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Di Maio ha ragione da vendere?

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Di Maio ha ragione da vendere?

Messaggioda ranvit il 17/12/2017, 12:25

Credo di si....sostenevo anch'io qualcosa del genere (ancora pochi giorni fa)....anche se siamo solo alle "chiacchiere" preelettorali....

Di Maio ha ragione da vendere: giù la spesa e via le pensioni d’oro (ora però lo aspettiamo al varco)
Il candidato premier del Movimento Cinque Stelle presenta una ricetta economica choc per finanziare l’abbassamento dell’età pensionabile. Una proposta che potrebbe piacere anche a Pd e Lega Nord. Azzardiamo: un patto trasversale su queste misure?
di Francesco Cancellato
16 Dicembre 2017 - 07:50
683 6830
Ricalcolare le pensioni d’oro «che da sole costano 12 miliardi». E attingere ai «50 miliardi di sprechi del bilancio dello Stato che non certifico io ma il centro studi di Confindustria». Difficile a credersi, ma sono parole e musica di Luigi Di Maio, candidato premier del Movimento Cinque Stelle, che attraverso queste due misure vorrebbe «abolire totalmente la legge Fornero» sulle pensioni, o meglio, come ha spiegato successivamente, «tornare all'età pensionabile che c'era prima», salvaguardando, par di capire il metodo di calcolo contributivo.

Così fosse, se davvero Di Maio ha in mente di realizzare quanto promesso, ci alziamo ad applaudire, senza esitazioni. Perché in un colpo solo, il candidato premier dei Cinque Stelle ha messo in luce le due vere, principali zavorre del sistema Italia, al netto di tutte le paranoie, i complotti e gli alibi sui nemici esterni: i regali ingiustificati a specifiche categorie di pensionati e l’improduttività della spesa pubblica italiana, da inserire nel quadro più ampio di una generale riorganizzazione dello Stato.

Può sembrare una spacconata, l’ennesima promessa irrealizzabile ed estemporanea, anche perché arriva a poche settimane di distanza da un’altra proposta di segno opposto, quella di un taglio choc delle tasse, stile Trump per intenderci, da finanziare in deficit. Proviamo a prenderlo sul serio per un minuto, però, Di Maio. Perché offre l’occasione per ribadire che né l’attacco ai diritti acquisiti, tali sono le pensioni d’oro, né la revisione della spesa sono idee irrealizzabili. Al contrario, se nessuno ha provato o è riuscito ad abbattere questi due Moloch è per scarsa volontà politica.

Partiamo dalle pensioni d’oro e dai diritti acquisiti. Ha ragione, Di Maio, nel dire che costano circa 12 miliardi di euro. Di più: quattro anni fa, l’allora sottosegretario Carlo Dell’Aringa aveva presentato un conto ancora più oneroso, rispolverando un elenco di centomila pensionati-paperoni che, complessivamente, costano all’ente previdenziale circa 13 miliardi di euro. Diritti acquisiti intoccabili, direte voi. Vero in parte. Primo: perché se è vero che nella nostra Costituzione l’articolo 25 comma 2 dice che «Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso», è vero anche che in teoria questa legge disciplina soprattutto il diritto penale e che si estende al calcolo delle pensioni solo per analogia. E che si potrebbe in ogni caso immaginare una forte tassazione di queste pensioni, «non per cassa ma per equità», come ebbero a dire qualche anno fa su LaVoce.info, l’attuale responsabile economia del Partito Democratico Tommaso Nannicini e l’attuale presidente dell’Inps Tito Boeri, in un articolo a firma congiunta. Non esattamente gli ultimi due che passano per strada.

Proviamo a prenderlo sul serio per un minuto, però, Di Maio. Perché offre l’occasione per ribadire che né l’attacco ai diritti acquisiti, tali sono le pensioni d’oro, né la revisione della spesa sono idee irrealizzabili. Al contrario, se nessuno ha provato o è riuscito ad abbattere questi due Moloch è per scarsa volontà politica
Lo stesso in fondo vale per la revisione della spesa. 50 miliardi, dice Di Maio, più austero di Wolfgang Schauble. Secondo Carlo Cottarelli, commissario alla spending review del governo Monti, ne basterebbero 30 - lui ne aveva programmati 32 in tre anni - per arrivare ad un livello sostenibile di spesa, comparabile con gli altri Paesi europei. Un risultato, questo, che si può raggiungere attraverso con una forte digitalizzazione dell’apparato statale, senza peggiorare la qualità dei servizi, anzi. Secondo uno studio del Politecnico di Milano del 2013 una compiuta dematerializzazione della pubblica amministrazione consentirebbe di ottenere risparmi pari a 43 miliardi all’anno.

