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intervista a Calenda

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

intervista a Calenda

Messaggioda trilogy il 03/05/2018, 7:52

Interessanti alcune parti dell'intervista a Calenda sul Corriere...
.....
Si possono gestire queste questioni con un governo dimissionario?
«Sul commercio restiamo pienamente legittimati e siamo molto ascoltati a Bruxelles. Ma certo in un frangente storico così complesso per tutto l’Occidente abbiamo bisogno di un governo forte con ampio sostegno parlamentare, che sappia anche rapportarsi in una dimensione internazionale».

Ad alcuni queste suoneranno le parole di un esponente delle élite, che pensa di saper fare solo lui.
«Al contrario. La leadership basata sulla competenza o la presunzione di competenza è stata sconfitta in tutto l’Occidente. Oggi bisogna recuperare la centralità della rappresentanza. Vuol dire in primo luogo dare cittadinanza alle paure diffuse».

Se questo è il messaggio del Pd, anche alle Regionali gli elettori non l’hanno colto.
«Perché non l’abbiamo dato. In linea con la retorica dei progressisti degli ultimi decenni abbiamo cercato più di motivare le persone parlando di futuro, piuttosto che partire dalle angosce del presente».

Chi l’ha sbagliato, Renzi?
«Errore collegiale. Anche se i governi hanno operato bene, come dimostrano gli ultimi dati su occupazione e Pil. Oggi una politica che dimostra di capire le paure dei cittadini vince più di una politica capace di governare bene. È il principio della rappresentanza e in fondo della democrazia».

Dica la verità, lei nel Pd è appena entrato ma non ci si trova.
«Il problema è più ampio e investe tutta la retorica dei progressisti dall’89 in poi.
Abbiamo semplificato processi storici complessi. Abbiamo ritenuto che parole d’ordine come merito, eccellenza, multiculturalismo, innovazione, globalizzazione, opportunità corrispondessero a un naturale evolversi della storia e delle nostre società. Così non è stato.
Abbiamo curato poco le transizioni confidando sulla meccanica del mercato e nell’innovazione tecnologica e sostituendo la rappresentanza con la teoria economica. In fondo quando Trump dice “America First”, dice una cosa banale: sono eletto per tutelare i cittadini americani. L’importante è che questo non implichi lo smantellamento della solidarietà transatlantica»


È Matteo Salvini della Lega a dire «prima gli italiani»...
«Noi tutti governiamo per tutelare anzitutto gli italiani. Poi però devi saperlo fare. Sparare slogan, farsi i selfie davanti alle fabbriche e poi dimenticarsene non è tutelare gli italiani: è prenderli in giro».

Salvini socchiude a un governo ampio per rifare la legge elettorale e rivotare. Che ne pensa?
«È una cosa positiva. In Italia serve uno Stato forte, non pervasivo, che sappia proteggere, investire e soprattutto implementare le decisioni. Serve nel nostro ordinamento una clausola di supremazia che tuteli l’interesse nazionale dai veti locali. Proviamo a concentrarci in questa legislatura su un governo istituzionale e un parlamento che chiudano la seconda repubblica e aprano la terza in modo ordinato con tre punti: legge elettorale a doppio turno, clausola di supremazia e allora sì un po’ più di federalismo. Poi si vota».

Ci vorranno 5 anni…
«Un anno e mezzo. Di Maio e Salvini dovrebbero capire che è anche nel loro interesse un sistema che funziona, perché alla prova del governo si soccombe facilmente se non si hanno strumenti adeguati».

Dunque l’intesa del Pd con i soli 5 Stelle non ha senso?
«È sbagliata, perché le loro proposte sono fondate su una fuga dalla realtà e dalla responsabilità. Il rischio è di finire come su Ilva dove Emiliano insegue i 5 Stelle per chiuderla senza dare valide alternative e lasciando il conto ai cittadini. Fare la ruota di scorta ad un governo Di Maio mi sembra fuori dalla realtà. Renzi ha avuto ragione».

