La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Dr. Facebook e Mr. Hide

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Dr. Facebook e Mr. Hide

Messaggioda gabriele il 23/03/2018, 13:19

Dr. Facebook e Mr. Hide
23/03/2018 10:18 CET | Aggiornato 1 ora fa
(Roberto Sommella Direttore Relazioni Esterne Antitrust, fondatore de La Nuova Europa)

Quando su Facebook si ricordano i 50 milioni di morti della seconda guerra mondiale e qualcuno grida alla propaganda invece di ripassare la storia, emerge con nettezza qual è il vero problema dell'abuso dei social network: la perdita della memoria collettiva e l'avvento di un nuovo senso delle cose.

C'entra poco per chi si vota e come si può essere influenzati dall'uso distorto dei dati personali che si regalano ogni secondo alla rete. È stato ormai dimostrato come il web amplifichi i propri pregiudizi, piuttosto che sfatarli. Se uno nasce trumpiano difficilmente diventa democratico a colpi di like. Forse va più volentieri alle urne, ma non cambia idea.

Piuttosto le ultimissime ricerche in questo campo del mondo di mezzo, tra il reale e il virtuale, si sono concentrate sulla modifica della percezione di se stessi, un aspetto molto più importante perché costituisce la base della società in tutte le manifestazioni della vita quotidiana.

Per questo, fatte le dovute verifiche sul reale utilizzo dei 50 milioni di profili effettuato dalla Cambridge Analytica, che avrebbe influenzato le elezioni americane, la Brexit, forse anche le consultazioni italiane, e incassate le previste scuse del patron del gigante blu, Mark Zuckerberg, terrorizzato di veder sgonfiare il suo mondo dorato a colpi di ''delete'', occorre spostare il tema su almeno tre piani, relativi alla riservatezza dei propri profili, agli aspetti psicanalitici e a quelli economici.

Dal punto di vista della privacy, come ha sottolineato un esperto del settore quale Claudio Giua, per quanto riguarda l'Italia e l'Europa, il nodo da affrontare e sciogliere è la mancata applicazione da parte di Facebook di adeguate misure di sicurezza emersa dalla vicenda, ''che nulla ha a che fare con la completezza finanche eccessiva dei dati personali raccolti''.

C'è da chiedersi se a ribaltare la situazione basterà l'applicazione, prevista per il 25 maggio, della GDPR, la General Data Protection Regulation, il complesso di norme messe a punto dall'Unione Europea al fine di garantire un quadro entro il quale i dati degli utenti siano immagazzinati in modalità corrette e trattati nel rispetto della volontà delle parti coinvolte.

Il regolamento comunitario rafforza le informative per la raccolta dei consensi, limita il trattamento automatizzato dei dati personali, stabilisce nuovi criteri sul loro trasferimento fuori dell'Unione e, soprattutto, colpisce le violazioni.

In sostanza pone le basi per il riconoscimento di una sorta di diritto d'autore sui Big Data. Sarebbe un passo decisivo, perché risulta difficile accusare qualcuno di aver utilizzato la propria auto come un taxi, intascando i profitti, senza poter dimostrare la proprietà del mezzo. È proprio quello che sta accadendo con il caso Datagate, che potrebbe risolversi in un nulla di fatto e solo qualche scossone in borsa.

Se davvero passerà una simile interpretazione, per la prima volta, queste norme sulla tutela dei dati personali nell'Unione Europea, che ha progettato anche una web tax sul fatturato, saranno pienamente valide anche per chi ha sede extracomunitaria, come Facebook, Google, Twitter, Amazon, Apple, cui risulterà più difficile eludere le responsabilità finora solo formalmente assunte nei confronti degli utenti.

Per quanto riguarda il secondo punto di vista che si deve affrontare, viene in aiuto una recentissima pubblicazione di una neuro scienziata, ricercatrice al Lincoln College dell'Università di Oxford, Susan Grenfield.

In Cambiamento mentale, appena tradotto in italiano, questa baronessa premiata con la bellezza di 31 lauree honoris causa in mezzo mondo, esamina come le tecnologie digitali stiano modificando il cervello. E a proposito dei social network, Grenfield scrive:

''gli utilizzatori di Facebook sono più soddisfatti delle proprie vite quando pensano che i propri amici di Facebook siano un pubblico personale a cui trasmettere unilateralmente informazioni, rispetto a quando hanno scambi reciproci o più relazioni offline con contatti ottenuti online''.

Le relazioni digitali sarebbero quindi ''legate a una minore depressione, a una ridotta ansia e a un maggior grado di soddisfazione alla propria vita''. Esattamente quello che intendeva Zuckerberg quando stilò il suo Manifesto, dove parlava della possibilità di governare gli effetti nefasti della globalizzazione attraverso la rete, esaltando le relazioni personalivirtuali: ''Tutte le soluzioni non arriveranno solo da Facebook ma noi credo che potremo giocare un ruolo". Un po' quello che temeva George Orwell in 1984. Il problema è capire che ruolo ha la rete nei disturbi della personalità.

