tragedie in mare

Ogni anno è una tragedia. Le immersioni in grotta, o meglio "in caverna" sono una esperienza bellissima, ma sono complesse e hanno un certo grado di rischiosità. Richiedono una preparazione ad hoc, attrezzature particolari, a volte regole differenti da quelle delle normali immersioni in mare.
Nell'articolo si legge di "visibilità ridotta". Con meno di 10 metri di visibilità è già un' attività che richiede una preparazione avanzata, con meno di 3 metri di visibilità è una immersione da specialisti. Non si legge in nessun articolo che la grotta fosse "sagolata", in pratica il classico filo di arianna per ritrovare l'uscita se si alza il fango, un evento frequente, sia dal basso per effetto delle pinne, che dall'alto per effetto delle bolle sulla volta della grotta.
Non amo l'eccesso di regole, però per le immersioni in caverna dovrebbe essere obbligatorio il possesso dei brevetti specifici, una età minima, un buon addestramento d'immersione e orientamento in acque torbide . L'immersione in acque torbide o la perdita di visibilità provoca facilmente ansia e panico nei sub con associato aumento del consumo d'aria.
Forse non sarebbe risolutivo ma si potrebbero ridurre le tragedie
L’immersione, la grotta, la tragedia: due sub morti a Ischia in grotta
Il corpo dell’uomo, Antonio Emanato, era a 12 metri di profondità, nella Secca delle Formiche. La 13enne Lara Scamardella era figlia di amici
ntrappolati in una grotta a 12 metri di profondità, traditi dalla fanghiglia smossa dalle correnti e dal loro passaggio che ha reso impossibile ritrovare la via d’uscita. Sono morti così nelle acque della Secca delle Formiche, tra Ischia e Procida, Antonio Emanato, 42 anni, istruttore subacqueo e proprietario di un centro diving, e Lara Scamardella, 13 anni, figlia di un suo amico.
Lara, oltre alla passione per lo studio e il canto, amava il mare: la vela e, nonostante la giovane età, le immersioni. Così aveva preso lezioni nella scuola di Emanato, discendente da una famiglia di esperti subacquei. In mattinata insieme si erano immersi nel tratto di mare dove ci sono grotte facilmente raggiungibili. Poco distante un altro gruppo di sub accompagnato a sua volta da una guida. È stato proprio quest’ultimo a lanciare l’allarme verso mezzogiorno, quando ha visto l’imbarcazione di Emanato ancora vuota e si è reso conto che nelle bombole dei due l’aria doveva essere finita da un pezzo.
Immediato l’intervento della Guardia costiera di Ischia e di una squadra subacquea dei Vigili del fuoco, ma sono arrivate anche alcune barche di sub ischitani che hanno partecipato alle ricerche.È stato chiesto poi l’aiuto di un gruppo di speleosub provenienti da Bari e Brindisi. Il fondale in quella zona è molto melmoso e a causa del mare mosso la visibilità è divenuta ridottissima. Nel pomeriggio i sub sono riusciti a recuperare il corpo di Antonio Emanato, a circa 12 metri di profondità. La salma è stata trasferita all’ospedale Rizzoli di Ischia a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Si allunga così la scia di vittime in Campania per immersioni rivelatesi fatali. In tre persero la vita l’anno scorso a Palinuro (Salerno). Altri 4 nel 2012 sempre nella stessa località del Cilento. Insomma, 9 morti in cinque anni ed altri 7 dal 1984 al 1998. Il 19 agosto dell’anno scorso furono Mauro Cammardella, titolare di un centro diving, l’istruttore Mauro Trancredi ed il sub Silvio Anzola a morire durante un’immersione nella grotta della Saletta a Palinuro. Il corpo di Anzola fu recuperato diversi giorni dopo perché rimasto intrappolato in un cunicolo. I tre sub erano partiti con una barca a bordo della quale c’erano 12 persone ma una volta arrivati alla grotta si erano divisi in sottogruppi: Cammardella, Tancredi e Anzola erano andati in quello che era considerato il punto più pericoloso e profondo. Palinuro: grotte bellissime, angoli suggestivi di mare che ogni anno richiamano centinaia di sub nel mare della frazione del comune di Centola, in provincia di Salerno ma che però talvolta risultano pericolose anche per i più esperti.
E così il 30 giugno 2012 in una immersione, sempre nelle stesse acque, persero la vita quattro sub. L’incidente avvenne nella zona della Grotta del Sangue. In quell’occasione altre quattro persone pero’ riuscirono a salvarsi. Fu il fango che si sollevo’ all’interno della grotta a far perdere l’orientamento dei quattro sub. Il 2 settembre 1998 morirono nei fondali della Grotta Azzurra di Palinuro due subacquei milanesi. Un altro incidente, invece, avvenne nel 1996 quando a perdere la vita furono tre cittadini polacchi durante una immersione nella zona nella grotta denominata “Scaletta” a Punta Iacco. Nel 1984, il 16 agosto, morirono due giovani speleologi subacquei friulani. Stavano esplorando una grotta sottomarina nelle acque della “Cala Fetente” a Palinuro, lo stesso luogo dove e’ avvenuto l’incidente del 19 agosto dell’anno scorso.
fonte: http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... 721b.shtml
Nell'articolo si legge di "visibilità ridotta". Con meno di 10 metri di visibilità è già un' attività che richiede una preparazione avanzata, con meno di 3 metri di visibilità è una immersione da specialisti. Non si legge in nessun articolo che la grotta fosse "sagolata", in pratica il classico filo di arianna per ritrovare l'uscita se si alza il fango, un evento frequente, sia dal basso per effetto delle pinne, che dall'alto per effetto delle bolle sulla volta della grotta.
