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Debito: un’idea per uscirne vivi (di M. Gabanelli)

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Debito: un’idea per uscirne vivi (di M. Gabanelli)

Messaggioda Robyn il 31/05/2018, 22:21

In passato e anche di recente sono state fatte spese clientelari non produttive ai fini del consenso ed è per quello che il pil non cresce e il debito aumenta.I paesi del nord europa questo problema lo hanno risolto.Sono d'accordo gli italiani sono l'humus in cui questa classe dirigente cresce e si moltiplica,anziche fare investimenti ad alto moltiplicatore si fanno spese che moltiplicano la classe dirigente.Quel famoso 3% che sù 2700 mld di debito pubblico sono circa 81 mld che fine fanno?Staremo a vedere se lega e pentastelle anziche raccontare frottole saranno in grado di affrontare l'ostacolo delle spese improduttive anziche girarci intorno.Se si riesce ad affrontare questo nodo si invertono le cose e può perdere di intensità l'antieuropeismo che si nutre del fatto che l'Europa non vuole farci sforare il 3%
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Re: Debito: un’idea per uscirne vivi (di M. Gabanelli)

Messaggioda franz il 01/06/2018, 7:23

Robyn ha scritto:Per uscire dal vicolo cieco in cui ci siamo infilati l'unica possibilità è tagliare quelle spese che non generano crescita e metterle in conto capitale con investimenti ad alto moltiplicatore.

E tu credi che lo Stato riuscirebbe a trovare questi "investimenti ad alto moltiplicatore"?
Ma figuriamoci.
Sono gli imprenditori che, eventualmente, ne sono capaci.
Vero che anche la nostra classe imprenditoriale lascia il tempo che trova ma preferisco mille volte lasciare quei soldi nelle tasche degli italiani e cercare il più possibile di agevolare la crescita togliendo burocrazia e adempimenti inutili.
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Re: Debito: un’idea per uscirne vivi (di M. Gabanelli)

Messaggioda Robyn il 01/06/2018, 9:30

Proprio per evitare che si vadano a scavare le buche oppure vengano sprecati in clientelismi e corruzione và individuata una gamma di investimenti ad alto moltiplicatore in grado di allargare la base produttiva.Questo si può fare con una legge che individua dei parametri dei paletti precisi.Per ex le ristrutturazioni edilizie sono ad alto moltiplicatore poi ci sono altre opere infrastrutturali necessarie e a cui non si può rinunciare per ex aeroporti strade a scorrimento veloce ammodernamento linee ferroviarie etc.Gli investimenti pubblici sono necessari non per un fatto di statalismo ma perche come diceva keynes gli investimenti privati solo eccezionalmente assorbono la domanda e portano al pieno impiego dei fattori .Per diminuire il cuneo fiscale e le aliquote Irpef sono necessarie la tassa di successione e l'Imu
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Re: Debito: un’idea per uscirne vivi (di M. Gabanelli)

Messaggioda Robyn il 01/06/2018, 10:59

Ad esempio investimenti nella Pa ne migliorano l'efficenza.L'informatizzazione della giustizia rende più efficente la giustizia investimenti fatti nella telemedicina,migliorano l'efficenza e diminuiscono la spesa nella sanità
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Re: Debito: un’idea per uscirne vivi (di M. Gabanelli)

Messaggioda trilogy il 01/06/2018, 14:12

Robyn ha scritto:Proprio per evitare che si vadano a scavare le buche oppure vengano sprecati in clientelismi e corruzione và individuata una gamma di investimenti ad alto moltiplicatore in grado di allargare la base produttiva.Questo si può fare con una legge che individua dei parametri dei paletti precisi.....


Robyn in realtà la Legge c'è da trenta anni...ma puoi fare tutte le valutazioni che vuoi, poi la politica decide con criteri suoi: il collegio elettorale, l'ideologia, le pressioni dei sindacati e dell'opinione pubblica, a volte le tangenti. In parte è anche giusto così, i governi devono avere la loro autonomia purchè spieghino le scelte, e quando sbagliano paghino (elettoralmente) le conseguenze.

