La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Flessibilità? Depressione.

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Flessibilità? Depressione.

Messaggioda flaviomob il 19/02/2018, 1:50

Quali effetti ha realmente la flessibilità sul mercato del lavoro

Comporta la nascita di un dualismo di mercato tra dipendenti garantiti e non. E può avere effetti depressivi sull'economia, influenzando il livello della domanda aggregata. Il rapporto del Senato.

CARLO TERZANO

La flessibilità del lavoro aumenta l'occupazione? È la tesi che gli italiani si sentono ripetere da circa vent'anni. Tuttavia, non esistono prove che ciò sia vero. Anzi, molti economisti ritengono che l'incertezza lavorativa si traduca in una maggiore propensione al risparmio, con effetti depressivi sul mercato. Sul punto ha voluto vederci chiaro l'Ufficio Valutazione Impatto del Senato che ha raccolto in un solo report le teorie economiche delle ultime due decadi.

1. Il bilanciamento dei regimi di flessibilità e di protezione del lavoro
Circa 20 anni fa, non solo il nostro Paese ma tutta Europa e buona parte degli Stati occidentali hanno intrapreso una lunga stagione di riforme che ha profondamente modificato la disciplina dei rapporti di lavoro nella speranza di bilanciare le esigenze delle imprese con la disponibilità economica. La scelta comune è stata rendere più precaria la posizione dei nuovi assunti per aumentare la base occupazionale. Dopo quasi due decadi, quali sono i risultati? L’occupazione è aumentata o diminuita? E la produttività? « L’Italia», si legge nel rapporto, «presenta indici di flessibilità mediamente analoghi a quelli francesi e tedeschi, con l'eccezione del regime di protezione per i lavori a tempo determinato: qui il nostro Paese si colloca in una posizione intermedia fra la Francia (significativamente più rigida) e la Germania (significativamente più flessibile). Rispetto alla Spagna, l'Italia fornisce maggiori tutele ai lavoratori nella disciplina dei licenziamenti individuali e collettivi. Più debole, invece, è la protezione dei lavoratori temporanei».

Flessibilità Occupazione
2. Il rischio depressione della domanda globale
Sulla carta, la flessibilità del lavoro, comunemente mal vista, dovrebbe consistere nella possibilità di modificare le regole contrattuali così da adattarle meglio ai contesti locali, rapportandola, in particolare, alla capacità da parte dell'impresa di aumentare e ridurre il numero di lavoratori al suo interno a seconda del bisogno. La flessibilità, scriveva l'Ocse nel 2009, dovrebbe essere «tanto più elevata quanto minori sono i costi di assunzione e licenziamento e quanto meno rigida è la legislazione di protezione del lavoro». Il regime flessibile si contrappone a quello rigido, inteso soprattutto come maggiore difficoltà, per le imprese, a licenziare. Imbrigliare chi produce con lacci e lacciuoli pubblici ha effetti negativi sulla competitività. Il principale rovescio della medaglia della flessibilità riguarda però il rischio di depressione della domanda globale: lavoratori privi della sicurezza di uno stipendio fisso sono meno propensi al consumo e all'indebitamento, paralizzando l'economia. In più, viene sottolineato nel report, si concretizza il pericolo che la limitata stabilità lavorativa disincentivi tanto le imprese quanto i lavoratori a investire sulla formazione professionale.

3. Il ripensamento dell'Ocse già nel 1999
Ben prima che in Italia fosse promulgata la discussa legge Biagi (2003), che introdusse nuove tipologie contrattuali di lavoro a termine, l'Ocse aveva già iniziato a mutare orientamento in merito all'assunto che una maggiore flessibilizzazione potesse favorire l'ampliamento della base occupazionale. Nell'Employment Outlook del giugno 1999 evidenziava l'assenza di correlazioni tra i regimi di protezione lavoro (Rpl) e i tassi di occupazione. «Più recentemente», viene fatto notare nel report dell'Ufficio Valutazione Impatto del Senato, «i Rpl riducono la resilienza dell'occupazione agli shocks produttivi, il che contribuisce a spiegare la limitata elasticità dell'occupazione durante la recessione iniziata nel 2008». Insomma, non solo non sarebbe vero che la precarietà aumenta il numero dei lavoratori, ma avrebbe reso le singole economie più fragili ed esposte ai rigori della crisi.


....

http://www.lettera43.it/it/articoli/eco ... ti/217931/


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Flessibilità? Depressione.

Messaggioda franz il 19/02/2018, 9:59

Se la flessibilità è compensata da ammortizzatori sociali, che diano per un anno o due almeno l'80% del salario perso con il licenziamento, non c'è effetto depressivo sulla domanda, salvo eventualmente quella di generi di lusso.
Naturalmente il sussidio costa e consiste in un accantonamento tramite prelievi sul salario.
Questo deprime leggermente la domanda quando le vacche sono grasse ma libera risorse in senso anti-ciclico quando appaiono crisi settoriali o generali.

Poi c'è un effetto da considerare.

Prendiamo un'azienda di 300 dipendenti nel settore merceologico A. Per una crisi del mercato A, l'azienda deve rinunciare a 30 dipendenti. Se puo' farlo, questi 30 si trovano disoccupati e percepiscono un assegno di disoccupazione. Seguono corsi di aggiornamento, imparano una nuova professione ed una lingua straniera e possono così essere assunti da aziende del settore B, che non è in crisi ma anzi in crescita e non riesce a trovare nuovi lavoratori. Se li trova allora cresce e questa crescita compensa le perdite del settore A.