Non amo l'eccesso di regole, però per le immersioni in caverna dovrebbe essere obbligatorio il possesso dei brevetti specifici, una età minima, un buon addestramento d'immersione e orientamento in acque torbide . L'immersione in acque torbide o la perdita di visibilità provoca facilmente ansia e panico nei sub con associato aumento del consumo d'aria.
Forse non sarebbe risolutivo ma si potrebbero ridurre le tragedie
L’immersione, la grotta, la tragedia: due sub morti a Ischia in grotta
Il corpo dell’uomo, Antonio Emanato, era a 12 metri di profondità, nella Secca delle Formiche. La 13enne Lara Scamardella era figlia di amici
ntrappolati in una grotta a 12 metri di profondità, traditi dalla fanghiglia smossa dalle correnti e dal loro passaggio che ha reso impossibile ritrovare la via d’uscita. Sono morti così nelle acque della Secca delle Formiche, tra Ischia e Procida, Antonio Emanato, 42 anni, istruttore subacqueo e proprietario di un centro diving, e Lara Scamardella, 13 anni, figlia di un suo amico.
Lara, oltre alla passione per lo studio e il canto, amava il mare: la vela e, nonostante la giovane età, le immersioni. Così aveva preso lezioni nella scuola di Emanato, discendente da una famiglia di esperti subacquei. In mattinata insieme si erano immersi nel tratto di mare dove ci sono grotte facilmente raggiungibili. Poco distante un altro gruppo di sub accompagnato a sua volta da una guida. È stato proprio quest’ultimo a lanciare l’allarme verso mezzogiorno, quando ha visto l’imbarcazione di Emanato ancora vuota e si è reso conto che nelle bombole dei due l’aria doveva essere finita da un pezzo.
Immediato l’intervento della Guardia costiera di Ischia e di una squadra subacquea dei Vigili del fuoco, ma sono arrivate anche alcune barche di sub ischitani che hanno partecipato alle ricerche.È stato chiesto poi l’aiuto di un gruppo di speleosub provenienti da Bari e Brindisi. Il fondale in quella zona è molto melmoso e a causa del mare mosso la visibilità è divenuta ridottissima. Nel pomeriggio i sub sono riusciti a recuperare il corpo di Antonio Emanato, a circa 12 metri di profondità. La salma è stata trasferita all’ospedale Rizzoli di Ischia a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Si allunga così la scia di vittime in Campania per immersioni rivelatesi fatali. In tre persero la vita l’anno scorso a Palinuro (Salerno). Altri 4 nel 2012 sempre nella stessa località del Cilento. Insomma, 9 morti in cinque anni ed altri 7 dal 1984 al 1998. Il 19 agosto dell’anno scorso furono Mauro Cammardella, titolare di un centro diving, l’istruttore Mauro Trancredi ed il sub Silvio Anzola a morire durante un’immersione nella grotta della Saletta a Palinuro. Il corpo di Anzola fu recuperato diversi giorni dopo perché rimasto intrappolato in un cunicolo. I tre sub erano partiti con una barca a bordo della quale c’erano 12 persone ma una volta arrivati alla grotta si erano divisi in sottogruppi: Cammardella, Tancredi e Anzola erano andati in quello che era considerato il punto più pericoloso e profondo. Palinuro: grotte bellissime, angoli suggestivi di mare che ogni anno richiamano centinaia di sub nel mare della frazione del comune di Centola, in provincia di Salerno ma che però talvolta risultano pericolose anche per i più esperti.
E così il 30 giugno 2012 in una immersione, sempre nelle stesse acque, persero la vita quattro sub. L’incidente avvenne nella zona della Grotta del Sangue. In quell’occasione altre quattro persone pero’ riuscirono a salvarsi. Fu il fango che si sollevo’ all’interno della grotta a far perdere l’orientamento dei quattro sub. Il 2 settembre 1998 morirono nei fondali della Grotta Azzurra di Palinuro due subacquei milanesi. Un altro incidente, invece, avvenne nel 1996 quando a perdere la vita furono tre cittadini polacchi durante una immersione nella zona nella grotta denominata “Scaletta” a Punta Iacco. Nel 1984, il 16 agosto, morirono due giovani speleologi subacquei friulani. Stavano esplorando una grotta sottomarina nelle acque della “Cala Fetente” a Palinuro, lo stesso luogo dove e’ avvenuto l’incidente del 19 agosto dell’anno scorso.
fonte: http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... 721b.shtml