Un'altra fregatura a riprova che per questo governo gli atti legislativi non corrispondono mai alle dichiarazioni. Un modo di procedere truffaldino che gioca sulla difficoltà per i più nel reperire i documenti, analizzarli e verificare se i fatti corrispondono ai proclami. L'ennesima conferma viene dal ddl sulle cosiddette pensioni d'oro, più volte annunciato e finalmente depositato in parlamento. Secondo quanto scritto nel contratto di governo e le multiple e ricorrenti dichiarazioni di Luigi Di Maio sul tema, si sarebbe proceduto con i “tagli… se non si sono versati i contributi”.
Il ricalcolo contributivo sembrava la chiave dell’equità; chi infatti potrebbe negare che una pensione debba essere ragionevolmente commisurata ai contributi versati? Magari si potrebbe obiettare che le regole andrebbero stabilite prima che una persona sia in pensione e non dopo, ma il principio è solido.
Boeri, a suo tempo, in un'audizione dinanzi alla commissione lavoro, aveva ammesso l'impossibilità di ricalcolo esatto per tutte le pensioni nel mirino, per assenza dei dati contributivi meno recenti. Che l'Inps non possedesse i dati relativi alla storia contributiva di ciascun pensionato doveva essere dunque noto al ministro Di Maio, il quale tuttavia ha continuato a mentire sapendo di mentire e ad affermare di voler compiere un atto di giustizia tagliando i privilegi di chi usufruiva di pensioni d'oro senza aver versato adeguati contributi. Come era prevedibile, gli estensori del progetto di legge attuale hanno identificato la strada più facile per aggirare il problema della mancanza di dati contributivi e cioè quella di ignorarli e tagliare tout court, pazienza se questo confligge con quanto scritto nel contratto di governo.
In realtà nella proposta di legge non si fa alcuno – ma proprio alcuno – riferimento ai contributi versati che sono scomparsi dall’orizzonte; il sistema proposto sarebbe una riparametrizzazione delle pensioni più alte, basata unicamente sull’età di ritiro comparata con l’età di pensione di vecchiaia vigente al momento del pensionamento, indipendentemente da quanti contributi siano stato versati, dal fatto che questi giustifichino o meno l’assegno erogato durante l’aspettativa di vita del pensionato e dal fatto che un calcolo contributivo chiarirebbe che il taglio sia completamente ingiustificato. I proponenti non hanno neppure previsto l’opzione per chi ne facesse richiesta, di accedere al sistema contributivo per la propria pensione, ove i dati siano disponibili.
La vicenda ci conferma che la bugia elettorale procrastinata anche nella fase di governo è metodo di gestione del consenso da parte del M5S; infatti Di Maio continua a spacciare al suo elettorato e all’opinione pubblica di stare lavorando per il ricalcolo contributivo, mentre lavora nelle carte e nei fatti per un taglio senza nesso con i contributi.
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