Nel campo della salute mentale, secondo lo psichiatra Massimo Ammaniti, si tende a valorizzare l'uso dei Big Data in quanto offrono nuove opportunità per la ricerca data, l'ampiezza sconfinata dei campioni, ma allo stesso tempo vengono sollevate perplessità sulla "veracity" e sulla "unreliability" delle informazioni provenienti da varie fonti.

Riguardo alla "veracity", la ''veridicità'', ci si chiede se i dati raccolti senza una prospettiva di ricerca possano essere utilizzabili. Avere un valore in quanto fonte di informazioni rilevanti come pesa sull'immagine di sé e sulla propria autostima?

Non ci si valuta come persona, ma come "informant" che serve al mercato, non ci si valuta per quello che si è ma per quello che ognuno vale. Quando si entra in un data base fornendo le proprie informazioni personali – per esempio come quello di Cambridge Analytica - si accede a un universo di categorie che verranno definite.

Forse ci si potrà chiedere che uso verrà fatto delle informazioni che ci riguardano e chi saranno coloro che utilizzeranno questi dati per pianificare le nostre vite. Può prendere corpo uno scenario appunto orwelliano, un mondo distopico, in cui si è costretti a vivere dove viene meno il senso agente di sé perché qualcun altro decide del nostro futuro senza che ne abbiamo consapevolezza.

In campo psichiatrico per descrivere l'esperienza di spersonalizzazione vissuta dai malati mentali si è fatto riferimento al concetto di ''pseudocomunità paranoide'', nella quale ci si sente preda di cospirazioni e raggiri senza sapere chi siano gli attori e i protagonisti, per cui è impossibile riuscire ad orientarsi e difendersi.

Un articolo dell'American Journal of Epidemiology, citato in un'inchiesta della London Review of Books, ha sostenuto che a un aumento dell'1% dei like su Facebook, dei click e degli aggiornamenti corrisponde un peggioramento dal 5 all'8% della salute mentale. Difficile pensare che tutte queste informazioni possano servire a sovvertire i regimi democratici, magari si vende più pubblicità.

La domanda più pragmatica da porsi è perciò un'altra. Se cambia la personalità usando internet, cambiano anche le scelte commerciali? Questa è la terza frontiera che si deve analizzare. Oggi si conosce cosa accade in sessanta secondi sul web.

In un giro di lancette, si effettuano 900.000 login su Facebook, si inviano 452.000 "cinguettii" su Twitter, si vedono 4,1 milioni di video su YouTube, si effettuano 3,5 milioni di ricerche su Google, si postano 1,8 milioni di foto su Snapchat, si inviano 16 milioni di messaggi.

I calcoli del World Economic Forum fanno riflettere ma non dicono quanto di se stessi si lascia nel momento in cui si riversano nell'agorà digitale inclinazioni, paure, desideri. Una risposta l'ha fornita proprio l'ex socio di Mark Zuckerberg, Sean Parker, ben prima che scoppiasse il Datagate: Facebook sarebbe un loop di ''validazione sociale basato su una vulnerabilità psicologica umana che cambia letteralmente la relazione di un individuo con la società e con gli altri''. Proprio quello che sostengono luminari come Grenfield e Ammaniti.

È del tutto evidente che non esiste quindi soltanto il problema di come trattare e proteggere i dati personali ma anche di valutarne a questo punto l'affidabilità e la veridicità in tutti i gesti quotidiani. Quando si acquista un bene e si viene profilati, quando si esprime un parere e ci si sottopone al giudizio del pubblico virtuale, quando si esercita la massima espressione delle libertà personali in democrazia, il voto.

Se dietro a tutte queste manifestazioni c'è ormai una sagoma sbiadita di un'identità, qualcosa la cui verosimiglianza è a rischio, il lavoro controverso e criticato di Cambridge Analytica e di chissà quante altre società, diventa solido come un castello di carte. La fake news saremo noi.

https://www.huffingtonpost.it/roberto-s ... _23393297/
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
Avatar utente
gabriele
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 2690
Iscritto il: 18/05/2008, 16:01

Re: Dr. Facebook e Mr. Hide

Messaggioda franz il 23/03/2018, 14:07

Analisi molto raffinate ma ne ho trovata una che in poche parole dice tutto :-)

.
Allegati
social.jpeg
social.jpeg (66.97 KiB) Osservato 4225 volte
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Dr. Facebook e Mr. Hide

Messaggioda gabriele il 23/03/2018, 19:18

franz ha scritto:Analisi molto raffinate ma ne ho trovata una che in poche parole dice tutto :-)

.


