
Quest’anno l’Indice di Percezione della Corruzione di Transparency International sembra darci una buona notizia. L’Italia infatti migliora la sua posizione in classifica, arrivando al 54° posto nel mondo su 180 Paesi analizzati, con un punteggio di 50 su 100. Anche in questa edizione del CPI, Nuova Zelanda e Danimarca si confermano nelle prime posizioni.
Come va l’Italia in Europa?
Anche nel continente un miglioramento c’è stato. Se infatti gli anni passati ci vedevano raschiare il fondo, galleggiando nelle ultime posizioni, l’edizione 2017 del CPI ci vede risalire fino al 25esimo posto su 31 Paesi. Ancora ben lontani – bisogna dirlo – dalle prime posizioni.
Com’è cambiata la situazione dell’Italia negli ultimi anni?
Dal 2012 ad oggi le cose sono notevolmente cambiate. Era l’anno dell’approvazione della legge anticorruzione e solo due anni dopo veniva istituita l’Autorità Nazionale Anticorruzione. L’Italia in questi anni ha scalato 18 posizioni, non poche sopratutto se si pensa che il trend è in assoluta controtendenza con l’andamento registrato dalla maggior parte degli altri Paesi.
L’impegno del nostro Paese in questi ultimi anni, oltre alla legge Severino e all’istituzione dell’ANAC, ha visto l’approvazione delle nuove norme sugli appalti, l’introduzione dell’accesso civico e la recente tutela dei whistleblower.
Quali problemi deve ancora affrontare l’Italia?
I passi avanti negli ultimi anni sono stati tanti, eppure rimangono ancora diversi angoli bui. In primis dovremmo parlare dai finanziamenti alla politica. Se da una parte infatti abbiamo una maggiore trasparenza sul fronte dei finanziamenti ai partiti, dall’altra ci sono soggetti che vengono usati per canalizzare le risorse e che non hanno gli stessi obblighi di trasparenza e rendicontazione. Su tutti, le fondazioni e le associazioni politiche.
A breve, andremo alle urne per le prime elezioni dopo l’abolizione totale del finanziamento ai partiti. Eppure, commenta il Direttore Davide Del Monte: “Siamo chiamati a votare dei candidati di cui non possiamo conoscere i reali finanziatori e, quindi, gli interessi particolari che li sostengono“.
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