...In linea con le esigenze di rilancio degli investimenti pubblici, nel 1982 il Ministero del Bilancio fu dotato di una struttura di esperti, con il compito di valutare i progetti di investimento attraverso l’utilizzo dell’analisi costi-benefici: nacque così il Nucleo di Valutazione degli Investimenti Pubblici (legge n. 181 del 26/4/1982). Nel 1984 tale struttura fu affiancata dal Nucleo Ispettivo per la Verifica degli Investimenti Pubblici, al fine di controllare la realizzazione e l’efficacia degli investimenti finanziati dallo Stato (legge n. 887 del 22/12/1984).....

fonte: http://www.agenziacoesione.gov.it/it/il ... to/nuclei/
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Re: Debito: un’idea per uscirne vivi (di M. Gabanelli)

Messaggioda franz il 01/06/2018, 18:11

Perché il problema del debito non si risolve con operazioni di ingegneria finanziaria per disperati. Note per Gabanelli

Idee e teoremi sulla mutualizzazione del debito spiegati nel modo più semplice possibile: l'Italia riuscirà a far fessi tutti gli altri?

di Sandro Brusco

1 Giugno 2018 alle 16:34

L’ultimo intervento sul Corriere della Sera di Milena Gabanelli ha rilanciato un genere letterario che in Italia sembra andare per la maggiore, quello che Mario Seminerio ha chiamato "ingegneria finanziaria per disperati". L’idea è quella che mediante apposite innovazioni contrattuali e operazioni finanziarie, che solo i più malevoli tra noi tendono a chiamare "trucchi da magliaro", sia possibile ridurre in modo significativo il costo del debito pubblico italiano.

L’articolo apparso sul Corriere è una variazione sul tema, in questo caso incentrato sulla mutualizzazione a livello europeo del debito. L’articolo è francamente osceno per la quantità di inesattezze e falsità contenute (per non parlare dei messaggi subliminali tipo rappresentare la Germania con un cappello della Wermacht, come ha fatto notare Luciano Capone). Falsità e inesattezze sono già state fatte notare sulle colonne di questo giornale da David Carretta e pertanto eviterò di ripetere cose già dette.

Vorrei invece dedicare questo spazio a spiegare perché non ci possiamo aspettare grandi cose da operazioni di ingegneria finanziaria sul debito. Uno dei risultati più importanti della teoria economica moderna è il teorema di Modigliani-Miller. So che menzionando la parola "teorema" in un articolo di giornale si rischia la fuga dei lettori, ma vi prego veramente di restare con me, perché vi assicuro che la cosa è interessante e non particolarmente complicata.

Il teorema fornisce una risposta alla seguente domanda: per finanziare gli investimenti di una impresa è meglio usare debito o capitale proprio? La risposta sorprendente è che non importa: debito o capitale proprio non fa alcuna differenza perché il valore dell’impresa è determinato unicamente dalla quantità e qualità di investimenti fatti. Detto in altri termini, il valore di una impresa è determinata dal reddito netto che genera, ossia dalla sua capacità di vendere a un prezzo superiore al costo i suoi prodotti. Il fatto che questo reddito venga poi distribuito come interesse sul debito o come remunerazione del capitale proprio non è invece importante.

Cosa ha a che vedere questo con la mutualizzazione del debito? Parecchio. Il valore del debito pubblico, ossia la quantità di euro che uno Stato riesce a ottenere, è determinato dai pagamenti futuri su tale debito che gli investitori si attendono. In questo senso non è differente dal valore dell’impresa, che è determinato dal reddito netto che gli investitori si attendono essa produca in futuro. Dato che stiamo parlando di debito pubblico, i pagamenti futuri sono gli interessi e il rimborso del capitale. Se tali pagamenti futuri sono certi (gli investitori pensano che interessi e capitale verranno pagati con assoluta certezza) il costo del debito sarà basso. Se aumenta l’incertezza il valore atteso del pagamento si riduce, per cui gli investitori chiederanno di essere compensati per il rischio e il costo del debito sarà più alto.