Ma se l'azienda non puo' licenziarne 30, perché non c'è flessibilità nel rapporto a tempo indeterminato, questi rimangono e aggravano i conti dell'azienda. Per contro il settore B, in carenza di lavoratori, non può assumerli e quindi non puo' crescere. Alla fine per l'azienda del settore A c'è lo spettro del fallimento e tutti e 300 sono a spasso. E qui è un problema perché con o senza armonizzatori, rimettere di colpo al lavoro 300 persone è molto più complesso. E qui si' che c'è depressione della domanda, in assenza di ammortizzatori sociali.

Totale nemmeno io credo che piu' flessibilità "crei" più occupazione. Quella si "crea" con l'innovazione e con la creazione di nuovi settori di mercato, nuovi prodotti. Piuttosto la rigidità finisce per "distruggere" posti di lavoro e per impedire che altri crescano.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Flessibilità? Depressione.

Messaggioda pianogrande il 19/02/2018, 10:03

La flessibilità non aumenta l'occupazione in modo automatico o matematico perché non è l'unico fattore.

Permette però di assumere personale per periodi limitati senza lo spauracchio di doverlo pagare anche quando non serve più o di sudare sangue per licenziare chi si rivela non idoneo o più banalmente non collaborativo.

Il termine contratto a progetto ha un significato ben preciso.

Giusto farlo costare di più perché fa aumentare i costi alla collettività (disoccupazione etc) ma anche togliere questa possibilità alle imprese non è senza costi e provoca altrettanta depressione.

Lo stesso articolo 18 non era applicabile alle piccole imprese dove le punte di lavoro erano sicuramente più probabili.

Se vogliamo parlare di come cercare un equilibrio per situazioni magari troppo estreme, OK ma non si può certo pretendere il posto di lavoro a vita.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10600
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: Flessibilità? Depressione.

Messaggioda Robyn il 19/02/2018, 14:01

La legge Biagi non riguarda la flessibilità,questo è quello che hanno fatto credere,ma più che altro la regolazione di certe forme di lavoro.Ad ex il lavoro intermittente e il part-time elastico per le ragazze in maternità possono essere a tempo indeterminato.Ad ex il lavoro intermittente ricoperti dai buchi con un minimo retributivo evita l'utilizzo del contratto a termine.Il lavoro accessorio non riguarda la flessibilità ma piccole prestazioni riservate a determinate categorie "studenti per le ripetizioni,casalinghe,disabili"che altrimenti sarebbero svolti in nero.La flessibilità riguarda l'art 18.In questo bisogna contemperare le esigenze di flessibilità con la tutela dei lavoratori.Ad ex se l'azienda è in crisi oppure deve fare delle innovazioni tecnologiche per essere competitiva oppure per colpa del lavoratore se si assenta ingiustificatamente per tre volte di seguito oppure commette dei furti delle molestie dei litigi.La flessibilità non aumenta l'occupazione l'occupazione la aumentano gli ordinativi,la crescita.In merito alla prova non si possono fare tre anni ,ma dopo max un'anno o si assume a tempo indeterminato o non si assume.L'indennità delle 24 mensilità serve ad evitare i licenziamenti facili nel gmo,ma non stabilisce un legame di rigidità come era con la reintegrazione
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10894
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Flessibilità? Depressione.

Messaggioda flaviomob il 19/02/2018, 15:33

Se la flessibilità è compensata da ammortizzatori sociali, che diano per un anno o due almeno l'80% del salario perso con il licenziamento, non c'è effetto depressivo sulla domanda, salvo eventualmente quella di generi di lusso.
Naturalmente il sussidio costa e consiste in un accantonamento tramite prelievi sul salario.
Questo deprime leggermente la domanda quando le vacche sono grasse ma libera risorse in senso anti-ciclico quando appaiono crisi settoriali o generali.


Ottimo. Fa da contraltare a quella che è la reale flessibilità all'italiana, ovvero la spoliazione delle tutele sociali e la presenza di retribuzioni inadeguate. Il risultato è che i precari spendono pochissimo, cercando di risparmiare il più possibile per le "vacche magre": calano così i consumi e gli investimenti.

Chiaramente in presenza di ammortizzatori che funzionano anche la logica del "posto fisso" avrebbe meno senso. Quanti lavoratori rinunciano a cambiare e a crescere per paura, in Italia! Purtroppo siamo un paese sempre più "primitivo".


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Flessibilità? Depressione.

Messaggioda Robyn il 19/02/2018, 16:34

I lavoratori precari spendono poco perche non maturano mai i requisiti per avere un assegno di disoccupazione di due anni.Con un lavoro precario si hanno pochi mesi di assegno di disoccupazione con la naspi.Per ex questa dovrebbe essere per un periodo non inferiore ai sei mesi e per un'importo non inferiore ai 1100 euro a prescindere da quando si è lavorato.Poi per quando riguarda la formazione non si può dire vai in questa e in quell'azienda che può rifiutarti il corso di formazione.Il corso di formazione và fatto prima di tutto nei centri per l'impiego e nella Pa che non possono rifiutartelo poi nelle aziende se non ti viene rifiutato
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10894
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52


Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 47 ospiti

cron