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Non far niente è meglio che far danni ....

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Non far niente è meglio che far danni ....

Messaggioda franz il 10/04/2018, 21:03

Parola di "forchiellone", grande amico del Prodi della prima ora.

Ascoltare bene, più volte, anche se può non piacere ....

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... i/4283898/

Forchielli: “L’Italia è il Paese più ignorante d’Europa. Basti vedere i social e promesse elettorali dei partiti”

Come andrebbe utlizzato questo tempo di non governo? Già non far niente è meglio che fare danni, perché qualunque governo, con le promesse elettorali che sono state fatte, farebbe soltanto danni”. Così a Omnibus (La7) Alberto Forchielli, fondatore di Mandarin Capital Partners, commenta lo stallo del Parlamento in attesa del nuovo governo.

E critica con toni caustici le speranze elargite dai partiti nell’ultima campagna elettorale: “Le riforme che sono necessarie nessuno ha il coraggio di farle e le promesse fatte alle elezioni vanno in senso opposto a quello di cui realmente il Paese ha bisogno. Sono tutte proposte di spesa, non c’è nulla per il futuro vero. Gli italiani vogliono sentirsi dire che non bisogna fare sacrifici e che si possono prendere più soldi a debito”.

Forchielli, autore di un libro destinato ai giovani, “Muovete il culo!”, rincara: “Le promesse elettorali ricalcano quello che gli italiani vogliono sentirsi dire. E invece il Paese avrebbe bisogno di mandare a casa un sacco di gente inutile nel settore pubblico, di bloccare le pensioni, di investire sull’istruzione e sull’università, di snellire la burocrazia. Ma nessuno ne ha parlato in campagna elettorale”.

“Quindi, il problema non è solo la classe politica, ma è rappresentato anche dagli italiani?”, chiede la conduttrice Gaia Tortora. “Lo sappiamo tutti” – risponde l’imprenditore – “Più della metà degli italiani è costituito da analfabeti funzionali. Siamo il Paese più ignorante d’Europa. E’ chiaro che le istituzioni e i partiti riflettano lo stato demenziale di questo Paese. Ad esempio, sui social io ho follower provenienti dall’estero e dall’Italia.

Ormai c’è un gap incolmabile tra gli utenti, anche italiani, residenti all’estero e quelli che sono in Italia. E’ una roba tipo Nord Corea e Sud Corea”. Interviene il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri: “Spesso i social sono uno strumento che, ripetendo dei luoghi comuni in maniera ossessiva, diventano moti di opinione che non aiutano la qualità della democrazia nel nostro Paese”.

Il deputato Pd Luigi Marattin si dissocia sulla definizione di “ignoranti” attribuita agli italiani, ma aggiunge: “E’ vero che sono preoccupanti alcune statistiche sull’analfabetismo funzionale. Io dal referendum sull’acqua nel 2011 lancio un grido d’allarme sul fatto che questo modo di gestire il dibattito pubblico, alimentato dai social, mina la qualità della democrazia. Spesso ci sono bugie colossali. Io dal mio partito mi presi vagonate di insulti su questo”

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... i/4283898/
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Re: Non far niente è meglio che far danni ....

Messaggioda trilogy il 10/04/2018, 22:28

Certo che ritrovarsi parlare di ignoranza, sul "fatto", forchielli non ci fa una bella figura. Tanto valeva un monologo su face detto book. Ieri per fare pressione sul pd perché appoggi il governo monocolore Di Maio, la cricca di travaglio ha coinvolto perfino celentano. Ci manca l'appello alla responsabilità di vanna marchi e del mago otelma è il quadro completo.
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Re: Non far niente è meglio che far danni ....

Messaggioda gabriele il 11/04/2018, 9:37

Sono d'accordo con Forchiellone.

Aggiungiamo una classe imprenditoriale per molti versi demenziale e abbiamo un quadro quasi completo dell'Italia.
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Re: Non far niente è meglio che far danni ....

Messaggioda pianogrande il 11/04/2018, 10:39

gabriele ha scritto:Sono d'accordo con Forchiellone.

Aggiungiamo una classe imprenditoriale per molti versi demenziale e abbiamo un quadro quasi completo dell'Italia.

Siamo un paese che si nutre sopratutto di ignoranza e furbizia di bassa lega.

Questo sia per la politica che per l’imprenditoria che per la massa dei cittadini.

La sperimentiamo quotidianamente questa condizione.

Poi è anche facilissimo che la predica venga dal pulpito sbagliato anche perché quando parla il pulpito giusto questo viene regolarmente cannoneggiato da chi si sente chiamato in causa.