Le varie idee sulla mutualizzazione del debito sono varianti complicate del seguente esempio. Immaginiamo due signori, un italiano e uno spagnolo (giusto per ricordare che non sono solo i tedeschi che in questo momento pagano meno di noi per il loro debito). Giovanni ha una piccola attività e ha bisogno di mille euro per comprare materie prime. Lo stesso vale per Juan. C’è però una differenza. Giovanni opera in un mercato variabile e sarà capace di vendere i suoi prodotti a volte per 900 euro e a volte per 1300 euro, diciamo con uguale probabilità. Questo fa sì che il valore atteso sia 1100 euro. Juan è in un mercato più stabile ed è certo di poter vendere i propri prodotti per 1100 euro. Immaginate, giusto per mantenere l’esempio il più semplice possibile, che chi presta soldi voglia solo recuperare in media il valore del capitale. Quanto pagherà Juan e quanto Giovanni? Per Juan è semplice, è certo che avrà sempre 1000 euro da pagare. Il tasso di interesse è quindi zero. Per Giovanni, purtroppo, le cose sono più complicate. C’è un 50% di probabilità che possa al massimo pagare 900, non mille. Per permettere a chi presta i soldi di recuperare in media il capitale quei 100 in più che mancano in un caso vanno pagati nell’altro caso. Il risultato sarà che Giovanni prenderà a prestito al 10%, pagherà 1100 quando le cose vanno bene e solo 900 quando le cose vanno male.

A questo punto Giovanni va da Juan e fa la seguente proposta: caro Juan, perché non prendiamo i soldi insieme? Ci facciamo dare 2000 e poi ce li dividiamo a metà. Saremo sempre in grado di pagare: la somma dei nostri redditi, nel peggiore dei casi, sarà 1100+900, abbastanza per restituire il capitale. Quindi il tasso di interesse sarà zero.

Questa, in essenza, è la proposta di mutualizzazione del debito. L’Italia, considerata dagli investitori paese più rischioso, spera di ottenere un tasso più basso mettendosi assieme a paesi che gli investitori considerano meno rischiosi.

Ora ponetevi la domanda: come reagireste alla proposta se voi foste Juan? Senza mutualizzazione porta sempre a casa 100 euro. Con la mutualizzazione, porta casa 100 euro solo quando a Giovanni le cose vanno bene. Non sembra un buon affare. Per convincere Juan sarà necessario compensarlo. In particolare Giovanni può dire a Juan: "guarda, lo so che ci perdi se il mio reddito è 900, ma non ti preoccupare, vorrà di che ti darò 100 in più quando le cose mi vanno bene". A questo punto Juan, che ha simpatia per l’amico italiano, decide di accettare. Non ci guadagna nulla ma almeno, in media, non ci perde. Ma Giovanni ci guadagna qualcosa? No..Finisce sempre per pagare 900 quando le cose vanno male e 1100 quando le cose vanno bene. Unica differenza, quando le cose vanno bene 1000 li paga a chi ha prestato i soldi e 100 li paga all’amico Juan per compensarlo del rischio che si è preso.

La morale di questa storiella è semplice: o Giovanni riesce a far fesso Juan, inducendolo ad accettare un accordo in cui ci perde, oppure Giovanni non ha nulla da guadagnare dalla mutualizzazione del debito.

L’esempio usato è ovviamente il più semplice possibile. Potete complicarlo a piacere, mettere derivati esotici, assicurazioni con mille clausole, CDS, dadi a premi, caroselli, tivù, cine, radio, rallies, ma la sostanza resta immutata. Detto in modo differente: la mutualizzazione non cambia il rischio complessivo presente nell’economia, lo distribuisce solo in modo differente. Ma chi al momento sopporta meno rischio, come Juan nell’esempio, non accetterà di sobbarcarsene di più, a meno di essere compensato. E se viene compensato, la convenienza della mutualizzazione scompare anche per Giovanni.

Un’ultima nota. Quanto detto prima lascia intravedere uno spiraglio di speranza: se effettivamente gli accordi di mutualizzazione fossero in grado di modificare il livello di rischio dell’economia allora, senza illudersi troppo, forse qualcosa si potrebbe guadagnare. Ma questo è un tema che lascio alla prossima settimana.

Sandro Brusco è economista, Stony Brook University

https://www.ilfoglio.it/economia/2018/0 ... li-198294/
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Tutte le fake news di Gabanelli sul debito, smontate