Carina. Però l'articolo dice una cosa opposta. Cioè che sono i social, nella loro struttura a loop, che fanno diventare scemi chi li usa.
Il riassunto semmai è quello che Sommella (che ascolto con piacere su radio radicale) esprime nell'ultima frase dell'articolo: sono gli utenti la fake news. Si fanno ingannare, incartocciandosi in sé stessi. Creano una realtà virtuale che nella vita reale non esiste, e i loro rapporti con gli altri sono unidirezionali.
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
Avatar utente
gabriele
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 2690
Iscritto il: 18/05/2008, 16:01

Re: Dr. Facebook e Mr. Hide

Messaggioda franz il 24/03/2018, 0:17

Dopo Cambridge Analytica, ecco come ridurre la propria esposizione su Facebook

https://attivissimo.blogspot.ch/2018/03 ... -come.html
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Dr. Facebook e Mr. Hide

Messaggioda gabriele il 24/03/2018, 8:26

Io ho risolto freezando il mio profilo anni fa. Ho scoperto che non ne valeva la pena. E la pena era quella di passare troppo tempo collegato a fb a leggere di cazzate piuttosto che passarlo con i miei cari e gli amici. Insomma, una specie di dipendenza
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
Avatar utente
gabriele
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 2690
Iscritto il: 18/05/2008, 16:01

Re: Dr. Facebook e Mr. Hide

Messaggioda franz il 24/03/2018, 9:36

gabriele ha scritto:Io ho risolto freezando il mio profilo anni fa. Ho scoperto che non ne valeva la pena. E la pena era quella di passare troppo tempo collegato a fb a leggere di cazzate piuttosto che passarlo con i miei cari e gli amici. Insomma, una specie di dipendenza

Io selezionando gli amici e facendo il piu' possibile discussioni private, non con l'iconcina "mondo", per chiarirci.
Una quantità minima di cazzate arriva sempre, anche perché qualche amico le segnala (leggi qui quante cazzate!) ma in fondo è giusto avere contatto con l'umanità intera.
Intanto ieri sera cena (reale) con 200 amici (reali).
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Dr. Facebook e Mr. Hide

Messaggioda gabriele il 24/03/2018, 9:46

franz ha scritto:
gabriele ha scritto:Io ho risolto freezando il mio profilo anni fa. Ho scoperto che non ne valeva la pena. E la pena era quella di passare troppo tempo collegato a fb a leggere di cazzate piuttosto che passarlo con i miei cari e gli amici. Insomma, una specie di dipendenza

Io selezionando gli amici e facendo il piu' possibile discussioni private, non con l'iconcina "mondo", per chiarirci.
Una quantità minima di cazzate arriva sempre, anche perché qualche amico le segnala (leggi qui quante cazzate!) ma in fondo è giusto avere contatto con l'umanità intera.
Intanto ieri sera cena (reale) con 200 amici (reali).


200!? :shock:
Le cose si fanno bene o non si fanno :lol:
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
Avatar utente
gabriele
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 2690
Iscritto il: 18/05/2008, 16:01

Re: Dr. Facebook e Mr. Hide

Messaggioda franz il 24/03/2018, 10:08

gabriele ha scritto:200!? :shock:
Le cose si fanno bene o non si fanno :lol:

:-)
Comunque a saperlo gestire bene, FB ha i suoi vantaggi, come e meglio di un forum o di una mailing list.
Io ho imparato tanto dal 1996 in poi dalle discussioni in rete e cerco, nel mio piccolo, di restituire il favore.
Chiaro che come possono esserci aggregazioni di haters e trolls ci sono quelle di persone mentalmente sane, preparate ed intelligenti. Il tutto sta a selezionare l'ambiente giusto.
Poi sul tema della privacy, io per esempio non ho mai fatto quei giochini che servono a profilare, del tipo "cosa eri nella vita precendente", "di quali colori è fatta la tua anima", "Conosci il tuo livello di italiano" e tanti altri. I pochi che ho seguito, ovviamente per curiosità, non li ho conclusi visto che alla fine chiedevano di condividere il risultato usando FB. Il che avrebbe comportato conoscere la cerchia dei miei amici virtuali ed altre cose (dichiarate).
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Dr. Facebook e Mr. Hide

Messaggioda mauri il 24/03/2018, 15:19

bella la vignetta, credo che i social abbiano contribuito a diminuire la quantità di scemi, più informazione e scambi con altre persone e l'ooportunità di crearsi un blog per comunicare anche le proprie emozioni, personalmente uso facebook ma indirettamente perchè gestisco una onlus e devo dire è molto utile, il mio profilo personale sono stato obbligato a crearlo per gestire l'associazione ma ho potuto mettere ben pochi dati personali proprio il minimo obbligatorio, non metto mai cose personali, i forum sono oramai acqua passata, peccato perchè erano molto stimolanti
twitter lo uso di raro, whatsapp molto è utile per inviare foto gratis e creare gruppi tra amici o parenti e comunque non ho mai smesso di trovarci per una buona cena o pranzo dove nessuno tira fuori il cellulare quindi ci si guarda negli occhi e si parla,
con figli e nipoti è assolutamente vietato il cellulare a tavola
ciao mauri
mauri
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1961
Iscritto il: 16/06/2008, 10:57

Re: Dr. Facebook e Mr. Hide

Messaggioda Robyn il 25/03/2018, 20:27

Il problema di Facebook sono i falsi profili e le fake news.I falsi profili ne andrebbe proprio impedita la pubblicazione per le fake news servirebbe contrassegnarle e cestinarle in una pagina piena di notizie false.In tutti i casi la privacy, il nickname in facebook e nelle mailing list è fondamentale.Le mailing list sono più stimolanti perche permettono di aprire un'argomento
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10894
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Prossimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 39 ospiti

cron