Il conto del salvataggio delle banche sale a 6,3 miliardi

Il conto del salvataggio delle banche sale a 6,3 miliardi: deficit/Pil rialzato al 2,3%
L'Istat aggiorna i conti dopo aver incluso l'effetto del salvataggio delle banche venete. Risultato migliore del 2016, ma fallisce le attese rispetto all'aggiornamento del Def. Stesso discorso per il debito, al 131,8% del prodotto. Per redditi e spese delle famiglie maggior balzo da sei anni
MILANO - Il rapporto deficit Pil nel 2017 è pari al 2,3%, rivisto al rialzo rispetto alla precedente stima, diffusa il primo marzo (1,9%). L'Istat ha aggiornato i conti nazionali scontando oggi l'impatto del salvataggio delle banche venete, Pop Vicenza e Veneto Banca, secondo le indicazioni date dall'Eurostat. Un'operazione, che ha portato i due istituti in seno a Intesa Sanpaolo, da 4,7 miliardi di euro per quanto riguarda l'indebitamento e con un impatto da oltre 11 miliardi sul deficit, tenendo conto delle garanzie prestate dallo Satto. A questo si aggiunge un ricalcolo dell'impatto dato dal salvataggio del Monte dei Paschi di Siena, con la ricapitalizzazione e ristoro degli azionisti subordinati, avvenute rispettivamente nel luglio e nel novembre del 2017, che sono state 'prezzatè 1,6 miliardi, mezzo miliardo in più della stima precedente. "Complessivamente, le operazioni riguardanti le banche in difficoltà impattano, quindi, per circa 6,3 miliardi sull'indebitamento del 2017", dice l'Istituto. A confronto con il 2016 comunque l'incidenza dell'indebitamento sul Pil migliora (era 2,5%). Il valore è invece superiore alle indicazioni contenute nell'aggiornamento al Def, dove il deficit 2017 era previsto al 2,1% del Pil.
Un simile discorso si può fare anche per il debito, che a consuntivo del 2017 risulta pari a 2.263 miliardi, ossia il 131,8% del Pil. Anche in questo caso si ha un peggioramento rispetto alla stima diffusa il primo marzo, che dava il rapporto al 131,5%. Il valore risulta comunque in calo rispetto al 2016, quando era pari al 132,0%. Invece il dato è superiore all'indicazione contenuta nella nota di aggiornamento al Def (131,6%).
I conti presentati oggi ricalcano quelli trasmessi all'ufficio europeo di statistica, in base ai quali vengono decise le procedure per i deficit eccessivi nell'ambito del ciclo di bilancio. L'intervento sulle banche, che rappresenta un esborso una tantum, non dovrebbe però esser preso in considerazione dall'esecutivo Ue nel suo giudizio sui conti pubblici italiani.
In riferimento al solo quarto trimestre dell'anno passato, Istat rileva che la pressione fiscale è stata pari al 48,8%, in riduzione di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Venendo ai portafogli delle famiglie consumatrici, il reddito disponibile è aumentato dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,5%. Di conseguenza, la propensione al risparmio è stata pari all'8,2%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Se si tiene conto dell'andamento dei prezzi- variazione dello 0,4% del deflatore implicito dei consumi - il potere d'acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto al trimestre precedente dello 0,2%. Nell'intero 2017 il reddito è salito dell'1,7%, rialzo maggiore dal 2011, con un dato positivo del potere d'acquisto dello 0,6%, in rallentamento però dall'1,3% dell'anno prima. La spesa per i consumi finali è cresciuta del 2,5%, anche in questo caso ritmo maggiore da sei anni. In calo dunque la propensione al risparmio dall'8,5 al 7,8 per cento: minimo dal 2012.
La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 41,5%, è diminuita di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento, pari al 22,0%, è aumentato di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
http://www.repubblica.it/economia/2018/ ... 10-S1.6-T1
L'Istat aggiorna i conti dopo aver incluso l'effetto del salvataggio delle banche venete. Risultato migliore del 2016, ma fallisce le attese rispetto all'aggiornamento del Def. Stesso discorso per il debito, al 131,8% del prodotto. Per redditi e spese delle famiglie maggior balzo da sei anni
MILANO - Il rapporto deficit Pil nel 2017 è pari al 2,3%, rivisto al rialzo rispetto alla precedente stima, diffusa il primo marzo (1,9%). L'Istat ha aggiornato i conti nazionali scontando oggi l'impatto del salvataggio delle banche venete, Pop Vicenza e Veneto Banca, secondo le indicazioni date dall'Eurostat. Un'operazione, che ha portato i due istituti in seno a Intesa Sanpaolo, da 4,7 miliardi di euro per quanto riguarda l'indebitamento e con un impatto da oltre 11 miliardi sul deficit, tenendo conto delle garanzie prestate dallo Satto. A questo si aggiunge un ricalcolo dell'impatto dato dal salvataggio del Monte dei Paschi di Siena, con la ricapitalizzazione e ristoro degli azionisti subordinati, avvenute rispettivamente nel luglio e nel novembre del 2017, che sono state 'prezzatè 1,6 miliardi, mezzo miliardo in più della stima precedente. "Complessivamente, le operazioni riguardanti le banche in difficoltà impattano, quindi, per circa 6,3 miliardi sull'indebitamento del 2017", dice l'Istituto. A confronto con il 2016 comunque l'incidenza dell'indebitamento sul Pil migliora (era 2,5%). Il valore è invece superiore alle indicazioni contenute nell'aggiornamento al Def, dove il deficit 2017 era previsto al 2,1% del Pil.
Un simile discorso si può fare anche per il debito, che a consuntivo del 2017 risulta pari a 2.263 miliardi, ossia il 131,8% del Pil. Anche in questo caso si ha un peggioramento rispetto alla stima diffusa il primo marzo, che dava il rapporto al 131,5%. Il valore risulta comunque in calo rispetto al 2016, quando era pari al 132,0%. Invece il dato è superiore all'indicazione contenuta nella nota di aggiornamento al Def (131,6%).
I conti presentati oggi ricalcano quelli trasmessi all'ufficio europeo di statistica, in base ai quali vengono decise le procedure per i deficit eccessivi nell'ambito del ciclo di bilancio. L'intervento sulle banche, che rappresenta un esborso una tantum, non dovrebbe però esser preso in considerazione dall'esecutivo Ue nel suo giudizio sui conti pubblici italiani.
In riferimento al solo quarto trimestre dell'anno passato, Istat rileva che la pressione fiscale è stata pari al 48,8%, in riduzione di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Venendo ai portafogli delle famiglie consumatrici, il reddito disponibile è aumentato dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,5%. Di conseguenza, la propensione al risparmio è stata pari all'8,2%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Se si tiene conto dell'andamento dei prezzi- variazione dello 0,4% del deflatore implicito dei consumi - il potere d'acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto al trimestre precedente dello 0,2%. Nell'intero 2017 il reddito è salito dell'1,7%, rialzo maggiore dal 2011, con un dato positivo del potere d'acquisto dello 0,6%, in rallentamento però dall'1,3% dell'anno prima. La spesa per i consumi finali è cresciuta del 2,5%, anche in questo caso ritmo maggiore da sei anni. In calo dunque la propensione al risparmio dall'8,5 al 7,8 per cento: minimo dal 2012.
La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 41,5%, è diminuita di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento, pari al 22,0%, è aumentato di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
http://www.repubblica.it/economia/2018/ ... 10-S1.6-T1