Così sono saltati i governi Prodi e cosi saltano le automobili di magistrati o cittadini intelligenti e coraggiosi in genere.

Guardate l’ambientaccio del calcio ed è solo per fare un esempio ben noto.

Come uscire da questa arretratezza?

C’e’ sempre bisogno di una guida; di un leader.

Uno che oltre ad essere all’altezza riesca anche a non farsi impallinare sul nascere.

Ma, in democrazia, il leader lo sceglie il popolo.

E quindi sarà durissima e ci vorrà ancora qualche generazione.

In ogni caso bisogna muoversi ma non a colpi di sceneggiate giornalistiche ma di fatti politicamente e culturalmente rilevanti.

Ognuno ci faccia una riflessione.

Chissà che la cosa non possa essere contagiosa.
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Re: Non far niente è meglio che far danni ....

Messaggioda franz il 12/04/2018, 9:11

pianogrande ha scritto:Come uscire da questa arretratezza?

C’e’ sempre bisogno di una guida; di un leader.

Uno che oltre ad essere all’altezza riesca anche a non farsi impallinare sul nascere.

Ma, in democrazia, il leader lo sceglie il popolo.

E quindi sarà durissima e ci vorrà ancora qualche generazione.

In ogni caso bisogna muoversi ma non a colpi di sceneggiate giornalistiche ma di fatti politicamente e culturalmente rilevanti.

Ognuno ci faccia una riflessione.

Chissà che la cosa non possa essere contagiosa.

Che ci sia sempre bisogno di un leader, di un duce, di un sub-comandante, credo sia una credenza che contribuisce a portarci alla rovina. Che poi anche se non viene impallinato sul nascere, succede dopo pochi anni. E quindi siamo da capo.
In questi decenni vediamo che fine ingloriosa hanno fatto Craxi , Forlani, Di Pietro.
Non so se Renzi risorgerà tre volte, come Berlusconi, ormai tramontato, ma ci metto anche questi due nella lista.
Sembra che abbiamo bisogno (o forse avete, perché io proprio no) di un padre padrone da amare e odiare.
L'italia comincerà a risollevarsi quando potrà farne e meno.

Ecco, forse un punto di transizione potrebbe essere una leader, donna quindi.
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Re: Non far niente è meglio che far danni ....

Messaggioda trilogy il 12/04/2018, 11:22

Però l'Italia è perfettamente ferma. la Pubblica Amministrazione, che gestisce il 50% del PIL macina un sacco di carta, inventa di continuo procedure e controlli per non produrre assolutamente nulla di concreto. E ogni tanto si legge anche di qualche esimio giurista italiano che vorrebbe esportare il nostro modello in Europa.... :D

«Crisi e procedure incomprensibili, persi cantieri per 60 miliardi»

Buia, presidente dell’Ance: «Il Codice appalti va rivisto profondamente, ha fallito l’obiettivo». I costruttori invitano a segnalare sul sito http://www.sbloccacantieri.it le opere bloccate: «In due giorni 50 segnalazioni, da Sud a Nord, da imprenditori e cittadini»

di Michelangelo Borrillo
«In due giorni ci sono arrivate segnalazioni per 50 opere bloccate sul territorio, da Sud a Nord, da imprenditori e cittadini: dalle grandi arterie stradali come la Maglie-Leuca o la 106 Jonica alle opere di manutenzione stradale a Roma e Milano».Gabriele Buia è il presidente dell’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili che il 9 aprile ha lanciato una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul «Paese da codice rosso» per denunciare la situazione di grave stallo in cui versa il settore dei lavori pubblici in Italia, invitando chiunque a segnalare le opere bloccate o in ritardo sul sito http://www.sbloccacantieri.it.

Come nasce l’idea del «Paese da codice rosso»?
«Dai numeri. Quelli che dicono che la differenza di crescita del Pil tra Italia ed Europa, 1,6% contro 2,4% nel 2017, è in gran parte dovuta al mancato apporto delle costruzioni, ancora ferme. E quelli che evidenziano che i 10 anni di crisi hanno colpito in maniera drammatica il settore dei lavori pubblici determinando un gap di investimenti in infrastrutture pari a 60 miliardi di euro. E anche adesso che il Paese sta uscendo dalla crisi la situazione non migliora».
Perché?
«Nonostante un cospicuo aumento di risorse messe a disposizione, il comparto non solo è fermo, ma continua ad arretrare. Pensi che nelle ultime 3 leggi di Bilancio, 2016-2018, le risorse per le infrastrutture sono cresciute del 72%, corrispondenti a circa 9 miliardi aggiuntivi, ma nello stesso periodo gli investimenti in opere pubbliche sono diminuiti del 5,2%».