Anche nei modi, con un’intervista in tv?
«Sì. È meglio che Renzi parli direttamente, piuttosto che per interposta persona. Anzi, per il Pd credo proprio ci voglia una segreteria costituente della quale Renzi faccia parte insieme a Paolo Gentiloni, a Enrico Letta e agli altri ex segretari del Pd. Che ci si confronti in una sede ristretta e poi si esca con una posizione unica».

fonte: http://www.corriere.it/politica/18_magg ... 5c11.shtml
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Re: intervista a Calenda

Messaggioda franz il 03/05/2018, 9:05

La leadership basata sulla competenza o la presunzione di competenza è stata sconfitta in tutto l’Occidente.

Mamma mia.
In Italia abbiamo mai avuto una leadership basata sulla competenza? E quando mai?
Ecco, forse in Italia sulla presunzione di competenza. Ma non sono la stessa cosa.
Se oggi l'Italia è messa come è messa è perché al governo, nella PA e nella classe dirigenze imprenditoriale, la competenza latita e prevale il familismo amorale, il capitalismo di relazione, il nepotismo, le raccomandazioni, la corruzione.
Ecco, caso mai la competenza nel rubare alla collettività, non certo nel governarla nel migliore dei modi.

Ma a chi vuole darla a bere, Calenda?

Poi questa sconfitta in tutto l'occidente io non la vedo, a meno di non pensare che Italia, Grecia e Turchia siano l'ombelico del mondo. Il populismo, che pesca nelle paure diffuse, è stato sconfitto o arginato in Francia, Germania e gran parte dei paesi produttivi del Nord Europa. Gran parte del Club Méditerranée si sta risollevando. Dei PIGS ormai Spagna e Portogallo sono in ripresa e le I di Irlanda è tornata a tassi di crescita da capogiro. Lo hanno fatto capendo le paure della gente o con politiche economiche e fiscali prese da un governo competente?
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Re: intervista a Calenda

Messaggioda pianogrande il 03/05/2018, 9:29

Calenda fa l'elogio della propaganda/market(t)ing inventata dal berlusca e portata al massimo livello da Salvini.

Insomma, cari colleghi politici, dobbiamo scegliere se vogliamo governare bene o vogliamo i voti.

Governare bene i voti li fa perdere.

Non gli viene in mente che si potrebbe, anzi è necessario, fare contemporaneamente entrambe le cose e che una cosa dovrebbe rafforzare l'altra.

Troppo difficile.
Quei ragionamenti che impegnano più di un quarto di neurone riporterebbero in campo la pericolosissima "competenza".

Mavalà.
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Re: intervista a Calenda

Messaggioda Robyn il 03/05/2018, 10:22

La paura si sconfigge con l'istruzione,io non crederei molto a quello che dicono i pentastelle sull'Ilva non ci darei peso,se esiste un problema ambientale va affrontato con soluzioni tecniche ma mantenendo aperta l'Ilva non chiudendola
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Re: intervista a Calenda

Messaggioda pianogrande il 03/05/2018, 11:20

Robyn ha scritto:La paura si sconfigge con l'istruzione,io non crederei molto a quello che dicono i pentastelle sull'Ilva non ci darei peso,se esiste un problema ambientale va affrontato con soluzioni tecniche ma mantenendo aperta l'Ilva non chiudendola


Dal vangelo secondo Calenda, si guadagna popolarità e consenso ed ascolto diffondendo la paura che l'Ilva venga chiusa.

Il resto la gente non lo ascolta e va bene così.

Quindi il politico lasci dormire il popolo e lo svegli solo perché venga memorizzato il suo nome (e magari simbolo).

Che poi l'Ilva venga chiusa o qualcuno la salvi è del tutto ininfluente visto che il popolo sta ronfando.

Un cinismo peggiore neanche a Shanghai.
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Re: intervista a Calenda

Messaggioda Robyn il 03/05/2018, 11:53

Il principale antitodo alla paura è sapere le cose.Per ex le norme antidumping e il fondo antidelocalizzazione sono il principale antidoto alla paura della globalizzazione.Nello specifico le norme antidumping non sono dazi perche non stabiliscono un limite al volume delle merci importate e non stabiliscono prezzi superiori al prezzo del mercato europeo ma leggermente inferiori.Se si stabilissero limiti al volume delle merci importate oppure i prezzi sarebbero maggiori del prezzo europeo saremmo nel protezionismo.Al contrario un prezzo leggermente inferiore evita il dumping sui lavoratori e sulle aziende senza compromettere la competitività.Prendiamo un'altro esempio,quello delle liberalizzazioni delle professioni.E giustificato il minimo tariffario?Si perche se non ci sarebbe minimo tariffario ci sarebbero prezzi troppo al ribasso e si tramuterebbe in sfruttamento e competizione sleale.E' giustificato un provvedimento che metta un limite al numero delle licenze dei taxi?non è giustificato perche non tutti vogliono fare i taxisti.La principale paura è che se poi tutti si mettono a fare i taxisti se ci sono dieci clienti e dieci taxisti ci sarebbe a parità di prezzo tariffario minimo un cliente per taxista,ma questa è una paura ingiustificata perche non tutti vogliono fare i taxisti.Quindi con il minimo tariffario si possono aprire tutte le altre professioni.Poi esistono paure la cui percezione è uguale alla realtà per ex la precarietà ed è per quello che su una parte del job act non sono d'accordo.Per ex molte aziende hanno paura dell'articolo 18 semplicemente perche non lo conoscono.Se l'articolo 18 fosse privo di incertezze interpretative e tutelasse almeno i diritti principali e le aziende lo conoscerebbero bene la loro paura scomparirebbe,naturalmente poi in mezzo a questi c'è chi ci lucra per avere potere dalla propria parte.Per ex si può fare la prova di tre anni per poi perdere d'un tratto il lavoro?meglio la prova di un'anno.Il contratto a protezioni crescenti si presta ad un lavoro di bassa qualità?Si.Anche la mancanza di certezza nel diritto porta alla paura.E se poi dopo un mese cambiano le regole?
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Re: intervista a Calenda

Messaggioda flaviomob il 03/05/2018, 15:13

Il populismo, che pesca nelle paure diffuse, è stato sconfitto o arginato in Francia, Germania e gran parte dei paesi produttivi del Nord Europa.


Sarebbe bello che fosse così. In Francia il clan Le Pen non ha mai avuto tanti voti come in tempi recenti, ma rimane bloccato anche grazie al sistema elettorale. In Germania i neonazisti non hanno mai avuto tanti voti come alle ultime elezioni, mentre in GB l'Ukip ha ottenuto di far uscire il paese dall'Unione europea. Non dimentichiamo poi la deriva a destra di Austria, Ungheria e Polonia, ma anche della Lega di Salvini, mentre M5S pur avendo alcuni tratti populisti rimane a metà del guado avendo un forte consenso tra ex elettori del centrosinistra: più che altro un movimento ambivalente, in cui alcune buone proposte politiche devono trovare una concreta copertura.

Piuttosto vedo bene la Svizzera nell'arginare, da secoli, le ali estreme. Quello sarebbe un modello da seguire per l'Europa: diverse religioni che altrove si sono fatte la guerra convivono in pace, diverse culture (tra cui quella francese e quella tedesca) - la cui rivalità ha partorito due sanguinose guerre mondiali (e molte altre prima) - ben integrate tra loro.
Una democrazia da ottocento anni, da prendere ad esempio.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: intervista a Calenda

Messaggioda Robyn il 03/05/2018, 21:12

Tutti vogliono fare i taxisti un milione di persone in fila bisogna porre un'argine
In merito alla paura Brunetta alzava la voce per mettere paura,allora Grillo per finta si è messo a piangere cose da ridere

Liberali contro la paura
https://oradireli.com/2016/08/08/5765040/
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