Facile a dirsi, difficile a farsi, è vero. Che però la forza populista per definizione di questo Paese sia stata l’unica a porre la questione - seppur nei modi spicci di Di Maio e soprattutto senza sostanziare come - è una palla che non va lasciata cadere. Che ne pensa il Partito Democratico, ad esempio? È disposto ad andare a sfidare Di Maio su questo terreno creando un patto trasversale in questa direzione? Ed è disposto Matteo Salvini a seguirli entrambi, visto che l’abbassamento dell’età pensionabile e la fine degli sprechi di Roma e delle regioni del Sud, la Sicilia in testa, sono due dei cavalli di battaglia del suo partito? E che ne pensano, dalle parti di Liberi e Uguali? Noi siamo qua a osservare, molto interessati da due proposte che da sempre questo giornale sostiene con forza. Se non altro, per vedere chi bara, chi bluffa e chi dice la verità. Ammesso ci sia.

http://www.linkiesta.it/it/article/2017 ... ra-/36524/
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Di Maio ha ragione da vendere?

Messaggioda trilogy il 17/12/2017, 15:24

Propaganda già vista. Quando c'è stata la campagna elettorale per il comune di Roma, i 5stelle avevano individuato 1,2 miliardi di sprechi con cui rilanciare i servizi tagliando le tasse. Arrivati al potere di questi 1,2 miliardi e relativi tagli di tasse si è persa ogni traccia. Ora ripropongono il trucco su scala nazionale. i 12 miliardi di pensioni d'oro comprendono tutte quelle superiori a 2 mila euro. Per quanto riguarda i 50 miliardi di risparmi diverse delle cose previste sono già state fatte come la centralizzazione degli acquisti, l'abolizione delle province ecc. Tra l'altro per ragioni elettorali stanno assumendo come pazzi e con il prossimo governo emergerà il buco lasciato da gentiloni e dai sindaci a 5 stelle
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Re: Di Maio ha ragione da vendere?

Messaggioda pianogrande il 17/12/2017, 15:29

Il pasticcio pensioni d'oro si può risolvere in modo retroattivo?
Forse solo in casi di conclamata illegalità.

La moralità, l'etica etc. non fanno legge e sarebbe davvero rischioso che la facessero visto che sono entità piuttosto ad assetto variabile.

E' un precedente troppo pericoloso per quanto il fenomeno sia vergognoso.

Dare mano libera al primo che arriva per mettere le mani sulle pensioni (il materiale a cui paragonarle dipende da vari fattori e si va dall'oro a roba più vile e meleodorante) mi sembra davvero pericoloso.

Il principio vale di per se e con l'aggravante che non metterei in mano a Di Maio nemmeno un aeroplanino di carta.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Di Maio ha ragione da vendere?

Messaggioda franz il 17/12/2017, 17:20

pianogrande ha scritto:Il pasticcio pensioni d'oro si può risolvere in modo retroattivo?

bisogna intendere cosa si intende per retroattività.

a) cambio la legge (per esempio tagliando le pensioni sopra i 2'000 o 5'000) e lo faccio retroattivamente, chiedendo i soldi indietro per un certo numero di anni. Mi sembra evidente che questa ipotesi è inverosimile.

b) cambio la legge e stabilisco che al partire da una certa data (1.1.2019) tutte le nuove pensioni che una persona riceverà (cumulativamente) non potranno superare una certa soglia (es: 2'000). Vale solo per i nuovi pensionati dal 1.1.19. Qui non c'è problema alcuno di retroattività .

Ora veniamo al caso misto, piu' realistico:
c) cambio la legge e stabilisco che al partire da una certa data (1.1.2019) tutte le pensioni che una persona riceve (cumulativamente) non possono superare una certa soglia (es: 2'000). Vale anche per le pensioni già in essere.
Questa decisione è definibile come retroattiva?

Bisogna vedere come definiamo il termine. Wikipedia scrive che "La retroattività è la capacità di un atto, in genere di natura normativa, di estendere la sua efficacia anche al tempo precedente a quello della sua emanazione o della sua entrata in vigore."

Secondo me il caso c) non sarebbe un caso di retroattività ma di offesa ai diritti acquisiti (o presunti tali).
Bisogna vedere se esistono diritti acquisiti in campo pensionistico, e cioè se una volta stabilito l'importo di una rendita essa non puo' mai mutare per effetto delle legge. Sarebbe strano, dato che in forza di legge lo Stato puo' emanare disposizioni che modificano ad esempio, da una certa data in poi, i livelli salariali. I quali come possono salire possono anche scendere, ad esempio in caso di deflazione o grave crisi economica. Quindi anche gli importi delle pensioni possono in teoria cambiare. In pratica pero' dipende da cosa dice la Corte Costituzionale e da cosa succede nel paese (lotte sindacali) e considerando che i pensionati sono milioni, la vedo dura.

Vedo comunque di buon occhio un sistema che dia una pensione minima uguale per tutti, pari al minimo vitale (di un singolo e di una coppia) ma il problema è appunto come farlo partire, senza ledere diritti acquisiti e senza assurde retroattività.
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Re: Di Maio ha ragione da vendere?