Messaggioda franz il 01/06/2018, 18:23

La post-verità è il contenuto dell'inchiesta, che descrive i mercati finanziari e l'Unione europea come il terreno di battaglia di potenze ostili per depredare la povera Italia

di David Carretta

31 Maggio 2018 alle 10:20
Tutte le fake news di Gabanelli sul debito, smontate

Bruxelles. "Debito: un’idea per uscirne vivi e tornare a crescere", è il titolo di una lunga inchiesta pubblicata mercoledì dalla Dataroom di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera, con cui una delle giornalisti più stimate dal grande pubblico e dall'establishment per le sue capacità divulgative e la sua forza di denuncia presenta la formula magica per risolvere tutti i problemi dell'Italia. Solo che niente, o quasi, dell'articolo della Gabanelli corrisponde al mondo reale. Passino i copricapi nazista per raffigurare la Germania e napoleonico per impersonare la Francia. Robaccia da bar, che fa il pari con gli “italiani scrocconi” da birreria dello Spiegel. “E' stato un errore grafico che ci è sfuggito. Grazie della segnalazione. Ci scusiamo molto e lo cambiamo subito perché non era e non è questo il senso”, ha risposto al nostro Luciano Capone, la Dataroom della “regina anti-fake”. Il fake, o ancor meglio il post-verità, è il contenuto dell'inchiesta, in cui si descrivono i mercati finanziari e l'Unione europea come il terreno di battaglia di potenze ostili – Germania e Francia – per depredare a tutti i costi la povera Italia utilizzando le armi dello spread e del debito. Senza entrare nei dettagli della proposta di una serie di economisti che Gabanelli definisce “nostra”, ecco una serie di esempi che meriterebbero un copri-capo a forma di cono che un tempo era utilizzato nelle scuole.



Gabanelli: “Se l’Italia dovesse decidere di uscire dall’euro, dovrebbe versare alla Germania 443 miliardi, la Francia gliene dovrebbe versare 65, la Spagna 381, e così via: il totale per la Bundesbank sono 923 miliardi. Questa è la posizione dell’entourage Merkel, e i numeri saltano fuori dai saldi del sistema di pagamento interbancario europeo, denominato Target 2 (…). Se i tedeschi si stanno occupando della questione 'saldi' vuol dire che stanno studiando il piano B della rottura dell’Euro per fare bottino".



La realtà: Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha risposto nel gennaio del 2017 a un'interrogazione di due eurodeputati anti-euro italiani, Marco Valli e Marco Zanni, sulle conseguenze per una paese che lascia l'euro in termini di saldi Target 2. “Se un paese lasciasse l’Eurosistema, i crediti e le passività della sua BCN (Banca Centrale Nazionale) nei confronti della BCE dovrebbero essere regolati integralmente”, aveva scritto Draghi, precisando poi in numerose occasioni che la cosa è comunque da escludere perché l'euro è irreversibile. Berlino non ha alcun piano B per fare bottino sui saldi Target2, ma la stampa e la classe politica tedesca si lamentano dei crediti ogni qual volta che riemerge il rischio di un'uscita di un paese dall'euro.


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Gabanelli: “In queste settimane Francia e Germania stanno decidendo le regole di funzionamento dell’Eurozona, e noi, terzo paese per dimensione economica, a quel tavolo è come se non ci fossimo”.



La realtà: In queste settimane Francia e Germania faticano a trovare un'intesa sul completamento dell'unione bancaria e la road map per una maggiore integrazione della zona euro. I negoziati sull'unione bancaria sono già complicati, quelli sulla futura Eurozona 2.0 chiesta da Macron richiederanno molto tempo. L'Italia è assente perché non ha un governo e i suoi rappresentanti non possono prendere posizione in vista di un esecutivo marcatamente anti-Ue, come accaduto con l'astensione su un pacchetto bancario all'Ecofin del 25 febbraio. Per contro, la crisi finanziaria e la prospettiva di un governo populista rappresentano un alibi perfetto per Francia e Germania per nascondere le loro divisioni e rinviare compromessi difficili.



Gabanelli: “Il tema ruota attorno al debito pubblico: non riusciamo ad abbatterlo perché siamo amministrati da una pessima classe dirigente, ma è anche vero che su questo debito noi paghiamo interessi del 2,4 per cento (schizzati oggi al 3,21 per cento per effetto della turbolenza politica), mentre la Francia paga lo 0,7 per cento e la Germania lo 0,4 per cento. A queste condizioni la consistente parte sana del paese non ce la farà mai”.



La realtà: Siamo amministrati da una pessima classe dirigente, ma negli ultimi quattro anni sul debito abbiamo pagato un tasso di interesse molto inferiore del 2,4 per cento. Il minimo è stato toccato il 25 novembre del 2016, con un rendimento sui titoli decennali pari al 1,04 per cento. La parte sana del paese in realtà ce la fa e ce l'ha fatta anche con rendimenti molto più alti, come dopo l'introduzione dell'euro (il tasso non è lo spread), durante la crisi del 2011 e 2012 e all'epoca della lira.



