Sul PD, ma non solo, ho trovato questo scambio di lettere sui cui contenuti concordo quasi totalmente.
La conclusione della risposta di Turani, mi sembra vada al nocciolo del problema, che non riguarda ovviamente il personaggio Renzi ed il suo futuro, e nemmeno solo il PD, ma rappresenta il nodo che abbiamo davanti come paese.
Un paese con 2300 miliardi di debiti e tre milioni di disoccupati non è “en marche” e non può guidare niente in Europa: deve solo stare molto attento a quello che fa e pregare che gli altri siano buoni e tolleranti
.... non se Matteo abbia già concluso la sua storia. Non lo conosco e quindi non avanzo giudizi perentori. Una cosa, però, credo di saperla, anche perché è sotto gli occhi di tutti: o Matteo e il Pd diventano ostinati, testardi, noiosi sostenitori delle riforme o non servono a niente. Al di là dei voti che in futuro prenderanno o non prenderanno.
Per essere ancora più breve. Il primo Renzi ci interessa, e moltissimo. Il secondo, quello dei bonus a pioggia, zero.
Ma esiste ancora il primo Renzi? E, se sì, dove è finito?Riprendendo @pianogrande: è vero, questo paese è molto probabilmente irriformabile; ma non ci sono alternative per venirne fuori se non attraverso riforme profonde, che non sono ovviamente la flat tax, il reddito di cittadinanza o altre simili favolette.
E' opportuno ribadire che, anche se in questo scambio si parla di Renzi, il problema non è a questo punto lui.
Il punto è se "il sogno" di un'Italia diversa che "il primo Renzi" sembrava aver suscitato, può essere ripreso.
Se cioè non Renzi, ma la possibilità di un profondo cambiamento, è una storia già finita. Con quale leadership mi sembra di secondaria importanza.
Renzi, una storia già finita?
Alla ricerca del leader perduto. Se esiste ancora.
di Giuseppe Turani | 10/03/2018
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Dall’amico Bruno Spagnoletti, responsabile Liguria di En Marche,
arriva un’osservazione, che va meditata e che merita una risposta
Caro Giuseppe Felice Turani, tu sai quanto grande sia la mia stima per te; anche questa volta concordo con gran parte della tua analisi e dei giudizi che dai sui 5Stelle e il suo pseudo Leader Giggino; ma questa volta non concordo del tutto e mantengo riserve su tre punti:
1- il 32% dei voti non può essere frutto dell'imponderabile e del popolo bue;
2) l'affermazione dei 5S non è la causa ma l'effetto degli errori strategici del PD (di tutti noi) e di Matteo Renzi in primis dal Referendum ad oggi compreso (modalità, contenuti e forme delle dimissioni ad postera)
3) Tu chiudi scrivendo testualmente "Il Pd, o chiunque altro, deve stare almeno a un chilometro di distanza da questi veri, autentici dementi.
Ricostruire una politica decente non sarà facile dopo i danni di Salvini e Grillo, serviranno forse decenni, ma una cosa è certa: si può fare solo lontano dai deliri di questi due arruffapopoli" .
Giuseppe ma sei proprio sicuro che tra i protagonisti dei danni non ci sia il nostro Matteo Renzi con la sua narrazione di un Italia che "non c'è" e di un Paese "reale" cosi qualitativamente diverso, ingiusto, burocratico, asfissiante, immobile e senza ascensori sociali rispetto alla nostra rappresentazione? Io, caro Giuseppe Felice Turani non sono più cosi sicuro e penso da un lato che l'ex Segretario del PD ed ex Giovane Premier abbia perduto la sua carica di innovazione, di cambiamento e di credibilità quasi a prescindere e dall'altro che sia ormai esponenziale la crescita della idiosincrasia del popolo (anche di centro sinistra) nei suoi confronti! E' finito un sogno! e ne prendo atto con sofferenza e dolore.
Con rispetto e simpatia verso un "Maestro"
Caro Spagnoletti, potrei citarmi a lungo sulle critiche che ho mosso a Matteo Renzi, e sul fastidio e l’ostilità con la quale esse sono state accolte dai renziani doc. Ricordo solo che ho definito la sua idea di back to Maastricht, disavanzo al 2,9 per cento per cinque anni di fila, di una “stupidità imbarazzante”.
Su questa vicenda, e su Renzi, volevo che si posasse un po’ della polvere della storia prima di intervenire. Ma visto che hai posto il problema, se ne parla, apertamente, come è nelle tradizioni di una certa cultura non settaria di sinistra.
A Renzi vanno riconosciuti meriti molto grandi, che non sto nemmeno a ricordare e che riassumo in due sole proposizioni:
1- Ci ha spiegato che poteva esistere una sinistra non novecentesca.
2- Ha dimostrato che un gruppo di giovani, alla loro prima esperienza governativa, possono fare molto e bene.
E, infatti, a parte qualche errore, sul Renzi fino al referendum del 4 dicembre ci sono quasi solo applausi. Dopo la bocciatura dello stresso referendum, il tema delle riforme però viene espulso e si scoprono e si valorizzano tracce di Dna grillino nel Pd. Ma, come è noto, “quando l’uomo degli 80 euro incontra quello del reddito di cittadinanza, è morto”: se si tratta di regalare denaro e promesse, tanto Di Maio quanto Salvini sono stati molto più generosi.
E’ anche vero, e su questo mi sono scontrato molte volte con i renziani doc, che la loro narrazione della realtà italiana era fuori dal mondo. Un paese con 2300 miliardi di debiti e tre milioni di disoccupati non è “en marche” e non può guidare niente in Europa: deve solo stare molto attento a quello che fa e pregare che gli altri siano buoni e tolleranti.
Renzi-Renzi: non se Matteo abbia già concluso la sua storia. Non lo conosco e quindi non avanzo giudizi perentori. Una cosa, però, credo di saperla, anche perché è sotto gli occhi di tutti: o Matteo e il Pd diventano ostinati, testardi, noiosi sostenitori delle riforme o non servono a niente. Al di là dei voti che in futuro prenderanno o non prenderanno.
Per essere ancora più breve. Il primo Renzi ci interessa, e moltissimo. Il secondo, quello dei bonus a pioggia, zero.
Ma esiste ancora il primo Renzi? E, se sì, dove è finito?
En marche, naturalmente, con affetto.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville