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La transizione

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La transizione

Messaggioda flaviomob il 08/03/2018, 16:06

Elezioni 2018, Nadia Urbinati: «La nostra democrazia è in transizione»

http://www.lettera43.it/it/articoli/int ... ia/218447/

In tutto il mondo occidentale i partiti del Dopoguerra stanno scomparendo e le forme di governo stanno mutando. I 5S sono forse l'esempio più evidente e fortunato di questo processo. «Ma non c'è nessun cataclisma dietro l'angolo». L'analisi della politologa Urbinati.


CECILIA ATTANASIO GHEZZI


«Là dove non c’è più il partito di classe, arriva quello populista», aveva avvisato Nadia Urbinati, politologa e docente di Scienze politiche alla Columbia University. «Il populismo è una risposta collettiva, pubblica e in un certo senso anche 'pubblicitaria', ai partiti-cartello che vivono solo di leaderismo verticale». Alla luce delle elezioni che hanno visto il crollo delle sinistre e il trionfo del Movimento 5 Stelle e della Lega, spiega come questo risultato vada letto alla luce di un momento storico in cui «le nostre democrazie stanno cambiando e i partiti del Dopoguerra non funzionano più». Ma, aggiunge, «non è il caso di facili allarmismi: nessuna delle forze in campo disconosce il sistema di norme che regolano le nostre istituzioni». E ancora: «Sarà una transizione lunga, ma dobbiamo sforzarci di sottolineare che le regole dell'attuale democrazia funzionano».

Urbinati
Nadia Urbinati, politologa e docente di Scienze politiche alla Columbia University
DOMANDA. Come giudica queste elezioni?
RISPOSTA. Il nostro Paese è sempre stato un'avanguardia delle sperimentazioni politiche, questo è innegabile. In tutto il mondo occidentale, i partiti nati nel Dopoguerra stanno scomparendo e le democrazie rappresentative stanno mutando. E i Cinque stelle sono forse l'esempio più evidente di questo processo.

D. Cosa significa che i partiti stanno scomparendo?
R. I partiti che conosciamo sono frutto delle distinzioni ideologiche del Dopoguerra che si sono via via consumate. Ma la tendenza comune è stata quella di spostarsi sempre più al centro, di diventare sempre più mainstream.

D. E oggi quali qualità serve avere per vincere le elezioni?
R. Vince chi riesce a marcare una distinzione ben visibile che superi le ideologie, un obiettivo contro cui scagliarsi che incontri il favore dei più. Nella Repubblica dei cittadini immaginata da Luigi Di Maio, sono tutti gli uomini uniti da sentimenti anti-establishment, dal risentimento contro la casta. In verità, lo sappiamo tutti, si tratta di rovesciare una classe dirigente e mettercene un'altra.

D. E la Lega?
R. Devo confessare che non approvo il fatto che li si metta sullo stesso piano. La Lega è un partito come tutti gli altri e ha un'ideologia molto forte, nazionalista e xenofobo. Proprio per questo, al contrario dei 5S, non è un partito né inclusivo, né ecumenico. È una differenza che pesa.

D. E le sinistre?
R. Le sinistre hanno cominciato subendo il fascino della Terza Via di Tony Blair. Volevano sembrare meno di sinistra, con il risultato che hanno perso completamente la capacità di cavalcare i propri temi e quindi la loro visibilità. Le fasce di popolazione più deboli si rivolgono quindi ad altri, in questo caso Lega e M5s.

D. Sta dicendo che il centro moderato non tira più?
R. No, sto dicendo che non funziona per la sinistra. Paradossalmente funziona bene con i 5 Stelle, e infatti è sembra essere quello che stanno cercando di portare avanti in quest'ultima fase “governista”.


D. Saranno capaci di trovare gli alleati per governare?
R. Mi pare più verosimile che trovino un accordo con una parte del Pd e Leu invece che con la Lega. Ma c'è anche da sottolineare che uno dei tratti più forti del Movimento è quello di rifiutare ogni appartenenza politica. Un'eventuale alleanza li connoterebbe politicamente, e proprio nel momento in cui diventano essi stessi classe dirigente. È una scelta che costerebbe molto in un eventuale ritorno alle urne.

D. È quello che sperano?
R. Sicuramente ci pensano. L'ipotesi di tornare alle urne e fare filotto è allettante. Ma è anche rischioso, c'è persino il precedente di Podemos in Spagna che, dopo aver rifiutato di allearsi con i socialisti nel 2015, è uscito dalle elezioni anticipate del 2016 indebolito. Ma certo, la tentazione di provare comunque sarà forte.

D. Altrimenti?
R. Altrimenti c'è la possibilità, data da molti come probabile, di un cosiddetto “governo del presidente”, ovvero di una maggioranza guidata da un uomo scelto da lui e capace di raccogliere la fiducia di buona parte del parlamento. Ma certo non durerebbe i cinque anni di una legislatura, ma un annetto. Il tempo per un ritocco alla legge elettorale, il bilancio comunitario e, forse, la nostra finanziaria.

D. Non è certo un'ipotesi nel segno della stabilità.
R. Dobbiamo smetterla con quest'idea della paura, dell'instabilità in agguato. Non c'è nessun cataclisma dietro l'angolo, facciamocene una ragione. Questa legge elettorale, nella sua assurdità, ci assicura che non si formerà una maggioranza granitica, anzi. Costringe forze politiche come Lega e 5S al compromesso, se vogliono governare.

D. Dice che dobbiamo stare tranquilli?
R. Non mi fraintenda. Non voglio dire che che viviamo nel migliore dei mondi possibili. Ma la democrazia a cui siamo abituati sta cambiando. La fine della sinistra e il trionfo di M5s o della Lega non sono causa di questo processo, ma effetto. Dobbiamo abituarci a pensare che stiamo andando verso una democrazia più popolare, populista o maggioritaria. Staremo a vedere, ma la transizione sarà lunga e dobbiamo, sin d'ora, sforzarci di sottolineare che le regole dell'attuale democrazia funzionano e vanno rispettate.

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Re: La transizione

Messaggioda pianogrande il 08/03/2018, 16:31

Insomma vanno bene i partiti polivalenti, che non si sbilanciano troppo; praticamente non di parte.

Ecco.
Il trionfo del non partito; né di destra né di sinistra; che non si allea con nessuno...

Questo, più che creare instabilità, crea sicuramente incertezza.

Che faranno in pratica?
Boh!

Quindi anche la politica diventa liquida.
Parti o particelle dell'insieme ma ognuna per suo conto che scorre all'interno del sistema.

L'instabilità è anche presupposto indispensabile all'evoluzione ma non basta da sola e ricaschiamo sempre nella capacità di destabilizzare che deve contenere la progettualità per creare qualcosa di meglio se no....
Fotti il sistema. Studia.
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Re: La transizione

Messaggioda Robyn il 08/03/2018, 16:39

Quello che da noi non ha funzionato è il blairismo di maniera la cattiva interpretazione del blairismo anche se il blairismo ha fatto alcuni errori gravi.La guerra in Iraq,la sottovalutazione degli effetti negativi della globalizzazione.Per ex da noi dire che tutto và bene mentre per i cittadini le cose nella realtà sono diverse è stato deleterio.La stessa cosa è avvenuta in Gran Bretagna sulla guerra in Iraq dove si diceva una cosa e gli elettori di csx ne pensavano un'altra e alla fine si sono rivolti a Corbyn.Non cambierò idea sul blairismo serve un blairismo autentico.Presto risaliremo come csx.Se potessi mi candiderei alla guida del csx ma non posso farlo perche non conosco l'inglese
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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