaro: se le aziende usano (ed abusano) del tempo determinato, è perché cercano di ridurre un costo del lavoro che è sempre troppo elevato e che zavorra il paese, mentre attendiamo che le nostre attività si spostino verso maggiore valore aggiunto. La soluzione, per chi opera in attività a basso valore aggiunto, è quella di spostarsi verso il nero al crescere dell’onerosità dei rapporti regolari.

Possiamo stigmatizzare quanto vogliamo queste situazioni, anche arrivando a dire che aziende che non possono permettersi di pagare più di pochi euro l’ora non sono degne di esistere. Posso concordare, ma finché la struttura aziendale italiana presenta questo tipo di stratificazioni, non c’è alternativa a tenere molto basso il costo del lavoro (e quindi a pensare ad integrazioni di welfare per contrastare il fenomeno dei working poor), oppure accettare che tutto scivoli nuovamente nel sommerso.

Serve ridurre in modo strutturale e permanente il cuneo fiscale, quindi: concetto che reitero da una decina di anni e che il governo Renzi non è riuscito a fare se non in minima parte (togliendo il costo del lavoro a tempo indeterminato dall’Irap), e sprecando dieci miliardi annui di bonus 80 euro che ora sarà quasi impossibile riallocare.

C’è da dire che Di Maio ha precisato che con la legge di bilancio arriverà la riduzione del costo del lavoro, che tuttavia sarà “selettivo, su tutte le imprese che hanno margini di crescita”. Anche qui, occorre chiarirsi: ridurre il costo del lavoro a imprese che già generano livelli decenti di valore aggiunto va benissimo, per carità. Ma non ridurlo a quelle marginali e labour intensive non fa che spingerle verso il nero, non certo verso un’improbabile digitalizzazione.

C’è poi da segnalare l’azione palesemente ostile contro le agenzie per l’impiego, con l’applicazione della normativa del tempo determinato anche al lavoratore da somministrare. Questo vincolo equivale a metterle fuori mercato, a tutto vantaggio dell’assai futuribile rilancio dei centri pubblici per l’impiego. Ideologicamente, questo è nettare per tutti quelli che vogliono “combattere il caporalato delle agenzie interinali”, ed è probabile che Di Maio cercasse esattamente questa gratificazione simbolica immediata. L’effetto finale sarà tuttavia la perdita di occupazione diretta ed indiretta ed un’accentuazione della precarizzazione e del rischio-immersione.

Da ultimo, interessante notare che il maggiore utilizzatore di lavoro a termine in Italia, la pubblica amministrazione, resta fuori dalle nuove norme. Singolare dimenticanza: forse nella PA non c’è da riportare dignità.

Resta da verificare tra quanto tempo la base imprenditoriale leghista si rivolgerà rumorosamente a Matteo Salvini, invitandolo a smettere di baloccarsi con la caccia al rom ed ai migranti, la sua attuale pacchia dal respiro cortissimo.

Aggiornamento – Io ipotizzavo riduzioni selettive del costo del lavoro in funzione dello sviluppo del valore aggiunto. Come sempre, sono troppo sofisticato. Pare ci sia anche un’altra ipotesi di sgravio selettivo; ben più divertente, si fa per dire:


@CarloCalenda
Taglio del costo del lavoro selettivo su aziende esportatrici annunciato da Di Maio e’ sussidio all’export vietato da wto nonché aiuto di stato vietato da trattati europei. Però così diventa difficile. Fategli fare un corso.


https://phastidio.net/2018/07/03/il-deg ... recarieta/
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Re: dl dignità

Messaggioda Robyn il 04/07/2018, 9:16

La mancanza di causali è contro la normativa europea.Anno 2017-La corte di giustizia europea richiama l'Italia a mettere dei limiti e delle causali ai contratti a tempo determinato per evitare gli abusi

-Gran Bretagna -Legge sull'impiego -Dopo un'anno di contratti a termine è obbligo del datore di lavoro specificare le cause della reiterazione o della mancata reiterazione del contratto a termine.Dopo il superamento di due anni di contratti a termine il contratto di lavoro si intende trasformato a tempo indeterminato

L'indennizzo ostacola le assunzioni?Questo rappresenta un'argine ai licenziamenti facili e non c'è se il licenziamento è "legittimo".Il problema semmai è un paese non ancora completamente civilizzato sul piano dei diritti civili.Poi chi critica le norme contro la precarietà sono persone che non hanno bisogno di lavorare che fanno la bella vita spesso fatta di privilegi presi in prestito allo stato

-Gran Bretagna- L'indennizzo è fino a 48 mensilità.Non c'è l'indennizzo se il licenziamento è legittimo

Tempo determinato-Italia 14% -Gran Bretagna 4%-

-Francia-Sono previste multe di 3600 euro e sei mesi di detenzione domiciliare per chi non rispetta le regole del tempo determinato
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