Università gratuita

Via le tasse universitarie, Mussi difende la proposta Grasso: "Gioverebbe a tutti"
L'ex ministro del governo Prodi: "Il fondo del finanziamento pubblico all'Università è rimasto fermo a 7 miliardi. La stessa cifra di dieci anni fa"
di MONICA RUBINO
09 gennaio 2018
Via le tasse universitarie, Mussi difende la proposta Grasso: "Gioverebbe a tutti"
ROMA - Fabio Mussi, ex ministro dell'Università nel secondo governo Prodi, ora esponente di Leu. Ci spiega la genesi della proposta di Pietro Grasso di abolire le tasse universitarie?
"La formazione è ai primi posti dell'agenda politica di Liberi e uguali. Quella di Grasso è una proposta di investimento ad alta redditività. Spendiamo 10 miliardi l'anno per l'università, di cui 7 da finanziamento pubblico e 98 per i gioco d'azzardo: un suicidio della nazione".
L'accusa è che questa misura favorirebbe i ceti medio-alti e non quelli meno abbienti. Che cosa risponde?
"Questa è una sciocchezza. Se un ricco va in un ospedale pubblico, non paga. Ma si presuppone che il suo contributo fiscale al servizio sanitario sia proporzionale al suo reddito. Lo stesso varrebbe per l'istruzione superiore. Il problema è garantire che la fiscalità sia efficiente e non ci sia evasione".
Quindi chi aiuterebbe?
"Gioverebbe a tutti. Certo da sola non è risolutiva, ma intanto fa una scelta strategica investendo sul futuro dei giovani. E potrebbe contribuire all'aumento degli iscritti all'università. Il grosso dei paesi europei ha aumentato la spesa per l'istruzione superiore".
E l'Italia?
"No, siamo agli ultimi posti nella classifica Ocse (34 paesi) per numero di iscritti e laureati e siamo in coda anche sugli investimenti. Il fondo del finanziamento pubblico è rimasto fermo a 7 miliardi, corrispondenti a un irrisorio 0,4% del Pil, la stessa cifra che io avevo lasciato nel 2007 quando ero ministro. Ma in termini reali in 10 anni c'è stata una perdita di valore, compensata con un poderoso aumento di tasse universitarie".
Rispetto agli altri paesi europei quanto si paga di più da noi?
"Con la media di 1000 euro all'anno siamo al terzo posto tra i Paesi più cari, dopo Inghilterra - che per questo motivo ha perso il 9% degli iscritti - e Olanda. In Germania solo Baviera e Bassa Sassonia hanno tasse con un tetto di 500 euro, negli altri 14 länder l'università è gratuita. Così come è gratis in Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Austria, Repubblica Ceca, Malta e Cipro. In Francia l'iscrizione alla laurea triennale costa 180 euro, a un master quinquennale 250. Per non parlare di quel che spendono gli stati appena citati in welfare studentesco".
Il ministro Calenda l'ha definita una proposta trumpista.
"È una frase che ha detto tanto per buttare la palla in corner, c'entra come i cavoli a merenda".
Mentre Fedeli dice che c'è già una no tax area.
"Sì, per un terzo. Ma per altri due terzi c'è una tax area pesantissima".
(Repubblica)
L'ex ministro del governo Prodi: "Il fondo del finanziamento pubblico all'Università è rimasto fermo a 7 miliardi. La stessa cifra di dieci anni fa"
di MONICA RUBINO
09 gennaio 2018
Via le tasse universitarie, Mussi difende la proposta Grasso: "Gioverebbe a tutti"
ROMA - Fabio Mussi, ex ministro dell'Università nel secondo governo Prodi, ora esponente di Leu. Ci spiega la genesi della proposta di Pietro Grasso di abolire le tasse universitarie?
"La formazione è ai primi posti dell'agenda politica di Liberi e uguali. Quella di Grasso è una proposta di investimento ad alta redditività. Spendiamo 10 miliardi l'anno per l'università, di cui 7 da finanziamento pubblico e 98 per i gioco d'azzardo: un suicidio della nazione".
L'accusa è che questa misura favorirebbe i ceti medio-alti e non quelli meno abbienti. Che cosa risponde?
"Questa è una sciocchezza. Se un ricco va in un ospedale pubblico, non paga. Ma si presuppone che il suo contributo fiscale al servizio sanitario sia proporzionale al suo reddito. Lo stesso varrebbe per l'istruzione superiore. Il problema è garantire che la fiscalità sia efficiente e non ci sia evasione".
Quindi chi aiuterebbe?
"Gioverebbe a tutti. Certo da sola non è risolutiva, ma intanto fa una scelta strategica investendo sul futuro dei giovani. E potrebbe contribuire all'aumento degli iscritti all'università. Il grosso dei paesi europei ha aumentato la spesa per l'istruzione superiore".
E l'Italia?
"No, siamo agli ultimi posti nella classifica Ocse (34 paesi) per numero di iscritti e laureati e siamo in coda anche sugli investimenti. Il fondo del finanziamento pubblico è rimasto fermo a 7 miliardi, corrispondenti a un irrisorio 0,4% del Pil, la stessa cifra che io avevo lasciato nel 2007 quando ero ministro. Ma in termini reali in 10 anni c'è stata una perdita di valore, compensata con un poderoso aumento di tasse universitarie".
Rispetto agli altri paesi europei quanto si paga di più da noi?
"Con la media di 1000 euro all'anno siamo al terzo posto tra i Paesi più cari, dopo Inghilterra - che per questo motivo ha perso il 9% degli iscritti - e Olanda. In Germania solo Baviera e Bassa Sassonia hanno tasse con un tetto di 500 euro, negli altri 14 länder l'università è gratuita. Così come è gratis in Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Austria, Repubblica Ceca, Malta e Cipro. In Francia l'iscrizione alla laurea triennale costa 180 euro, a un master quinquennale 250. Per non parlare di quel che spendono gli stati appena citati in welfare studentesco".
Il ministro Calenda l'ha definita una proposta trumpista.
"È una frase che ha detto tanto per buttare la palla in corner, c'entra come i cavoli a merenda".
Mentre Fedeli dice che c'è già una no tax area.
"Sì, per un terzo. Ma per altri due terzi c'è una tax area pesantissima".
(Repubblica)