Gabanelli: “Quando abbiamo deciso di adottare una moneta unica abbiamo rinunciato ai tassi di cambio, vuol dire avere un unico tasso di interesse e rischi condivisi. Tradotto: 100 euro di debito, valgono 100 euro tanto a Berlino quanto a Roma. Era così fino al 2010, quando è esplosa la crisi e la cancelliera Merkel e il presidente francese Sarkozy hanno avuto paura che i vari governi nazionali non si mettessero in riga per pagare i debiti. Da allora ognuno per sé, ed è comparso lo 'spread'".



La realtà: 100 euro di debito continuano a valere 100 euro tanto a Berlino quanto a Roma. Lo spread non è “comparso” nel 2010, ma è sempre esistito, prima e dopo l'introduzione dell'euro: misura il differenziale di rendimento tra titoli di Stato e è considerato come una misura dell'affidabilità del debito di un paese rispetto a un altro. Dal 2010 molti giornalisti si sono accorti della sua esistenza, ma evidentemente non hanno ancora compreso cosa sia.



Gabanelli: “La conseguenza (dello spread) è che quando la Bce, secondo le regole previste, presta dei soldi alle banche dei vari paesi dell’Eurozona, applica tassi di interesse diversi, a seconda del grado di rischio: 19 paesi, 19 tassi diversi”.



La realtà: La Bce presta a tutte le banche della zona euro allo stesso tasso di interesse, ma applica un haircut (sconto) sui titoli che le banche danno in garanzia (collaterale) concedendo dunque livelli diversi di liquidità. Una banca tedesca e una banca italiano che presentino alla Bce 100 milioni dello stesso Bund tedesco otterranno la stessa liquidità allo stesso tasso. Allo stesso modo, se una banca italiana presenterà come collaterale un Bund tedesco otterrà più liquidità della banca tedesca che offre in garanzia un Btp italiano.



Gabanelli: “Le regole che si stanno definendo per noi potrebbero essere un cappio: le banche devono accantonare l’equivalente dei loro crediti deteriorati. Significa che le nostre banche non potranno permettersi di prestare soldi a quell’azienda in difficoltà, a cui basterebbe un po’ di liquidità per ripartire. E più aziende chiudono in Italia e meglio andranno le concorrenti tedesche o francesi”.



La realtà: Le regole sui requisiti di capitale, così come le misure prudenziali della sorveglianza della Banca centrale europea, servono a evitare nuove crisi bancarie come Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare di Vicenza o Veneto Banca, causate in gran parte da crediti deteriorati. L'esperienza empirica suggerisce che i crediti deteriorati nei bilanci delle banche rappresentino un freno alla concessione di prestiti da parte degli stessi istituti di credito. In generale, più aziende chiudono in Italia meglio andranno le concorrenti cinesi o dei paesi dell'Est, dato ciò che produce l'Italia nella catena globale.



Gabanelli: “Ma c’è una novità: la possibilità di partecipare alla creazione di un fondo che compra un po’ di debiti (inclusi i nostri) degli stati membri. Un fondo che si finanzia emettendo titoli con 2 tassi d’interesse: uno più alto perché più rischioso in quanto legato al debito dei paesi messi come Italia, Grecia, Spagna, Portogallo, e uno più basso legato al debito di Paesi sicuri come Francia e Germania. In questo modo diventa regola l’euro a 2 velocità”.



La realtà: In vista non c'è nessun fondo che compra debiti. La Commissione ha appena presentato la proposta di SBBS (Sovereign Bond-Backed Securities, originariamente European Safe Bonds o Esbies) per cartolizzare tranche di debito sovrano di diversi paesi della zona euro, riducendo il rischio e dunque il rendimento su una parte minima del debito per quelli più in difficoltà. Gli SBBS rappresentano un pool diversificato che riunisce obbligazioni sovrane provenienti da tutti gli Stati membri della zona euro in base al loro peso economico. Le banche e le assicurazioni sarebbero inoltre incentivate a comprare meno titoli del proprio paese riducendo il legame crisi sovrana-crisi bancaria. L'idea nasce da un team di economisti, tra i quali ha giocato un ruolo chiave l'italiano Marco Pagano. La proposta è comunque destinata a morire rapidamente. La Germania e altri paesi nordici sono contrari perché vi vedono un embrione di Eurobond. Anche l'Italia ha espresso critiche perché l'effetto degli SBBS, incentivando banche e altri investitori a comprare meno debito italiano, potrebbe essere controproducente sullo spread.