Come si spiega questa apparente contraddizione?
«L’inefficienza nelle procedure di spesa della Pa ha annullato gli obiettivi prefissati dalle scelte di politica economica. E poi l’entrata in vigore nel 2016 del nuovo Codice appalti ha accentuato gli effetti della crisi, bloccando un settore che si voleva rilanciare».

In che senso il Codice degli appalti ha bloccato tutto?
«Nel senso che la burocrazia, che prevedeva già procedure incomprensibili anche per le stesse amministrazioni, è diventata ancora più asfissiante: il Codice degli appalti ha completamente fallito l’obiettivo di rendere più efficiente e trasparente il settore, creando tante e tali ulteriori disfunzioni da dover essere ripensato al più presto».
Un esempio pratico delle difficoltà incontrate?
«Una su tutte: i commissari di gara devono essere iscritti in un albo, ma l’albo ancora non c’è, sebbene si continui a dire che è in dirittura di arrivo.
E poi le stazioni appaltanti non sono in grado di applicare il codice, mancano le competenze, i dirigenti dei Comuni non firmano le delibere perché temono che la Corte dei conti possa chiedere loro il danno erariale. Bisogna avere la forza di riscrivere questo Codice degli appalti. Del resto doveva essere inderogabile, ma il primo a derogarlo è stato lo Stato con le Universiadi di Napoli 2019 e i Giochi di Cortina 2021».

Opporsi al Codice degli appalti potrebbe far pensare che i costruttori vogliano avere le mani libere.
«Ma non è questo che chiediamo al nuovo Parlamento e al nuovo governo, quando ci sarà. Chiediamo, invece, semplificazioni delle procedure senza rinnegare le regole, uguali per tutti e da rispettare. Con un unico obiettivo: che si aprano i cantieri. Sempre che gli stanziamenti siano reali, perché a questo punto sorge anche questo dubbio».

Il problema, però, non può essere soltanto del Codice degli appalti, che fino al 2016 non c’era.
«No, il problema è di sistema. Anche il Corriere ha rilevato come nelle zone terremotate siano stati presentati ancora pochi progetti. Evidentemente c’è una inerzia dei progettisti perché le procedure non sono facili, non le conoscono bene. Per questo occorre semplificare. Chiudo con un altro numero, relativo a un’opera in ritardo segnalata dai cittadini: per le 5 delibere del Cipe sulla Statale Jonica sono serviti 1.115 giorni, perché per ogni modifica bisogna ripassare dal Cipe».

fonte: https://www.corriere.it/economia/18_apr ... c092.shtml
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Re: Non far niente è meglio che far danni ....

Messaggioda pianogrande il 12/04/2018, 14:08

Franz
Non si tratta di di padre padrone o altri sinonimi di arretratezza.

Nessuna politica può fare a meno di una guida o almeno di una delega.

Neanche l’azienda più avanzata può rinunciare a una “gerarchia”.

L’idea della democrazia diretta o simili utopie va bene in fase di propaganda ma poi qualcuno prende in mano la situazione.

Il problema è semmai con che metodo conferire questa delega.

Che facciamo?

Ci raduniamo in sessanta milioni?

Diciamo semmai che c'è bisogno di un organo guida ma chi lo costruisce se non partendo da una intuizione; da una idea ma comunque dal parto di una mente?

Io le ho vissute le assemblee oceaniche dove si faceva lo sporco gioco di tirarla lunga e poi allungarla e poi diluirla fino a quando si rimaneva in pochi.

Insomma anche i democraticissimi e popolarissimi leader degli anni sessanta settanta alla democrazia diretta/partecipativa. non ci credevano neanche un po’.

Adesso siamo in crisi perché in nome della democrazia rappresentativa non si riesce a dare un po’ di reale potere a nessuno e alla fine il paese rischia di fermarsi.

Di questo passo torneremo davvero alla dicotomia (facile e pericolosa) tra efficienza e libertà; tra democrazia e decisionismo dittatoriale.

Io non ho bisogno di un dittatore ma di un riferimento, di un riscontro affidabile, di una attribuzione di responsabilità con corrispondente potere e potrei continuare con la lista dei criteri con cui si costruisce una organizzazione efficiente.

Di tutte quelle cose, io e gli italiani in genere abbiamo un bisogno urgente e disperato.

Prenderne atto senza tante “paturnie” mi sembra un preciso dovere.
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