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Scafarto e Ultimo....

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Scafarto e Ultimo....

Messaggioda ranvit il 16/09/2017, 10:37

8-) 8-) 8-)

http://www.lastampa.it/2017/09/16/itali ... agina.html


La sfida anti-casta del colonnello: “Illustri politici, state sereni. Il golpe è quello contro i cittadini”
La difesa: una montatura mediatica, non sono un esagitato. Una vita ai limiti, dalla cattura di Riina all’intesa con Woodcock

In una foto d’archivio Il Capitano Ultimo (a volto coperto) con Rita Dalla Chiesa

Pubblicato il 16/09/2017
Ultima modifica il 16/09/2017 alle ore 07:34
FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA
Ai politici dice: «Stiano se reni tutti, perché mai abbiamo voluto contrastare Matteo Renzi o altri politici, mai abbiamo voluto alcun potere. L’unico golpe che vediamo è quello perpetrato contro i cittadini della Repubblica, quelli che non hanno una casa e non hanno un lavoro». Così parlò il Capitano Ultimo, al secolo Sergio De Caprio, colonnello dell’Arma. Il mitico ufficiale che arrestò Totò Riina con un pugno di fedelissimi, agendo nell’ombra, fuori dalle gerarchie, avendo a modello gli indiani Apache. Ora, quell’accenno allo «stare sereni» non è certo casuale. Ma è vero quel che Ultimo dice, e cioè che non ce l’ha con Matteo Renzi. Il discorso è molto più ampio. Già, perché Ultimo - come esplicitato dal discorso sul golpe che sarebbe portato avanti dai politici stessi - c’è l’ha con il Potere.

La partita mortale con Matteo Renzi, quella «bomba che se lei vuole può far esplodere», come disse al procuratore di Modena, Lucia Musti, (e lei ha riferito al Csm: «Pensai: questi sono degli esagitati») è soltanto l’ultima di una lunga serie. Da quando quindici anni fa ha mollato la mafia e s’è dedicato ai politici, De Caprio ne ha inanellati di «scalpi» eccellenti. C’era lui dietro l’inchiesta che costrinse Alfonso Pecoraro Scanio alle dimissioni da ministro dell’Ambiente del governo Prodi. Era il 2008, quel governo prese a traballare, e si cementò il rapporto con il pm John Henry Woodcock, che era ancora in servizio a Potenza, ma presto sarebbe arrivato a Napoli.

C’erano ancora De Caprio e Woodcock dietro l’inchiesta che ha incastrato Umberto Bossi e il tesoriere Belsito (i cui strascichi arrivano a oggi) o quando decapitarono Finmeccanica e il potentissimo Giuseppe Orsi, tanto vicino alla Lega, ma colpirono anche Roberto Maroni per alcune spregiudicatezze da ministro dell’Interno. E poi, Berlusconi regnante, vennero il caso del faccendiere Lavitola, il procacciatore di donne Giampaolo Tarantini, la compravendita di senatori con Sergio De Gregorio, i maneggi di Luigi Bisignani, le furberie del deputato Alfonso Papa, le trame di Nicola Cosentino.

L’ultima caccia riguarda il nuovo potente. Matteo Renzi entra nel mirino del Noe e di Woodcock quando è ancora sindaco di Firenze, ma da segretario Pd s’agita assai e si capisce che sta per fare il gran salto. Lo intercettano mentre chiacchiera con il suo amicone, il generale Michele Adinolfi, della Gdf, e insieme i due sghignazzano su Enrico Letta. Puntualmente le carte finiscono sui giornali ed è uno schizzo di fango che lascia il segno. È il gennaio 2014. De Caprio lo inquadra e si getta nella battaglia. Matteo Renzi è infatti il bersaglio grosso di questi ultimi due anni. S’è vista la foga degli uomini del Noe, anche dopo che il colonnello era transitato ai servizi segreti, senza mai mollare la presa.

Si ricordano in proposito gli sms del capitano Scafarto ai suoi marescialli, quando voleva a tutti i costi appesantire la posizione di babbo Renzi, ma le intercettazioni non lo aiutavano. «Remo, per favore, riascoltala subito. Questo passaggio è vitale per arrestare Tiziano. Grazie. Attendo trascrizione». L’intercettazione continuò a deluderlo, ma Scafarto taroccò l’informativa e la posizione di Tiziano Renzi sembrò davvero pencolare. Oppure quel capitolo dedicato a un intervento di controspionaggio degli 007, del tutto campato in aria, che però portava a pensar male di Palazzo Chigi.

Come la pensi il colonnello De Caprio sui politici, in fondo, non l’ha mai nascosto. «Vi saluto - scriveva in una lettera aperta ai sottoposti del 2015, all’atto di lasciare il comando delle operazioni del Noe - nella certezza che senza mai abbassare la testa, senza mai abbassare lo sguardo e senza mai chiedere nulla per voi stessi, continuerete la lotta contro quella stessa criminalità, le lobby e i poteri forti che la sostengono». Una sacra corona del male, cui si oppone un pugno di carabinieri eroi. Ma che conta. «L’amore che abbiamo per il nostro popolo è così grande che ti fa dimenticare tutto», disse in un’intervista. Ieri il colonnello diceva: «Non sono un esaltato, ho sempre servito onestamente lo Stato. Sono i giornali che hanno montato questa roba su Renzi».
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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La democrazia anormale

Messaggioda ranvit il 16/09/2017, 11:18

La democrazia anormale
(imagoec)
Si avverte la necessità di liberare le istituzioni da pezzi di apparati che, come troppe volte nella storia d’Italia, agiscono in modo deviato e eversivo

di MARIO CALABRESI

Ciò che sta emergendo in queste ore, attraverso la deposizione del procuratore di Modena Lucia Musti, conferma e rafforza ciò che la procura di Roma guidata da Giuseppe Pignatone aveva svelato ormai da mesi: una manipolazione delle carte giudiziarie per alzare il livello di un’inchiesta — che aveva e ha fondamento — affinché fosse affondato l’allora primo ministro. Colpendolo attraverso il suo punto debole, un padre discusso, con il vizio di muoversi in modo inappropriato sfruttando la posizione conquistata dal figlio.