Gabanelli: L'alternativa che risolve tutti i problemi dell'Italia è un'assicurazione sul debito come proposto da un gruppo di economisti italiani (Marcello Minenna, Roberto Violi, Giovanni Dosi e Andrea Roventini). "Il nuovo governo italiano, quando ci sarà, deve decidere cosa vuole: un’Eurozona vera, o quella finta, dove finiamo sempre col subire le decisioni degli altri. L’occasione è l’incontro dell’Eurogruppo di giugno, e sul tavolo ci deve stare anche la nostra proposta: quella di una condivisione dei rischi a prezzo di mercato, contro quella dell’«ognuno per sé» tanto cara ai tedeschi."



La realtà: All'Eurogruppo di giugno i ministri delle Finanze discuteranno del backstop (rete di sicurezza) per il Fondo unico di risoluzione delle banche e del fondo salva-Stati Esm (European Stability Mechanism) che dovrebbe essere chiamato mutualizzare maggiormente i rischi. Nel fondo Esm ogni stato membro, anche l'Italia, ha diritto di veto. La condivisione dei rischi a prezzi di mercato – cioè con lo spread deciso dagli investitori – è quello che già pratica il fondo Esm.



Infine due parole sui dati della Dataroom. Il grafico su debito e tassi di interesse dei 19 Stati membri della zona euro è ricco di errori. Secondo la Dataroom di Gabanelli, l'Estonia a fine 2017 aveva più di 2 trilioni di euro, praticamente come la Germania. In realtà, l'Estonia ha il debito più basso di tutta la zona euro: appena il 9 per cento del Pil, circa 2 miliardi di euro.

https://www.ilfoglio.it/economia/2018/0 ... te-197948/
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Re: Debito: un’idea per uscirne vivi (di M. Gabanelli)

Messaggioda franz il 01/06/2018, 20:37

Massimo Famularo sul fatto Quotidiano

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... e/4393646/

Un recente video di Milena Gabanelli pubblicato dal Corriere.it cerca di affrontare con toni divulgativi alcune tematiche inerenti l’euro e le differenze di rendimento dei titoli di debito dei paesi europei. Purtroppo l’intervento contiene una serie di inesattezze e di approssimazioni molto gravi. In questo post commenterò le più rilevanti, riservandomi di spiegare in un pezzo successivo perché l’ipotesi di assicurazione comune sul debito, presentata come risolutiva dalla giornalista, desta non poche perplessità.

Il video esordisce dicendo che con la moneta unica 100€ di debito a Berlino dovrebbero valere come 100€ di debito a Roma, ma così non è perché la Bce quando presta soldi all’Italia chiede X mentre quando li presta alla Francia mendo di X e alla Germania li regala e “se qualcuno paga X e qualcuno zero” allora ci stiamo facendo concorrenza sleale tra noi.

Questa esposizione contiene almeno tre errori:

– Il primo è formale: 100€ di debito tedesco in termini nominali valgono esattamente quanto 100€ di debito italiano, si tratta appunto di 100€ quello che cambia è il rendimento associato a ciascun titolo e la differenza di rendimento è spiegata dal differente rischio associato ai due emittenti;
– Non è la Bce che effettua una discriminazione arbitraria: il rendimento di un titolo viene determinato da domanda e offerta di chi vuole detenerlo, domanda e offerta sono influenzati dalla rischiosità degli emittenti: la Germania paga di meno perché è percepita come meno rischiosa – la Bce può influenzare in una certa misura i diversi rendimenti, ma non ha il potere di determinarli in maniera arbitraria;
– Il passaggio sulla concorrenza sleale è particolarmente fuorviante: se si può dire che i diversi paesi competono sui mercati finanziari per ottenere fondi, le differenze di rendimento non sono dovute ad alcuna stortura o comportamento sleale, riflettono semplicemente la differente probabilità di default degli emittenti.

Wikipedia riporta una classifica degli Stati sovrani indicando per ciascuno il rating calcolato dalle principali agenzie. Second S&P la Germania ha rating AAA il valore più elevato della classifica, l’Italia ha BBB che è il penultimo valore della classe Investment Grade al di sotto della quale ci sono titoli spazzatura o Junk Bonds.

