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Pietro Ichino: fine dei suoi contributi

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Pietro Ichino: fine dei suoi contributi

Messaggioda franz il 12/03/2018, 8:44

Scrive:

CONSUNTIVO DI UN DECENNIO E PROGRAMMA PER IL SUCCESSIVO
Cessa la mia attività parlamentare e con essa questo rendiconto del lunedì sul lavoro svolto, le scelte compiute e le opinioni sostenute. Si apre una stagione nella quale il mio impegno politico e culturale si esprimerà in sedi e con strumenti diversi.


Riporto uno dei testi da lui linkati.

CONFINDUSTRIA-SINDACATI: UN’ACCORDO SENZ’ANIMA
Il “Patto della fabbrica” firmato il 9 marzo dalle confederazioni maggiori con l’associazione degli industriali sembra lasciare irrisolte le questioni più rilevanti per il futuro del sistema delle relazioni industriali in Italia
.
Articolo di Maurizio Sacconi pubblicato su Formiche.net il 1° marzo 2018 – In argomento v. anche l’articolo di Andrea Garnero su lavoce.info del 26 gennaio 2018, La proliferazione dei contratti collettivi .

Maurizio Sacconi

L’ accordo interconfederale dedicato ai criteri della contrattazione collettiva ha in se’ il valore positivo della condivisione anche se lascia irrisolti molti dei vecchi nodi del nostro mercato del lavoro. Non possiamo non interrogarci sulla oggettiva equazione per cui nel Paese più “unionizzato” si sono sempre riscontrate le anomalie della bassa produttività, dei bassi salari, dei bassi tassi di occupazione. Oggi siamo consapevoli che l’egualitarismo, ieri giustificato dalla produzione seriale e dalle mansioni ripetitive, deprime la vitalità del lavoro. Il contratto collettivo nazionale monolitico ne è stato lo strumento con esiti distributivi disastrosi. Basti pensare agli effetti paradossali di lavoratori con potere d’acquisto inferiore nelle situazioni produttive più efficienti . È cresciuta ovunque in Europa la propensione al primato della contrattazione territoriale e aziendale in quanto più idonea a definire il sinallagma tra salari e produttività come i termini del reciproco adattamento tra imprese e lavoratori. E nel concreto di quell’azienda o di quel territorio non potremo non considerare tutti i soggetti più rappresentativi anche se non coincidenti con quelli nazionali.

D’altronde, di fronte a diversi modelli contrattuali, è possibile stabilire quale sia il contratto più favorevole? Se applicati ad uno stesso ipotetico settore, riterremmo più conveniente per i lavoratori lo schema dei chimici o quello dei metalmeccanici? Il problema insomma non sembra più essere quello della pluralità dei contratti collettivi nazionali bensì quello della effettiva diffusione e applicazione erga omnes dei contratti di prossimità. I lavoratori hanno interesse innanzitutto a condividere le modalità di ingresso delle nuove tecnologie, a partecipare dei risultati attraverso adeguati incrementi retributivi li ove sono misurabili, ad accedere alle conoscenze, competenze e abilità che li rendono occupabili, a modulare l’orario di lavoro in relazione alle loro esigenze. E le imprese hanno lo stesso interesse.

http://www.pietroichino.it/?p=48682
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Re: Pietro Ichino: fine dei suoi contributi

Messaggioda Robyn il 16/03/2018, 1:11

Il nuovo modello di contrattazione pare vada bene perche dà per la prima volta la possibilità alla contrattazione aziendale di svilupparsi nei limiti della costituzione.Infatti non tutte le realtà aziendali sono uguali,quindi può essere ammessa tutta la flessibilità aziendale necessaria purche si rispetti la dignità del lavoro,affinche l'iniziativa privata non si svolga mai in contrasto con la libertà,la dignità,la sicurezza
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