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Sulla teoria economica del commercio internazionale

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Sulla teoria economica del commercio internazionale

Messaggioda franz il 09/05/2018, 17:44

Intervista a Gian Luca Clementi sulla teoria economica del commercio, internazionale e non.

Perche' fa bene a quasi tutti, danni temporanei a qualcuno e danni permanenti a chi vuole godere della concorrenza in casa altrui ma non nella propria.

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Re: Sulla teoria economica del commercio internazionale

Messaggioda Robyn il 09/05/2018, 23:24

Il principio del libero scambio è un principio teorico che sottovaluta gli effetti pratici.Ma noi in che cosa siamo bravi?Il principio della specializzazione che cosa è?In Italia siamo bravi a produrre vino.Per caso vogliamo diventare un paese di alcolizzati?E' possibile pensare che in un paese si possa trovare lavoro solo in un campo di specializzazione?e se a me non piace lavorare nelle viticoltura?Adesso io sono d'accordo ad indirizzare l'Italia verso lavori ad alto contenuto formativo,sempre avendo attenzione ai lavoratori più fragili ma il libero scambio in genere funziona fra paesi con standart non troppo differenti come Usa,Giappone,Europa.Calcoliamo che la Cina si è portata via tutta l'industria manifatturiera e l'India tutta l'industria altamente tecnologica dell'elettronica e dell'informatica.Se Cina e India si sono portati via questi due settori si ritorna al punto di partenza:In che cosa siamo bravi?
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Re: Sulla teoria economica del commercio internazionale

Messaggioda franz il 10/05/2018, 7:37

Per sapere in cosa siamo bravi basta vedere cosa esportiamo.
Per prima cosa, se esportiamo vuol dire che i consumatori e gli uffici acquisti di altre nazioni considerano buoni o ottimi i nostri prodotti, sua sulla qualità sia sul prezzo.

Vediamo quindi cosa esportiamo.
Il sito migliore è questo:

https://atlas.media.mit.edu/en/profile/country/ita/

Vediamo cosa esportiamo e anche cosa importiamo.

Abbiamo esportato per 455 miliardi di dollari ed il vino è solo l'1.2% di questa cifra.
Ma il vino lo importiamo anche. Da chi?

Ogni riquadro è cliccabile e porta alle sotto visualizzazioni
https://atlas.media.mit.edu/en/visualiz ... 2204/2016/

Direi che siamo capaci di fare ben altro che il vino. E non abbiamo certo un solo campo di specializzazione.

Ma se osserviamo le importazioni vediamo sia cose che non abbiamo (petrolio) sia cose come le macchine, che produciamo. Semplicemente diversi stranieri (non tutti) apprezzano le vetture italiane e diversi italiani (non tutti) apprezzano le auto straniere.
Vediamo tra l'altro che non è vero che la Cina si è "portata via tutta l'industria manifatturiera"
E tra l'altro non importiamo macchine dalla Cina, salvo un misero 0.074%.

Il principio sarà teorico ma funziona anche praticamente.
Bisogna spiegarlo a Trump e a Salvini e qui dovrebbe essere superfluo.
Ma è buona cosa approfondire.

Per esempio, se aumentiamo la nostra quota di export, possiamo permetterci anche di aumentare le importazioni.

Dovrebbe essere chiaro che qualsiasi concetto del tipo "prima i nostri" o "Italy first" è stupido, nel senso vero previsto da carlo Cipolla con le sue leggi sulla stupidità umana.
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Re: Sulla teoria economica del commercio internazionale

Messaggioda Robyn il 10/05/2018, 19:21

Il libero scambio c'è sempre stato anziche acquistare una Fiat si acquista una Peugeot francese,una Ford statunitense ,una Thoiota giapponese dipende dai gusti e le oscillazione di pezzo non sono ampie.Il libero scambio c'è sempre stato fra Usa,Europa,Giappone,Canada,Australia che sono paesi che hanno più o meno gli stessi standart.Poi sono entrati nel commercio internazionale i paesi emergenti ma che hanno un costo del lavoro troppo basso perche non hanno nè welfare e nè diritti sociali e questo ha comportato dei problemi.Dopo la seconda guerra mondiale c'era il Gatt e la Bretton Wood che poi non hanno più funzionato.La Bretton Wood prevedeva la Bircs cioè la banca internazionale per lo sviluppo dedicata ai paesi in via di sviluppo.Tutti i paesi versavano un contributo e questi contributi andavano ad alimentare lo sviluppo dei paesi più poveri proprio per svilupparli e farli entrare nel commercio internazionale.Dopo la guerra si ritenne che gli scambi commerciali favorissero la pace internazionale.Adesso che cosa si può fare?Come risolvere il problema dei paesi emergenti che non hanno welfare e diritti sociali?Mai italian first ad ex con l'edilizia pubblica.Bisogna fare in modo che cittadini italiani ed extracomunitari accedano all'alloggio popolare in condizioni di parità.A quanto pare i cittadini italiani sono svantaggiati nella graduatorie perche fanno pochi figli ed hanno un reddito più alto.Senza inventare un metodo che poi sarebbe italian first si possono modificare alcuni requisiti.Ad ex se si è in lista di attesa da più tempo si sale nella graduatoria e il metodo della residenza non và bene perche è italian first cioè sovranista
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Re: Sulla teoria economica del commercio internazionale

Messaggioda franz il 11/05/2018, 7:10

Non è esatto che il libero scambio c'è sempre stato.
Negli anni '60 le autovetture straniere in Italia erano contingentate e trovare una macchina giapponese era molto raro, malgrado allora costassero pochissimo. L'Italia era fortemente protezionista.
Grazie all'Unione europea sono stati prima aboliti i dazi interni e poi anche le forme di protezionismo (contingenti) su un numero crescente di prodotti esteri.

Quanto ai paesi emergenti, i loro prodotti oggi costano poco non tanto per la mancanza di welfare e diritti sociali ma perché il costo della vita è basso e tutto costa meno: sia le spese di gestione, le imposte, spesso le materie prime.
SE vedo il bilancio FIAT, il costo del personale incide per il 12.5% sul costo del venduto. Uno stabilimento in un paese emergente comporta risparmi soprattutto sull'altro 87.5%
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Re: Sulla teoria economica del commercio internazionale

Messaggioda Robyn il 11/05/2018, 10:15

Nei paesi emergenti non c'è il welfare e i diritti sociali perche la tassazione è bassa avviene cioè una specie di dumping fiscale sull'Europa.Le materie prime costano poco perche magari sono paesi ricchi di minerali del sottosuolo.L'Europa per contrastare il dumping cinese ha messo le norme antidumping in modo che gli scambi avvengano in condizioni di parità.Le norme antidumping per paesi che hanno più o meno gli stessi standart europei non hanno nessun senso possono essere controproducenti.Il problema degli scambi commerciali è costruire scambi commerciali equi in cui ci sia la parità dei nastri di partenza,perche è impossibile competere in condizioni di eccessivo svantaggio.La Cina poi produce Made in Italy contraffatto e per noi è una perdita.Ad ex il problema dei nastri di partenza si ripropone per la meritocrazia.Se non c'è istruzione e sanità non si potrà mai competere con chi l'istruzione potrà pagarsela,con chi parte avvantaggiato si rimarrà sempre indietro non si potrà mai competere
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