Pertanto quella che viene presentata come una stortura da risolvere è semplicemente una differenza nei profili di rischio: la mia banca on line in questo momento mi applica un tasso del 5,41% se prendo un prestito personale e dello 0,99% se chiedo un mutuo (1,85% a tasso fisso) non perché io faccia concorrenza sleale a me stesso, ma perché finanziamenti con profili di rischio diversi sono associati a rendimenti diversi anche nei confronti dello stesso debitori, figuriamoci tra nazioni diverse come Italia e Germania.

Ancora la Gabanelli dice che se una banca italiana ha 100€ di crediti problematici ne deve subito accantonare altrettanti così non ha soldi per le aziende italiane che così saranno svantaggiate rispetto a quelle francesi e tedesche.

Qui ci sono delle vere e proprie falsità:

– Non esiste alcuna regola che imponga accantonamenti al 100% per i crediti deteriorati, ci sono delle linee guida Bce e una proposta di variazione delle regole contabili a cura della commissione Europea (entrambe pubblicate lo scorso marzo) che parlano di accantonamenti graduali fino al 100% in 2 anni per i crediti non garantiti e in 7/8 anni per quelli assisti da garanzia reale;
– In ogni caso i principi contabili e le regole di vigilanza a cui sono soggette le banche italiane sono le medesime di quelle francesi e tedesche laddove la giornalista lascia intendere un trattamento differenziale.

Lasciando il seguito ad un post successivo per motivi di lunghezza, vorrei per il momento riepilogare che:

– La differenza nei tassi di interesse dipende dalla diversa rischiosità e non da storture o ingiustizie nei confronti del nostro paese;
– La cattiva informazione diffonde tra il pubblico convinzioni errate e fuorvianti e contribuisce nell’alimentare ingiustificato risentimento nei confronti delle autorità europee e una percezione distorta della realtà.

@massimofamularo


Gabanelli Replica.
Prepariamo i popcorn

https://www.corriere.it/dataroom-milena ... 3181.shtml

Replica e chiarimenti di Milena Gabanelli agli attacchi social per l’articolo sul debito
Attaccata su social e blog, Milena Gabanelli risponde alle accuse relative all’articolo «Debito: un ‘idea per uscirne vivi e tornare a crescere» pubblicato mercoledì
di Milena Gabanelli

Avendo letto sulla testata online del Fatto Quotidiano e su Twitter che nel mio articolo pubblicato mercoledì sul Corriere della Sera Debito: un’idea per uscirne vivi e tornate a crescere, e relativa sintesi video nella rubrica Dataroom, ho inserito «una serie di inesattezze e di approssimazioni molto gravi», mi pare utile chiarire alcuni concetti da me semplificati per renderli digeribili a lettori e utenti (qui due fonti che ci sono state chieste). Certo è spiacevole leggere come colleghi ed accademici nei social si siano attaccati ai margini interpretativi di una semplificazione per affermare la necessità di un intervento della Magistratura.

Il primo «grave errore» riguarderebbe la mia affermazione secondo cui, con la moneta unica, 100 euro di debito a Berlino dovrebbero valere come 100 euro di debito a Roma, ma così non è perché la Bce quando presta soldi alle varie banche dell’Eurozona applica tassi di interesse diversi a seconda del grado di rischio. I miei «correttori» precisano che 100 euro di debito nominali hanno lo stesso valore a Roma e a Berlino e che la differenza è nel rendimento ed è legata alla differenza di rischio. Al riguardo faccio notare che quando si parla di debito esiste una precisa relazione tra valore e rendimento di un titolo: se uno sale l’altro scende, e vice versa. Allora se il nostro debito ha un rendimento più alto è come dire che vale di meno, o che per ottenere dal mercato 100 euro di nominale l’Italia deve pagare più della Germania.

Peraltro, nel mio video non si dice da nessuna parte che la Bce faccia una discriminazione arbitraria, ma semplicemente che la Bce applica tassi diversi a seconda del grado di rischio che — mi pare ovvio — non è deciso dalla Bce ma dalla valutazione della solvibilità dei diversi stati membri. Aggiungo poi (a beneficio di coloro che antepongono la forma alla sostanza) che formalmente i tassi applicati dalla Bce sono uguali per tutte le banche dei paesi dell’euro, ma nei fatti così non è: il motivo è legato proprio alla diversa valutazione del debito.