Messaggioda Robyn il 17/12/2017, 18:19

Secondo il diritto la retroattività vale solo se è in melius non in pejus
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Re: Di Maio ha ragione da vendere?

Messaggioda Robyn il 17/12/2017, 21:16

Ma non è meglio fare interventi come l'Ape?si acquistano contributi attraverso un prestito concesso dalla banca e con quelli si paga la differenza fra quando si percepisce adesso e quando si percepirebbe con il ricalcolo contributivo in modo da mantenere invariata la prestazione previdenziale.La rata sarebbe anche contenuta e dilazionata nel tempo fatta in modo che non incida su quanto si percepisce perche ad ex se con il ricalcolo contributivo mancano 100 euro e con i contributi acquistati ci sono 130 euro,30 euro sarebbero di rata,quindi l'importo rimarrebbe invariato
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Re: Di Maio ha ragione da vendere?

Messaggioda mariok il 17/12/2017, 22:04

Questa delle pensioni d'oro è una querelle ormai stantia e stomachevole, non per il problema della eventuale retroattività, ma per il pressappochismo con il quale si sparano cifre a cavolo, che servono solo ad aizzare gli animi dei rancorosi (ahimé ormai tanti) di questo paese.

Secondo Itinerari Previdenziali , una realtà indipendente che opera da oltre 10 anni in attività di ricerca, formazione e informazione nell’ambito del welfare e dei sistemi di protezione sociale, per arrivare a un risparmio di 12 miliardi di euro bisognerebbe abolire gli assegni che hanno un valore netto intorno ai 2.500-2.600 euro mensili.

Capito bene: non ridurre, abolire!

Quanto poi agli assegni sopra i 5 mila euro netti al mese, di cui parla Di Maio nella sua precisazione successiva, i beneficiari sono un po' meno di 10 mila. Il costo è di 1,8 miliardi, importo anche qui conseguibile abolendo tali pensioni, non riducendole.

Di fronte a tali assurdità la questione dovrebbe essere chiusa qui, altro che discettare su retroattività ed su altre ipotesi fantasiose sparate a c...o da chi non si preoccupa minimamente di documentarsi su quello di cui parla.

Altro argomento sbandierato con altrettanta improntitudine, è quello del famoso ricalcolo con metodo contributivo delle pensioni a suo tempo calcolate con criterio retributivo.

E' arcinoto che l'Inps non possiede la storia contributiva di ciascun pensionato, dei quali conosce, nel migliore dei casi, le settimane lavorate e non i contributi versati.

Il ricalcolo delle pensioni "d'oro" (qualunque esse siano) col metodo contributivo è quindi impossibile. Eppure si continua a parlarne, come della madre di tutte le opere di giustizia sociale.

Insomma, parole in libertà, improntate alla più assoluta cialtroneria.

Per quanto tempo dovremo ancora sentirne parlare?
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Re: Di Maio ha ragione da vendere?

Messaggioda Robyn il 17/12/2017, 22:19

Allora se servono 12 miliardi per riequilibrare la spesa dell'assistenza e dal momento che non si conosce la storia contributiva si tagliano le pensioni in modo proporzionale all'importo si ricavano 12 mld e successivamente si reintegrano le stesse pensioni con l'Ape in modo da mantenere invariato l'importo della prestazione erogata
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Re: Di Maio ha ragione da vendere?

Messaggioda pianogrande il 18/12/2017, 1:09

Abbastanza d'accordo con Mariok visto che usa numeri (almeno, quelli che si conoscono) tranne che sulla utilità di discutere sull'argomento.

Mi dà fastidio sentir parlare di "privilegi" per pensioni maturate pagando i relativi contributi e comunque non certo "d'oro" visto che di questo passo ci stiamo avvicinando davvero a considerare di metallo giallo anche le pensioni più basse di un certo muro psicologico di 2.000 Euro.

E' quello l'aspetto più infame del discorso.

Non si può lavorare una vita e versare regolari contributi per poi sentirsi trattare da parassiti, privilegiati (e mi fermo alla lettera "P").

Questo è il primo dato politico di tutto il discorso.

O si fanno i dovuti distinguo o si ricade nel considerare "privilegi" quelle condizioni che una volta erano normali ma adesso saltano all'occhio solo perché il paese si sta impoverendo e tra l'altro qualcuno dovrebbe andare a vedere quanti di questi privilegi dei vecchi vanno ad aiutare i giovani in questa società in cui le famiglie sono (finché dura) l'ammortizzatore sociale per eccellenza.

Di Maio dovrebbe passare meno tempo dal truccatore e più tempo in mezzo alla gente; quella vera e non quella certificata.
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Re: Di Maio ha ragione da vendere?

Messaggioda flaviomob il 18/12/2017, 1:37

Concordo con Franz. Però se in Italia si continuano a non fare figli, segno di un malessere sociale profondo e radicato, mentre i giovani migliori scappano all'estero, nessun sistema pensionistico sarà mai sostenibile.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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