
Giannini, come il grosso di Repubblica, ha contribuito "a fare le scarpe" a Renzi e ora piange lacrime di coccodrillo per la ormai concreta possibilità che al Governo ci vada il centrodestra o peggio il M5S.
Parliamoci chiaro: o sei un paraculo che cerca solo seguendo gli umori della gente di vendere il giornale o sei anche tu un coglionazzo! Cosa ti aspettavi, che le elezioni le vincesse qualche mezza calzetta del Pd abituato a pendere dalle tue labbra?
Sforare il 3 per cento come propone il M5S? Perchè no??? Dipende tutto da come si fanno le cose! Se nel contempo riesci a ridurre la spesa, e nel medio fai investimenti produttivi che abbassano la spesa, aumentano i redditi e quindi le tasse .....che problema c'è? perchè non potrebbe funzionare?
Vogliamo continuare ad andare avanti di qualche decimale in piu' alla volta ed a tenere in ostaggio il grosso dei giovani senza lavoro o precario, etc etc ??
Anche la Germania dei favolosi tedeschi, come francesi e spagnoli, hanno sforato quando gli faceva comodo. Noi no perchè abbiamo il debito pubblico alto? E quando mai lo potremo abbassare se non facciamo ripartire l'economia? A botta di ulteriore massacro dei giovani?
https://rep.repubblica.it/pwa/commento/ ... P1-S1.4-T1
Improvvisatori al potere senza freni
16 GENNAIO 2018
DI MASSIMO GIANNINI
D'accordo: quella del francese Pierre Moscovici è un'invasione di campo. Un commissario europeo farebbe meglio a non calpestare il terreno già minato della campagna elettorale di uno Stato dell'Unione. C'è un "galateo" istituzionale che sarebbe opportuno rispettare. E c'è un "pulpito" nazionale (la Francia, che nel 2003 violò per prima insieme alla Germania il Patto di stabilità) dal quale sarebbe opportuno non predicare. Chiarito questo, Moscovici ci sbatte in faccia una verità incontrovertibile.
Non tanto le "scandalose" parole di Fontana sulla "razza bianca": quella è una vergogna xenofoba che solo il cittadino ottenebrato dalla paura e il tribuno della plebe che lo acceca possono non vedere. La verità riguarda piuttosto i Cinque Stelle, e il destino di un Paese che il 4 marzo potrebbe scegliere di affidarsi a loro. Le elezioni italiane sono "un rischio politico per la Ue". Le idee di Di Maio sullo sfondamento del deficit al 3% sono un "controsenso totale". Chi può negare che le due cose siano drammaticamente vere e collegate? Il rischio-Paese sta tornando, tra patacche da mercante in fiera giocate dai partiti in campagna elettorale e prospettive di ingovernabilità alimentate dal penoso Rosatellum.
Lo spread Btp-Bund è di nuovo in tensione.
Mettiamoci l'anima in pace: non siamo come i tedeschi, che possono stare senza governo tre mesi e poi aspettarne un altro ancora, per sapere se la base della Spd approva o no la Grosse Koalition con la Merkel. Loro hanno un documento di 28 pagine di coperture già blindate per investire 46 miliardi in spesa sociale, istruzione e ricerca. Noi abbiamo l'euro-fobo Salvini che ripete "l'opzione di uscita dalla moneta unica è in campo", l'euro-onirico Berlusconi che sogna doppie valute, l'euro-critico Renzi che vagheggia "il ritorno a Maastricht". E tutti quanti che, tra abolizioni di tasse, elargizioni di dentiere e cancellazioni di leggi Fornero, promettono un Bengodi da 200 miliardi, rigorosamente "scoperto". Il tutto mentre la Bce prevede per l'Eurozona una "continua, robusta e autosostenuta espansione", e per questo riduce di qui a settembre l'acquisto di bond sovrani a 30 miliardi al mese e prepara il rialzo dei tassi.
Come fanno a non preoccuparsi per noi i tecnocrati di Bruxelles o i broker di Wall Street? In questo dionisiaco baccanale della spesa tricolore i satiri pentastellati officiano da par loro. Non ci piove: l'Europa va rifondata e l'austerità va ripensata. Ma con quali ricette? Il candidato premier Di Maio: "Noi dobbiamo superare il parametro del 3% e fare investimenti ad alto deficit, per fare in modo che ci sia un gettito per lo Stato con cui pagare il debito...".
È l'uovo di Luigi il Keynesiano: "investimenti ad alto deficit". Il 6, l'8, il 10% del Pil, che tra qualche anno bontà sua lieviterà e ripagherà tutto. Peccato che nel frattempo, come diceva sir John Maynard, saremo tutti morti. Peccato che nel frattempo a Strasburgo si decide l'inserimento definitivo del Fiscal Compact nei Trattati. Peccato che nel frattempo non la luterana Germania, ma le latine Spagna e Francia quest'anno scendono sotto il 3%. Se restiamo al programma economico, e aggiungiamo le venticinque coperture fantasma sul reddito di cittadinanza e le cinquanta sfumature di grigio sulla riforma previdenziale, il superamento dello spesometro e degli studi di settore senza un piano anti-evasione e il progetto vagamente lisergico sul risanamento del sistema bancario, ce n'è abbastanza per temere tanta improvvisazione al potere. Moscovici ha sbagliato. Ma se guardiamo il suo dito mentre ci indica la luna, noi sbagliamo più di lui.