La Bce fa credito solo a fronte di garanzie (il cosidetto collaterale) «adeguate», tipicamente titoli (specie titoli di Stato). Ebbene, se una banca va in Bce a fronte di 100 euro nominali di Btp ottiene meno di 100 euro cash, mentre se ci va una banca che porta 100 euro nominali di Bund ottiene sostanzialmente 100 euro cash. Nel semplificare, mi è parso del tutto equivalente dire che il tasso di interesse — implicito — pagato dalla banca che porta Btp è più alto di quello pagato dalla banca che porta Bund.

In un’area valutaria comune, rischi-rendimenti eterogenei determinano distorsioni competitive perché appunto non possono essere compensati da aggiustamenti del tasso di cambio. Ecco perché nelle unioni monetarie «normali» — come gli Stati Uniti — la Banca Centrale è anche prestatore di ultima istanza: da noi così non è. Rischi e rendimenti diversi tra Bund e Btp sono un dato di fatto (francamente, i riferimenti vari ai rating sovrani o ai tassi diversi applicate dalle banche su servizi diversi sono superflui).

Sul tema dei crediti deteriorati mi riferivo, semplificando, non solo a quanto già in vigore ma anche alle proposte in circolazione ed all’impostazione prospettica della vigilanza bancaria europea che sui crediti deteriorati sta assumendo un atteggiamento finalizzato ad accorciare il più possibile i termini temporali per l’accantonamento integrale di capitale a fronte delle perdite potenziali e ad estendere il più possibile l’ambito di applicazione. Sono diversi infatti i riferimenti e documenti in tal senso dell’establishment tedesco e di esponenti della vigilanza europea. Ricordo che a inizio maggio la vigilanza bancaria Europea (per bocca di Angeloni) ha detto che sta attualmente valutando gli accantonamenti anche sui Npl in essere (Npl legacy):

«The need for further provisioning expectations on legacy NPLs is currently being assessed».

Rinnovo a tutti un invito a un confronto civile e costruttivo, dato che io non ho mandanti né untori. Mi informo, mi confronto, come tutti i giornalisti ho le mie fonti e ho ritenuto di tradurre temi tecnici per il pubblico perché solo attraverso la conoscenza si può governare il cambiamento. Se avete dubbi tecnici sono sicura che gli autorevoli autori della proposta da me illustrata, di cui ho indicato nomi e cognomi, saranno disponibili ad un dibattito. In forma civile naturalmente. Per quel che mi riguarda è tutto.

Buon lavoro,

Milena Gabanelli
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Re: Debito: un’idea per uscirne vivi (di M. Gabanelli)

Messaggioda franz il 01/06/2018, 20:50

E si replica a Gabanelli:

La replica di Milena Gabanelli sul Corsera 1/6/2018 contiene errori e falsità.
Pubblicato il 1 giu 2018

Alberto Bisin (NYU), Michele Boldrin (WUStL), Gianluca Codagnone (Fidentis), Massimo Famularo (Algebris) smontano pezzo per pezzo la replica di Milena Gabanelli. Il Corriere della Sera continua a pubblicare notizie false e tendenziose ed analisi erronee. Questo provoca grave danno al paese, ai lavoratori ed ai risparmiatori.

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Re: Debito: un’idea per uscirne vivi (di M. Gabanelli)

Messaggioda Robyn il 01/06/2018, 21:40

Milena Gabanelli parla di un'assicurazione dove ognuno versa un contributo e per il nostro paese l'assicurazione sarebbe più alta.Allora dove è la differenza con lo spread se paghiamo tassi di interesse bassi ma un'assicurazione più alta?2+2 fà sempre 4.L'unica possibilità per far scendere i tassi di interesse è che il nostro paese diventi affidabile.Se i diversi tassi di interesse dei vari paesi tendono all'omogeneizzazione allora è più facile mettere in comune i debiti.Nell'attuale situazione se ci fosse la condivisione dei debiti la Germania non pagherebbe lo 0,7% ma il 2% ed è per quello che la condivisione dei debiti nell'attuale congiuntura è difficile.Poi il problema non è il debito in valori assoluti ma le percentuali di riferimento.Se il debito è di 2700 mld ma il pil è tale che il rapporto debito/ pil è sotto il 100% il problema non c'è
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