Quando il primo colpo viene assestato, lo scorso dicembre, Matteo Renzi ha già perso il referendum, è già un ex presidente del Consiglio e la sua parabola è discendente. È stato il giudizio dei cittadini a decretare questa svolta. Non un’indagine e nemmeno le sue deviazioni. Ma questo non toglie nulla alla gravità di ciò che è successo. L’idea che sia possibile disarcionare un primo ministro o chiudere una carriera politica attraverso la manipolazione di intercettazioni e un uso sapiente delle rivelazioni ai giornali è sconvolgente.

E non può essere paragonato e confuso con tutte le inchieste che in passato hanno avuto al centro leader politici. Questo non significa infatti che non possano essere le indagini a decidere le sorti dei politici (come nel caso della recente sentenza sulle malversazioni della vecchia guardia leghista) e che l’unico giudizio utile e accettabile sia quello delle urne — come sosteneva Berlusconi, che vedeva il voto come sola legittimazione esistente e come massimo scudo da ogni istruttoria — ma ci mostra che il sistema può essere inquinato e infiltrato.

Viene naturale chiedersi: ma se il fascicolo non fosse finito a Roma, se Pignatone e i suoi pm non avessero esercitato con tempestività e urgenza uno scrupoloso controllo su ogni atto e su ogni trascrizione cosa sarebbe successo?

I tempi della giustizia italiana, ce lo indica il caso Mastella, sono talmente lunghi da non garantire una pronta riparazione degli errori o da sventare manovre oscure. Con tutto questo dobbiamo fare i conti subito. Evitando però il gioco opposto, quello di politicizzare e generalizzare, perché in Consip il marcio c’era e ce lo conferma la condanna dell’ex dirigente Marco Gasparri che ha patteggiato una pena a un anno e otto mesi per avere ricevuto una mazzetta di 100 mila euro dall’imprenditore Alfredo Romeo.

Inoltre dobbiamo riconoscere che Renzi ha permesso che le accuse che arrivavano a lambirlo fossero verosimili perché ha compiuto l’errore di inserire al vertice di Consip, la struttura che gestisce i più grandi appalti pubblici d’Italia, figure di sua fiducia. Persone della cerchia stretta che stanno intorno a lui dai tempi in cui governava la provincia di Firenze. Ma va detto con chiarezza che al momento non esiste alcuna prova di un coinvolgimento di Renzi e di suo padre negli illeciti, così possiamo tornare a giudicarlo su quello che ha fatto, quello che non ha fatto, sugli uomini e le donne che ha scelto e nominato e sulle sue idee per il futuro dell’Italia.

Resta la necessità di liberare le istituzioni da pezzi di apparati che, come troppe volte nella storia d’Italia, agiscono in modo deviato e eversivo. Non contano le finalità per cui lo hanno fatto, se si sia trattato di mettersi al servizio di interessi politici, imprenditoriali o se abbiano soltanto seguito un’idea manichea di Giustizia, che trova consenso ideologico pure in una parte della magistratura. Gli innegabili meriti conquistati dal colonnello Sergio De Caprio e dalla sua squadra con la cattura di Totò Riina non possono autorizzare proclami sul «golpe perpetrato contro i cittadini», incompatibili con il suo ruolo istituzionale. Ed è sintomatico di questo corto circuito in cui un pezzo di Arma indaga sui propri vertici sospettandoli di subalternità politica il fatto che i vertici dell’Arma e il ministero della Difesa si siano espressi solo ieri sera e molto blandamente su questi comportamenti.

Abbiamo richiamato decine di volte alla necessità di una democrazia normale, in cui l’autonomia della magistratura e il lavoro di tutti gli organi inquirenti vengano tutelati. Ma dove i cittadini abbiano diritto a un giudizio equo, senza inquinamenti e in tempi ragionevoli: tutti i cittadini, inclusi i leader politici
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Re: Scafarto e Ultimo....

Messaggioda pianogrande il 16/09/2017, 11:44

La giustizia e le forze dell'ordine non debbono stare dalla parte di nessuno.

Non hanno bisogno di usare termini come popolo o poteri e potenti vari apparendo così chiaramente schierate.

Il loro compito è far rispettare la legge a tutti avendo davanti una sola categoria di persone che si chiama cittadini.

Questo non significa che non debbano esistere pool specializzati in qualche tipo di reato: anti mafia, anti corruzione etc. ma il destinatario della loro azione è, appunto, il reato e non una categoria di persone.

La giustizia deve essere amministrata in nome del popolo italiano tutto e non di una parte contro un'altra.

Non è legittimo neanche stare dalla parte di "quelli che non hanno una casa... etc.
Quello è compito della politica.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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